“L’eredità di Anna Freud” di Roberta Calandra: un romanzo sulla psicoanalisi infantile
“Quando Sarah aveva superato il colloquio come assistente infermiera presso la signora, era stata la prima a non crederlo possibile…”
È un romanzo tutto al femminile L’eredità di Anna Freud del 2013 pubblicato da Besa Muci editore, con nuova edizione nel 2022.
A raccontare di Anna Freud, figlia del più famoso Sigmund, fondatore della psicanalisi e accreditato come una delle menti più significative e brillanti del Novecento, è la scrittrice Roberta Calandra. Che della Freud traccia un profilo in fase di età avanzata.
“Erano passati solo due mesi, ma in quella silenziosa austerità Sarah si era sentita per la prima volta al suo posto. Era stato sorprendentemente semplice abituarsi alle abitudini di Anna, composte essenzialmente da una frugale colazione a base di porridge e tè nero…”
Anna Freud, psicoanalista, nasce a Vienna nel 1895. Sulla scia delle orme paterne i suoi studi si focalizzano prevalentemente sulla psicoanalisi infantile, fondando uno specifico ramo della psicanalisi, quello infantile appunto, che conosce la sua fortuna soprattutto negli Stati Uniti negli anni tra il 1940 e il 1970.
I meccanismi di difesa dell’IO, speculazione su cui si concentra Anna Freud, è il processo durante il quale l’IO allontana dal bambino la sofferenza, al fine di esercitarne un controllo dovuto a un comportamento nato sulla spinta di pulsioni.
D’altra parte, i meccanismi di difesa null’altro sono se non funzioni dell’IO, atti a proteggere il fanciullo da impulsi emotivi troppo forti.
E, compito della psicanalisi infantile è potenziare le condizioni psicologiche del bambino, spesso in crisi a causa di un’educazione non corretta. Individuando nel ritardo dello sviluppo del giovane, l’assenza di relazione tra madre e figlio.
Da qui, l’idea che lo sviluppo infantile è strettamente legato al mondo familiare e sociale.
Gli scontri teorici fra Anna Freud e Melanie Klein, altra studiosa della stessa disciplina, sono stati sempre piuttosto vivaci. In quanto, oggetto di discussione per l’impossibilità, secondo la Freud, di svolgere trattamenti psicoanalitici precoci su giovanissimi, a causa della loro mancanza di transfert.
Allo studio dei meccanismi di difesa dell’IO, già osservati dal padre, e ai disturbi comportamentali infantili Anna Freud ha dedicato tutta la sua esistenza in collaborazione con Dorothy Tiffany, sua amica e collaboratrice, anch’essa psicanalista. Con la quale, grazie ad un’opera meritoria, nel 1938 ha fondato un ente di accoglienza per ragazzi abbandonati. Dopo una lunga vita condivisa con la Tiffany, Anna Freud lasciava per sempre questo mondo nel 1982.
“Ora Anna riposa e Sarah rigoverna la cucina. Pensa a quello che ha appena letto, pensa di averlo trovato triste ma interessante. Il suono dell’acqua che scorre è dolce come quello di una cascata in un bosco…”
Nel libro, sviluppato come un romanzo, nonostante abbia tutte le carte in regola per poter essere definito un saggio, la Calandra presenta Anna come una donna ormai fragile per il sopraggiungere dell’età.
Accudita da Sarah, giovane governante irlandese, che si occupa del suo benessere oltre che delle faccende quotidiane da svolgere nell’abitazione condivisa.
Tutto sembra procedere nella più totale consuetudine, se non fosse per l’arrivo di un’ospite scomoda, la cui presenza non è molto gradita ad Anna e neppure a Sarah. Almeno inizialmente.
Si tratta di una ragazza dalle svariate problematiche caratteriali, che vorrebbe intrecciare con Anna conversazioni utili alla stesura di un proprio diario.
Elaborandolo poi, e presentarlo in forma di tesi, visto che la giovane Judith studia e aspira a diventare psicologa.
Ed è fra incontri, anche piuttosto vivaci e conflittuali, che nel libro viene raccontato il rapporto che si viene a stabilire fra la figlia di Freud e la giovane, sempre sotto l’occhio vigile di Sarah. Che si sente incaricata di sorvegliare Anna e il suo stato d’animo a causa della presenza di Judith. Presenza affatto gradita alla governante, in quanto motivo di turbamento per l’anziana signora restia a rilasciare interviste e tanto meno prestarsi a colloqui vissuti come un’imposizione.
Anche Sara è un personaggio sui generis, che in segreto legge i diari di Anna, scritti a suo tempo e riferiti alla sua intensa attività professionale.
Mentre Anna, il cui segno impresso dai suoi studi è rimasto indelebile, a contrassegnare le esistenze di tanti piccoli, dà completezza al suo iniziale progetto di vita. Un disegno di proporzioni grandiose che ha salvato molti bambini.
“Da un lato Judith, la sua avidità, la sua irruenza, la sua brama continua di un infinito impossibile, dall’altra Sarah, enigmatica come una sfinge, rassicurante solo in apparenza, come le acque scure di un lago in inverno…”
Sono dunque tre le figure su cui si focalizza la narrazione de L’eredità di Anna Freud di Roberta Calandra; figure dalla personalità piuttosto complessa, che trova la sua origine nel loro difficile vissuto, in conseguenza della relazione sancita con la figura paterna.
Da qui, il presupposto che guida le dinamiche di convivenza delle tre il quale, grazie a una singolare alchimia, sembra infine compatibile. Da un punto di vista metaforico quello compiuto dalle tre donne è un viaggio. Un viaggio, che fa acquisire loro consapevolezza restituendole una novella occasione di vita, e prospettando loro un futuro meno problematico. Che affonda le radici nella propria interiorità in un confronto con il loro IO.
“Sarah cammina sempre più rapidamente verso casa, con passi frettolosi che prendono la forma di una corsa. Il sudore le si è ghiacciato sotto le ascelle, è un sudore nervoso, maleodorante…”
Frutto di una narrazione sciolta e spontanea, nonostante l’argomentazione sia impegnativa, nel libro si avverte un’ampia consistenza letteraria da poterlo definire un libro di spessore; soprattutto di spessore emotivo. Che porta il lettore, più probabile la lettrice, ad approfondire la conoscenza di Anna Freud, valente studiosa di una disciplina che ha toccato così da vicino la sfera emozionale dell’uomo.
In quanto sollecitata dall’interesse scaturito da un testo di assoluto pregio, da poterlo etichettare come un testo di formazione.
“Uscendo, Judith getta una rapida occhiata. Al giardino e le sembra di notare dei timidi germogli di orchidea. L’aria è dolce, il cielo attutito dalle nuvole rispecchia con sfumature inconsuete il suo stato d’animo, uno stato d’animo concentrato, bisognoso di raccoglimento, appena irritabile…”
Written by Carolina Colombi