Nagabe e la poesia nei manga: l’incontro al Lucca Comics and Games 2022
I manga non sono una moda passeggera come molti speravano o pensavano. Non sono solo da ragazzi, ogni manga ha un suo genere e si rivolge ad un pubblico ben definito: shonen per ragazzi, shoujo per ragazze, seinen per pubblico maschile solo per citare alcune categorie che a loro volte si suddividono in altri filoni narrativi.

In questo caso il Sensei Nagabe è difficile da iscrivere in una di queste caselle, un autore indefinibile, uno dei pochi che è riuscito a conquistare un vasto pubblico senza creare un personaggio legato ad anime o al divertimento.
Per prima cosa nei suoi disegni non usa il colore, i disegni sono in bianco e nero. Il fumetto sia americano che europeo invece ha fatto del colore il proprio marchio di fabbrica, si pensi ai personaggi Marvel che grazie al colore sono iconici (Hulk, Spiderman) o alla direzione intrapresa in casa Bonelli editore con la linea Audace reinventando un uso del colore “all’italiana” basato sulle emozioni seguendo una tagline del colore in fase di revisione, utilizzando ad esempio i colori freddi per rendere le scene più angoscianti o dare suspense.
Nagabe non disegna solo un genere manga, ma si districa in vari target mantenendo un tratto peculiare diverso da tutti gli altri mangaka. Non disegna occhi enormi e corpi esili, non usa un tratto lineare anzi ama le ombre e spesso utilizza molto più il nero nelle vignette, nelle storie non ci sono pochissimi riferimenti alla cultura giapponese e guardando un suo disegno non sembrerebbe fatto da un mangaka. Ha uno stile facilmente riconoscibile, autoriale e le sue scelte registiche nello sviluppo narrativo delle tavole non sono mai banali o troppo semplici anche se non sono previste scene di azione o di avventura.
Il suo manga più famoso è “Girl from the other side” dove i protagonisti sono due: una bambina bionda, delicata, eterea disegnata in punta di penna e un mostro altissimo dalla testa quasi di cervo, nero, lugubre.
Durante la conferenza stampa di Lucca Comics and Games il Sensei Nagabe ha spiegato come i due personaggi sono nati come illustrazione. Li disegnava e li pubblicava online come vignette sparse in cui i due protagonisti avevano solo una didascalia. La bambina bianca e il “maestro”, come viene chiamato il mostro dalla bambina, nero. Due colori opposti che nella logica del Sensei non si respingono, non si attraggono semplicemente si comprendono. Come dice lui stesso non c’era l’intenzione di dare una morale giusta o sbagliata a seconda del colore (nero=cattivo, bianco=buono), semplicemente gli interessava il contrasto visivo e il modo in cui i due personaggi avrebbero potuto interagire tra loro, non in conflitto, sempre con un incontro come lo Yin e lo Yang orientale.
L’editore giapponese nota subito questi disegni particolari e incoraggia Nagabe a farne una storia. I due personaggi diventano quindi parte di un mondo in cui c’è un contagio e i due non possono toccarsi. Il tema diventa oggi molto attuale, ma il Sensei vuole esplorare il tema corporeo di due persone che non possono interagire tra loro con il tatto e quindi non possono trasmettersi i propri sentimenti.

Tra i due personaggi non c’è un rapporto padre-figlia come sembrerebbe, non era nella sua intenzione come spiega lui stesso questo non è stata una scelta consapevole. Così come non si aspettava tanto successo dalle sue opere. In fondo non sono storie avventurose o divertenti che in molti richiedono in Giappone, non seguono filoni classici della narrazione.
I personaggi vivono quasi in uno scenario di fiaba, non fosse per l’aurea quasi di maledizione che li circonda, non hanno una vita avventurosa, nel primo volume la parte più dinamica è quasi alla fine, ma le scene non sono disegnate con dinamismi tipici del manga, anzi sono quadri uno accanto all’altro, poetici e quasi statici.
Nagabe sovverte quasi i principi del fumetto che diventa più illustrazione con una storia che riporta alle fiabe: una bambina con un mostro in una casetta nel bosco che non deve farsi trovare, non possono toccarsi, intorno a loro un mondo che è cambiato troppo in fretta. Solo dopo vari numeri si capiscono gli scenari e ci si orienta in un mondo quasi magico, fatto di poesia.
I dialoghi tra la bambina e il maestro sono delicati e commoventi, quando lei chiede perché la nonna non arriva e l’altro non vuole dirgli la verità. Nagabe riesce nonostante la sua età (nato nel 1993) a diventare un autore amatissimo sia dal pubblico che dalla critica.
Le file più lunghe che ho visto a Lucca sono state allo stand J-POP che distribuisce le sue opere in Italia e durante il suo firmacopie ho visto grande emozione tra il pubblico in coda, addirittura un ragazzo con il braccio tatuato con il disegno dei due protagonisti di “Girl from the other side” che Nagabe ha firmato e si è stupito nel constatare tanto affetto. Una stima profonda ricambiata da chi segue le sue opere e che vorrà vederlo tornare in Italia in futuro.

Visto che a Pisa la visita alla torre non è stata delle migliori perché ha avuto problemi di mal d’auto (le curve da Lucca sono molto insidiose), come mi ha detto lui stesso, non vediamo l’ora che ritorni magari per la prossima kermesse toscana.
Quest’anno a Lucca ci sono stati altri autori giapponesi come Atsushi Ohkubo e Yoshitaka Amano e speriamo che in futuro si possano avere altri incontri con altri protagonisti del mondo orientale sempre più amato non solo dai più giovani.
Written by Gloria Rubino
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