“Lo scudo di Talos” di Valerio Massimo Manfredi: la compenetrazione di documentazione storica e di fantasia
Il romanzo Lo scudo di Talos di Valerio Massimo Manfredi gode di una duplice valenza: esso si presenta difatti come un componimento storico e al contempo frutto di invenzione convogliando al suo interno tutta la storia della Grecia nel V secolo a.C.

Nessuno dei due elementi (la storia e la componente inventata) funge da sfondo: entrambi interagiscono funzionalmente tra loro avvalorando le storie individuali dei personaggi e rendendo la narrazione, che procede tramite l’invenzione fantasiosa, incalzante ed avvincente.
Questo procedimento concorre a ricostruire rigorosamente i fatti storici, conferendogli un quid di piacevole e coinvolgente lettura e fruizione. Su una matrice prevalentemente storica si strutturano difatti varie trame che con abilità l’autore inserisce in questo palinsesto.
Fin dall’incipit viene tratteggiata una trama di rivelazione: l’origine dell’eroe non è conosciuta e solo mediante degli indizi essa viene disambiguata.
Di pari passi si profila una trama di formazione che esemplifica il processo di evoluzione del protagonista.
Latente e sottostante si delinea infine una trama sentimentale. Tutti gli elementi prettamente enigmatici rimandano invece al carattere giallo e da spy story del romanzo.
Da un punto di vista strutturale il romanzo è organizzato secondo un sistema semplice, con un susseguirsi delle sequenze lineare giacché i fatti sono esposti in ordine cronologico senza anacronie, rendendo perfettamente collimante fabula ed intreccio.
Ottempera al bisogno di scientificità e rigore anche la descrizione dello spazio che delinea non uno sfondo generico ma autentici squarci geografici che si colorano talvolta di atmosfere evocative e simboliche.
“L’ora di tornare era giunta, era giunto il momento di soffocare per sempre la voce del sangue e il grido del cuore…
Nel pieno della bufera si dimentica che esiste il sole e si teme che le tenebre domineranno il mondo ma il sole continua a splendere sopra le nubi nere e prima o poi i suoi raggi si aprono un varco per riportare la luce e la vita.”
Anche la precisione terminologica contribuisce a rispettare l’ambientazione della Grecia antica mediante un linguaggio piano e detti del mondo agropastorale.
“O Signore, gli Spartani sono i più forti e valorosi dei Greci, nessuno è pari a loro in guerra e nulla può domarli. Essi non hanno altro padrone al di sopra di sé che la legge, davanti alla quale tutti sono uguali, anche i Re.”

Per quanto concerne i personaggi storici (Pausanias, Leonidas, Themistokles, il Gran Re persiano, Ephialtes) risaltano nel racconto con la loro tradizionale caratterizzazione storiografica. Non vengono presentati dalla voce narrante ma entrano direttamente sulla scena. Ad essere centrali sono i tratti che rimandano ad un sistema di valori, ad una qualità simbolo. Esemplificativa in questo senso è la caratterizzazione dell’eroe protagonista in cui la descrizione fisica passa in secondo piano rispetto all’annovero delle sue doti caratteriali.
“Non avrebbe mai pensato che un simile impulso potesse coglierlo. Più volte, durante la battaglia, sentì il sangue ribollirgli nelle vene e il desiderio di gettarsi nella zuffa travolto da un inspiegabile entusiasmo per quella disperata resistenza, per quel valore sovrumano che vedeva risplendere nelle magnifiche schiere che seguivano compatte i cimieri ondeggianti di Re Leonidas.”
Valerio Massimo Manfredi ci presenta insomma un romanzo travolgente, nel quale la puntualità della documentazione storica si compenetra con la sagacia inventiva della narrazione.
Written by Manuela Muscetta
Bibliografia
Valerio Massimo Manfredi, Lo scudo di Talos, Mondadori, 2016