“Adesso che il tempo sembra tutto mio” poesia di Patrizia Cavalli

“Adesso che il tempo sembra tutto mio”

Patrizia Cavalli
Patrizia Cavalli

Adesso che il tempo sembra tutto mio
e nessuno mi chiama per il pranzo e per la cena,
adesso che posso rimanere a guardare
come si scioglie una nuvola e come si scolora,
come cammina un gatto per il tetto
nel lusso immenso di una esplorazione, adesso
che ogni giorno mi aspetta
la sconfinata lunghezza di una notte
dove non c’è richiamo e non c’è più ragione
di spogliarsi in fretta per riposare dentro
l’accecante dolcezza di un corpo che mi aspetta,
adesso che il mattino non ha mai principio
e silenzioso mi lascia ai miei progetti
a tutte le cadenze della voce, adesso
vorrei improvvisamente la prigione.

Quante tentazioni attraverso
nel percorso tra la camera
e la cucina, tra la cucina
e il cesso. Una macchia
sul muro, un pezzo di carta
caduto in terra, un bicchiere d’acqua,
un guardar dalla finestra,
ciao alla vicina,
una carezza alla gattina.
Così dimentico sempre
l’idea principale, mi perdo
per strada, mi scompongo
giorno per giorno ed è vano
tentare qualsiasi ritorno.

Addosso al viso mi cadono le notti
e anche i giorni mi cadono sul viso.
Io li vedo come si accavallano
formando geografie disordinate:
il loro peso non è sempre uguale,
a volte cadono dall’alto e fanno buche,
altre volte si appoggiano soltanto
lasciando un ricordo un po’ in penombra.
Geometra perito io li misuro
li conto e li divido
in anni e stagioni, in mesi e settimane.
Ma veramente aspetto
in segretezza di distrarmi
nella confusione perdere i calcoli,
uscire di prigione
ricevere la grazia di una nuova faccia.
È tutto così semplice,
sì, era così semplice,
è tale l’evidenza
che quasi non ci credo.
A questo serve il corpo:
mi tocchi o non mi tocchi,
mi abbracci o mi allontani.
Il resto è per i pazzi.

 

Patrizia Cavalli - giovane
Patrizia Cavalli – giovane

Lascia questo mondo terreno durante il solstizio d’estate, oggi 21 giugno 2022, Patrizia Cavalli, poeta e scrittrice.

Nata a Todi nel 1947 si traferisce a Roma nel 1968. L’incontro fortuito con Elsa Morante, la prima raccolta di poesie a lei dedicata nel 1974, le prime pubblicazioni in antologie con autrici come Amelia Rosselli, Anna Maria Ortese, Maria Luisa Spaziani. Sono diverse le raccolte di successo che ha pubblicato con la casa editrice Einaudi: Le mie poesie non cambieranno il mondo nel 1974, Il cielo nel 1981, L’io singolare proprio mio nel 1992, Sempre aperto teatro nel 1999, Pigre divinità e pigra sorte nel 2006, Datura nel 2013, Vita meravigliosa nel 2020.

Da traduttrice, impegnata con la stessa casa editrice, si è occupata di William Shakespeare con Sogno di una notte di mezza estate ed Otello, e di Moliére con Anfitrione.

Il linguaggio poetico di Patrizia Cavalli è quotidiano, familiare, sono assente manierismi e poeticismi, fu poetessa del grande pubblico capace di sensibilizzare attraverso il consueto, l’abituale, l’ordinaria vita di una qualsiasi donna, di un qualsiasi essere umano.

Nella lirica scelta per ricordarla, “Adesso che il tempo sembra tutto mio”, si esplora la solitudine di una donna che vive sola in casa e che, per l’appunto, ha tutto il tempo per sé, per scegliere l’orario dei pasti, del pranzo e della cena, per stare dietro allo sciogliersi di una nuvola. Le ore del giorno diventano estese, si ha il tempo per ammirare l’esplorazione di un gatto, non si sente la fretta di entrare in un letto perché un altro corpo aspetta un abbraccio. Geografie disordinate si accavallano sul viso, il tempo diventa proprio, non suddiviso in impegni con un’altra persona, eppure l’io sente di essere in prigione ed auspica l’uscita per avere la grazia di un nuovo volto.

 

Perché si fa chiamare «poeta» e non «poetessa»?

Patrizia Cavalli: Perché poetessa fa ridere, dai. Non mi è mai passato per la testa l’idea di farmi chiamare poetessa. Sembra quasi una presa in giro.

Leggi l’intervista completa su Corriere.it

 

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