“Pensieri” di Teresa Stringa: poesia come rifugio sicuro e motivo di sollievo
“Tra le gambe della folla/ tanto orrore…/ E nella corale impotenza/ diventa vago il senso/ di appartenenza…”
Pensieri, volume della poetessa Teresa Stringa, pubblicato da Tomarchio editore nel 2021, è custode di un mondo poetico di alto livello emozionale. Un mondo dove l’autrice, grazie alle sue liriche lievi, seppur intense, si mette a nudo sviscerando tematiche che sfiorano l’uomo e la sua natura, a volte contradditoria.
“Il tuo amore protettivo era sempre con me. Il tuo attento silenzio ha guidato il mio cammino…”
Teresa Stringa, poetessa, è figlia d’arte. La madre, infatti, è stata un’amante dell’arte poetica; mentre il padre, Ugo Stringa, è stato un valente pittore. Entrambi hanno trasferito alla figlia l’idea del contenuto valoriale proprio dell’arte, a completezza dell’esistenza; non solo perché rifugio sicuro e motivo di sollievo di fronte alle difficoltà della vita, ma quale mezzo espressivo della propria interiorità.
“Regna lo sconcerto/ per quella ressa che in un istante/ ha ceduto il buonumore/ al cieco terrore…”
Sviluppata in tre sezioni, la raccolta poetica di Teresa Stringa si sofferma su questioni esistenziali importanti, espressione del suo sentire. Che dà vita a versi dettati da un universo interiore volto a cogliere sfumature dei diversi stati d’animo.
La prima sezione titolata Pensieri, la più corposa della raccolta, in un’alternanza di riflessioni e virtuosismi, anticipa il suo modo di intendere gli eventi esistenziali: frutto di una sensibilità non comune.
Una lirica toccante di questa sezione, estremamente toccante, è Meteora.
Da cui si evince il presupposto che l’umanità è spesso in affanno a causa anche della solitudine; umanità descritta dalla poetessa come uno “sciame fluente con un puntino luminoso”, che lascia un’impronta nell’immensità della Storia.
In Pensieri, ancora, sono presenti alcune considerazioni sulla sofferenza fisica, sulla morte e su eventi dolorosi che entrano inevitabilmente nella quotidianità di ciascuno. Nonostante siano per l’individuo di difficile accettazione.
Ed è proprio la malattia un argomento su cui si sofferma la Stringa, che si annida fra i “turbinosi pensieri”; da lei raccontata come un momento sì dolente, intriso di afflizione per una circostanza crudele quanto inaspettata, ma anche quale momento di riflessione. Che, seppur l’onnipresente ombra della sofferenza inviti alla resa, è un grido d’aiuto, al contempo, rivolto a una figura suprema che infonde speranza.
La malattia non è descritta come elemento di autocommiserazione, semmai come espressione di disagio. Che non è solo disagio fisico, ma soprattutto emotivo, in quanto nasce dalla scoperta della fragilità della persona.
Raccontata con spontaneità, aiutata anche dalla fluidità delle parole, l’esperienza della malattia la si può intendere anche come una forma di libertà dai vincoli terreni.
Inevitabilmente la sofferenza fisica si lega strettamente al dolore dell’autrice per la scomparsa della propria madre, la cui memoria è viva anche attraverso la preghiera che le ha dedicato.
A legare la Stringa alla madre è stato un amore filiale manifesto, reso vivo da un ricordo incisivo, anche se gravido di un vuoto difficile da colmare.
“Veglia questo amore che la notte muore. Vivi il primo albore col cuore gonfio di stupore…”
La Provvidenza è altro elemento importante attraverso cui si ammette la presenza di un Dio che lenisce le ferite e che, affidandosi a un domani dà speranza. Speranza raccontata con toccanti parole metaforiche.
“Il chiarore dell’alba che si apre con un tiepido sole…”
La poetessa riflette inoltre sull’inesorabile scorrere del tempo, un tempo legato a un passato che si apre a ricordi della giovinezza.
Di cui, il tempo dell’innamoramento ritrovato, attraverso l’enfasi del ricordo, è fra questi.
Come pure la memoria di antichi sapori e odori, vissuti con nostalgia grazie alla piacevolezza di un’estate difficile da dimenticare. Testimonianze, dove il profumo del passato, grazie ad una versatilità linguistica di indiscutibile valore, sembra farsi presente.
La natura è altro tema presente nella raccolta; una natura benigna pronta a dare conforto a coloro che si rifugiano negli elementi naturali.
Trasposta in versi, è l’allegoria di una quercia secolare a rappresentare il luogo dove trovare conforto, con un accenno alla recente emergenza pandemica.
La scrittura, e nello specifico la poesia, sono per la Stringa momenti essenziali dell’esistenza. Considerate un’ancora di salvataggio a cui aggrapparsi per affrontare le avversità della vita.
Da considerarsi anche come momento per alienarsi da uno stato d’animo pervaso dalla mestizia, o quale mezzo di estraniamento che porta l’individuo in un altrove.
“Esplode nella mia primavera/ aria di mughetto/ in acerbe distese tinte di rosso, di blu…”
In Subbugli, seconda sezione della raccolta, più esigua della prima, la Stringa contempla riflessioni dettate da concetti di ordine morale. Durante la quale dà ampio spazio alla propria creatività soffermandosi sulla caducità dell’esistenza e l’inutilità di “una opulenta ingordigia”, come lei definisce la brama di potere e l’esagerato desiderio di possedere beni materiali.
“C’è chi, in malafede/ carpisce la generosità/ dei buoni…”
In Coccole, terza e ultima sezione, con parole ordinate e calibrate la Stringa manifesta il proprio talento attraverso liriche dedicate all’universo infantile.
“Anche quando la vita/ ti par bella,/ sempre folta è la strada/ d’ostacoli fermi,/ pronti a intralciare/ il tuo preciso passo…”
La raccolta poetica di Teresa Stringa ha una caratteristica preponderante su altre: tocca nel profondo dipanandosi in un insieme di speculazioni che sfiorano l’esistenza umana.
Da interpretarsi anche, con il vivace e imprescindibile desiderio da percepirsi attraverso le parole, di dare voce ad un universo emozionale di spessore. Che alloggia nel cuore di un’artista volta alla ricerca non solo del proprio sé, ma che vuole farsi strumento di espressività umana.
“Volgi lo sguardo/ ai tuoi pensieri più lieti,/ al viso illuminato di allora/ con labbra fresche/ e una bocca di riso…”
Che dire infine di Pensieri di Teresa Stringa?
Nulla da aggiungere, se non che il testo è fruibile anche da un lettore non avvezzo a cimentarsi nella poesia quale abitudine di lettura. Offrendogli l’opportunità di trovare in questa forma d’arte, amica leale che non delude mai, un rifugio sicuro dove poter dare quiete al proprio animo frastornato.
Liriche, quelle contenute nella raccolta, che formano di parola in parola un’opera da assaporare, e che non è possibile non apprezzare. Che si presentano al lettore sotto forma di perle di saggezza da introiettare e serbare come uno scrigno prezioso nel proprio mondo interiore.
Perché in fondo, è questo il compito della poesia. Arte silenziosa che può dare quiete all’uomo messo di fronte alle avversità della vita.
“Nella farsa della vita/ ogni attore/ ricerca affannosamente,/ e un po’ smarrito,/ il proprio ruolo…”
Written by Carolina Colombi
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