Lo scandalo del gesto intimo: da Pablo Picasso ad Andrea Grieco passando per Stefano Nardi

“Ci sono certi sguardi di donna che l’uomo amante non iscambierebbe con l’intero possesso del corpo di lei. Chi non ha veduto accendersi in un occhio limpido il fulgore della prima tenerezza non sa la più alta delle felicità umane. Dopo, nessun altro attimo di gioia eguaglierà quell’attimo.” Gabriele d’Annunzio, libro “Il piacere”

Donna che si bagna in un ruscello di Rembrandt
Donna che si bagna in un ruscello di Rembrandt

L’arte… una donna complessa, silenziosamente poliglotta, le cui pudenda dimorano in quello sguardo tenero e complice, dal poeta raccontato in questo verso.

Tutto il resto è pochezza e noia…

Quest’oggi, voglio affermare l’innocente provocazione, celata, e, nel contempo, esplicita, intessuta tra i liquefatti orditi e trame di una “dorata pioggia”.

Nel 1965, Pablo Picasso “sconvolge” l’eleganza del pensiero estetico che ammanta “Donna che si bagna in un ruscello” di Rembrandt, “distorcendone” i profili in “Donna che piscia”: la lingua francese inebria, poi, l’essenza della tela con un profumo “tres charmant”, mentre il mito di Afrodite, nata dalla schiuma elargita dallo sperma di Urano, regala, ai tratti dell’opera dell’artista spagnolo, l’altisonante rudezza degli affreschi cretesi.

La sottilità della “lingua” classica è, ovviamente, più garbata, rispetto al “gergo” contemporaneo, ma, già rivolgendo lo sguardo, per l’appunto, all’ “idioma espressivo”, si abbandona il chiacchiericcio inutile, che confonde e allontana dal pensiero artistico.

Gli smerli, le strisce, gli impasti, i punti… di Picasso, che, volutamente, regalano una visione sciatta dei soggetti, rispecchiano solo un’apparenza: essa, invero, ha ispirato un’intera corrente della scena pittorica degli anni Ottanta.

Di “pissing” è allagata non solo la storia, ma anche una certa letteratura, dal Marchese de Sade e le sue Centoventi giornate di Sodoma, fino alle intime riflessioni di Havelock Ellis. Quel gesto così intimo e così sfacciato diventa, nella mente dell’artista, come assenzio, odoroso di champagne: è veleno d’ambrosia, che ubriaca la mente, seducendo e assoggettando l’intelletto e la mano.

Lo scandalo del gesto intimo
Lo scandalo del gesto intimo

Nel contesto della mostra personale “Scandale” del professor Stefano Nardi, tenutasi alcuni anni or sono, in un negozio del centro di Mantova, qualcuno, però, urlò allo scandalo! Tra le opere dell’eclettico artista, era presente la serie “Pisseuse”, così intitolata per via dell’atteggiamento e della posa del soggetto.

L’artista di Castiglione delle Stiviere, in realtà, ivi sintetizza la verità di approfonditi studi segnico/cromati, polverizzando l’inutile, in favore della forma pura e di un pentagramma tonale deciso.

Al ciglio, appaiono 5 pagine esperienziali totalmente diverse l’una dall’altra, narrazione “salace” di un conturbato, ma vigile, stato intellettivo e estetico. Stefano Nardi, infatti, libera, sulle tele, una sobrietà fotografica, in cui l’ebrezza della poesia si esprime tra necessarie sistole e diastole compositive. Il roseo derma appare, poi scompare, a seconda della dissertazione, così come il drappo spaziale che lo accoglie; i dettagli ammiccano o spariscono e, altrettanto, fa la fisionomia. Questo particolare avvicendamento crea, nell’osservatore, una vera e estasi cerebrale.

Complice l’ironia dell’allora curatore, vennero apposte delle mutandine posticce sulla natura delle “Pisseuse”, a mo’ di sfottò, nei confronti dei moralisti. Stefano Nardi venne paragonato al “Braghettone”, incaricato dal Santo Padre di coprire le nudità michelangiolesche, suscitando, inoltre, l’interesse dei media: furono realizzati diversi articoli sui quotidiani, nonché servizi sui telegiornali nazionali, in prima serata.

Dalla pittura, passiamo al cut up: nell’opera ψυχή (psiche), l’artista partenopeo Andrea Grieco ritaglia, con precisione chirurgica, gli sfumati contorni di un delirante stato, che avvince temperamento e testa.

L’autore insinua le affilate lame e nelle proprie ineffabili carni e nelle viscere di quel sospeso sogno, ricavandone definiti frammenti di derma.

Limbica di Andrea Grieco
Limbica di Andrea Grieco

Suggella, alfine, ad un cartaceo letto, ove il tempo ha orientato la direzione di cremisi passi, una venerea divinità, le cui vesti terrene sembrano corromperne l’integrità.

Adombra, indi, il suo volto, per preservarne il mistero e altresì per riservarsene la purezza. Le corona il capo, con la levità del libero pensiero immaginario: due petali alari diventano, così, un salvifico e immaginario fìo. Un velo stringe le virginee labbra, ma non ferma la piena di quel dorato desìo. Andrea Grieco apre uno spazio inconscio, specchio di un personale suolo borderline, in cui il limite rappresenta una confusa ma indispensabile certezza.

L’artista sarà protagonista, dal 28 maggio al 5 giugno, della mostra personale “Limbica”, a cura della poetessa e curatrice comasca Maria Marchese, che si terrà presso la BM Art Gallery, di Olivia Bracci, nella città di Orvieto.

 

Written by Maria Marchese

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *