Cesare Borgia: l’archetipo del condottiero spietato, figlio del papa Alessandro VI
Se mi segui sul canale Youtube, avrai visto i miei video su condottieri rinascimentali intrepidi e senza macchia come Giovanni delle Bande Nere. O di soldati di ventura come Federico da Montefeltro, un freddo calcolatore, ma anche un mecenate delle arti e della cultura.

Oggi invece ti parlerò di un personaggio che rappresenta invece l’archetipo del condottiero spietato. Congiura e tradimento per lui sono un credo di vita. Un giovane dai bei lineamenti che non ha problemi ad usare la ferocia. Cesare Borgia. E allora se la storia ti incuriosisce seguimi in questo articolo e successivamente guarda il video.
Cesare Borgia nasce nel 1475, figlio illegittimo del cardinale Rodrigo Borgia, e della sua amante Vannozza Cattanei, che avrà da lui anche Giovanni, Lucrezia e Goffredo. Oggi per i nostri figli speriamo nell’agognato posto fisso, ma a quel tempo per un uomo la carriera poteva essere solo o militare o ecclesiastica. E così, Rodrigo sceglie per Cesare un futuro cardinalizio e gli impone studi umanistici.
Tanto che nel 1491 papa Innocenzo VIII, su pressione di Rodrigo, lo nomina vescovo di Pamplona, anche se lui è ancora un ragazzino e non ha mai ricevuto gli ordini sacerdotali.
Ma è solo per ottenere la rendita di 16.000 ducati l’anno, perché il giovane Cesare ha tutt’altre ambizioni, e dopo che il padre nel 1492 viene eletto pontefice con il nome di Alessandro VI diventa governatore generale e legato di Orvieto, e alle confessioni dei fedeli sostituisce l’addestramento militare.
Andrea Boccaccio, vescovo di Modena dice di lui che è di “una gran modestia e con un atteggiamento di gran lunga superiore e preferibile a quello di suo fratello Giovanni, duca di Gandia”. Evidentemente non immagina lontanamente dei delitti di cui si macchierà il suo pupillo.
Ma quando il fratello viene assassinato a Roma con nove coltellate, forse ad opera della famiglia Orsini, Cesare – contro il volere del padre – depone la porpora cardinalizia per dedicarsi alla carriera militare al posto del fratello defunto.
Rodrigo però non demorde e decide allora che Cesare sposi Carlotta d’Aragona, figlia di Federico I di Napoli, che è ospite del re di Francia. Lo scopo è chiaro, quello di far diventare Cesare il pretendente al trono del regno partenopeo. Non c’è da stupirsi, in quegli anni è uso comune tra le casate nobili imparentarsi con matrimoni di comodo per espandere il proprio potere.
E allora Alessandro VI cosa fa? Propone a Luigi XII una specie di scambio di favori. Il re deve agevolare il matrimonio tra la principessa Carlotta sua ospite e il figlio Cesare, ed il pontefice in cambio si impegna ad annullare le precedenti nozze di Luigi XII con Giovanna di Valois, in modo che lui possa risposarsi con la regina Anna di Bretagna. Come ulteriore cadeaux, diciamo così gli promette di legittimare le sue pretese sul ducato di Milano. Tutto eticamente corretto.
Però a dispetto dell’avvenenza del giovane la napoletanissima Carlotta rifiuta di sposarlo. Il bel Cesare, che è giunto in Francia in pompa magna, bardato d’oro e con i cavalli ferrati d’argento a questo punto non consegna al re la bolla papale con l’annullamento del matrimonio del sovrano.
Allora si arriva ad un compromesso: a Cesare viene data come consorte la nipote del re, Charlotte d’Albret, e lui consegna la bolla di divorzio a Luigi XII che ottiene la nullità del matrimonio. Sposando Charlotte nel 1499 diviene duca di Valentinois. Da cui l’appellativo di “duca Valentino”.
Ora che è imparentato con il sovrano francese emerge il suo vero volto. A capo dell’esercito francese nel 1499, scende in Italia alla conquista del ducato di Milano. Ludovico il Moro, vista l’alleanza fra il papa, la repubblica di Venezia e la Francia, fugge da Milano lasciando campo libero a Cesare Borgia, luogotenente del re. Alessandro VI, nel frattempo dichiara decaduti dai loro feudi i signori di Pesaro, Imola, Forlì, Faenza, Urbino e Camerino, spianando così la strada alla conquista del centro Italia da parte del figlio.
Ovviamente nessuno obbedisce all’ingiunzione del papa. E Valentino comincia a macchiarsi le mani e la coscienza di sangue. Con un’armata costituita da fanti e mercenari di ferocia inaudita, l’11 dicembre del 1499 espugna Imola.
Poi assedia Forlì dove sconfigge Caterina Sforza che, come una leonessa al comando di duemila uomini, resiste per tre settimane asserragliata nella rocca. Nonostante l’energia e il piglio da guerriera, Caterina viene fatta prigioniera e gli invasori, si abbandonano ad atti di inaudita violenza sulla popolazione che ha avuto l’ardire di resistere a fianco della sua Signora.

Ma non c’è solo la guerra nella vita del Valentino. Di quando in quando, Cesare Borgia torna a Roma, e le malelingue raccontano dell’amore incestuoso con Lucrezia. Cosa si nasconda davvero dietro il loro legame è cosa poco chiara.
Lei si strugge per lui, talvolta lo odia, talvolta lo ama con trasporto. Si racconta che Lucrezia, colta da smarrimento, gli abbia chiesto cosa provasse nel cuore per lei e, alla fredda risposta di lui che le dichiara di amarla come si ama una sorella, gli abbia sputato in faccia.
Il 2 agosto 1500 cade Cesena poi Rimini e Faenza, dove vengono deposti i Malatesta e i Manfredi.
Il re francese e Cesare Borgia marciano sicuri nelle loro carneficine con la benedizione del Santo Padre utilizzando strumenti… diciamo così un po’ fuori dalle convenzioni guerresche. Un suo ingegnere ha inventato i cannoni con palle incatenate che sono capaci di tagliare a metà un cavallo o un cavaliere dotato di armatura. Con queste armi hanno vita facile a seminare distruzione e morte dappertutto.
Incoraggiati da papa Borgia che si è premurato di scomunicare il re di Napoli, invadono il regno. Ma vengono bloccati nell’assedio di Capua, per 38 giorni. Il Valentino allora corrompe un suo abitante, che apre le porte delle mura permettendo agli assalitori di dare il via al massacro della popolazione.
Nel 1502 conquista i ducati di Camerino ed Urbino, diventando potentissimo e temutissimo visto che è oramai conosciuto per le congiure e i delitti atroci che compie contro i suoi nemici. Ed il padre approva, così come quei cardinali alleati che si voltano dall’altra parte per far finta che i massacri e le ruberie non esistano.
Ma se conduci una vita simile poi ti devi guardare le spalle anche dai tuoi amici. E capita allora che alcuni dei suoi più valenti condottieri si riuniscano presso il castello dei Cavalieri di Malta di Magione, per organizzare la cospirazione, per evitare, come dicono, “d’essere uno a uno divorati dal dragone“.
Vitellozzo Vitelli, alleato di Cesare Borgia in molte imprese militari decide di tradirlo insieme ad altri capitani di ventura. I congiurati entrano in Urbino e fanno impiccare gli uomini di Cesare Borgia. È una dichiarazione di guerra. Al comando di un esercito antipapale si scontrano con le truppe del Valentino a Calmazzo, sconfiggendolo.
Ma, avviene qualcosa di incredibile. Paolo Orsini uno degli ufficiali cospiratori si accorda con Cesare Borgia convincendo anche i suoi alleati ad accettare una richiesta di pace. Fanno la cosa sbagliata, perché dovrebbero sapere con chi hanno a che fare. Invece accettano di partecipare ad un banchetto nel castello di Senigallia invitati proprio dal loro nemico. Nella notte del 31 dicembre 1502 cadono nella trappola e giunti al palazzo ducale riescono a malapena a fare un rappacificatorio brindisi con Cesare Borgia prima di venire strangolati dalle sue guardie.
Nel 1503 dopo essere diventato signore della Romagna rivolge la sua sete di conquista verso le principali signorie umbre. Mette a ferro e fuoco Monteleone d’Orvieto, poi Perugia, dove il Papa gli ha spianato la strada minacciando di scomunicare i cittadini, se questi non avessero deposto il capitano del popolo Gian Paolo Baglioni. E da lì Siena, dove ha vita facile nel destituire messer Pandolfo Petrucci.
Rodrigo Borgia nella sua metodica azione di annientamento di chi gli è ostile, fa incarcerare vari membri della famiglia Orsini ed ordina al figlio Goffredo di attaccarli ovunque per sterminarli. Ma c’è bisogno di Cesare per normalizzare la situazione, e rientrato in Vaticano il 26 febbraio del 1503 li assedia a Ceri dove si sono asserragliati, impiegando le micidiali macchine da guerra di Leonardo da Vinci.
Solo con la morte del padre il 18 agosto 1503, forse per avvelenamento, la fortuna, per il Valentino comincia a girargli le spalle. Perché dopo il breve pontificato di Pio III, a lui favorevole, viene eletto Papa il cardinale Giuliano Della Rovere, esponente di un casato acerrimo nemico dei Borgia.
Il nuovo pontefice, che prende il nome di Giulio II, uomo austero, volitivo e poco avvezzo alle vie diplomatiche, toglie al duca il governo della Romagna e ne ordina l’arresto e la reclusione in Castel Sant’Angelo.

Come in un avvincente thriller storico lui riesce però ad evadere, e si rifugia a Napoli ma viene fatto arrestare anche lì, e consegnato in catene a Ferdinando II, che si trova in Aragona. Rinchiuso nella fortezza di Medina del Campo, riesce ad evadere ancora, pur fratturandosi diverse ossa visto che mentre si sta calando da una finestra a venti metri d’altezza, qualcuno gli taglia la fune e lo fa precipitare nel fossato.
Ma è il canto del cigno.
Muore nella notte tra l’11 e il 12 marzo 1507 durante l’assedio di Viana, vittima di un’imboscata dove i suoi assalitori, lo trafiggono con ventitré colpi di picca e gli tolgono l’armatura ed i vestiti, abbandonandolo seminudo sul terreno.
Dopo solenni funerali la salma verrà composta in un grande sepolcro di marmo anche se il Valentino non troverà pace neppure da morto perché nel XVII secolo, l’Inquisizione spagnola dichiarerà che i resti sono cosa indegna e sacrilega, e disporrà che vengano sepolti in terra non consacrata, in prossimità di una discarica di rifiuti, onde siano «calpestati da uomini e animali».
Written by Ugo Nasi
Info dipinto di Altobello Melone
“Il dipinto, a destinazione privata, era già stato considerato ritratto di Cesare Borgia, il Duca Valentino da G. Lochis in una lettera del suo epistolario (Epistolario Lochis, 1822-1859). Lochis acquistò l’opera da Carlo Francesco Longhi.” “Il fiero gentiluomo, in passato identificato con Cesare Borgia, è raffigurato a mezzo busto, sullo sfondo di un paesaggio temporalesco attraversato da due misteriose figure. Seppur influenzato dalla ritrattistica di Giorgione e del giovane Tiziano, Altobello sviluppa uno stile personale, caratterizzato da un disegno nervoso, spia del suo interesse per la grafica nordica, e dall’uso di colori freddi e metallici, come le tonalità argentee del cielo, il verde oliva del paesaggio, il blu petrolio della veste.” Continua a leggere sul sito LaCarrara.