“Tre passi fuori” esposizione personale di Yoshka Blagova, sino al 23 giugno 2022, Libreria Edizioni Cardano, Pavia
Yoshka Blagova nasce a Burgas, in Bulgaria, nel 1994. Dopo aver affrontato il triennio di Scienze Naturali, all’Università di Pavia, si trasferisce a Londra.

Lì, il confronto con una realtà artistica e intellettuale internazionale stravolge, polverizzando, alfine, l’approccio al figurativo, proposto, reiteratamente, dai tempi del liceo artistico; le reali certezze segniche si perdono, indi, mentre addivengono ad impalpabili concretezze veri e “incerti” orizzonti esperienziali. Attualmente vive e lavora tra Milano e Pavia, manifestando il proprio temperamento, in fieri, tra pittura, scultura, arte murale e digitale…
“Tre passi fuori” è il titolo della sua prima esposizione personale, inaugurata, il 9 Giugno 2022, presso la Libreria Edizioni Cardano, di Fausto Pellegrin, in via Giacomo Cardano 48 nella città di Pavia.
“Rifugio di fiori./ La lucciola degli alberi/ Ne farà la sua luce?” – Basho
Yoshka Blagova è sia la piccola “lux” che il folto bosco, costituito da radicati crescendo esistenziali, citati dal Maestro Basho. È altresì il delicato e trino saltello, che le permette di mutare e concretarsi, poi, in un “floreale”, intimo pantheon universale, manifestandosi, quindi, al ciglio, come istanti estetici sospesi, singoli fiati indispensabili, laiasons tra apparenza e dissolvenza.
Il quesito, insito nell’aiku, inteso come divenire linguistico nonché triadica sinossi di molteplici e liberi pensieri, è anche l’incipit necessario per “maturare” un’incerta “affermazione” artistica e umana: la domanda è, quindi, la coronide tra il “dia-logos” sociale e la genesi di un nuovo sbòccio.
La giovane autrice bulgara raccoglie i “precari” frutti di diversi suoi confronti personali e li trasla, raccogliendoli, quest’oggi, nelle preziosità raccolte sulle tele, addentro sassosi microcosmi, su veli cartacei… li avvolge, quindi, col nome “Tre passi fuori”.
La provvisorietà è il non luogo concettuale, che prevede la fine e l’inizio, in cui quel “fruttato” nucleo è stato salvifico nutrimento, mentre bussa già, alla soglia dell’aleph dell’autrice, un ennesimo languore da saziare.
Yoshka intinge le proprie mani nella vita, pregna di sensatezze quotidiane, psicologiche, filosofiche… per rubare lacrime emozionali: dirime, alfine, gioie e asprezze vere, in un linguaggio artistico eteroglossa.
Da questa specifica galleria, colgo la tela “Alfabeti”; ivi, l’artista sembra aver persuaso le setole del pennello a corteggiare il colore acrilico che, immediato, ha concesso loro di carezzare, con le sue virtù, il supporto materico, ammantandone trame e orditi con una grazia inusuale.
L’essenza del pigmento tonale, sorpresa, dall’artista, in precisi spazi di un pentagramma cromatico sognate e delicatamente lirico, regala, all’osservatore, un ineffabile legame con la leggerezza e dell’azzurrità e della naturale “seta” erbosa e di un violaceo, divino nettare.
L’autrice bulgara, poi, li celebra, preservando, invero, la riservatezza dello “smeraldino manto cilestrino”, come, all’opposto, asseconda il desìo di affermazione, espresso dal vinoso “orgoglio”, conciliandone i lineamenti in un trittico di “volti” apolidi, coinvolgendoli, allora, in un sintagma misterioso.

Ne lascia presagire l’indispensabile coesistenza, mentre, fiduciosa, infonde, nei diastemi che li separano, l’invisibile pienezza di ciò che esiste a prescindere.
I tre “ovali” sono mutevoli presenze erratiche, il cui diacronismo è condizione “sine qua non” di una sincronicità complessa.
La tematica del trittico sembra svilupparsi spontaneamente come parte integrante di una missione individuale: l’artista alligna l’imprescindibile legame tra il vissuto e la “re-ligo”, sottolineando, in maniera certosina, un’argentea “struttura”, che accompagna decisa, seppur timida e esile, l’importanza del conteso compositivo.
L’immagine dell’autrice si moltiplica in un gioco di ossimorici riflessi, che si espandono, per ritornare, in ultimo, all’integrità di una memoria lungimirante.
L’esposizione personale di Yoshka Blagova sarà visitabile fino al 23 giugno.
Written by Maria Marchese