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“Dionisio il Grande” saggio di Alessandra Coppola: il tiranno di Siracusa, conquistatore e poeta

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“Sicilia di tiranni antico nido/ vide triste Agatocle acerbo e crudo/ e vide i dispietati Dionigi/ e quel che fece il crudel fabro ignudo/ gittare il primo doloroso strido/ e far ne l’arte sua primi vestigi.” Petrarca, Rime disperse 65-70

Dionisio il Grande di Alessandra Coppola
Dionisio il Grande di Alessandra Coppola

Dionisio il Grande è un saggio storico scritto da Alessandra Coppola ed è edito da Salerno Editrice nel 2022.

Come si evince dal titolo, il libro si propone lo scopo di tratteggiare il profilo del personaggio storico, personale e politico di Dionisio I di Siracusa, conosciuto anche come il Grande.

Alessandra Coppola è docente ordinario di Storia greca presso l’Università degli Studi di Padova. Si occupa di storia politica di età classica ed ellenistica con particolare attenzione al potere e alle sue forme di comunicazione. Fra i numerosi saggi più recenti, ha scritto L’eroe ritrovato (Marsilio, 2008), Una faccia una razza? Grecia antica e moderna nell’immaginario italiano di età fascista (Carocci, 2013).

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Il sottotitolo del saggio dedicato a Dionisio è: Tiranno, conquistatore e poeta. Detestato e ammirato, indiscusso protagonista della sua epoca. Tutto questo descrive più che bene questo personaggio.

Regnò su Siracusa per oltre trent’anni e nonostante la politica di diffamazione e di ridicolizzazione che ha afflitto la memoria del suo regno, si può dire che l’opera di questo autocrate e sovrano non sia stata questo crogiuolo di malignità che gli vengono affibbiate. Un po’ come è successe con l’imperatore Nerone. Tutto ad un tratto ci si è resi conto che non si aveva a che fare con un demonio.

Siracusa era una colonia fondata dalla città di Corinto nel 733 a.C. e la tipologia di governo, specialmente negli anni tra il V e il III secolo a.C., fu quella della Tirannide.

Per dirla tutta, solo il termine “Tirannide” dovrebbe essere sviscerato e analizzato di tiranno in tiranno. I greci si riferivano a Dioniso come arconte e la terminologia che gli affibbia il titolo tiranno è dovuta ai posteri.

Chi era Dionisio?

Alessandra Coppola compie una immane opera di ricerca per porre al lettore lo stesso quesito. Ogni elemento viene trattato ponendo domande implicite e offrendo tutti i rimandi e le possibili interpolazioni che sono avvenute nella storiografia di questo personaggio così complesso.

Dionisio era figlio di Ermocrate o, forse più probabilmente di un Ermocrito. La storiografia ha forse accorpato le due figure in vista del fatto che l’autocrate riuscì ad entrare in politica sfruttando il nome di quell’Ermocrate che fu protagonista durane la ribellione per l’invasione ateniese.

Di fatto Dionisio ne sposò la figlia in prime nozze e ci cui conosciamo la morte prematura dovuta al suicidio in seguito ad abusi subiti da soldati nemici durante la guerriglia. La sua ascesa al governo autocratico fu sponsorizzata da Filisto che divenne il suo storico più fedele, o almeno lo fu fino a quando i rapporti tra i due non si guastarono irrimediabilmente.

Quindi, il nostro stratega/tiranno a cosa deve la sua fama?

I posteri ci tramandano l’immagine di un tiranno, cosa disdegnata ad alta voce in madre patria ma studiata ad Atene e analizzata come possibilità di governo, e di fatto parliamo di un autocrate con pieni poteri.

Dioniso fu un abile politico che comprese come fosse importante sviluppare una cerchia di fiducia all’interno del suo entourage e lui costruì questa rete creando un intricato labirinto di relazioni familiari. Così gli affari di Stato erano, come spesso si dice, un affare familiare.

La sua immagine politica, a torto o a ragione, venne affiancata a personaggi come Gerone e Ierone, anch’essi tiranni e autocrati della Magna Grecia siciliana. Da un lato questo accostamento lo elevava come elemento di cui aver un certo timore reverenziale, dall’altro penalizzava il suo regno perché le similitudini tra lui e loro vennero usate come strali per poter mettere in ridicolo la sua figura.

Sotto di lui Siracusa divenne ricchissima e florida. Le sue ricchezze provenivano dalla politica dionisea di espansione verso la Sicilia ma anche verso il Tirreno e tutte le altre città che si profilavano all’orizzonte come ricche di bottino e denari.

Non si può negare che arrivò perfino ad ingannare i suoi cittadini pur di riscuotere denaro e non si può nemmeno dimenticarsi che parte della ricchezza racimolata nelle sue casse venne dalla spoliazione di templi. E nonostante questo si considerò sempre fortunato per non essere stato punito dagli dei.

Dioniso fu anche un uomo con una straordinaria intelligenza militare. Le sue strategie belliche vennero perfino notate da Alessandro Magno e studiate da Scipione l’Africano.

La fortificazione dell’isola interna di Ortigia e la fabbricazione delle sue immense macchine militari gli hanno consentito di rispondere in maniera, anche vincitrice, contro l’annoso problema dei cartaginesi che si riproponevano di conquistare le terre siciliane in ogni occasione utile.

Dionisio fu anche famoso per il suo amore per le arti ed esso stesso di propose come autore e anche qui la sua abilità venne sbeffeggiata. I filosofi non accettarono mai il suo modo di governare ed è vero che un altro dei proverbiali difetti di Dioniso: la paranoia, li mise ai ceppi, in prigionia e li costrinse ad esili o morti.

Quindi cosa dovrebbero pensare i posteri di un simil sistema di governo?

L’episodio della spada di Damocle, imputabile appunto al regno di Dioniso, dovrebbe essere di un qualche aiuto, o almeno un suggerimento: scomoda è la testa che indossa la corona diceva Shakespeare e lo è ancora di più se il regnante ha sul capo la continua minaccia di un immane pericolo che attenta alla sua vita.

Alessandra Coppola
Alessandra Coppola

Fu anche un abile diplomatico e strinse alleanze anche con le città della Grecia portando pace e altre ricchezze nelle casse della città. Tutte queste ricchezze che fanno pensare ad un’ossessione di Dioniso per il denaro servivano, oltre ad arricchirlo, a pagare l’immensa macchina statale e i numerosi contingenti di mercenari che venivano assoldati nelle mire espansionistiche del sovrano.

Però è interessante che qualcuno disse che la ricchezza di Siracusa era seconda solo a quella dell’imperatore persiano, o almeno fece una suggestiva allusione.

Tutte queste informazioni sono riportate nel saggio di Alessandra Coppola e, come già anticipato, per ognuna di esse sarà fornito un ricco corredo di nozioni che potrebbero far notare che alcuni episodi sono ascrivibili a situazioni che hanno accorpato la figura di Dionisio ad altri personaggi storici solo al fine di offuscare quello che di buono fece.

Queste interpolazioni della storia, più o meno a lui contemporanee, avvennero sia per demonizzare la figura e il regno di Dioniso che ci viene riportato in maniera fosca e difficilmente distinguibile da altri personaggi.

Ovviamente lo scopo del saggio non è quello di dire all’improvviso: Dionisio I di Siracusa era un santo. Nulla di più lontano dalla verità ma quando si parla di Storia e di coloro che la fecero, a volte, la verità è tra le righe di chi ha scritto quello che conosciamo.

 

Written by Altea Gardini

 

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