Contest letterario gratuito di poesia “Versi di Sardegna”

“La Sardegna è fuori dal tempo e dalla storia. Questa terra non assomiglia ad alcun altro luogo. La Sardegna è un’altra cosa: più ampia, molto più consueta, nient’affatto irregolare, ma che svanisce in lontananza. Creste di colline come brughiera, irrilevanti, che si vanno perdendo, forse, verso un gruppetto di cime… Incantevole spazio intorno e distanza da viaggiare, nulla di finito, nulla di definitivo. È come la libertà stessa.” David Herbert Lawrence

Regolamento:

Contest Versi di Sardegna
Contest Versi di Sardegna

1.Il Contest letterario gratuito di poesia “Versi di Sardegna” è promosso da Oubliette Magazine, da tutti gli autori e le autrici dell’antologia e dalla casa editrice Tomarchio Editore. La partecipazione al contest letterario è riservata ai maggiori di 16 anni.

La partecipazione al Contest è gratuita.

Tema libero.

 

2. Articolato in una sezione:

A. Poesia (limite 100 versi)

 

3. Per la sezione A si partecipa inserendo la propria poesia sotto forma di commento sotto questo stesso bando indicando nome, cognome, dichiarazione di accettazione del regolamento. Si può partecipare con poesie edite ed inedite.

Le opere senza nome, cognome, e dichiarazione di accettazione del regolamento NON saranno pubblicate perché squalificate. Inoltre NON si partecipa via e-mail ma nel modo sopra indicato.

Importante: cliccare su Non sono un robot, è un sistema Captcha che ci protegge dallo spam. Per convalidare la partecipazione bisogna cliccare sulla casella.

Ogni concorrente può partecipare con una sola opera.

 

4. Premio:

N° 1 copia del libro “Versi di Sardegna” AA.VV. (Alessandra Sorcinelli, Carlo Onnis, Dennys Cambarau, Francesca Petrucci, Franco Carta, Gabriella Zedda, Gigliola Cuccu, Giuseppa Sicura, Lilli Sanna, Maria Domenica Pileri, Mary Ibba), edito nel 2021 dalla casa editrice Tomarchio Editore.

Saranno premiati i primi tre classificati della sezione A.

 

5. La scadenza per l’invio delle opere, come commento sotto questo stesso bando, è fissata per il 20 febbraio 2022 a mezzanotte.

 

6. Il giudizio della giuria è insindacabile ed inappellabile. La giuria è composta da:

Versi di Sardegna
Versi di Sardegna

Alessia Mocci (Editor in chief)

Alessandra Sorcinelli (Poetessa e scrittrice)

Carolina Colombi (Scrittrice e Collaboratrice Oubliette)

Franco Carta (Poeta)

Stefano Pioli (Studioso e Collaboratore Oubliette)

Filomena Gagliardi (Poetessa e Collaboratrice Oubliette)

Carlo Sorgia (Scrittore)

 

7. Il contest non si assume alcuna responsabilità su eventuali plagi, dati non veritieri, violazione della privacy.

 

8. Si esortano i concorrenti per un invio sollecito senza attendere gli ultimi giorni utili, onde facilitare le operazioni di coordinamento. La collaborazione in tal senso sarà sentitamente apprezzata.

 

9. La segreteria è a disposizione per ogni informazione e delucidazione per e-mail: oubliettemagazine@hotmail.it indicando nell’oggetto “Info Contest” (NON si partecipa via e-mail ma direttamente sotto il bando), in alternativa all’email si può comunicare attraverso la pagina fan di Facebook.

 

10. È possibile seguire l’andamento del Contest ricevendo via e-mail tutte le notifiche con le nuove partecipanti al Contest Letterario; troverete nella sezione dei commenti la possibilità di farlo facilmente mettendo la spunta in “Avvertimi via e-mail in caso di risposte al mio commento”.

 

11. La partecipazione al Contest implica l’accettazione incondizionata del presente regolamento e l’autorizzazione al trattamento dei dati personali ai soli fini istituzionali (Gdpr 679/2016). Il mancato rispetto delle norme sopra descritte comporta l’esclusione dal concorso.

 

Buona partecipazione!

 

75 pensieri su “Contest letterario gratuito di poesia “Versi di Sardegna”

  1. Alban Alessandro Alexandr
    Accetto il regolamento

    Titolo: L’Occhio della Sera
    Superai l’Occhio della Sera
    Sulla strada neromanto
    Che si dimenava d’un
    Equino furor
    E balzai nella notte
    In penombra
    Gareggiando
    Con l’isole arancio del cielo
    Umide

    1. Dichiaro di accettare il regolamento di questo Contest letterario: Versi di Sardegna

      La linea del cielo

      Separa la verità
      la stacca dal buio
      cancella ogni traccia

      per suonare la carica
      snidare la feccia
      celebrare tumulti

      La linea del cielo
      parla suono complesso
      parla chiare parole

      il linguaggio da asceti
      erranti profeti in preghiera
      ispirati criminali diletti

      Serve a rubare le giuste idee
      strappare il mestiere al creatore
      cullare silente riscossa

      Mentre riprende il suo filo
      la strada fiducia cammina
      si perde in virtù e coraggio

      Perché raccontare di storie
      perché narrare d’amore
      dei figli d’ardore?

      Tutti i figli di cenere
      sono perduti nel fumo
      verso un alto traguardo

    2. Angela Rosauro
      accetto il regolamento

      Frammenti di niente

      Non ho più vento da donarti
      né verrò a saziarmi con baci grappoli
      rubicondi sorrisi di insano mattino
      nuovi rumori abitano le tue stanze
      né il tintinnio dei tuoi ciondoli le rallegra
      lo scirocco tuo apparire alza a nembi
      ricordi marosi e riccioli neri
      e i sogni, i sogni dove vanno
      esili scie in questo cielo stanco
      si nascondono frammenti di niente
      tornano poi si perdono
      dove hai serbato i tuoi
      là verrò a riposare

  2. NOME E COGNOME: JOHANNA FINOCCHIARO
    Dichiaro di accettare volontariamente e completamente il regolamento del suddetto contest letterario.
    IL RESTO
    A volte mi chiedo.
    A volte.
    A me stessa.
    Chiedo.
    Se anche gli altri.
    Se anche il resto.
    Se voi.
    Vediate quel che non vedo
    e non vediate quel che vedo.
    Se solo io
    e perché mai
    cerchi e ricerchi quel che non c’è a scapito del cielo.

    Allo specchio, all’uscio, alla stazione.
    Passi e frenesia.
    Occhi pittori di tele vergini.

    Ma lo scordo presto.
    Come scordo il resto.

  3. Parole di saggezza

    Brividi caldi
    sui bisbigli di settembre

    con ruggine foglie
    gocce su gocce

    si spera a vivere
    con l’essenza delle nocciole

    per una vera poesia
    di sera

    vagabondare il mondo d’acciaio,
    frammenti d’amore

    davanti al destino …
    parole di saggezza.

    Accetto il regolamento

  4. La solitudine
    Solo…. no c’è la solitudine che accompagna le mie giornate,
    mi parla e ricorda il mio trascorso,
    i sogni mancati….
    la solitudine mi sgrida e senza remore mi dice dove ho sbagliato…
    Amo la solitudine!
    Può accadere che stia al mio fianco mentre dipingo o modello la mia vita…
    sì la solitudine non ti lascia solo….
    ti parla, ti ama, ti sgrida, ti accompagna….
    solo? No c’è la solitudine.

    Antonello Cosseddu, dichiarazione di accettazione del regolamento di questo contest

    1. SFIDARE IL VENTO
      Avrei voluto vederti!
      Quate volte l’ho scritto
      Quante volte l’ho detto
      Anche in quei giorni
      Quando il vento rapente
      Mulinava le foglie brune e rinsecchite
      Quelle foglie che solo qualche giorno prima
      Di verde prillavano tremule sul ramo
      E ombra offrivano e riparo
      A chi bramava frescura…

      È in quei giorni che ho pensato
      “Ti vedo in questa corsa”.

      Avrei voluto vederti con la tua gaiezza
      Avrei voluto tenerti a me avvinghiata e
      Come foglie in questo marasma di foglie
      Vorticare nel turbine della bufera
      Sfidare il vento nella passione
      E, tal “Paolo e Francesca,
      Alla volontà del limite ormai prostati
      Sembrar” si al vento esser leggeri”
      Noi, del vento innamorati
      Noi, dal vento amati.

      – accetto il regolamento

  5. Pierluigi Stradella : Accetto il regolamento

    Il pianto

    Una lacrima vuole stillare
    a tutti i costi,
    ma il mio cuore
    non le ha preparato la strada;
    scenderà per il sentiero del mio viso
    corrucciato senza conoscere
    una precisa direzione.
    Povera lacrima.
    Da queste altezze puoi vedere
    un mondo diverso
    da quello che vedevi nei miei occhi,
    puoi scoprire altre profondità,
    recondite o remote,
    sicuramente nuove,
    per la mia voglia di tenerezza.
    E man mano che va avanti,
    si assottiglia,
    vive la sua vita,
    cogliendo attimo dopo attimo
    il tepore della mia pelle.
    E si consuma.
    Si spende per amore
    della mia conoscenza.
    Si struggerà per rendermi più forte.
    Ti fermerai solo quando il riflesso
    del giorno non mitigherà il mio gemito.
    E sarai gloria del tempo.
    E forse mi avrai reso più tranquillo.

    1. Accetto il regolamento
      Dedico questi versi a questa giornata della memoria
      IL DOLORE

      Il dolore è un cumulo di macerie
      è uno strappo di vita che annienta la mente ,
      e al tumulto dei ricordi dilania il cuore.
      Il dolore…
      silenzia la ragione a chi ne è detentore ,
      a chi tace al fato….
      a chi subisce quel flagello perpetrato…
      coltelli appuntiti
      che mai saranno soppressi…
      invaderanno sempre li,
      dove ne faranno dimora.
      Il cuore ancora dilaniato,
      dal sangue che grida giustizia,
      che abbevera quel solco arido e bruciante
      si cheta al sol pianto
      di una lacrima d’amore!

      Emma Caravello

      1. Vedo una strada antica
        ornata di papaveri
        e film di nuvole nei cieli
        all’orizzonte
        e tu ragazza,
        pensierosa,
        seduta su una pietra miliare,
        gli occhi oltre le cose,
        persi nel vento di mondi lontani:
        qui non muove foglia,
        siamo involucri immobili,
        sguardi da riempire.

        – accetto il regolamento

  6. Cala d’Ostia

    Muto lo sguardo
    della torre di spagnola memoria,
    non più sentinelle
    a scrutar l’orizzonte
    ma gigli
    nati da sabbia feconda,
    e complice è la luna
    del riso sommesso del mare.

    (accetto il regolamento)

  7. Mesa
    (a Mesa di Pontinia – Migliara 51)

    In quest’aria di moderni suoni e rumori,
    nella spianata di nera terra, stai
    dove respirano grasse e profumate zolle
    sulla fettuccia romana verso Anxur.
    Non ti ravviva un crocicchio
    e oggi ti rivedo e penso agli anni.
    Stringe il cuore adulto quando lo sguardo
    volge ai pini, ai diritti pioppi ed eucalitti,
    al piano per indagare tra i poderi
    dove fu posto il letto della partoriente
    che ogni giorno nutrì la mia vita.
    Mesa, nel mio cuore vivi.
    Riposa il viandante ch’è in me
    nel vecchio casale di antichi mosaici
    dove sostarono re e imperatori,
    santi e il teutonico poeta.
    Sulla Regina Viarum residua
    il mausoleo svestito della buona roccia
    del deforme schiavo Clesippo
    amato dalla lasciva Gegania,
    da Plinio il Vecchio tramandati,
    che intravedo con calici di sidro levati,
    veli ad avvolgere le nudità
    nel rumoroso baccanale.
    Oggi è lo stormire lieve delle foglie,
    il fluire di uccelli, il frinire di invisibili cicale;
    raggi d’oro che trafiggono l’aria
    esaltano colori che rallegrano l’animo.
    Un’eco insiste prepotente nel petto:
    Mesa mi sei nel cuore
    quantunque un altro addio sia fatale:
    gridano luci di altri luoghi,
    invocano voci di altri amori.

    – accetto il regolamento

  8. Fratello senza casa

    Per tutti gli amici delle stelle
    uniti per la pelle
    per tutti gli amici del vento
    lontani ormai dal tempo
    amici della strada e della gente che passa
    la notte troppo fredda per riuscire a dormire
    e troppo chiassosa per potere sognare.
    Si beve per non pensare
    e non sentire quel dolore
    che ognuno porta nel proprio cuore
    di una vita ormai andata
    ma solo un po’ più sfortunata
    rispetto a chi ha tanto e continua ad avere
    e passa indifferente a chi solo desidera
    un letto per dormire e una famiglia da amare.

    – accetto il regolamento

  9. TEMPI
    Le spaziature
    cavano in alto gli avvitare
    approssimati a energia da scorarsi
    su mutevolezza, e sui dubbi l’umanità
    che si sconquassi. Dei preservati
    amaranti russare,
    dei torti. Ciò per tutto quello che si amalgami
    sai, con la vitalità.
    Di concessa da riconsegnare azzurra
    che all’altezza
    poni in fiere beni, poveri di vicende presenti
    e mi galvanizza e mi opprime nei pezzetti
    di coincidenza,
    di allontanamenti e brillantezze
    che è aspirazione e portamenti appariscenze.

    – accetto il regolamento

  10. SA MÍA

    Un’isola sa contenere
    ogni forma di bene.
    Il mare la fuori …
    è una tavolozza di colori.
    La terra là dentro
    è un oceano di profumi.

    L’isola, … tutto sa dare,
    non riesce a trattenere.
    Circondata d’amore umano,
    di visi, sorrisi e abbracci felici.
    Allargano lo spirito
    ed il cuore stringono.

    E poi sapori di terra e di mare
    a consacrare l’armonia.
    Vorrei dirvi poche parole,
    ma sarebbero così tante:
    « Siete nel cuore e cuore siete …
    un cuore grande, generoso e puro! »

    ©️ Benedetto Patti
    Roma 03/01/2019
    -Accetto il regolamento

  11. Cosa mi manca?

    Se parlo ai monti lontani con gli occhi
    di un adolescente. Se seguo il correre
    del vento sulle acque del lago
    e sento le tue dita fra i miei capelli
    cosa mi manca? Cosa mi manca
    se ho due mani due gambe
    due occhi due labbra
    e un sesso come un cane alla catena
    che mi agita, si alza su due zampe e scodinzola
    se vede da lontano la padrona?
    Cosa mi manca se all’alba le tue labbra
    profumano di ciliegi e sono il sole
    che illumina e mi scalda ?
    Nella notte senza luna fredda e chiara
    bianchi e incantevoli occhieggiano i tuoi sorrisi
    dalla finestra spalancata del cuore
    mi riversi il fiume in piena dei tuoi baci,
    che sciolgono la catena e lasciano vagare
    le mie mani sul prato fertile del tuo corpo.
    Scavo con gli occhi e lecco l’erba
    degli angoli più nascosti, mordo le mandorle
    sgusciate e brune che ornano i tuoi seni
    come frutti umidi di rugiada.
    Dal velluto della tua tana sgorga l’acqua limpida
    che mi disseta. E se dormendo
    mi leghi alla morbida catena dei tuoi piedi
    e mi colpisci con piccoli calci
    dischiudo le tue lunghe gambe e mi rifugio in quell’angolo
    di paradiso misterioso. Nel forte abbraccio
    delle tue cosce m’accuccio e mugolo d’amore.
    °°°°°°°°°°°°
    Accetto il regolamento
    Marcello Comitini

  12. Oltre noi

    Amami
    oltre le mie ceneri,
    per l’ultima volta
    rincorrimi
    come le luci della sera
    inseguono
    le onde lente del silenzio.
    Trascinami
    nel deserto di memorie
    dove me ne andrò
    senza ricongiungimento.
    Io sola, tu solo
    all’ombra dell’altrove
    e non mi so dare pace.

    accetto il regolamento

    1. c’è l’oscurità e c’è la luce
      ci sono gli uomini e ci sono le donne
      l’isola è questa: un pezzo di terra in disordine
      tu qualcos’altro
      con il mare dentro casa
      quaranta passi all’altezza dell’infinito
      anche farina e grasso
      gelatina di mango e pesci di ceramica
      nell’aroma umido
      di un giorno qualunque solo noi- a caso- poche ondate di erotismo
      che danzano in un giorno d’inverno
      non chiedere niente a nessuno
      il maestrale disegna piccole storie
      davanti al vetro della finestra almeno tu respiri
      resisti al bruciore lasciato dalla salsedine
      come una bottiglia verde
      vista strattonare da un giorno all’altro
      tra gli angoli d’acqua fredda che fai? il posto giusto è una riga di ruggine composta sulle scarpette da bambino
      al centro della voce che sposti e frughi nel fondale inquinato per volerle bene
      poi te ne vai-cazzo- alla fine ce ne andiamo tutti
      dal mondo dei sogni

      – accetto il regolamento

  13. Diego Civita.
    Dichiaro di accettare il regolamento del Concorso: ” Versi di Sardegna”

    ” Nascondiglio del sole”
    Calerò la testa
    nelle ossa del niente
    e di perlustrante luce
    cercherò il ricordo
    delle più antiche catene
    che d’ esser uomo
    attanagliano i sospiri,
    finchè di spoglia
    non si riserva il nume
    alla leggenda sottile/
    dell’ antico andare
    e il buio aprirá le cerchia
    all’ ascolto in segreto…
    d’ un profondo lamento
    come di croce impalata nel ventre
    a tatuar di cose,:
    “il nascondiglio del sole”!.

  14. NERO D’ARANCIO

    Spirito violento di cent’anni,
    che rabberci la rocca dell’eterno,
    tu diffondi lo zenit dal profondo
    ai miei laghi divelti d’alto mare.
    E s’espande la mandragora d’Arancio
    sull’aspetto nero del futuro,
    su quel velluto che raccoglie all’universo
    e si diffonde,
    carico d’autunno.
    Tu lo sai che il cielo è verde,
    e se trionfano le scale del sorriso
    tu ritorni all’ondeggio della notte
    placido omerico
    ovunque.
    Stanotte le chiavi del mondo
    sono state trovate
    sottovento.
    Tu camminavi,
    sbalzato nel vermiglio,
    rosso di fuoco
    dall’anima.

    – accetto il regolamento

  15. GIACINTI
    Nel recondito del nostro giardino ho piantato
    i bulbi dei giacinti viola
    che in mano di fretta mi hai consegnato
    e il profumo acceso dei fiori
    non è più svanito, né giorno né notte
    e pervade ogni stanza e balcone
    Non smette mai, non sfioriscono i petali
    perché sempre li annaffia la tua voce intensa
    ogni volta che vibra e palpita
    nei germogli propagatasi fino al mio cuore

    Accetto il regolamento del concorso “Versi di Sardegna”

  16. L’ INERPICAR DEL SOGNO
    “Nell’uzzolo di scriver versi,
    per svuotar l’interno si è tersi.
    Bramosìa che s’impadrona
    dei monti il dolor non m’abbandona.
    Oh amato sogno, o dolce languor,
    àncorami all’alto…son vampa d’ardor!
    Di colori e odori, stupore e soavità,
    ammiro d’amor montano la sua beltà.
    Quanto goder santa montagna,
    fra sonni e sogni il cor ristagna.
    Elevar con lode la poesia intonata,
    per ringraziar la sommità sognata!”

    Accetto il Regolamento

    1. Giovannini Luciano
      Accetto il regolamento

      Treblinka

      Quel che rimane su quel filo spinato
      è solo un brandello di un sogno perduto
      una molecola dissolta nel vento
      e dal vento adagiata su sopite coscienze.

      Quel che rimane di quei corpi straziati
      sono le impronte lasciate nel tempo
      immagini grigie e mucchi di scarpe
      polvere e fumo in un cielo polacco.

      Quel che rimane delle nostre vite bruciate
      è l’odore acre nelle narici del mondo.

      Quanto cara mi fu la tua libertà.

  17. Angelo Cosentino
    Accetto il regolamento

    Vedrò me stesso

    Ti guarderò al di sopra
    dell’orlo del bicchiere.
    Vedrò me stesso
    che insolentisce le tue labbra,
    proverò quel brivido
    di crudeltà che m’assale.
    I tuoi occhi riveleranno
    il sentimento dei miei,
    saranno forti da fissarci,
    da accecare il rantolo
    dei desideri bluastri,
    da uccidere il silenzio
    dei nostri sguardi.
    Guarderò le tue mani,
    ti accorgerai della ripulsa
    che mi rattrista,
    dirò che voglio stare zitto.
    E ti sforzerai d’essere più giovane,
    con un linguaggio più sordo,
    tu che hai occhi grandi,
    immensi globi d’ambra
    annegati tra le ciglia.
    Sarà la fine dell’allegria,
    darò un calcio alle risate
    e tu dirai d’esser dolce
    come vino rosso rubino
    prima d’ubriacare
    l’amore tra noi.
    Ciascuno si metterà
    a pensare in un turbinio
    di silenzio, una folle danza.
    Io il tuo piccolo idolo
    di cera sciolto al sole.

  18. Titolo: Non ho paura della morte

    Non ho paura della morte.
    Ho paura di morire senza essere stata amata
    come avrei desiderato.
    Il mio cuore trabocca d’amore,
    Come un fiume in piena.
    Ti ho cercato tutta la vita,
    ma non ti ho mai trovato.
    Credo di non essere mai stata capita.
    Troppo difficile, troppo impegnativo.
    Io lo chiamo semplicemente amore,
    quello che permette di vedere
    al di là dell’apparenza
    e di accogliere in te un’altra anima,
    assetata d’amore,
    proprio come la mia!

    – accetto il regolamento

  19. Accetto il Regolamento

    DEL PANE FATTO CASA
    Un giorno. Fatto uomo nel tuo grembo.
    O una notte… Una vita… o una morte.
    Un tempo benedetto dalla gioia…
    Sapere che già tutto è stato fatto
    non è la fine della fantasia,
    ma la premessa all’incominciamento.
    “E che la morte, a noi, ci trovi vivi.”
    Senza il terrore dell’annullamento,
    senza il terrore, mai, dell’abbandono,
    legati solo dalla libertà,
    catena che la ruggine non coglie.
    “Nel tempo dell’inganno universale
    la verità è la rivoluzione.”
    Se io non t’amo come tu vorresti
    sappi che t’amo come io so amare…
    Se ti deludo… sono quella mela
    che il verme ha preferito tra le altre.
    Sono la grappa della botte buona
    che scioglie il tuo pensiero e la tua voce;
    la litania del cento volte Mater !
    Il Tota pulcra che tempesta il vento
    davanti al Vas insigne devotionis,
    Vas honorabile et spirituale…
    Rosa mystica… Mistico il tuo seno…
    Mistico il bacio che m’avvolge il cuore.
    Mistico il succo… neve dell’amore,
    raccolto e consacrato al tuo sorriso.
    Non piangere se un giorno me ne vado;
    sorridi perché un giorno m’hai incontrato,
    ché dentro te ho eretto un monumento,
    un celebrante sempre innamorato
    di te, del tuo sembiante e del tuo amore.
    Dorato tabernacolo vivente.
    La lampada più bella che accendiamo
    non mostra mai bagliori di una luce,
    ma fa ammirare l’ombra che c’inonda,
    il pane fatto casa che ci nutre,
    protegge, accoglie e assolve ogni peccato.
    “Mai più imputati in cerca d’espiazione”.

  20. Titolo: Ti amo

    Sei esploso dentro di me
    Sommergendomi d’amore
    Mi hai scossa dal profondo
    E mi hai salvata
    Da quella lenta morte
    Che ormai si era
    Impossessata di me
    Mi hai risollevata
    Mostrandomi
    La luce della vita
    Sei stato al mio fianco
    Ogni volta che mi stavo perdendo
    Mi hai donato la speranza
    E la voglia di amare
    Ti amo con una
    Forza dirompente
    Desidero farti mio
    Per l’eternità.

    – accetto il regolamento

  21. IL SUO NOME
    Il suo nome più colorato di una bella rosa
    dai colori accesi in un prato assolato
    alla luce riflessa di una giorno d’estate,
    per Lei e per me le rose rosse le preferite,
    Lei, la mia rosa preziosa, un tesoro nel cavò del cuore
    felice tra le mie braccia , un libro aperto letto e riletto,
    il mio tesoro chiuso in cassaforte
    dove nell’intimità sono chiusi i nostri segreti,
    momenti che non si raccontano,
    il mio tesoro , Rosaria la mia rosa preferita,
    si abbandona dolcemente tra le mie braccia
    la chiamo tesoro, quasi mai per nome,
    Lei scherza e ride dice che sono matto,
    è una donna innamorata e non si arrabbia,
    mi lascia sfogare poi riprendo il controllo,
    è più felice quando la chiamo per nome,
    il suono della mia voce come le note di una chitarra,
    Rosaria è quello che vuole sentire,
    anche se Amore per Lei è uguale,
    si sente più vicino, con la testa sul mio cuscino,
    si perde nei meandri dell’estasi che non ha tempo,
    difficile capire fino a che punto è fuori controllo
    mentre anche io faccio fatica a vivere il momento,
    gli occhi nel buio della stanza con una luce dentro,
    le labbra silenziose si cercano per vivere il momento
    vorrei gridare” tesoro” a voce alta, ma mi trattengo
    Lei ha deciso, vuole sentire il nome essere complice,
    sussurro dolcemente il nome, Rosaria, Amore,
    insieme sentiamo i battiti dei cuori come due barche in balia del mare
    sono questi i segreti che nessuno deve sapere.

    – accetto il regolamento

  22. Come tutte le sere

    Come tutte le sere io mi ritrovo solo,
    una spirale di pensieri mi porta verso l’oblio.
    Un suono sordo s’affaccia nella mia mente:
    l’eco della solitudine.
    La tua voce mi percuote.
    Mi detesto.
    Sono solo e non ne capisco il motivo,
    non capisco neppure il motivo
    per cui io penso ancora a te.
    So solo che come tutte le sere
    il buio prenderà il sopravvento
    e io mi assopirò nella solitudine.
    Il tuo sguardo mi guarda beffardo.
    Lasciami come tutte le sere cicatrici
    e vattene per poi ritornare a infliggermi
    il colpo di grazia.
    Come tutte le sere odio me stesso e amo te.

    Davide Melis – Accetto il regolamento

  23. – accetto il regolamento

    Demenza senile

    Un giorno mi sveglierò
    sì curvo e canuto
    che i pensieri, tutti,
    sciameranno via, stanchi,
    dalla mia anima dolente,
    come fredda nebbia,
    dalla terra novembrina.

    Cadrà allora nell’oblio
    il divino simulacro
    di quella tua forma sublime:
    si sbiadirà la polvere d’oro,
    sottile, sul tuo volto;
    si scalfirà l’avorio,
    lucente, della tua pelle;
    si dissolverà il profumo tuo
    di rosa e mandarino,
    e il sapore di fuoco, delle tue labbra,
    si spegnerà, mesto.

    Così, in quel limbo melmoso,
    mi lascerò annegare,
    naufrago impotente
    a una bonaccia fatale,
    tra petali di loto danzante,
    senza più un faro a guidarmi.

    Troppo tardi sarà, allora,
    per aver compreso
    che fosti tu sola
    l’essenza stessa
    della mia moritura
    misera esistenza.

  24. Accetto il Regolamento
    Sez. A
    Poesia
    Titolo
    “L’Anima più vera”
    Dio ti creò in una notte sola.
    ponendoti in mare
    come una verdeggiante
    scogliera.
    Di profumi e fiori vanitosi
    l’aria ne assorbì il sapore.
    Di greggi, bianche di candore,
    tracciarono le vie più impervie.
    Ruderi dei tempi andati
    segnarono la Storia e le vestigia.
    Contaminazioni culturi,
    trascritte sulle pietre,
    levigarono: volti e ferite.
    Corpi rudi e sagaci,
    intenti a tramandare: riti e
    tradizioni, fecero della Tua
    Terra un sacrario di benedizioni.
    Isola la cui bellezza
    non ha eguali, ancora reggi
    le sorti della vita
    e con fierezza altera,
    offri di Te: l’Anima
    più vera!

  25. Tempo Nemico

    Quando la mente è stanca
    Deforma le sostanze di vita
    Come una matassa sfilacciata
    Dalla gatta che cinica scruta
    Dov’è ancora intatta.
    Trame che ingiallite ignorano i fronzoli
    Di un dì di festa e ricami
    che adagiati sulle arance
    Miseramente appassiscono.
    Mense imbandite
    Da fumi nauseabondi
    Che deformati dal tempo
    Tornano alle nari.
    Tempo complicato
    Orologio fermo e rumoroso
    Come un vecchio mulino.
    Polvere che tutto imbianca
    Nel regno del pane.
    Ma più soffice è se intriso
    Di burrasche quotidiane.

    —–
    Traduzione in Limba Sarda

    Tempus Inimigu

    Cando sa mente est istraca
    Tramudat sas sustàntzias de sa vida
    Vida chi paret unu loromeddu
    Isfilatzigadu dae su ‘atu
    Ch’irrispetosu mirat
    in ue est intamen acontzu.
    Tramas chi grogas reventidas sont
    No’ischint de randas de die festosa e de ricamos
    Chi postos subra a sos arantzos
    Miseramente morint.
    Mesas aparitzadas
    e fiagos coloviantes
    chi defrommados dae su ‘entu
    A tivas torrant.
    Tempus cumplicadu
    rellozu de pedra
    Arressu ma rumorosu
    che mulinu ‘etzu.
    Piùere chi totu carrargiat
    In su regnu de su Pane.
    Isse prus modde si cunservat
    Si est impastadu
    a suore de ‘onzi die.

    – Accetto il regolamento

  26. Cancellazioni
    ****
    Io non ricordo … o forse
    voglio solo cancellare immagini

    Eppure a volte
    complice un bicchiere o una musica
    tutto riaffiora su piccole increspature
    acquee immagini deformate dalla brezza

    Sono lineamenti provati
    corpi che galleggiano
    sospesi tra la mente e la carne

    Ossa senza nome
    che riverberano al sole mattutino
    tra le loro tragedie sconosciute

    D’intorno un paesaggio metafisico
    di grigi e azzurri appena accennati
    ingloba echi infantili
    che si frantumano su rocce troppo alte
    per i loro pochi decibel

    E lì restano
    graffi nella pietra tra muschi e licheni

    Scalfisco con le unghie queste pareti
    come a cercare di ricomporre morte
    umida e corrotta

    Piccole storie affiorano
    sanno di tempo e muffa
    di corpi nudi
    e piaghe aperte
    in cui non crebbero fiori
    solo radici purpuree
    essiccatesi al sole bastardo
    che non varcava mura

    che avete fatto uomini e donne di Dio

    e se quel dio esiste
    allora … maledica le vostre tombe

    Faccia scempio delle vostre anime
    e ne conduca l’essenza …là
    dove più forte è il dolore dei morti

    Siano le vostre eterne grida
    cantico soave alle anime
    che avete squarciato

    Io non ricordo…o forse
    voglio solo cancellare immagini

    ma mi chiedo perché il tempo
    mi fa così male dentro

    e perché la carne non dimentica…

    Acceto il regolamento come da bando riportato sulla pagina web: https://oubliettemagazine.com/2022/01/20/contest-letterario-gratuito-di-poesia-versi-di-sardegna/
    Raffaello Corti

  27. Pino Chisari
    Accetto il regolamento

    dimenticata magia

    Quest’arida collina battuta dal tempo
    coltiva gli sterpi dell’antica vita
    nei cunicoli misteriosi della terra.
    Dimenticata magia quella ch’improvvisa
    travolge l’aria, un urlo morente
    accanto al sole ormai fuggiasco.
    Richiama fantasmi la mente complice
    e vegliano attorno in silenzioso
    corteo del nulla, disperso al vento
    che stasera riporta
    instancabili nenie antiche.

  28. A UNA TERRA CHE AMO (scritta il 27 maggio 2020)

    Vi regalo un viaggio
    solo con la fantasia dei colori
    e con l’intensità degli odori,
    profumo di mirto selvatico,
    oleandri mossi dal vento,
    sabbia bianca e fine
    delicata come una carezza…
    Vi regalo un luogo
    che non conosce il male
    o povertà o bruttezza,
    perché ricco di intatta bellezza
    che elargisce a chi sa amarlo,
    a chi puro di cuore a lui si offre…
    Vi regalo una terra fatta di roccia
    e di bassi odorosi arbusti,
    che chiede solo rispetto e amore
    se sei suo ospite gradito,
    ma che se solo la sogni
    già ti appartiene e appaga
    nelle viste amene di cielo e mare,
    da un unico drappo uniti
    di sfumature d’intenso azzurro…
    In pochi versi di gioia intrisi,
    nel ricordo vivo che mi ispira
    le visioni di un incanto,
    vi regalo il sogno
    della terra di Sardegna,
    di una terra solo da amare
    e sempre ricordare…

    Tania Scavolini sez. A – accetto il regolamento

    1. Invio il mio elaborato e accetto il regolamento del contest

      IO E LA LUNA
      Non un alito di vento
      Sfiora la luna d’argento
      Mi giro e mi rigiro
      M’assale il capogiro
      Il letto diventa mongolfiera
      Recito nel volo una preghiera
      La luna guarda sorniona
      Sin dall’ora nona
      La si vede indifferente
      Agli affanni della gente.
      Io continuo a guardarla
      Immaginando di toccarla.
      Da bambina di lei mi fidavo
      E di me tutto le raccontavo.
      Mi aspettavo che parlasse
      Che assorta mi ascoltasse
      Non lo fece mai seppure
      M’illusi una volta di vedere
      Un sorriso, un occhiolino
      Un lieve cenno d’intesa.
      A dire la pura verità
      La scrutavo con crescente curiosità
      Dopo lo storico allunaggio.
      Ah! Se avessi fatto io quel viaggio!
      Quanti misteri svelerei di lei
      Ahimè! Non sembra più lei
      Suppongo che l’amica luna
      Si celi dietro un’ombra bruna
      Sembra distratta, ironica, offesa
      Per quell’intrusione inattesa.
      Credo voglia tenere le distanze
      Per non aver gradito le danze
      Degli Yankee intabarrati
      Comicamente saltellanti
      Sul suo corpo mai sfiorato
      Da essere vivente o trapassato.

      Mery Carol

  29. Roberto Marzano (accetto il regolamento)

    A bocca piena

    In fondo solo volevo
    guardar i tuoi occhi belli
    dimenticarmi dei miei
    rinchiusi dietro cancelli
    a far la posta alla luna
    abbandonata nel pozzo
    accarezzarti le spalle
    dietro il confine del mondo
    e una visione di labbra
    capelli sciolti alle dita
    dove baciavo ranocchie
    la bocca piena di stagno.

  30. Memorie Senili

    Ombre ed inganni,
    immagini sbiadite,
    la mente comincia stanca
    la ricerca invano.
    S’inceppano i ricordi
    a ripescarli t’affanni
    stupita, attonita resti
    dietro al vuoto
    che si spalanca dentro.
    A minuscole tracce ti aggrappi,
    indizi, segni
    di ciò che resta
    impigliato nella testa.
    Lotti veemente
    coi tuoi pensieri in fuga
    e li rincorri e li raggiungi
    e li afferri e li stringi a te
    con tutta la forza che ti resta,
    ed esulti per quel che affiora
    e limpido ritorna;
    o ti arrendi e li congedi
    liberi di andare,
    ti volti e li molli
    quei dannati ricordi
    che divengono di colpo
    riottosi tormenti,
    tarli operosi che
    bucherellano i giorni andati
    e l’oblio fa bottino
    di traforate coperte
    setacci intasati
    calzini bucati.
    E la tua vita d’un tratto si cancella,
    e diventa soltanto
    il racconto degli altri.

    Poesia di Grazia Mastromarco
    Accetto il regolamento

  31. Susanna Mastino accetto il regolamento
    Mentre il sole splende
    Accarezzo il sereno del cielo
    e sfioro il sole ambrato e ardente.
    Splende di luce tutto il creato,
    zampillano immagini, vibrano voci di lontano,grovigli di ricordi emergono dall’io sommerso.
    Lungo le strade pezzi di vita dove ho camminato, dove altri hanno camminato.
    Nei fiumi riecheggiano rumori,mormorii, come canti giunti da chissà dove.
    E batte il sole nel cielo che e’ infoltisce di ali d’uccelli in volo.

  32. Contest “Versi di Sardegna”
    Accetto il regolamento.

    SARDEGNA

    Sardegna nostra,
    paradiso d’Italia
    Sardegna dal popolo fiero,
    terra di pietra,
    di acini e Mirto
    dove confonde e rapisce
    l’azzurro del cielo e del mare.
    Terra delle alture,
    del Tirso e dei pastori,
    terra immutata nel tempo;
    germoglio di vita.
    Sardegna, nostra, d’Italia,
    che soffre
    dentro un fuoco incessante,
    che stringe il pugno,
    in silenzio, che combatte
    com’è sempre stato:
    Sardegna dal popolo fiero.

    “Tre Rondini” di Sakya Pegoraro
    2021 – Tutti i diritti riservati – ©️

  33. Accetto il regolamento

    LA TEMPESTA
    Non m’importa di sapere
    se ci sarà una folgore impetuosa
    oppure un pacato silenzio
    tra le braccia della sera,
    io voglio solo che sia mia
    la tempesta
    di questa giovanissima poesia.

  34. NON FARE DOMANI

    Avresti potuto
    attraversare
    il guado,

    tanto
    l’acqua
    era bassa…

    Invece,
    hai preferito
    restare a guardare,

    fermo e gongolante
    sull’assolata
    sponda.

    Ed ora,
    che vorresti
    guadare,

    la piena
    ha travolto
    anche l’ultimo ponte.

    -Accetto il regolamento-

  35. UNA DEDICA
    Nella calura massiva di queste giornate/
    ho assaporato una diversa, inconsueta estate/
    Pensieri a mille nella mente in subbuglio/
    fuggevoli come gabbiani sopra uno scoglio/
    L’ aria, il cielo, il sole, il mare/
    attimi piacevoli da incorniciare/
    E un altro pezzo di vita celere scorre/
    fagocitando il tempo come la torre/
    mangia gli alfieri dentro agli scacchi/
    Orizzonti lontani come piccoli specchi/
    si fanno più nitidi, ben visibili agli occhi/
    È l’ ennesima estate che, leggera e silente,/
    sarà pronta a sparire come se fosse niente/
    Un’idea, un ricordo la renderanno speciale/
    e una dedica che, dal cuore, nel cielo ora sale.

    – accetto il regolamento

  36. Alberto Rossignoli
    Accetto il regolamento

    “Un inquieto mare

    Nelle verità celate
    Si infrangono tramonti
    Che rinascono
    Negli impeti d’un cuore
    Che è in sé
    Un inquieto mare,
    Un orizzonte
    Che scopre l’infinito
    E con esso
    Vive una continua catarsi,
    Proprio per questo
    Libero e puro.

    (A. Rossignoli)”

  37. DOLMEN

    Tutti si chiedono
    ed io solo so.

    Potrei svelar ciò che vi attanaglia
    ma non ho bocca per poter parlare.

    Ho solo occhi
    consunti
    levigati
    a far da specchio sull’altrui fardello,
    custodi, fieri, della Creazione.

    Mani sapienti di Giganti alieni
    mi collocarono in questa posizione.

    Sono il Pi greco
    ed insieme ad altri
    indichiamo la rotta nel mondo parallelo.

  38. Sopra ogni uomo
    la forza della natura
    del potere e della guerra
    Coincidenze e imprevisti
    l’esile filo della vita
    l’anima e il suo destino
    la scelta del suo cammino
    tra il bene e male
    può incontrare l’amore.
    Raffaele Di Palma
    Accetto Regolamento.

  39. Antonio Di Bianco
    accetto il regolamento
    Dammi un po’ d’amore
    So che forse parlo troppo,
    perché se ti parlo d’amore,
    corri via.
    Ho capito cos’è che non va in me.
    Ma,
    non dovremmo mai essere
    tutte le nostre paure.
    Però so che è tutto vero,
    quando ti guardo negli occhi.
    Se ti dono,
    le note più belle che ho,
    quelle dell’anima,
    credo che sia arrivato il momento,
    di essere più forte.
    Perché valgo molto di più
    di ciò che immaginavo.
    Ho bisogno di te,
    per non rovinare le cose.
    Dimentico spesso,
    che posso essere irrazionale.
    E vorrei non buttarmi,
    ma ne vali la pena.
    E non posso fare a meno
    di pensare a te.
    Come quando è tardi,
    e mi sveglio per pensarti.
    Mi chiedo se anche tu mi hai nel cuore.
    E vorrei essere te.
    Non posso forzarti ma
    se mi darai un po’ d’amore.
    Potremmo essere liberi.
    Nuotiamo dentro un lago di lacrime salate,
    ne abbiamo tante di lacrime non dette.
    Le nascondiamo dagli occhi di tutti.
    Ma le ferite si curano col sale.
    E’ poca l’abitudine di sentirci liberi.
    Come me, anche tu sei le cose che non ho.
    Ci scrutiamo e non ci guardiamo,
    ci sentiamo e ci conosciamo.
    Io e te,
    attaccati alle persone sbagliate.
    Non vediamo il buono,
    perché ci brucerebbe l’anima
    e non dirmi a cosa pensi,
    perché non pensi.
    Probabilmente,
    non capirai
    ciò che sento,
    ma sei mi darai un po’ d’amore,
    prima che arrivi la sera,
    e le sue stelle cattive.
    Potrò mostrarti che è tutto ciò di cui hai bisogno.
    Quindi lasciami tra le tue braccia.
    E vediamo che succede
    se mescoliamo le nostre vite.
    Voglio restare con te,
    e non importa se mi allontani,
    non c’è niente che tu possa fare,
    voglio restare seguendo le mie decisioni.
    Se stai male appoggiati a me,
    anche se ho le mie battaglie,
    combatterò con te.
    Perché tutto ciò che voglio è farti sentire amata.
    Tu baciami e respira.
    Così quando mi penserai,
    tornerai al mio cuore, tutte le volte.
    Se mi darai un po’ amore,
    ti renderai conto che non mi interessano
    i soldi,
    le cose,
    o i giochi,
    perché non mi sono innamorato
    della tua pelle,
    dei tuoi occhi,
    delle tue labbra,
    e della tua voce.
    Mi sono innamorato follemente della tua anima.
    E se inventassero nuove parole,
    per dirti quanto ti amo, le userei.
    Cammineremo assieme vedrai,
    perché non lascerò la tua mano.
    E anche se non do tempo alle persone,
    per sentire la mia mancanza,
    non riesco a fare a meno di te,
    sono ubriaco del tuo sorriso
    e drogato dalle tue parole.
    Non so se andrò lontano,
    ma tu dammi un po’ d’amore.
    Perché le cose belle non finisco,
    si moltiplicano,
    si trasferiscono.
    E tu sei la mia cosa più grande.
    Se mi darai un po’ d’amore,
    renderò il tuo mondo più bello.
    Tu solo sceglimi.
    Dammi la mano,
    e andiamo.

  40. Laura Vargiu – Partecipo alla sez. A e accetto il regolamento.

    Màscara de amargùra, màscara de tristùra
    – Mamuthone di Sardegna –

    S’è impressa la notte
    sul buio tuo volto
    solcato da solitudini d’isola antica
    scolpito dal respiro inquieto del vento
    riarso come pietra
    sotto cieli di quotidiano tormento

    Màscara de amargùra, màscara de tristùra
    Maschera d’amarezza, maschera di tristezza

    Della terra porti il pianto
    luttuosi colori, suoni e odori
    il sogno di feconde stagioni,
    nel pozzo degli occhi profondi
    giacciono umani dolori
    ancor confusi tra belluini tremori

    Màscara de amargùra, màscara de tristùra
    Maschera d’amarezza, maschera di tristezza

    I tuoi passi pesanti
    la voce scandiscono del tempo
    che lieve intreccia leggende
    di sconosciute genti
    di scrigni di segreti
    d’argentee cime silenti

    Màscara de amargùra, màscara de tristùra
    Maschera d’amarezza, maschera di tristezza

    Laura Vargiu

  41. Semplicemente
    Ti vorrei accarezzare ancora la testa.
    Tenerla tra le mie mani e sentire scivolare tra le dita filo di seta i tuoi capelli…
    Poi coprire per gioco il tuo sorriso disarmante,
    che mi fa accelerare il cuore.
    Semplicemente vorrei sfiorarti le labbra
    come fossero
    petali di rosa rossa.
    E sentire germogliare
    il mio corpo.
    Danza impetuosa
    di girasoli cullati dal vento.
    Semplicemente vorrei
    abbracciarti.
    E perdermi nella notte compunta di stelle.
    Aspettando il sorgere dell’alba.
    Tra luci che si accendono
    e filtrano furtive
    Dalle serrande semichiuse…
    Semplicemente
    Ti vorrei
    ti vorrei ancora qui
    per sfidare il tempo
    e rubargli un istante eterno…

    Diritti riservati, accetto il regolamento

  42. GIOSTRA D’ANIME
    Silenzio
    assordante,
    quella sorda
    voce

    ansioso
    squarcio,
    anime in
    pena

    Orror che
    fiotta,
    ondeggia e
    fluttua

    Giostra d’anime
    in fuga,
    balla sangue
    sulle loro orme.

    Luna d’amaranto
    chiusi occhi,
    ancora sangue
    oltre la morte.

    Sussulto d’alba
    mostra,
    luce di
    madreperla

    inghiotte e
    strazia
    bosco
    umano.

    Terra
    folgorata,
    ombrello del
    salice

    Nel cielo
    stelle
    illuminano
    speranze

    * Diritti riservati. Accetto il regolamento

  43. Dichiaro di accettare il regolamento di questo Contest letterario: Versi di Sardegna

    La saggezza del tempo

    Dove si disperdono tramonti
    e arcobaleni, ascolto in mistica
    contemplazione il silenzio,
    linguaggio delle emozioni,
    gentilezza dell’universo,
    dove i ricordi si toccano con elegante
    amabilità per poi perdersi nel nulla
    come foglie al vento.

    Ascolto la saggezza del tempo,
    ove si racchiude la meraviglia
    del vissuto, e dove lo spirito si
    bagna d’un oblio dolce e crudele,
    di ricordi dolci e amari, e di silenzi,
    culla di sogni e speranze mormoranti,
    che hanno smesso il dondolarsi,
    perché già domani.

    Ascolto il silenzio dell’Eterno, voce
    muta del passato, che giustifica,
    offuscando la mente, chi ha taciuto
    quei misteri ricchezza di virtù del Sacro,
    che divennero frutto di quella nuda realtà
    di ciò che fu, lasciando il suo segno,
    indelebile nel tempo, che divenne verbo.

  44. A chi spetta

    Se approcciarmi a te
    è contraddizione;
    conoscerti, eterno enigma;
    nella contemplazione
    del tuo corpo, da tecnologico
    fermo – immagine, ritrovo
    quel senso del sacro
    che tu sei,
    che fummo entrambi
    in un lontano abbraccio.
    Nella distanza,
    il sentimento è smarrito,
    tra la furia di pensieri opposti
    ed un vago richiamo al ritorno.
    A lungo camminammo
    l’uno senza l’altro,
    prima di fondere i sogni
    di avvenire.
    Arduo credere
    al proclama “tutto è possibile
    a chi si ama”,
    se fuochi fatui
    più ardenti paiono,
    nel presente,
    di remote promesse.
    A chi spetta amare per primo,
    in un’era che i ruoli ribalta
    e, tra i sessi, quasi equa appare?

    *Dichiaro di accettare il regolamento

  45. METROPOLI
    Le frasi pungenti
    le allusioni alle rughe
    ai capelli bianchi
    le restrizioni
    le costrizioni
    le contraddizioni
    le crudeli discriminazioni
    muri duri
    contro cui l’anima
    combatte stanca
    società evolute
    che donano solitudine e tristezza
    che regalano
    incomprensione e dolore
    rabbia e paura
    città deserte
    piene di folla
    rumori incessanti
    nel silenzio del cuore
    in uno sguardo
    c’è tutto il rammarico
    per una vita sprecata
    nel fango di una metropoli.

    – accetto il regolamento

    1. MEMORIA ROSSA

      La memoria della divina sensazione
      d’ amore accende intense fiamme.
      E’ furibondo fuoco che scioglie l’argine
      di gelo che il coriaceo tempo innalza.
      Vampa che divora rami secchi.
      Sedimento d’humus per novelle gemme.
      Allora tu rossa memoria torna!
      Torna ad incendiarmi ed abitami.
      Abitami adesso:
      che questo treno in corsa non contempla fermate.
      Abitami per strappare dalla retina la tenebra.
      Abitami quando la pianta infestante
      dell’indifferenza avviluppa le membra.
      Abitami quando l’ala della poiana s’ avvicina.
      Sii l’onda marina che tocca il cielo e scende
      per infrangersi nella dura roccia.
      Sii la tempesta che la bianca nube scioglie
      e il fulgore del lampo accende la notte.
      Sii l’incendio di papaveri a maggio
      e di spighe l’oro, nella nuda terra.

      Prima della necessaria mietitura.
      Prima che le monche stoppie
      feriscano la pelle dell’estate.

      – accetto il regolamento

  46. LIBERTÀ

    Libertà è nome di donna, ma è anche di uomo
    È sole, ma è pure il gioire della pioggia che cade sul volto.
    Libertà è musica soave o solo un singolo suono
    che avvolge ogni essere cresciuto in arido spazio incolto

    Libertà e dirigersi sicuri verso un incerto futuro
    Correndo spediti nei campi cadendo nell’erba.
    Ma è anche camminare con passo veloce e sicuro
    Sognando d’essere ancora nell’età più acerba

    Libertà è baciare ed amare senza paura
    è donare al prossimo il cuore
    Mostrando liberamente la mentale struttura
    Con estrema fiducia e senza timore

    E’ pure donare il sovrappiù ai propri fratelli,
    portare la croce senza neppure un lamento.
    È il cinguettio di variopinti e fragili uccelli,
    un suono amico che allevia oggi ogni tormento.

    Ma è soprattutto scoprire nel profondo sé stessi
    accettando alla fine rassegnati ciò che si scopre.
    Libertà è in fondo riscoprire i giusti interessi
    eliminando il terrore che il fango più grigio ricopre

    Libertà è sapere di essere dei semplici umani
    ma è anche la gioia di tornare bambini,
    giocando felici e stringendoci forte le mani
    Senza paura dei rimproveri di adulti cretini.

    E’ alla fine lasciar loro soldi e potere,
    valori fittizi e dolorose illusioni.
    Facendo con piacere e passione il cristiano dovere
    Vivendo di gioia e di condivise passioni.

    accetto il regolamento

  47. ROSA DEI MIEI SOGNI

    Ti cercherò, rosa dei miei sogni, ovunque tu sarai,
    perché di te conservo il profumo,
    gli istanti inventati, le passioni vissute.
    Per monti e per valli ti cercherò
    e quando sboccerai, accarezzerò i tuoi petali
    per riempire di gioia la mia memoria.
    Ti racconterò le mie ingiuste crociate
    a inseguire paradisi incompiuti,
    ti sgranerò il mio rosario di ricordi e di incontri
    a costruire fantasie: poi sfinito ti coglierò
    e, come un calice, ti innalzerò per farne un dono.

    Per monti e per valli ho viaggiato,
    ma non ti ho trovata,
    allora ho gridato il tuo nome
    e, come un’eco, una voce mi ha riempito il cuore:
    “Non cercarla nei giardini profumati
    né dentro il roseto dei tuoi desideri,
    ma sul ciglio della strada dove sudore
    e lacrime le fanno da concime.
    Lei è lì a dare respiro alla tua ricerca
    e alla fame di ogni uomo
    e quando la troverai la sua essenza
    si espanderà facendosi sogno.”

    Solo allora porterà con sé della natura… la bellezza.
    Di Ruggiero Francesco
    Accetto il regolamento

  48. NOTTE D’AGOSTO
    Notte serena, che mostri,
    al mio occhio insonne,
    una congiunzione d’ astri.
    Venere luminosa,
    e una falce di Luna,
    pallido bagliore cinerino.
    Valeva la pena
    lasciare l’acqua marina,
    la spiaggia di rena grigia,
    e tornare serena,
    a quest’afa mozzafiato
    per ritrovare le perle di un filo,
    solcare, uniti, questa volta
    celeste, con le sue armonie,
    noi due .
    PAOLA CUNEO
    Accetto il regolamento

  49. Santa Teresa di Gallura
    Aspra
    brulla
    terra
    sarda,
    a te
    giunga
    la mia
    voce.
    Suono
    di mare,
    di vento
    e poesia.
    Vela
    bianca
    il cielo
    in notti
    di luna,
    specchio
    di vita.
    Ora io
    t’aspetto
    e tu
    aspetti
    me.

    – accetto il regolamento

  50. TEMPO

    Tempo,
    vano truffatore,
    mi inganni.
    Tu
    che avanzi i giorni
    con l’ incedere degli istanti
    che tracciano
    segni e segmenti
    di autore.
    Tempo
    Vanità, Speranza.
    Anche quando
    non ci sono
    mi insegni
    a respirare
    e quando
    un cuore si spegne
    un altro
    ne riaccendi.
    Tempo
    a te un sorriso
    da me,
    da lui,
    da lei,
    da tutti
    e tutti domani
    saremo l’Universo.
    Noi andremo via
    Tu
    rimarrai
    nel Tempo.

    Grazia Mastromarino

    Accetto il regolamento

  51. MIRAGGIO

    Mi abbandonai,
    per sbaglio,
    tra le tue braccia incaute,
    cercando amore.

    E mi addormentai.

    Sognai
    giochi di rondini
    e voli di gabbiani,
    faggete ombrose
    e teneri ruscelli,
    montagne brulle,
    laghi silenziosi,
    cieli imbronciati
    e nuvole ribelli,
    spiagge deserte,
    vividi tramonti,
    notti stellate
    e delicate aurore,
    con te.

    E, ancora,
    grida di bimbi
    e chiacchiericci strani,
    pioggia scrosciante,
    tuoni,
    canti di donne
    e scampanii lontani.

    Mi risvegliai,
    e chiamandoti,
    capii che accanto a me
    non c’eri stato mai.

    ACCETTO IL REGOLAMENTO

  52. Accetto il regolamento del concorso Versi di Sardegna

    SIAMO TUTTI POETI

    Siam tutti poeti, non lo sappiamo
    finché un bel fremito ci prende per mano.
    In molti mi dicono: “Perché sprechi tempo
    a scriver parole!
    È cosa futile, senza valore!”.
    Altri mi guardano con aria smarrita se parlo di Sogni, di versi, di vita.
    Un giorno un signore con aria arrogante
    mi disse: “Poeta non servi, le ricchezze son altre!
    Non servono i tuoi versi, son solo utopie, il mondo non cambia,
    non dire eresie!
    Rassegnati e inchinati al Dio denaro, è l’arrivismo che porta lontano.
    Gli amori che canti i fremiti, il mare, son chiacchier scontate, lasciale andare.
    Svegliati illuso, straccione, poeta,
    posa la penna, cambia la meta!”
    Dopo che accolsi con pena nel cuore il vuoto e l’amaro di quelle parole, io gli sorrisi e con gentilezza e lo ringraziai per tanta saggezza:
    “Mio caro amico sai che ti dico?
    Adula sempre il tuo amato denaro
    illuditi pure che porti lontano.
    Puoi esser ricco,
    pieno di donne, di case e profitto,
    però è tanto triste vedere e notare
    il tuo povero cuore affannarsi ad amare.
    Non vibra, non trema, non prova emozione, sei più povero tu di un vecchio barbone!
    Puoi comprar tutto, l’oro, la seta,
    ma non la bellezza dell’esser Poeta.
    Affannati pure col tuo guadagnare,
    a noi poeti basta il Sognare!
    Adesso ti lascio al tuo Dio padrone, io vado a godermi il mio raggio di sole.
    Ricordati amico esiston le albe, il mare, i tramonti, tienilo a mente mentre fai i conti!
    La vita ti aspetta con la sua essenza
    non farti uccidere dall’apparenza!

  53. Maria Carmela Dettori
    Accetto il regolamento di questo Contest letterario: Versi di Sardegna

    I SENTIERI DEL LIMBARA

    Con i sandali e un mantello,
    tu pellegrino vai
    per i sentieri del Limbara,
    seguendo tracce antiche
    di capre e di cinghiali,
    sassi e sterpaglie a rallentare il passo,
    il sole a farti compagnia …
    e un vecchio cane ricoperto d’ossa.
    Scruti l’orizzonte e ti disseti
    nelle fresche acque di sorgente,
    mentre l’occhio si perde
    tra ginepri ed agrifogli,
    e il corbezzolo che fiorisce ancora
    tra le volpi e i frutti già maturi.
    Le grotte affiorano improvvise,
    mentre il grido dell’aquila reale
    arriva netto come un pianto,
    e siedi, e sorridi e pensi
    alla fanciulla che scendeva a valle,
    lasciando il gregge
    per inseguire un sogno,
    là, sulle rive amene di Tavolara,
    dove un bruno pescatore,
    baciandola cantava:
    ‘cori di lu me cori, suspiru meu d’amori’.
    Il cielo s’incupisce, il sole scende,
    tra i fili del tramonto con dolcezza
    se ne vanno nodi e nostalgia,
    dentro lo stazzo un po’ di paglia,
    il cane stanco e il manto,
    e una luna chiara a cancellare
    quel vago senso di malinconia.

    1. Accetto il regolamento

      OMBRA

      Ti guardo
      ma sei ombra ai miei occhi.
      Là dove ti nascondo
      in un gioco di desideri mai domi.
      Quelli che nei giorni
      della bellezza del sentire,
      vorrebbero fondere la mia passione
      con il fondo del tuo ventre
      e con l’umore delle tue labbra.
      Ma sì, ancora mi chiedo,
      ancora inseguo un antico pensiero.
      E allora ritrovo –
      non vuoti fantasmi
      i miei sensi roventi.

  54. Soli
    Soli,tra i riflessi del tramonto
    Mentre il silenzio
    Intorno a noi si spande
    Il mare,il vento,le onde
    Intorno a noi l’ Incanto.

    – accetto il regolamento

  55. Piera Rocca (accetto regolamento )
    Un’altra donna
    Le campane suonano a martello
    un suono sordo di lamento
    solo il cielo ne sente il vibrare
    onde che trafiggono l’azzurro
    che diventa cieco a lutto.
    Piange lacrime tuonanti
    con saette che squarciano lo sguardo
    illuminando il selciato imbrattato di sangue
    Un’altra donna, madre,
    spiaccicata a colpi di martello
    da un’ immonda mano
    ha tremato la terra ma,
    non il suo braccio.
    E, intanto piove.
    S’ aprono neri ombrelli a passo d’uomo
    lento è il cammino dietro il carro
    con petali di pelle sparsi sul manto grigio
    rigato di rosso ancora.
    Un urlo nell’aria
    spezza il silenzio
    un figlio, reso orfano grida:
    Mamma!

  56. Accetto il regolamento

    “L’angelo”

    Avrai
    occhi splendenti
    immensi… con la pace nel cuore
    Donerai armonie e speranze
    indicherai il cammino a chi è sterile di vita
    abbraccerai le ombre della vita dimenticate
    sarai…
    Un Angelo e diverrai poesia

    Cinzia Birindelli (Indiana)

  57. Vellise Pilotti
    Accetto il regolamento

    Meraviglioso

    Nel cuore la semplice gioia
    di una goccia di rugiada
    sul petalo di un fiore.
    Un mattino assolato.
    Ogni giorno
    è qualcosa di meraviglioso,
    perché Sei dentro di me.
    Amore e riparo
    da tutte le tempeste.
    Sole e foschia
    di cieli immensi.
    Tutto il vuoto è pieno
    del sorriso più puro.
    Acqua cristallina
    sgorga in me
    e non ho paura di niente

  58. – accetto il regolamento

    Sono qui
    seduta di fronte al mare
    silenzio si sente
    solo il suono delle onde
    che sbattono placidamente sugli scogli in questo pomeriggio autunnale.

    Manchi solo tu
    a prendermi per mano
    guardarmi negli occhi
    e godere di questa bellezza suggestiva, immensa da togliere il fiato
    proprio come quando tu mi baci e mi dici
    che per te sono tutto.

    Io rimango ammutolita
    Sorrido
    e il mio cuore scoppia di gioia
    lo sento battere
    e l anima vibra e vola verso di te
    Verso la voglia che abbiamo di vivere la nostra magia.

  59. Francesca Santucci
    DOPO L’ESTATE
    Era di primavera
    ed il mondo girava per il verso giusto
    quando la bocca
    dal primo bacio fu sorpresa
    e mi colse la vertigine inattesa.

    Ristetti,
    a quell’amore abbarbicata,
    come il convolvolo blu fiorito al muro,
    come il male brutto
    al devastante cancro.

    Già incanti sfolgoravano
    negli occhi, ed i gabbiani bianchi
    in sospensione,
    fra cielo, terra e mare,
    confetti mi parevano, candidi di sposa.

    Poi giugno passò e luglio e agosto;
    di quel bacio restò solo un ricordo,
    di quell’amore (che amore non fu,
    ché fu crudele) più nulla restò
    dopo l’estate.

    (accetto il regolamento)

    1. NON APPARTENGO A NESSUNO

      Non appartengo a nessuno …

      Al pari di una luna nera, mi smorzo
      nello splendore antelucano delle stelle,
      laggiù,
      fuggente è il mio riflesso,
      insolubile nel sacro silenzio
      in cui rimbombo.

      Mi sono fermata, corpo estraneo,
      nell’ostrica vita, mai fatta perla rara,
      trascinata via,
      sabbiata in gola di fatal clessidra,
      qui, vivo gli avanzi ultimi,
      i rostiti brandelli d’anni cadenti.

      M’intorpidiscono l’anima, la mente,
      questo tempo che lesto increspa le radici,
      e il cor martello,
      in struscio, ancor caldo e riboccante,
      vagolante grintoso il suo unico conforto,
      incapace di rispettar canizie.

      Nube cerognola di cartone nel mio cielo,
      seguo un carme di solitudine giacente,
      evaporar non posso
      tra squarci d’intatto sereno,
      né arrossar rosa di maggio in boccio,
      perciò, mi spezzo, rodendo il senil singulto.

      Non appartengo a nessuno …

      Accetto il regolamento

      1. Giovanna Fracassi
        Accetto il regolamento

        Affermo

        Lo pretendo
        quello squarcio nello spazio
        quel posto vuoto
        è mio.

        La esigo
        quella pagina bianca
        da scrivere
        con la penna nera.

        C’è il mio pensiero
        appeso
        a quell’attaccapanni
        nell’ingresso della mia vita.

        C’è la margherita sfogliata
        della mia volontà
        in questo giardino d’estate
        ed il ginepro delle mie tristezze
        con le sue bacche scure
        nero sangue di dolori
        quando arriverà l’inverno.

        C’è tutto il mio amore
        a brillare
        fra le cornici d’argento
        a risuonare
        fra gli spartiti sparsi sul pianoforte
        a cullare
        fra le bambole di porcellana
        a consolare
        fra le candele accese.

        Indipendente dentro
        come nessuno
        affermo la mia forza
        ed è gragnola
        di libertà
        lontana sì come sempre
        per scelta inesorabile.

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