Poesia classica greca #3: Ipponatte, il poeta esiliato
“Ermete, Ermete mio, figlio di Maia,
Cillenio, ho un freddo cane, e prego te:
[…] da’ un mantello a Ipponatte, e un casacchino,
scarponcini felpati e sandalini,e sessanta stateri d’oro fino”. – Ipponatte

I generi della lirica greca arcaica si distinguevano tra la lirica monodica e la lirica corale. La parola “lirica” indicava una poesia destinata al canto con l’accompagnamento della lyra (o cetra). La lirica monodica era eseguita da un unico cantore, oltre alla lira si poteva utilizzare anche l’aulos; nella lirica corale, invece, come ben si intuisce per la recitazione dei versi era previsto un coro.
Ipponatte (Ἱππῶναξ) nacque nella città di Efeso (oggi nella cosa occidentale della Turchia) nel 570 a.C circa e si pensa morì a Clazomene dopo il 538 a.C., ma le date sono incerte e se anticamente lo si poneva nella prima metà del VII secolo a.C. oggi si pensa sia posteriore perché si è pervenuto un frammento in cui si cimenta in una parodia del poeta elegiaco Mimnermo di Colofone.
La tradizione ha conservato più di cento frammenti di questo poeta amante del giambo, uno dei metri utilizzò maggiormente tanto che modificò il trimetro giambico in coliambo o scazonte. L’etimologia della parola è ignota sin dall’antichità, taluni la accostano a “Ἰάμβη” ed alla storia di una serva che fece ridere la dea Demetra, oppure dal nome del figlio di Ares “ Ἴαμβος”; altri fanno risalire la parola dal verbo “ἰαμβίζω” che ha propriamente il significato di “scherzare” od anche dal verbo “ἰάπτειν” con il significato di “colpire”. Che poi giambo sia accostabile a ditirambo ed al culto di Dioniso ed a Demetra non è di sicuro casuale tanto che bisogna sempre tenere a mente la tradizione dei misteri eleusini.
Similmente ad Archiloco troviamo l’uso della prima persona ed un carattere violentemente derisorio ma, a differenza del poeta di Paro, i versi di Ipponatte sono più amari ed enfatizzano la miseria con una ricchezza di espressioni popolari che mescolano neologismi ripresi dalla lingua barbara, frigia e lidia.
“Gracchiava come il corvo nel letame.”
“[…] non come un cane subdolo,
che prima ti blandisce e poi ti morde.”
Di famiglia aristocratica come tutti i poeti dell’epoca, e non solo dell’epoca della Grecia antica, Ipponatte fu esiliato da Efeso per motivi politici, possiamo ipotizzare che qualche signorotto del tempo non avesse compreso il carattere scanzonato del giambo.
Si trasferì in Asia Minore (l’attuale Turchia) lasciandoci uno spaccato della cosiddetta città di frontiera nella quale si incontravano elementi greci ed elementi persiani. Nei suoi versi si incontra quella società cui non si era soliti menzionare: prostitute, barboni, ladri, mendicanti, personaggi che rappresentavano una nuova povertà.

Ipponatte indossa la maschera del miserabile per raccontare questa realtà, nei versi nasconde il suo essere aristocratico – e lo conferma il suo stesso nome che, infatti, è un composto di “ιππων” e “αναξ” con il significato di “signore dei cavalli” – e sovente impreca contro Pluto (Πλοῦτος), il dio della ricchezza legato all’agricoltura figlio di Demetra ed Iasone (da non confondere con Plutone, l’appellativo latino del dio greco Ade, divinità degli inferi).
“Pluto – è cieco, ma cieco per davvero –
a casa mia non è venuto mai
a dirmi: «Ecco, Ipponatte, trenta mine
d’argento, e altro in sovrappiù». È un vigliacco.” – Ipponatte
Ed ancora:
“A me non l’hai dato mai un mantello
col pelo, contro il gelo dell’inverno,
né m’hai ravvolto i piedi nelle pèdule
perché i geloni non mi si crepassero.” – Ipponatte
Le lagnose richieste di denaro sono anche rivolte al celebre figlio di Crono e Rea, il capo dell’Olimpo Zeus. Le composizioni replicano il bisogno di denaro o di valori corrispondenti per riuscire a vivere una vita degna e serena.
“Zeus, padre Zeus, perché, re degli dèi,
l’oro, re dell’argento, non m’hai dato?” – Ipponatte
Written by Alessia Mocci
Info
In foto: Dettaglio del dipinto “Un musicista” di Albert Joseph Moore (1841-1893) e dettaglio del Ritratto immaginario di Ipponatte dipinto da Guillaume Rouille (forse 1518-1589)
Rubrica Poesia classica latina