“Adelaide” di Antonella Ferrari: romanzo ispirato ai Mayo, una famiglia dell’Abruzzo
“Ero io a decidere. Nessun altro, neanche il mio cuore. La mia testa sì.” – Antonella Ferrari
Da diverso tempo a questa parte l’Abruzzo è una regione sempre votata alla cultura.
Terra dal patrimonio storico e naturalistico ineguagliabile, si tratta di un territorio che ha dato i natali a grandi come Ovidio, D’Annunzio, Croce, Silone.
Ferito dal terremoto del 2009 prima e da quello del 2016 poi, nonché dalla triste vicenda di Rigopiano, di cui proprio in questi giorni ricorre il quinto anniversario, l’Abruzzo ha saputo reagire, grazie alla sua gente, laboriosa e zelante, nonché ad una maggiore consapevolezza di sé e del suo potenziale.
Soprattutto dopo la prima fase della pandemia, molti hanno cercato l’Abruzzo come destinazione per vacanze distanziate e sicure, a contatto con la natura.
Un’autrice che ho avuto modo di conoscere in questi mesi è Antonella Ferrari che, dopo alcuni esordi letterari, nel 2020 approda presso l’editore Castelvecchi con il suo Adelaide. Si tratta di un romanzo tanto breve quanto variegato per quanto concerne la possibilità di essere ricondotto all’interno di un genere ben preciso.
Romanzo storico nell’impianto, fantastico per alcuni escamotage adottati dalla scrittrice, “epistolare” sui generis per quanto riguarda la struttura (e si rimanda alla lettura affinché possano essere apprezzati tali particolari), questo racconto parla di Adelaide Mayo, nobildonna appartenente ad un’importante famiglia chietina.
Siamo nell’Ottocento e i Mayo aderiscono alla Carboneria: “Quindi è pacifico che, dal 1820 in poi, Chieti e i Mayo parteciparono ai moti massoni-carbonari che si conclusero ben più tardi con l’Unità d’Italia”.
Le carte ufficiali non parlano di lei, perché spesso, si sa, la storia taglia fuori le donne: “è altrettanto scontato che Adelaide, in quanto donna, non venga nominata negli atti, all’epoca le femmine contavano zero”. Dove le notizie tacciono Antonella inventa: e così vediamo Adelaide, una donna libera e indipendente che, in virtù della propria condizione privilegiata, può disporre come vuole del suo tempo, delle sue risorse, del suo amore. Anzi, c’è da dire che la Mayo approfitti della propria fortuna per aiutare gli indigenti, ma anche per aiutare se stessa a trovare il piacere attraverso legami appaganti ma mai totalmente vincolanti.
Adelaide non vuole limitazioni alla sua autonomia, non giudica la diversità, non ha l’obiettivo di fare la vita che solitamente fanno le donne della sua epoca.
Adelaide vuole in tutto e per tutto dare il proprio contributo da cittadina, manifestando così un senso civico e patriottico ante-litteram accresciuto dal suo essere donna e dal contesto storico e geopolitico in cui vive.
Personalmente sono soprattutto la sua generosità e il suo credere in una possibile unità nazionale gli aspetti che ho più amato in lei: “La nostra battaglia politica è stata il sale della mia esistenza”.
Inizialmente unica donna del gruppo, ben presto attorno a lei si legano altre donne, laiche e religiose, tutte unite insieme agli uomini per “combattere per un mondo più equo, per l’uguaglianza tra gli esseri umani e la mutua assistenza”.
La protagonista sa andare realmente e idealmente, oltre il suo “Abruzzo misero e arretrato”, oltre l’Italia e oltre la Carboneria stessa: “Gli ideali di Italia Unita furono portati avanti dalla Giovane Italia di Mazzini, più democratica. Se la Carboneria era nata nelle logge massoniche. composte solo di nobili, mentre il popolo era tenuto alla larga e all’oscuro di tutto – anche se di fatto collabora appieno –, al contrario il movimento mazziniano si basava su tutta la cittadinanza, ogni classe sociale, soprattutto le più umili, era la manovalanza di questa compagine che propugnava gli stessi ideali del Risorgimento. Di Italia unita”.
Adelaide è la voce narrante di questa vicenda, ed è molto bello che l’autrice trovi un modo per rendere la sua figura tanto solenne, quanto alla mano, tanto inserita nel suo contesto, quanto profetica. Adelaide infatti racconta le sue peripezie in presa quasi diretta a una giovane donna, Giorgia, che funge da guida di Palazzo Mayo.
La ragazza, come tanti altri episodi e personaggi, sono inventati e mescolati a fatti realmente accaduti (fra questi ultimi la visita ufficiale del Re Vittorio Emanuele a Chieti): rappresenta tuttavia la continuità tra la storia e il presente perché chi lavora nei monumenti contribuisce alla permanenza viva della tradizione.
Anche la solidarietà di Adelaide verso le altre colleghe del suo entourage manifesta un importante esempio di come la collaborazione femminile possa essere un laboratorio di rinnovamento. Lei e le sue compagne dimostrano, nel 1800 e ancora oggi, che le donne hanno un corpo, una mente e tante passioni demiurgiche.
Le “ragazze” possono anticipare i tempi e, anche se spesso sono troppo avanti rispetto alla loro epoca, il seme che gettano resterà buono per il futuro: è questo il caso di Isabella che, distrutta da una delusione sentimentale, si mette a studiare medicina per poter comprendere e, se possibile accettare, la base fisiologica dell’attrazione fisica. Alla sua epoca le è vietato laurearsi, ma lo studio che ha intrapreso le è servito per capire, e le sarà utile anche per aiutare. Non manca infine il ricorso a episodi di magia e simili a testimonianza della ricchezza delle tradizioni e dei riti del remoto Abruzzo.
Grazie Antonella per questa storia e ad maiora, a te e alla tua terra con cui ho la fortuna di confinare!
Written by Filomena Gagliardi
Bibliografia
Antonella Ferrari, Adelaide, Castelvecchi, Roma 2020, 107 pagine, 13,50 euro