“Fairy Oak – La storia perduta” di Elisabetta Gnone: le streghe e i maghi hanno il potere di creare

“Fairy Oak era un villaggio molto grazioso. Le case di pietra avevano verande e giardini fioriti, protetti da muri coperti di more e rose selvatiche. Gli abitanti erano quasi tutti molto gentili e c’erano tanti, tantissimi bambini…”

Fairy Oak - La storia perduta di Elisabetta Gnone
Fairy Oak – La storia perduta di Elisabetta Gnone

Appartenente al genere fantastico, il romanzo Fairy Oak – La storia perduta della scrittrice Elisabetta Gnone racconta di una realtà immaginifica che ha trovato spazio in libri già pubblicati tra il 2005 e il 2017.

Fairy Oak è una saga che ha avuto un ampio seguito di pubblico soprattutto da parte degli adolescenti che, grazie ai libri della Gnone, sono stati stimolati alla lettura. Pubblicato da Salani editore nel 2020, Fairy Oak – La storia perduta lo si può interpretare come un ritorno al tempo che fu, in un viaggio che porta il lettore a visitare un mondo letterario già conosciuto.

Scritto in occasione dell’anniversario, il quindicesimo per la precisione, del primo volume pubblicato, questo ottavo libro della saga rappresenta il ritorno a Verdepiano e a vecchi personaggi che nel frattempo hanno subito una trasformazione.

“Una cosa in particolare rendeva il villaggio davvero speciale: a causa di un antico incantesimo, o forse per volere delle stelle del Nord, Fairy Oak era l’unico posto dove umani con poteri magici e creature magiche vivessero insieme…”

Sono trascorsi diversi anni dalla pubblicazione del primo libro della saga di Fairy Oak (2005) e l’autrice racconta lo stesso mondo incantato di allora cercando di ricreare l’atmosfera di quei luoghi magici e mai dimenticati.

Fairy Oak – La storia perduta, raccontato in prima persona, riprende la narrazione dal punto in cui i personaggi sono rimasti sospesi nel tempo, forse in attesa di intraprendere nuove avventure.

Il racconto, infatti, non si sofferma solo sui luoghi di cui l’autrice ha dato conto nei precedenti volumi, ma anche sui protagonisti che partecipano il lettore ad altre scoperte ambientate in Verdepiano, luogo dall’ambientazione assai suggestiva. Che non solo, grazie alla bellezza del suo paesaggio descritto dall’autrice con particolare enfasi, è luogo carico di magia, ma è uno spazio geografico che ha il sapore delle cose autentiche tramandate dai racconti dei vecchi.

Fairy oak – La storia perduta è dunque il seguito di un’avventura che, come le precedenti, prende per mano il lettore e lo accompagna in una realtà, frutto della fervida immaginazione della Gnone dove, grazie ai tratti colmi di spontaneità impressi loro, i personaggi riempiono la scena narrativa come fossero reali.

Nei flashback, inoltre, il lettore che ha apprezzato le vicende dei precedenti volumi, ritrova i protagonisti con diverse personalità e con le loro stravaganti avventure in una rievocazione al fine di apprendere le origini di questo luogo fatato. Già protagonista della narrazione pregressa che vede le gemelle Pervinca e Vaniglia sfogliare vecchi archivi ed evocare i trascorsi di Verdepiano, grazie al recupero di vecchie fotografie. Le quali suscitano in loro suggestioni emotive sulle tracce di una storia antica sopravvissuta al tempo e alla memoria.

Le quali fanno di Fairy Oak – La storia perduta un racconto intriso di un senso di nostalgia per le cose perdute, di ricordi indelebili di cui le gemelle diventano custodi.

Ed è in un intreccio di eventi che vedono le due occupare il ruolo di protagoniste, insieme ad altri personaggi tutti di spessore creativo, che la narrazione risulta davvero gradevole.

Sviluppata grazie a vari episodi, con amori e vecchie amicizie, che si aprono agli occhi delle due portandole a vivere esperienze vicine più ai sogni più che alla realtà, che si snoda una bella storia fantastica, scritta con abilità tale da imprimere alla narrazione una tensione intrisa della naturalezza di linguaggio propria dell’autrice.

“Il Capitano, così lo chiamavamo, era stato trovato privo di sensi sulla spiaggia molti anni prima che le gemelle nascessero, con la faccia riversa nella sabbia, i piedi lividi sballottati dalla risacca…”

Grazie a una trama sviluppata con un registro di scrittura fluente e delicato il lettore è portato a far memoria della propria infanzia, in quanto alimentata dal ritmo narrativo dolce e piano, ma non per questo monotono. Catturando l’attenzione del lettore dalla prima all’ultima pagina del racconto.

“I bambini si sedettero a un tavolo solo per loro, seguiti dalle fate che li accudivano; noi ci accomodammo ai soliti vecchi tavoloni di assi, gli stessi a cui si erano seduti tante volte i nostri genitori…”

Fairy Oak – La storia perduta non è solo storia di piacevole svago, anche se romanzato, si può considerare il libro come di formazione e di principi educativi.

Elisabetta Gnone
Elisabetta Gnone

La determinazione, per esempio, con cui i personaggi sfidano le proprie paure e fanno emergere dal passato le origini del luogo a loro caro.

Il coraggio, ancora, presente in ogni individuo, anche se nascosto dietro atteggiamenti che gli impediscono di palesarsi.

La natura, in tutte le sue manifestazioni, è elemento che emerge con forza all’interno di una narrazione densa di riferimenti ambientali. Dove la natura, quella viva e lussureggiante descritta dalla Gnone, è un bene preziosissimo per l’umanità tutta e come tale andrebbe conservato.

“Le streghe e i maghi hanno il potere di creare. Quel che non c’è possono farlo apparire, ma non scomparire. Sanno trasformare in brutto in bello e il bello in meraviglioso…”

Inoltre, un messaggio che emerge dalla narrazione è la capacità di sfidare gli ostacoli, quelli che tutti possono trovare sul proprio cammino.

E, senza possibilità di smentita, si può affermare che Fairy oak -La storia perduta è una bella favola adatta sì ai lettori più giovani, ma anche agli adulti che tra le parole possono scoprire ‘il fanciullino’ che è in loro. Sempre che si desideri tornare un po’ bambini, però.

“Tutte le sere, quando l’orologio della Piazza batteva mezzanotte, le streghe e i maghi di Fairy Oak chiamavano le fate tate per sapere cosa avevano fatto i loro nipotini durante il giorno. Noi la chiamavano L’Ora del Racconto” – da Il segreto delle gemelle

 

Written by Carolina Colombi

 

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