Ravenna: la città nella quale ogni giorno si legge la “Divina Commedia” di Dante Alighieri

Colofone asserisce che Omero è cittadino suo, lo rivendica per sé Chio, lo reclama Salamina, assicura Smirne che appartiene a lei e così gli ha dedicato un tempio entro le proprie mura; ed è un gareggiare pugnace fra moltissimi luoghi ancoraCicerone, Pro Archia poeta, tr. it. di G. Funaioli

Tomba di Dante Alighieri - Ravenna
Tomba di Dante Alighieri – Ravenna

Nella notte tra il 13 e il 14 settembre 1321 a Ravenna moriva Dante Alighieri.

Era da poco tornato da Venezia per un incarico di rappresentanza per conto di Guido Novello da Polenta, il signore di Ravenna che aveva avuto la gentilezza di ospitarlo nella sua città in modo stabile, ponendo fine all’esilio del poeta.

Dante girovagava per l’Italia da diversi anni; dai primi del 1300 non era più tornato nella sua Fiorenza, dove pendeva sopra di lui la condanna a morte. Dante, approdato definitivamente nella città romagnola intorno al 1318, poté trovare lì la pace e l’otium adatti per compiere e completare il suo poema.

Ravenna e la Romagna entrano nella Commedia Dantesca. Ne troviamo un esempio nel V Canto dell’Inferno: siamo nel secondo cerchio e Dante incontra i lussuriosi: fra costoro Paolo e Francesca; quest’ultima si presenta così al Sommo:

“Siede la terra dove nata fui/ su la marina dove ’l Po discende/ per aver pace co’ seguaci sui.” (vv. 97-99)

La perifrasi qui riportata allude a Ravenna. Il sostantivo ‘pace’ rinvia più in generale ai dannati che non la hanno, a Dante che forse l’ha trovata.

I condannati hanno sete di pace, sia interiore che esteriore: Guido da Montefeltro, che il poeta incontra nel Canto XXVII dell’Inferno, gli chiede quale sia la condizione della Romagna. Ricordo che ci troviamo nell’ottavo cerchio dove si trovano i fraudolenti e in particolare nell’ottava bolgia in cui hanno sede i consiglieri fraudolenti (poco prima, nel canto XXVI Dante ha incontrato Ulisse):

“Se tu pur mo in questo mondo cieco/ caduto se’ di quella dolce terra/ latina ond’io mia colpa tutta reco,// dimmi se Romagnuoli han pace o guerra;/ ch’io fui d’i monti là intra Orbino/ e ’l giogo di che Tever si diserra” (vv. 25-30)

Dante risponde facendo un’ampia ricognizione circa la condizione della Romagna caratterizzata da una fase non di pace, ma nemmeno di guerra, incerta, opaca. Tra le varie città non dimentica Ravenna:

“Ravenna sta come stata è molt’anni:/ l’aguglia da Polenta la si cova,/ sì che Cervia ricuopre co’ suoi vanni” (vv. 40-43)

Altro luogo ravennate che entra nella Commedia è la Pineta di Classe. Classe è ancora oggi esistente e ancora ospita la cosiddetta Pineta di Dante, così ribattezzata perché il fiorentino trasse ispirazione da quello che doveva essere un vero e proprio locus amoenus per costruire il Giardino dell’Eden: siamo alla fine del Purgatorio (Canto XXVIII).

Dante è arrivato in cima alla montagna e da lì si incamminerà per entrare in Paradiso, la cui prima tappa è costituita proprio dal Giardino dell’Eden:

“tal qual di ramo in ramo si raccoglie/ per la pineta in su ‘l lito di Chiassi,/ quand’Ëolo scilocco fuor discioglie” (vv. 19-21)

La Ravenna del tempo di Dante non è la Ravenna gloriosa che era stata capitale dell’Impero Romano d’Occidente, la Ravenna dei mosaici, quella che vedeva in Giustiniano il nuovo Augusto.

Dante però rievoca e recupera questa suggestione e la rende protagonista del VI canto del Paradiso: ci troviamo nel secondo cielo in cui dimorano gli spiriti operanti per la gloria terrena. Tra essi vi è Giustiniano, appunto, il quale racconta al poeta la sua missione che si inserisce nella storia secolare romana. Per l’autore l’Impero Romano, con la sua universalità politica e linguistica, costituisce un sostrato profondo e ideale su cui può affermarsi l’universalità religiosa: cattolica (κατὰ ὅλον) significa proprio “in relazione al tutto/secondo tutto/su tutto/attraverso tutto”.

L’impero, del resto, è esso stesso l’ideale di un governo universale che si estende in modo unitario su un territorio talmente vasto da identificarsi con il tutto il mondo.

La costruzione dantesca di Giustiniano risente dell’influsso dei mosaici che ritraggono l’imperatore, in particolare quelli di San Vitale.

Lo stesso imperatore nel breve excursus sulla vicenda dell’Impero Romano cita Ravenna, come a rendere l’omaggio tributatogli in termini iconografici dall’esarcato dove lui mai, così almeno pare, arrivò in vita:

“Quel che fé poi ch’elli uscì di Ravenna/ e saltò Rubicon, fu di tal volo,/ che nol seguiteria lingua né penna.” (vv. 61-63)

Esiste poi la Ravenna dantesca dei luoghi che Dante frequentò e dove esiste ancora. Sto parlando di quella che oggi è denominata Zona del Silenzio comprendente la tomba stessa, il Quadrarco di Braccioforte, gli Antichi Chiostri Francescani, il Museo Dante, la Casa Dante e la vicina Basilica di San Francesco.

Dante Alighieri
Dante Alighieri

La vicenda delle spoglie di Dante fu avventurosa: i frati francescani, temendo che il corpo venisse rapito dai fiorentini, lo nascosero. Ricorderò che soltanto nell’Ottocento ricomparvero in modo stabile e furono collocate in quel tempietto neoclassico recante la scritta Dantis poetae sepulcrum tranne che per il periodo della Seconda guerra mondiale in cui, per precauzione, i resti furono di nuovo nascosti.

Nel cuore di Ravenna, nella Zona del Silenzio dedicata al sommo poeta avviene da secoli, ogni giorno, soprattutto da un anno il miracolo per cui Dante rivive.

La città ha dimostrato di saper custodire il corpo e lo spirito di Dante. E così ogni anno, all’avvicinarsi della notte fatidica, questo angolo diventa l’angolo della vita. Le iniziative volte a recuperare la memoria del poeta sono da sempre numerose e si sono intensificate nell’arco degli ultimi due anni durante i quali è iniziata la lettura perpetua del poema.

Ogni giorno, tranne il 25 dicembre, alle 17 (durante l’inverno) e alle 18 (durante l’estate) davanti alla Tomba o nelle sue prossimità comuni cittadini leggono un canto della Commedia.

Chiunque volesse candidarsi per leggere non deve fare altro che andare sul sito VivaDante.it e cliccare sull’iniziativa denominata “L’ora che volge il disìo”. Troverà elencate numerosissime altre manifestazioni, convegni, letture, eventi artistici, legati a Dante.

Il grande fermento presente durante tutto l’anno, e in particolare in questa settimana cruciale, dà l’impressione che questo scorcio ravennate sia un lembo di Paradiso terrestre.

Sembra sentirlo il sommo poeta con la sua voce che riecheggia, che parla con Virgilio e Stazio si commuove per Francesca, aspetta di rivedere Beatrice.

Il miracolo di Ravenna, che invece di Firenze, ha saputo accogliere Dante, è quello di rendere festosa ogni notte tra il 13 e il 14 settembre: Dante moriva nel 1321 ma da allora ogni 13 settembre rinasce.

Forse oggi Firenze ha rinunciato alla pretesa di recuperare le spoglie di Dante: non avrebbe senso spostare tutto nella città toscana; le due città in qualche modo trovano alcune forme di collaborazione per onorare al meglio il Padre della Letteratura italiana.

Tomba di Dante - Photo by Ravenna Turismo
Tomba di Dante – Photo by Ravenna Turismo

Del resto, i grandi festeggiamenti per i Settecento hanno dato luogo al nascere di numerosissime iniziative dantesche; che si trattasse di località in cui il poeta approdò in vita o meno, non importa: molte località rivendicano lo scrittore. Da un certo punto di vista questo è un dato positivo perché significa il rinascere della consapevolezza delle nostre radici di italiani uniti dalla poesia di Dante; il rischio è, come sempre, esagerare e strumentalizzare Dante per finalità solo di lucro. Certo sarebbe una bella risposta  a chi sosteneva che con la cultura non si mangia; ma il mangiare che viene dalla cultura non deve essere solo immediato come quando pago per mangiare un pezzo di pane (cosa dignitosissima comunque, ma diversa); deve essere una conseguenza che scaturisce come elemento inserito in un contesto più ampio teso a recuperare e rendere viva la nostra storia, la nostra coscienza civica, la consapevolezza e il sano orgoglio di sentirci, noi italiani, accomunati da un unico destino. 

Grazie Ravenna

Ad maiora

 

Written by Filomena Gagliardi

 

 

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