Turismo outgoing ed incoming: quanto è cambiato da ieri ad oggi?
“Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso.” – Pablo Neruda
Outgoing e incoming: espressioni entrate a forza nel linguaggio comune a proposito del fenomeno turismo. Con la prima, outgoing, si intende il cosiddetto ‘turismo attivo’, o luogo di partenza dei turisti; in molti casi si identifica con la località di residenza del viaggiatore.
Incoming, invece, si riferisce al ‘turismo passivo’, da interpretarsi come regione geografica di arrivo, dove strutture ricettive accolgono i flussi turistici: è il caso dei luoghi balneari, solitamente più frequentati.
Le espressioni citate hanno avuto un peso per rafforzare il concetto di turismo moderno, anche se in tempi recenti sono state ridefinite sovrapponendosi l’una all’altra, a causa del nuovo modo di intendere l’idea di turismo. Oggi, si può quindi affermare che l’intero pianeta possa essere considerato una regione di incoming come di outgoing.
“Le persone non fanno i viaggi, sono i viaggi che fanno le persone.” – John Steinbeck
Il concetto di turismo trova la sua origine in un tempo neppure troppo lontano da quello attuale. Così come il termine ‘turista’, che per la prima volta fa la sua comparsa in Europa nell’Ottocento. Tuttavia, il desiderio di viaggiare e di conoscere realtà diverse da quelle stanziali appartiene all’uomo fin dai tempi più remoti.
È dunque agli inizi della storia dell’umanità che l’idea di viaggio affonda le sue radici. Fenomeno di ampie proporzioni, rilevante da un punto di vista sociale oltre che economico, l’evento turismo lo si può differenziare in diverse tipologie. Che vanno dal turismo delle origini a quello moderno, passando per il turismo di massa per approdare poi a quello che segna i nostri tempi.
“Il viaggio migliora la mente in modo meraviglioso ed elimina i nostri pregiudizi.” – Oscar Wilde
Fin dall’antichità, ieri come oggi, il bacino del Mediterraneo vede continui spostamenti di persone provenienti da paesi che si affacciano sulle sue coste.
I primi a muoversi, di cui si ha notizia, fanno parte della civiltà egizia radunati in gruppi di pellegrini che viaggiano lungo il corso del Nilo per raggiungere luoghi sacri. Così pure nel periodo della Grecia antica, in cui prendono forma viaggi verso i luoghi di culto, il più frequentato dei quali è il santuario di Delfi. Ma in questo contesto non solo visite a carattere religioso: l’occasione degli spostamenti, che si consumano soprattutto via mare, è anche per assistere ai giochi olimpici.
Sopraggiunta l’epoca romana si può osservare un modello di turismo rappresentato dal ‘turismo di soggiorno’ da cui si origina il desiderio di trascorrere vacanze sull’onda del relax e dello svago: a dirla con il linguaggio dei nostri giorni è un tipo di vacanza il cui scopo è alienarsi dallo stress quotidiano. Sono soprattutto i benestanti dell’epoca a usufruire di questi soggiorni, da consumarsi in località marine o termali presso le ville di proprietà situate in luoghi ancora oggi celebri, solo per citarne una si ricorda Capri, rimasta nell’imaginario comune come località di vacanza per eccellenza.
È in questo stesso periodo che prende campo anche l’idea del viaggio a carattere culturale, incoraggiato sia dall’unità linguistica del tempo sia dallo sviluppo della rete viaria. Durante il quale uomini politici, artisti e studiosi si spingono verso Atene o Alessandria d’Egitto. Ed è ancora in questo momento storico che si racconta dei primi esempi di organizzazione turistica con la nascita di strutture per accogliere i viaggiatori: locande, taverne o luoghi di ritrovo con annesse biblioteche.
A cui si accompagna la diffusione del prototipo di guide informative sulla rete stradale dell’epoca, comprese le stazioni di sosta e le distanze fra i vari luoghi.
Quando sopraggiunge il Medioevo, a causa anche delle invasioni barbariche e dei conseguenti conflitti, viaggiare diventa pericoloso. Anche se dopo l’anno Mille il viaggio viene considerato un’esperienza importante: da questo momento in Europa prendono il via pellegrinaggi diretti verso i luoghi del cristianesimo. Soprattutto con lo scopo di ottenere il perdono dei peccati, secondo quelli che sono i crismi medievali. Viaggi che si consumano attraverso la via Francigena, che all’epoca collega Roma al nord Europa; si tratta di ‘vie’, o ‘cammini’ da percorrere a piedi e disseminati di santuari e monasteri. Spesso luoghi di richiamo artistico e spazi dove i pellegrini possono ristorarsi.
Le mete da raggiungere sono la Terrasanta, Roma e Santiago de Compostela. Soprattutto Roma, considerata città santa; in quanto sede del papato e luogo di sepoltura dei primi martiri cristiani.
Anche i musulmani hanno il loro luogo di pellegrinaggio da raggiungere almeno una volta nella vita: La Mecca.
“Il viaggio è una specie di porta attraverso la quale si esce dalla realtà per penetrare in una realtà inesplorata che sembra un sogno.” – Guy de Maupassant
Oltre ai pellegrinaggi a scopo religioso, a riprendere vigore dopo l’anno Mille è l’idea del viaggio di formazione; e ciò grazie all’istituzione delle prime università, a questo proposito si ricorda l’università di Bologna fondata nel 1088. Sono molti gli studiosi, favoriti dalla conoscenza del latino, che si recano nei più prestigiosi atenei; anticipando in qualche misura l’Erasmus dei giorni nostri.
Nel basso Medioevo, in seguito ad una ripresa economica che vede in Europa la nascita di nuove realtà cittadine, uomini d’affari raggiungono i centri dove hanno sede le prime banche; e ciò grazie anche a una rete viaria che dà impulso a nuovi scambi commerciali e al contempo unisce le maggiori località europee. Da qui, ecco nascere organizzazioni per accogliere i visitatori.
Grazie ad alloggi privati o a realtà alberghiere vengono allestiti servizi a pagamento sviluppando in questo modo un primo modello di accoglienza ricettiva.
“Viaggiare rende modesti. Ci mostra quanto è piccolo il posto che occupiamo nel mondo.” – Gustave Flaubert
Con il Rinascimento, l’uomo del Cinquecento è attratto dal desiderio di allargare le proprie conoscenze; a segnare una svolta nel fenomeno è l’idea del viaggio, a carattere individuale, che si afferma anche come occasione di svago. A cui si dedicano soprattutto le classi agiate. A testimoniare questa nuova consuetudine sono diari di viaggio molto descrittivi. Somiglianti, in qualche misura, ai moderni reportage.
“Io viaggio non per andare da qualche parte, ma per andare. Viaggio per viaggiare. La gran cosa è muoversi, sentire più acutamente il prurito della nostra vita, scendere da questo letto di piume della civiltà e sentirsi sotto i piedi il granito del globo”. – Robert Louis Stevenson
Tra il Seicento e il Settecento per i giovani aristocratici il viaggio assume nuovamente la caratteristica di studio e di formazione. Solitamente accompagnati dai loro precettori, i rampolli delle famiglie benestanti si cimentano in viaggi che durano circa tre anni, tempo in cui il giovane raggiunge una certa maturità, e può quindi assumersi le responsabilità imposte dal suo status.
È questa l’epoca in cui prende forma il Grand Tour, viaggio che si svolge in carrozza o a cavallo, e per certi tratti o a piedi, con un tragitto che prevede un percorso circolare: dopo aver visitato la Francia e Parigi i giovani di buona famiglia toccano alcune città italiane o tedesche, o dei Paesi Bassi, per tornare poi in Inghilterra.
“Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi.” – Marcel Proust
Il modello del Grand Tour dall’Inghilterra si estende ad altre realtà europee, coinvolgendo non solo l’aristocrazia ma anche la borghesia, che ama raggiungere l’Italia e spostarsi poi verso il sud Europa. Sollecitata anche dalla storia e dai monumenti dell’antichità, dove poter rintracciare l’atmosfera della culla della civiltà europea.
Nell’Ottocento, grazie alle rovine dell’Acropoli di Atene e di Delfi, la Grecia diventa una meta molto ambita. È del 1871 la scoperta dell’archeologo tedesco Schliemann che porta alla luce i resti di quella che è la città di Troia (Ilio).
“La propria destinazione non è mai un luogo, ma un nuovo modo di vedere le cose.” – Henry Miller
Ed è proprio con l’Ottocento che ha inizio il turismo definito moderno. Predisposto con strutture adeguate, occupa un posto importante nel panorama economico dell’epoca.
Definito anche turismo d’élite e praticato da chi viaggia solo per piacere è in contrapposizione al tanto stigmatizzato turismo di massa.
Lo sviluppo dei trasporti favorisce notevolmente il turismo moderno; la ferrovia, per esempio, agli inizi dell’Ottocento dà un grande contributo al transito di cose e persone, mentre l’impiego dei battelli a vapore è fonte di maggiori flussi turistici. In questo periodo, a fare la sua comparsa è anche il turismo termale. Dedicato a cure terapeutiche oltre che allo svago, prendono vita vere e proprie cittadine che diffondono questa tendenza. Con strutture alberghiere di lusso e ricettività adeguate per soddisfare i gusti dei visitatori, che amano dedicarsi a uno stile di vita mondano.
In Italia, uno dei primi centri ad attrezzarsi in questa direzione agli inizi del Novecento è la città di Montecatini.
“Viaggiare è come sognare: la differenza è che non tutti, al risveglio, ricordano qualcosa, mentre ognuno conserva calda la memoria della meta da cui è tornato.” – Edgar Allan Poe
L’idea dei soggiorni balneari si afferma tra fine Ottocento e inizi Novecento; affiancata dal cosiddetto turismo climatico vede l’affermarsi di località quali Cannes, Nizza, la Costa Azzurra e la Riviera ligure, grazie soprattutto alla mitezza del clima.
In contrapposizione alle località marine sono anche le stazioni montane a essere motivo di attrattiva; fenomeno che però merita una discussione a parte, soprattutto perché legato all’alpinismo, che attira l’interesse di scienziati che indagano sulla composizione delle rocce, nonché sulla fauna e flora locali.
Nel Novecento in Europa si diffonde il cosiddetto turismo di massa; nato negli Stati Uniti negli anni Venti, dove il benessere economico è maggiore rispetto al Vecchio Continente, si va poi diffondendosi in Europa negli anni Cinquanta. Che vede il coinvolgimento delle classi medie, grazie anche all’affermarsi di alcuni importanti diritti lavorativi che stabiliscono un miglioramento delle condizioni economiche delle persone. Nonché alla diffusione dell’automobile e dell’aviazione civile, oltre che ad una rete autostradale più efficiente.
Al turismo di massa tradizionale si sostituisce poi l’idea del cosiddetto post-turismo, che permette al viaggiatore di raggiungere e apprezzare luoghi esotici e lontani. Ed è grazie al concetto di ‘mondo globale’, a partire dagli anni Novanta del Novecento, che ogni località diventa potenzialmente meta turistica.
Quello che si conferma oggi sul palcoscenico del turismo è un nuovo tipo di turista, che tende ad affermarsi in base alla riconoscibilità del luogo più che sul luogo stesso. Ne sono esempio villaggi turistici e i grandi luoghi di divertimento, diventati luoghi iconici. Quelli visitati oggi dal cosiddetto post-turista non sono i luoghi riconoscibili di un tempo, se così si può dire, ma si possono definire non-luoghi, in quanto troppo omologati.
“E la fine di tutto il nostro esplorare sarà arrivare dove siamo partiti. E conosceremo il luogo per la prima volta.” – T.S. Eliot
Written by Carolina Colombi
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