“Aguas Negras” – Tex Stella d’oro n. 34 di Pasquale Ruju e Giampiero Casertano: un’estate tragica nel Nuovo Messico

Lettore non per caso, nonché articolista per scommessa, sono orgoglioso di poter affermare di aver letto tutti i Tex e i Dylan Dog finora pubblicati e di essere legittimamente in grado di concordare con chi afferma che, per quanto riguarda le loro storie, si tratta per lo più della solita solfa, a cui non si riesce a fare a meno quando si è Bonelli addict, come lo è il sottoscritto da oltre mezzo secolo.

Aguas Negras – Tex Stella d’oro n. 34
Aguas Negras – Tex Stella d’oro n. 34

Se qualcuno afferma che è impossibile che Tex venga sconfitto in un duello, popperianamente lo falsifico, essendo certo che prima o poi questo avverrà. Del resto, il fatto è già occorso nell’Albo n. 99, nell’episodio intitolato La sconfitta. In quel caso la motivazione dell’imprevedibile debacle del ranger fu causata da un vile inganno di cui egli era rimasto vittima.

Qualora un fisico sperimentale spari una particella contro una barriera densissima e apparentemente invalicabile, nonostante l’estrema improbabilità, può avvenire che essa l’oltrepassi: si tratta del cosiddetto effetto tunnel, per cui, se vi è una pur minima possibilità che un fenomeno succeda, prima o poi senz’altro accadrà. Se poi il fisico si chiama Tex Willer ciò ricorrerà con una certa frequenza.

Parimenti, è altamente difficile che, stante la mia tempra di lettore, una storia di Tex mi colpisca al basso ventre e che mi costringa a una resa indecorosa, anziché concedermi di lasciarmi dire, dopo averne divorato l’ennesimo Albo: Avanti il prossimo! Stavolta sono rimasto knock out. E lo dico sul serio.

Nel presente caso, il mio inusitato crollo è motivato dal fatto che le storie di Tex, nonostante qualche decina di morti, finiscono sempre nel migliore dei modi: i buoni trionfano e sorridono, mentre i cattivi o vengono ammazzati, oppure catturati e consegnati alle patrie prigioni.

Non sono un esperto di grafica fumettistica, poiché privilegio la disamina degli eventi narrati, ma qualcosa nei disegni e nei colori di questa avventura mi ha stupito.

Nella scena posta in basso di pagina 12 è disegnata la carneficina dei contadini massacrati dagli sgherri di Don Vicente. Mi meraviglia il fatto che Casertano non abbia inquadrato per intero le mani e parte di un braccio di uno dei due cadaveri posti in basso, quello su cui si è casualmente posato un badile sul bicipite femorale destro.

Segnalo un fatto analogo nella penultima scena di pagina 36 al corpo di Felipe, di cui si scorge soltanto una parte della coscia sinistra. Analoghe carenze sono disseminate, in riferimento a crani, spalle, cappelli vari, eccetera, il che finisce per rendere più realistico il reportage della vicenda narrata.

Per quanto riguarda i colori, non vorrei spendere troppe parole per illustrarne la bellezza, ma per rilevarne l’alternarsi di notevoli chiari (per esempio nelle scene dell’eccidio alle pagine 6 e 7; nonché a pagina 40, dove l’esplosivo illumina l’ambiente con la sua immane conflagrazione) e di inquietanti scuri (per esempio la scena illuminata da una porzione di luna a pagina 32, dove si intravedono le luci di alcuni fuochi accesi; nonché alle 34 e 39, dove Camila, figlia di don Vicente, è tenuta prigioniera all’interno di una caverna).

Non escludo che simili effetti siano normalmente utilizzati dai disegnatori e dai coloristi dei fumetti, ma in questo episodio essi mi paiono significativi e realizzati ad hoc.

La storia è semplice. Il riccastro Don Vicente compie un sopruso. In quella landa assolata, dove l’acqua è scarsa, egli ha eretto una diga che devia il corso dell’unico fiume della regione verso la sua proprietà.

I campesinos si ribellano e, guidati dal giovane Felipe, al grido di “Avanti! Tutti insieme, senza paura!” esigono minacciosi che essa sia tolta di mezzo, dopo di cui vengono falciati da una raffica di pallottole, a cui nessuno scampa, tranne, non si capisce come, il solo Felipe.

Tex e Carson giungono nella locanda gestita da Rosa Padilla, madre di quel ragazzo, proprio allorché la stessa viene informata della strage, in cui lei teme sia rimasto vittima l’amato figlio.

Come sempre capita in questi casi (mi pare che in questo caso l’effetto tunnel non sia contemplato) i due ranger promettono all’affranta madre che faranno di tutto per ritrovarle il figlio. Il quale, nel frattempo, pur volendo bene fin dall’infanzia a Camila, si fa convincere da una masnada di cabrones, inaffidabili e privi di onore, di rapirla, al fine di poter convincere il padre a condividere l’acqua con quella povera gente. Quando i nostri due eroi incontrano don Vicente, rimandano il loro proposito di fargli pagare il fio dei suoi misfatti, perché questi, quasi piangente, li supplica di aiutarlo a liberare la figlia, che “è la cosa più preziosa che ho… vi prego… dobbiamo trovarla!”

Aguas negras - Tex - Pasquale Ruju - Giampiero Casertano
Aguas negras – Tex – Pasquale Ruju – Giampiero Casertano

Quell’uomo cinico aveva poco prima affermato, a proposito degli agricoltori ribelli: “I morti sono morti, German, non occorre mancare di rispetto, la cosa importante è che i vivi non riprendano ad alzare la cresta.” – per cui aveva fatto caricare le loro salme affinché fossero restituite ai parenti.

Don Vicente è un personaggio in cui onore e malvagità, alternandosi continuamente, finiscono per confondersi. Ora egli teme che la propria figliola faccia una brutta fine, e il timore di una nemesi fatale desta una certa pena in chi sta leggendo tale cupa vicenda.

Nel racconto sorgono imprevedibili alleanze fra personaggi buoni e cattivi, che cessano ogni volta a causa della loro natura fittizia. Dopo alcuni accadimenti che si succedono a ritmo frenetico in poche e densissime pagine, ha luogo l’atto terribile che, con la sua irrimediabilità, è tipica di ogni tragica storia. Don Vicente, fingendosi grato, cattura con l’inganno Felipe e lo condanna a morte. Nello scontro a fuoco finale avviene un’esplosione dovuta a un’assurda fucilata di uno scagnozzo del proprietario terriero, nonostante il disperato urlo di questi:

“Non sparare, idiota, è troppo vicino! Lui…”. 
“Bang”
“Ziip”
“Ah!”
“Sbraaang!”  

Camila, ormai orba del padre e dell’amico più caro, non può che gridare “Nooo!”. Il commento finale di Tex non può essere che un catartico: “Forse ha commesso degli errori… Ma in qualche modo, grazie a lui, oggi è stata fatta giustizia!”

Il fiume di Aguas negras, ripulito col sangue di quell’infelice eroe, potrà tornare a scorrere libero, riversandosi nel suo antico letto e consentendo l’irrigazione dei campi di quei poveri contadini.

Una ben più ria sorte accompagnerà lo scorrere delle lacrime, pur celate al lettore, ma ineluttabili, che Rosa Padilla non cesserà mai di far sgorgare finché vivrà, dai suoi affranti occhi di madre.

 

Written by Stefano Pioli

 

Bibliografia

Aguas Negras – Tex Stella d’oro n. 34 – Soggetto e sceneggiatura di Pasquale Ruju, disegni di Giampiero Casertano, colori di Matteo Vattani, Sergio Bonelli Editore, 2022

 

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