“Il metodo del coccodrillo” di Maurizio De Giovanni: una Napoli dal volto sfaccettato
“L’occupante dell’altra scrivania distolse per un attimo gli occhi dal monitor. Il viso aveva tratti quasi da orientale, occhi allungati e neri, zigomi alti, labbra regolari e carnose. Sulla fronte ciocche di capelli mossi, mal pettinati…”
Un killer, soprannominato dalla stampa il coccodrillo, miete vittime di giovane età in una Napoli abitata dalla quotidianità dei nostri giorni.
Come risaputo, il coccodrillo divora la preda, per versare poi una gran quantità di lacrime.
Lacrime che appartengono anche al killer, protagonista del romanzo giallo di Maurizio De Giovanni Il metodo del coccodrillo pubblicato nel 2016 da Einaudi per la collana stile libero Big.
“Il vecchio cammina di notte per la strada dove abitano i ricchi. Ha letto che si arriva fino a 10mila al metro quadrato, da quelle parti; a lui interessa solo sapere se ci sono guardiani, e come si regolano…”
A confrontarsi con l’assassino, in una lotta serrata ed emergenziale, soprattutto per fermarne le azioni delittuose, è l’ispettore Giuseppe Lojacono in sinergia con il magistrato Laura Piras. Personaggi narrativi creati ad hoc dalla fervida immaginazione dell’autore.
In questo romanzo, la figura dell’ispettore Lojacono è alla sua genesi; è infatti la sua prima apparizione in veste di investigatore: il lettore può ritrovare la sua figura anche ne I bastardi di Pizzofalcone, altro romanzo di De Giovanni da cui è stata tratta la fortunata serie tv dallo stesso titolo.
In una città caotica dove ognuno è indaffarato a portare avanti le proprie giornate non sempre idilliache, l’ispettore Lojacono riesce a collegare, grazie al suo fiuto, il filo rosso che collega le morti di tre giovanissime vittime appartenenti a diversi ceti sociali della città di Napoli: da quello popolare a quello d’élite.
Accanto a Lojacono, il suo diretto superiore ed altri poliziotti, i quali, per fermare l’assassino propendono per una certa ipotesi, diversa da quella sostenuta dall’ispettore, che invece si rivelerà essere vincente.
Trasferito dalla Sicilia a Napoli, accusato da un malavitoso per una vicenda per nulla limpida, Lojacono vive in perenne conflitto con sé stesso e con il mondo che lo circonda.
Situazione che pesa sul presente dell’ispettore, lontano dalla figlia a cui è molto affezionato, e costretto a vivere in una città che non conosce, oltre che ostacolato dalle gerarchie perché in odore di corruzione.
“Avendo capito che ormai non ce la faceva più a leggere perché gli occhi le si chiudevano, Laura Piras decise di spegnere la luce e di cercare di dormire…”
Ma, per tornare al killer, freddo e metodico, che studia le sue mosse in maniera capillare mettendo a soqquadro la città in modo agile e circospetto, dà del filo da torcere a Lojacono e alla Piras. Che si battono strenuamente per dargli un volto e un nome per debellarne le azioni, che dietro di sé lasciano una scia di innocenti. Colpevoli soltanto di avere vincoli familiari sospetti. I quali portano un alto costo di vite umane spezzate, provocando nei familiari delle vittime un dolore di difficile accettazione, fino a scavare solchi profondi come solo il desiderio di vendetta può fare.
L’assassino, descritto come un uomo non più in giovane età, ma ugualmente abile e pericoloso, semina paura nella città di Napoli, anche questa volta scenario privilegiato da De Giovanni.
Ma sarà grazie a competenze e ad intuizioni, che gli investigatori riusciranno a entrare nella fitta tela tessuta, rendendolo infine inoffensivo.
“Quella collega era la più anziana. Sembrava padrona del mondo, esperta in tutto. Conosceva la città e tutti i notabili, si vantava di poter raggiungere chiunque in qualsiasi momento…”
Romanzo davvero attraente anche per la consequenzialità degli eventi, ben esplicitata. Tanto da tenere il lettore incollato alle pagine di questo romanzo davvero intrigante. E che presenta, come già in precedenza, l’abilità linguistica dell’autore. E ciò, grazie anche alle descrizioni di una Napoli dal volto sfaccettato che si declina in un affresco colmo di atmosfera. Oltre che l’intuizione di dar vita a un poliziotto sui generis con un passato tutto da dimenticare e pieno di idiosincrasie, ma dalle notevoli peculiarità umane, quale è Lojacono, è un aspetto che dà al genere giallo tratti davvero avvincenti.
Anche gli altri personaggi che partecipano alla narrazione, tutti molto ben delineati, sono resi verosimili, in virtù dell’autenticità che l’autore ha conferito ad essi. Che, per questo romanzo si è visto premiare con il premio Giorgio Scerbanenco 2012.
“Ha capito che avrebbe dovuto aspettare, com’è stato per le altre volte. Che non sarebbe bastato appostarsi nella palude, mescolando il suo odore con quello della putrefazione…”
Written by Carolina Colombi