“La magia del Natale” film di Don McBrearty: è nell’interiorità che risiedono sogni ed aspirazioni
“I ricordi costituiscono i ponti tra la nostra mente e il nostro cuore, e dovrebbero essere conservati come ricordi preziosi”

Sono numerosi i film sul Natale suggeriti da tv e cinema, il cui protagonista, spesso Babbo Natale, incarna lo spirito natalizio. Anche se, in sintesi, molti di essi si propongono come pellicole stereotipate, diverse da La magia del Natale, oggetto di questo commento. Che, più di altri, si offre quale spunto di riflessioni più che di forma di contenuto.
“Un segnale che il lieto fine esiste anche nella vita e non solo nella narrativa…”
Realizzato dal regista Don McBrearty nel 2017, La magia del Natale è racconto di ambientazione natalizia percorso da sentimenti ed emozioni edulcorati in qualche misura, ma autentici.
Brevemente la trama, lineare e priva di ambizioni eccessive da un punto di vista narrativo.
La protagonista delle vicende portate sullo schermo è Marie (Jessica Lowndes), una giovane editor che ha perso lo spirito del Natale a causa di una delusione sentimentale. Che l’ha portata a trascurare il vero significato di un evento ricordato ogni anno con fervore dalla cristianità.
Impegnata ad affermare il proprio ruolo in una carriera promettente, Marie non è interessata alla consueta rappresentazione iconografica del Natale. Quale può essere allestire e decorare un abete o riprodurre in modo plastico la raffigurazione sacra che ricorda la nascita del Cristo.
“Va’ sempre avanti e vedrai che i massi si trasformano in ghiaia…”
A sollecitarla per riappropriarsi dello spirito natalizio, grazie anche a quei segni esteriori comunque importanti per celebrare l’evento come merita, è la madre di Marie che le invia suppellettili e addobbi natalizi commentati da frasi significative, affinché la figlia metta in scena il Natale e ritrovi un autentico spirito natalizio.
Ma lei, così concentrata a realizzare la sua carriera di redattrice, e a vivere la propria vita nella metropoli americana di New York accantona gli oggetti non intenzionata a farne uso.
Fino a quando… fino a quando sulla scena compare Nate (Brendan Penny), suo vicino di casa. Che, grazie ad un regalo inaspettato, un abete da addobbare, risulta essere in parte responsabile del ritrovato spirito natalizio di Marie.
Fra vicende alterne che vedono la giovane scontrarsi con pezzi del suo passato, nella persona del suo ex fidanzato, personaggio affatto limpido e figura ingannevole e deludente, si snoda una narrazione filmica tutt’altro che stereotipata. E dal contenuto significativo, nonostante sia attraversata da toni leggeri e goliardici che ne fanno una commedia sentimentale in piena regola. Una narrazione fondata sui sentimenti che spingono le persone a percepire lo spirito del Natale, al fine di farne un evento da celebrare con consapevolezza. Così come accadrà a Marie: un modo nuovo di vivere il Natale con un atteggiamento prima di allora sepolto dal tempo e dall’oblio. E non facile da recuperare.
Ma che ritrova, anche grazie a Nate, personaggio positivo che le trasmette nuova linfa risvegliando in lei la voglia di apprezzare l’evento e riconoscere il vero spirito natalizio, quello che non appartiene a tutte le persone.
“Non si può usare il dolore come scudo, o si finisce per arginare le cose buone…”
Anche se in maniera remota, La magia del Natale riecheggia per alcuni aspetti Il canto di Natale di Charles Dickens, il quale propone una visione dello spirito del Natale che va oltre la ricorrenza religiosa che la circostanza rappresenta.

Anche in questo racconto, la spiritualità smarrita da Marie fa riaffiorare la sua interiorità portando alla luce sentimenti di cui non aveva consapevolezza, nella misura in cui aspirazioni e sogni propri di ciascuno affondano le radici nel sé più profondo, spesso trascurati a causa della mancanza di fiducia in se stessi, la quale impedisce di portarli in superficie.
La protagonista de La magia del Natale, riscoprendoli nel suo intimo sentire, anche se soffocati dalla delusione che ha lasciato un solco profondo nel suo giovane cuore, imparerà ad apprezzare valori importanti, quali lo spirito del Natale, appunto.
Ritrovando in sé il ‘fanciullino’ di antica memoria, quello che abita in ogni persona, Marie riscopre quel senso di magia proprio del Natale, quello che nessuno dovrebbe mai ignorare.
Perché è nell’interiorità che risiedono sogni e aspirazioni, che soltanto grazie alla stima in se stessi si possono realizzare. Una magia che non è frutto di un intervento esterno, come talvolta viene proposta da pellicole similari, ma da riscoprire nel proprio sé.
“La lenta miccia del possibile accende l’immaginazione…”
Nello specifico, quella illustrata dal film, è una magia che trova un suo approdo in concrete azioni di solidarietà e fratellanza messe in atto di Marie; quando la giovane dedica parte del suo tempo a visitare bambini ricoverati in ospedale perché affetti da varie patologie.
Mezzo che diventa tramite per ritrovare valori veri, oltre che input per ricominciare da capo con un suo ambizioso progetto: fondare una propria casa editrice, da sempre suo sogno nel cassetto.
Anche il suo obiettivo è ambizioso e importante: dare voce a scrittori non motivati dal guadagno delle vendite, ma orientati a pubblicare testi dal notevole contenuto emotivo, che siano veicolo per trasmettere un autentico sentimentalismo.
“Vivere nella speranza e non nella paura… questo è il segreto…”
Written by Carolina Colombi