“Romolo. La città, la legge, l’inclusione” curato da Maurizio Bettini: un confine su una mappa non è una nazione
“Ma dal momento che molti fuggivano davanti a lui e nessuno osava voltarsi, levate le mani al cielo [Romolo] pregò Giove di fermare il suo esercito e di non permettere che lo Stato romano crollasse, ma di risollevarlo. Quando ebbe finito di pregare, il rispetto del re fece fermare molti soldati e, cambiando la situazione, tornò il coraggio a quelli che stavano scappando. Si fermarono per prima dove è ora il tempio di Giove Statore, un epiteto che potrebbe essere tradotto come colui che ferma.” – Plutarco, Vita di Romolo
“Romolo. La città, la legge, l’inclusione” è una raccolta di saggi a cura di Maurizio Bettini ed edito per il Mulino nel 2022. Il volume fa parte della collana I re e il diritto diretta dallo stesso Bettini. Maurizio Bettini è autore di saggi di argomento filologico, metrico e linguistico, i suoi interessi vertono soprattutto sulla antropologia del mondo antico, disciplina a cui ha dedicato svariati volumi. I suoi corsi universitari affrontano temi relativi alla cultura greca e romana: la parentela, l’esperienza religiosa antica, la mitologia, la profezia, la magia – sempre in una prospettiva di carattere antropologico. A Siena ha fondato, assieme ad altri studiosi, il Centro “Antropologia e Mondo antico”, di cui è direttore. Il Centro raccoglie filologi classici, storici antichi, archeologi, semiologi, studiosi della fortuna e della trasmissione della cultura classica, e promuove ricerche interdisciplinari, di taglio antropologico, sul mondo antico. Dal 1992 tiene regolarmente seminari presso il “Department of Classics” della University of California at Berkeley, come “Directeur d’études invité” ha tenuto numerosi seminari presso la École de Hautes Études en Sciences Sociales di Parigi e ha insegnato presso il Collège de France. Con Einaudi cura la serie “Mythologica”, presso l’editore Il Mulino è responsabile della collana “Antropologia del Mondo Antico”. Collabora con la pagina culturale de “La Repubblica” ed è autore di romanzi e racconti.
Romolo è il re che creò Roma, colui che compì il sacrificio estremo e prese il sangue di suo fratello Remo per creare quello che allora non era ancora nemmeno l’embrione di Roma. Quindi, quando per la prima volta questo volume ha incontrato le librerie mi ero fatta un’idea sbagliata di quale potesse essere il suo contenuto. Credevo che il saggio in questione riguardasse il personaggio reale e mitologico e che avrei scoperto molto di più su questo re che unificò un gruppo di sparuti uomini senza spose e li “costrinse” a formare l’unità Roma. Una sorta di monografia biografica, ecco cosa credevo di avere tra le mani.
La realtà è diversa seppur la medesima. Romolo è il soggetto principale, ovvero lo è il suo regno nella misura in cui una città non può considerarsi tale se al suo interno non ha abitanti che, per forza di cose, devono trovare tra loro accordi e forme di coesistenza. Questo libro è un excursus sull’epoca romulea, su cosa sappiamo in merito. È un esercizio che un professore universitario mi obbligò a fare una volta. Il corso era Antropologia culturale e l’insegnamento consisteva nell’imparare una cosa banale ma a cui nessuno pensa mai.
Quando si parla di un’epoca storica, la prima cosa che si fa è darle un nome. Quel nome diventa un cartellino distintivo, come se fosse l’etichetta in un cassetto posto a decretarne il contenuto. Su questo siamo tutti d’accordo: la funzione, per gli addetti ai lavori e per i libri, è quella di dare un’impronta che dia una copertina immediata e un colpo d’occhio. Ma se ci si ferma al solo Nome, con le informazioni base che lo contraddistinguono lo si spersonalizza.
Si elimini dall’equazione le persone, la coesistenza, le forza di spinta sociali, le decisioni che si devono prendere per la collettività e anche il libero arbitrio di coloro che con quella collettività non avevano nulla a che fare tutto quello che rimane è una carta geografica con le didascalie.
La chiamiamo epoca di Romolo ma mentre Roma si faceva le ossa ed era il soggetto di una frase, le altre popolazioni che avevano il loro confine sulla stessa linea della mappa dovevano fare i conti con il vicino, che ne è del loro momento di essere il soggetto? Spesso si riduce ad altro cartellino su un altro cassetto. L’esercizio è tornare a vedere la popolazione, le leggi, le dinamiche sociali e le spinte che queste andranno a creare.
Anche il linguaggio è una parte importante. Tutti siamo convinti che la maggior parte del nostro vocabolario derivi dal latino e che parte del latino derivi da un misto di etrusco, greco e dialetti celtici. In realtà, non è così semplice. Mentre una civiltà nasce, si crea e spinge per affermarsi non si dovrebbe guardare solo alla civiltà ma anche alle inclusioni fortuite.
L’antropologia non è una scienza da sottovalutare, l’antropologia è la vita all’interno delle mappe che ricordiamo per credere di fare guerra solo ad una nazione/etichetta.
Romolo è il primo re di Roma, il suo fondatore ed eroe eponimo. A lui vengono attribuiti i riti di fondazioni e la formazione del senato. Lo ricordiamo tutti: ognuno dei sette re di Roma ha svolto una funzione specifica per la costruzione dell’Urbe.
Perché? Per rispondere a quella che è la memoria culturale che trova una forma attraverso gli esempi storici. La persona dona il suo nome e questo diventa sinonimo di una tradizione, di una consuetudine e di un periodo storico. Inoltre, quando si ha a che fare con una società che non ha ancora una memoria scritta e le di cui fonti primordiali sono costituite ma tradizioni orali, le storie raccontate sono quelle che tengono insieme una società che altrimenti non riuscirebbe a trovare e riconoscere un’identità.
Il Professor Bettini e Gianluca De Sanctis (l’autore del secondo saggio) sono molto più eloquenti di quanto potrei esserlo io.
Quanto un mito di fondazione può essere considerato la cartina di tornasole della società che si identifica in esso?
Il regno di Romolo è il nucleo mitico in cui trovare le origini del modello imperiale di Roma? Della sua legislazione e del modo in cui le sue leggi sono state applicate sulla popolazione?
Ci sono cartine di tornasole che spiegano alcuni modelli comportamentali e culturali che possono donare risposte a queste domande. Lo stesso Romolo potrebbe aver agito nella maniera in cui ha operato per consuetudini mutuate da altri modus operandi già in uso come pressi all’epoca in cui la città venne fondata.
Molte volte negli anni si è parlato se il modello di annessione dei territori e delle sue genti all’impero si potesse chiamare Inclusivo. Certo, non si può affermare che l’Impero Romano fosse un esempio di politicamente corretto ma la sua crescita è un fenomeno dovuto alla commistione di popoli e di sincretismo religioso che non può farci dimenticare come i primi romani si siano procurati le loro mogli.
Lo stesso “statuto legislativo” di Romolo potrebbe essere considerato come un’istigazione al cercare fuori dai confini quello che all’interno non era presente e portarlo nel pomerio ideale e non dello stato di Roma.
La dinamica in cui i matrimoni dovevano avvenire era una sorta di ordine su come popolare la città e allo stesso tempo su come non incentrare il potere nelle mani di quei gruppi che sarebbero diventati destabilizzanti per lo stato.
Quale lungimiranza possiamo attribuire a Romolo?
Come uomo si può pensare che fosse conscio delle dinamiche sociali presenti in altri gruppi. Come eroe e dio Quirino ci potrebbe far pensare che già avesse quel sapere onnisciente tipico delle divinità. Ma questa è solo una visione romantica di come un uomo possa trasmutarsi in un dio solo perché la società che si rispecchia nella sua persona ne ha bisogno per legittimarsi.
Non possiamo dimenticare che le fonti storiche disponibili sono state scritte molto dopo e quelle a cui queste si rifanno non possono essere attestate come fatti storici perché non esistono più. Questo è un problema anche per quanto riguarda la terminologia giuridica in termini di omicidio.
Come si definiva l’omicidio e che implicazioni esso aveva per la società in epoca romulea?
Perché ad un certo punto Romolo doveva essere venuto a scontrarsi con questo problema. Una società non può crescere se l’omicidio è una pratica libera e non arginata da norme apposite. Ma rispondere a questa domanda corrisponde a doversi destreggiare tra il lessico delle fonti e tra i ragionamenti degli studiosi latini e di quelli contemporanei.
La terminologia paricidium non è così facile da districare e non ha a che fare con l’uccisione del padre, non come lo intenderebbe la società moderna. Ma da dove arrivi e quando si sia originata è una questione che non mi basterebbero ore a spiegare e Aglaia McClintock, autrice del saggio “La repressione dell’omicidio”, è sicuramente l’insegnante che fa per voi.
L’ultimo saggio di questo volume denso, tecnico ma mai pretenzioso riguarda la costituzione del Senato. Si ha sempre l’immagine dell’uomo togato in bianco che presenta la sua orazione agli astanti e a colui che è seduto sul seggio curule; come questo organismo abbia trovato la sua struttura è frutto di un accordo tra le parti che lo costituiscono. Una sorta di compromesso nell’affrontare una situazione di seggio vacante. I suoi equilibri interni non dovevano essere dissimili da quelli di epoche posteriori alla fondazione ma nemmeno Romolo e Tazio devono aver trovato un accordo sempre in ogni occasione e derimere in un verso o in un altro deve essere sempre stato un aggraziarsi una parte o l’altra dei “pari” dell’epoca.
Questo volume è una fonte inesauribile di quesiti e di punti di vista che non si dovrebbero mai dimenticare di prendere in considerazione quando si ricostruisce una società dinamica come quella che è stata Roma.
Le società antiche erano costituite da forze e necessità e l’ambiente in cui si sono sviluppate sono criteri da prendere in considerazione quando si studia la Storia. Non si può non conoscere la pietra su cui si fondano le tradizioni e gli exempla culturali. Sarebbe come credere che un confine su una mappa sia una nazione intera.
Written by Altea Gardini
Info
Università di Siena – Dipartimento di Filologia