“Classici in cammino” di Giorgio Ficara: essere immortali significa restare in vita
“Tu se’ lo mio maestro e ’l mio autore,/ tu se’ solo colui da cu’ io tolsi/ lo bello stilo che m’ha fatto onore” – Dante

Scrivere dei classici è sempre un compito difficile, perché significa mettersi in comunicazione con una realtà complessa.
Il concetto stesso di classico muta nel tempo, nonostante i classici siano immortali. Essere immortali significa restare in vita; ma il restare in vita non equivale al restare sempre identici a se stessi, bensì al cambiare nel tempo.
Giorgio Ficara, ordinario di Letteratura italiana all’Università di Torino, ha scritto per Marsilio una bella miscellanea di contributi tesa a dimostrare, tra le altre cose, che “classici antichi e moderni camminano insieme, non possono fare a meno l’uno dell’altro”.
Da questa affermazione si evince che ogni epoca ha i suoi classici. E così Virgilio era un classico per Dante, così come Dante lo è per Boccaccio: “Così, guardando anche di sfuggita a Virgilio, poi a Dante e a Boccaccio, si può pensare ai classici come a una brigata in cammino: le storie e i miti raccontati lungo la strada dal primo che prende la parola, sembrano magistrali e compiuti per anni o secoli. E lo sono. Poi nella compagnia […] un secondo continua quei racconti che, già alle prime battute, si vedeva che non erano conclusi”.
Questa è una delle considerazioni presenti nel saggio introduttivo della raccolta dal titolo Gli amici del cuore.
Seguono due parti, l’una dal titolo Classici e la seconda dal titolo Classici tra noi. Ognuna di queste parti è organizzata a sua volta in ulteriori saggi che spaziano da Dante fino a Ungaretti, passando per De Sanctis e Zanzotto. Il tutto è anticipato da una premessa e seguito da una nota bibliografica finale.
I classici possono essere amici del cuore perché, ad esempio, anche quel maestro perfetto che è Dante non sarebbe tale senza Virgilio o Stazio e il canto XXI del Purgatorio presenta un vivace incontro tra i tre. Si tratta di personaggi diversi e pure complementari.
I classici possono essere amici del cuore perché, ad esempio, nel Canto notturno d’un pastore errante dell’Asia di Leopardi, un pastore può diventare filosofo della misura in cui interroga la Natura.
A tal proposito Ficara riporta le posizioni di Francesco De Sanctis: “La profondità del concetto è questo, che in ultimo il filosofo ne sa quanto il pastore, e quello che appare una ignoranza o una semplicità del pastore è appunto la verità”.

Proprio Francesco De Sanctis è oggetto di trattazione autonoma in uno dei contributi di questa pubblicazione. Autore della famosissima Storia della letteratura italiana (1870), De Sanctis è degno di menzione per la sua interpretazione di Leopardi in chiave anti-nichilista, ben documentata nel noto intervento Schopenhauer e Leopardi (1858). De Sanctis, inoltre, è anche un esempio del fatto che anche la critica letteraria possa raggiungere notevoli vertici qualitativi, diventando un classico essa stessa.
Nonostante la diversità e lontananza tra noi e i classici, va anche detto che la letteratura odierna, privata dei riferimenti dei grandi autori, appare sbiadita e poco significativa: “L’angoscia che la letteratura precipiti dalle sue vette e si polverizzi sul piano – pianura – dell’informazione globale, che colpiva Adorno e Montale, si è rovesciata in festoso assenso in scrittori contemporanei come Carofiglio, Moccia, Corona, Malvaldi, i quali credono – in buona fede – che la letteratura sia ciò che scrivono. Non hanno il sospetto che sia qualcosa che non li riguarda. O meglio, li riguarderebbe in quanto lettori: titolari d’una comune cassetta di sicurezza, cantori in un coro di viaggiatori su uno stesso treno”.
Buon cammino con i classici a tutti e buone letture!
Ad maiora
Written by Filomena Gagliardi
Bibliografia
Giorgio Ficara, Classici in cammino, Marsilio editore, Venezia 2021, 191 pagine, 19 euro