“Color Tex – La gazza ladra”: testi di Pasquale Ruju, disegni di Laura Zuccheri: un feroce tagliagole e una bella inafferrabile
Color Tex. In numerose occasioni ho scritto che Tex Willer è un eroe (quasi) perfetto.
Suo figlio Kit un giorno non sarà da meno, ma deve ancora crescere. Salvo miracoli editoriali (che possono sempre accadere), noi pur fedeli lettori delle avventure texiane temiamo di poter assistere mai alla definitiva maturazione di questo ragazzo perennemente ventenne.
Nella serie mensile Color Tex, Tex avrà sempre un’età di circa quarant’anni, più o meno come il fido Tiger Jack (che oggi, s’ignora il erché, manca all’appello). Kit Carson veleggerà allegramente intorno alla cinquantina (tanto che il più giovane pard lo chiama vecchio cammello), allegro pur lamentoso epicureo.
Il tempo, questa micidiale illusione, sembra soccombere di fronte a tali impavidi tutori della legge (umana, intesa però in senso lato). Non pare che sia loro consentito subire alcun effetto dell’entropia.
Sconsiglio però caldamente di leggere l’Epilogo de Il romanzo della mia vita, autobiografia del mitico ranger mirabilmente trascritta da Mauro Boselli, che m’ha arrecato a pagina 221 un inatteso quanto acuto dolore.
Kit Willer, fin da ragazzino, ha inteso come un imperativo categorico il ricalcare le orme del padre. Eravamo entrambi dei guaglioncelli, io andavo ancora alle medie inferiori e lui scorrazzava da mane e sera su e giù per le colline dei navahos, quando Kit chiese con insistenza al padre di seguirlo in una delle sue mirabolanti avventure. Tex gli disse che prima avrebbe dovuto consumare una certa quantità di munizioni e poi se ne sarebbe parlato.
Con questo sottintendeva che avrebbe dovuto spararle contro dei barattoli posti su una staccionata, come faceva lui alla sua età, al fine d’imparare a usare la colt con rapidità e precisione nel bel mezzo di un’avventura.
Kit, che con furbizia ha patrizzato, pigliò le scatole di munizioni e le fece esplodere tutte in un colpo solo, grazie a un’unica carica esplosiva. Poi raggiunse il padre, che era già in procinto di partire. Tex, dopo aver ascoltato il figliolo, rimase per qualche attimo spiazzato ma, essendo un uomo di un’unica parola, non poté che pigliarlo con sé nella sua nuova avventura.
Questi sono i magici Tex e Kit Willer.
La storia attuale comincia con Kit che è su una nave che sta solcando il Mississippi diretta a New Orleans, dove incontra Lorelai, una fascinosa ragazza sulle cui tracce è impegnato da tempo.
Il giovane finge di essere ammaliato da tanta bellezza e lei crede di essere riuscita, nel corso di una romantica cenetta, a somministrargli un sonnifero.
Kit, giova ricordarlo, è figlio di suo padre, per cui prima simula di cadere addormentato e poi, mentre la furbastra tenta di derubarlo, cessa la commedia, chiedendole: “Credevi davvero che l’avessi bevuto, il tuo vino drogato?” – e, mentre lei ancora prova a sfoderare le sue ultime civetterie, un complice di nome Ted sta per saltare alle spalle del ranger, che dapprima sventa per un pelo una manganellata alla testa e poi gli tira alcuni pugni ben diretti, scaraventandolo dentro al fiume.
Nel frattempo la donzella è riuscita a fuggire e con un abile stratagemma costringe il ragazzo a buttarsi nel Mississippi, perché gli è parso di scorgere la figura di lei che sta annegando. Lorelai si era limitata a gettare il corpetto e, mentre il nostro eroe impreca contro “quella piccola serpe!”, lei gli augura ridendo un “buon bagno!”
Kit arriva (non a nuoto, ma a bordo di una nave!) a New Orleans col dente un po’ avvelenato, ma col volto sorridente. Dal padre ha imparato a non avvilirsi mai. Il suo scopo è di mettere definitivamente il sale sulla coda di quella magnifica gazza ladra.
In città è presente “un suddito di Sua Maestà, Mister Backwell” – un pericoloso malvivente sulle cui tracce sono da tempo Tex e Carson, il quale appare subito come un individuo freddo, privo di scrupoli e particolarmente furbo, degno avversario dei nostri eroi.
Kit s’imbatte in Ted, che si era accorto di lui e che è ora scortato da due ribaldi. Il ranger, con un abile gioco di posizioni, anch’esso mutuato dal papà, riesce a neutralizzare il trio ma, mentre sta cercando di farsi dire da Ted dove si trovi la ragazza, “un dannato carrozzone” invade la strettoia consentendo ai tre lestofanti di darsela a gambe. Kit qui è un po’ sfortunato e un fatto del genere sarebbe potuto capitare anche al suo immenso genitore.
Mentre Lorelai sta mettendo a segno un furto ai danni dello stesso Mister Backwell, questi, svegliatosi all’improvviso, le salta addosso. Lei, fingendo dapprima di sottomettersi, gli dà un improvviso colpo con un corpo contundente, per cui riesce miracolosamente a fuggire. Ora, avendo capito che quel britannico non è che “un pazzo assassino”, pare decisa a sparire “per un po’” – ma, dopo aver trovato un paio di cadaveri in albergo, si convince poi che è meglio “andare via, lasciare la città! Subito!”.
Kit non gliene lascia il tempo e riesce a farla arrestare. Lei, che non è per nulla una sprovveduta, nega però ogni addebito e il giovane ranger, non avendo prove a suo carico, preferisce, al momento, lasciarla libera di andare, per poi ricongiungersi col padre e lo zio Kit Carson, oltre che con lo sceriffo Nat Mac Kennet. Essendosi ora riuniti i tre pard, il lettore esperto sa che per quei delinquenti, a prescindere dalla loro infamità o graziosità, il loro sporco gioco sta ormai concludendosi.
Ora Kit sta cercando di salvare la vita a Lorelai, che sta penzolando pericolosamente da un tetto, mentre giunge alle loro spalle l’inglese, che cerca vilmente di eliminarli. I due si salvano per miracolo, cascando su un provvidenziale tendone.
Col figlio momentaneamente fuori gioco (una costola probabilmente incrinata) il finale spetta inevitabilmente al titolare dell’Albo, il mitico Tex, che ora si accinge tranquillamente al suo lavoro, senza compiere il benché minimo errore. Il perfido albionico fa la fine che si merita e la bella Lorelai viene finalmente arrestata.
L’intrigante maliarda consegna a Kit una lettera in cui lo ringrazia “per averla salvata” – anche se poi gli accadimenti non le hanno permesso di scappare come s’era proposta.
Kit assicura i pard di non essere arrabbiato con lei, che giustamente pagherà “per i suoi misfatti”, concludendo col dire, forse un po’ sconsolato: “probabilmente non la rivedrò più.”
Forse non sarà forse così, poiché Lorelai ormai ha lasciato il segno nelle Edizioni Bonelli, e presto o tardi potrebbe tornare sicuramente a farsi vedere.
Tex ne è (quasi) certo e dice a Kit: “Io invece ho un’altra sensazione, figliolo.” – e aggiunge: “Non so perché ma ho idea che prima o poi la gazza ladra tornerà a svolazzarci intorno.” – e, se lo dice Lui, che ben conosce i suoi sceneggiatori, e le cui sensazioni, nonché i brutti presentimenti, non sono mai stati smentiti a memoria di lettore, non potrà accadere diversamente.
Nel frattempo consiglio ai nostri tre eroi, essendo ancora giorno, di godersi il paesaggio e, quando sarà buio, di accamparsi da qualche parte, consumare un frugale pasto e sorbirsi una tazza di caffè bollente. Prosit Color Tex!
Written by Stefano Pioli
Bibliografia Color Tex
Pasquale Ruju, Laura Zuccheri, Color Tex – La gazza ladra, Sergio Bonelli editore, 2022