Donne contro il Femminicidio #65: le parole che cambiano il mondo con Stefania De Girolamo
Le parole cambiano il mondo. Attraversano spazio e tempo, sedimentandosi e divenendo cemento sterile o campo arato e fertile.

Ho scelto di contattare, per una serie di interviste, varie Donne che si sono distinte nella lotta contro la discriminazione e la violenza di genere e nella promozione della parità fra i sessi.
Nelle loro parole, in risposta a mie specifiche domande o nella libertà di definire alcuni lemmi, tutte si sono espresse in una pluralità di voci e sfumature d’opinione, senza mai tradire l’obiettivo primo, ossia una lotta coesa contro la degenerazione della cultura patriarcale che può sfociare nel femminicidio.
Insieme si cambia il mondo. Insieme donne e uomini. Insieme, partendo anche da assunti diversi, ma che condividono il medesimo fine, nell’accoglienza di ogni forma di alterità.
Oggi è il turno, per Donne contro il Femminicidio, di Stefania De Girolamo, genovese. Editorialista presso “Movimento dei diritti delle donne”, cura un blog dedicato alle ingiustizie e ai libri, collabora con la testata giornalistica “Il coraggio delle donne”. Pubblica racconti e poesie, i romanzi “Insieme ce la faremo” e, nel 2021, “Richiamo dalle foibe”.
Femmina
Femmina in tutte le sue forme rappresenta la metà, ovvero quel 50% di un tutto, che insieme alla parte maschile diventa perfezione assoluta. Le due parti devono necessariamente coesistere, coincidere, l’una non può fare a meno dell’altra.
Femminismo
Ci sono linee di pensiero talmente diverse che riesce difficile identificarsi nell’una o nell’altra. Per quello che mi riguarda credo semplicemente nella parità di diritti in quanto meramente esseri umani, senza estremismi o ideali di superiorità della donna sull’uomo. La donna non deve essere tutelata o aiutata, la donna deve vedere riconosciute le proprie qualità al pari dei colleghi maschi sul lavoro o, più in generale, deve avere semplicemente il suo posto nella società, nel mondo politico o in qualsiasi altro contesto per i suoi meriti e diritti e null’altro.

Purtroppo questo è un grandissimo problema che riguarda tutti e che sembra essere in continua espansione. Ho la pessima sensazione che l’abitudine a minimizzare l’emergenza, per non parlare della deresponsabilizzazione dei colpevoli, sia qualcosa che miri a rigettare in un angolo le donne, mal celando una sottile volontà di ritorno al patriarcato.
Educazione sentimentale
L’abbraccio, innanzi tutto l’abbraccio. Si deve iniziare da questo fino dal primo istante di vita di un neonato, quando non può ancora distinguere parole o sentimenti. Quel contatto fisico dice tutto: amore, paura, gioia. Dobbiamo semplicemente insegnare ai nostri figli l’infinità delle emozioni umane e quel che si fa nei loro primi due anni di vita è fondamentale. Nonostante ci siano in questo senso casi meravigliosi di adulti rieducati al sentimento che fanno sperare per il meglio, resto dell’idea che sia comunque molto difficile. Spesso dietro a un uomo violento c’è una infanzia violenta, questo non significa giustificare, ma porre il primo passo verso l’ascolto, la comprensione e anche il perdono: questo a beneficio innanzi tutto delle vittime che soffrono già a sufficienza e non hanno certo bisogno di altri sentimenti negativi di rancore o rabbia, devono semplicemente chiudere col passato e rinascere nella serenità, facendo tesoro di un’esperienza, anche se negativa, ma pur sempre un insegnamento per non cadere più nella trappola.
Written by Emma Fenu
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