“Il benefattore di emozioni” di Luca Platini: tanti personaggi ed un solo evento, i Mondiali di calcio del 1990

“In scena, quella mattina, in Playa Santa Maria del Mar, andava la pace dell’oceano. Le onde non si muovevano manco a frustarle…”

Il benefattore di emozioni di Luca Platini
Il benefattore di emozioni di Luca Platini

Il benefattore di emozioni, scritto per mano di Luca Platini e pubblicato nel 2020 dalla casa editrice Buendia Books lo si può etichettare come un romanzo corale.

La narrazione che dà vita al libro, infatti, è popolata da numerosi personaggi le cui storie s’intrecciano, almeno inizialmente, in un intrigo non facile da dipanare, tale da poter catalogare il romanzo come un thriller.

Apparentemente distanti l’uno dall’altro i personaggi sono invece collegati fra loro in una connessione di cui si avrà consapevolezza solo nell’epilogo, lì dove viene svelata l’identità del cosiddetto benefattore. Che è un burattinaio, forse una persona oppure un team di persone.

Comunque, qualcuno che guida le fila di eventi vissuti da personaggi più o meno sospetti che attraversano l’Europa e l’Africa, in una narrazione piuttosto singolare.

“La città dove era emigrato alla disperata ricerca di un matrimonio diventò in un lampo un angolo tranquillo da dove, indisturbato, poter correre dietro ad analisi del sangue da longevo delle code di toro allo zafferano…”

Coloro che popolano il racconto sono talvolta persone che hanno alle spalle un vissuto normale, altre, invece, fuori dall’ordinario. Una coppia di giovani ladri in fuga, per esempio; a cui si affianca un pittore che ha perduto l’ispirazione chissà dove, o ancora un imprenditore che si prepara a pagare un riscatto per riavere il proprio figlio, due sposi in viaggio di nozze.

Storie, tutte, il cui sfondo è un evento storico rimasto memorabile nei ricordi di molti italiani: i Mondiali di calcio del 1990, dove il football ha dato ulteriore prova di essere un’attività sportiva a vocazione collettiva.

A distrarre l’attenzione dall’evento calcistico intervengono gravi ed oscuri episodi: gesti eclatanti animati da una violenza inaudita, inspiegabili quanto gravi, i quali coinvolgono l’intera Europa, a firma del fantomatico benefattore che rivendica gli attentati a matrice terroristica.

Fatti, che nel contesto narrativo assumono il compito di filo conduttore di un racconto che si consuma in un arco temporale di 3 giorni.

“Cucinare per uno sconosciuto nascondeva due rischi e una grande opportunità, e Francisco Ruiz lo sapeva bene. Poteva capitargli tra le mani uno debole di stomaco oppure uno affetto da una grave malattia…”

Luca Platini, autore de Il benefattore di emozioni, si occupa di comunicazione multimediale e di giornalismo. Oltre ad essere impegnato sul fronte della valorizzazione del territorio piemontese, in particolare sulla tradizione e la cultura locale attraverso l’organizzazione di eventi. Il benefattore di emozioni è il suo secondo romanzo dopo aver pubblicato nel 2008 Ovunque e da nessuna parte.

“Le persiane socchiuse facevano trapelare un contrasto di sfumature dal panna al carbone. Chissà se dove si trovava Patrizio poteva vedere la luce?”

Sviluppato in un cospicuo numero di capitoli, in misura di 63, e in un’ampia quantità di pagine colme di fatti e personaggi che trovano nel finale la loro ragione d’essere. È infatti soltanto nella conclusione che il lettore apprende quali motivi hanno spinto il benefattore a compiere gesti palesemente clamorosi e devastanti nella quotidianità di molti.

Ma chi è il benefattore? E cosa intende dimostrare con i suoi gesti?

Si domanda il lettore, già incuriosito da una figura che guida il destino dei molti personaggi presenti sulla scena.

Ma nulla, a proposito dell’artefice o degli artefici è dato sapere, almeno fino a un certo punto della narrazione.

Ciò di cui il lettore ha consapevolezza è lo scompiglio che crea l’anonimo individuo, condizionando la vita di coloro i quali realizzano il pericolo che può scaturire dagli eventi in corso.

Andando oltre la radice etimologica della parola benefattore, che trova nel latino la sua origine, ovvero ‘bene facere’ e quindi ‘donare il bene’, il lettore è portato a chiedersi come può il fantomatico burattinaio definirsi benefattore, se altro non è che portatore di distruzione.

Quale è dunque il suo scopo? E le motivazioni che spingono questo deus ex machina a compiere gesti distruttivi, quali sono?

Interrogativi che lasciano il lettore con il fiato sospeso fino alla fine, perché sono chiarimenti che vengono svelati solo nell’epilogo, quando il velo steso sulle vicende viene a cadere.

“Il gabbiano solitario tornava all’attacco. Invano, ci aveva provato un paio di volte. Si era immerso sotto il pelo dell’acqua, ma era sempre uscito col becco indispettito e le zampe penzoloni. Eppure non demordeva…”

Luca Platini
Luca Platini

Nella prima parte del romanzo, di ambientazione spagnola, è chiamata in causa la località di Tarifa, assunta nella narrazione a luogo iconico, che si presta per delineare il perimetro del viaggio, interiore e reale, compiuto dai personaggi e concluso all’interno di un vecchio faro.

Gli eventi, nella restante parte, si sviluppano all’interno del motel, dove soggiornano i personaggi del romanzo, o in prossimità di esso; con le loro stanze adibite a quinta scenografica del racconto.

“Non esiste preda che sfugga all’infinito. E non c’è predatore che resti costantemente a bocca asciutta. Era una relazione di causa ed effetto che si perdeva nel tempo…”

Trascorsi 30 anni dall’evento calcistico, definito delle ‘notti magiche’, il quale ha visto l’Italia ospitare i Mondiali, il romanzo, attraverso l’intreccio di parole e frasi, per molti lettori si fa vettore per far rivivere loro le stesse emozioni di allora, quelle che hanno lasciato un segno indelebile nella memoria dei fedeli ammiratori del calcio.

“Aveva trascorso una notte agitata, faticando oltremodo a prendere sonno. Si era girato per ore nel letto, poi era crollato. Rafael Llaneza aveva avuto un sogno orribile…”

Romanzo dal ritmo frenetico e dal titolo piuttosto singolare, Il benefattore di emozioni è racconto arricchito da citazioni riprese dai giornali dell’epoca, oltre che da estratti di testo di alcune canzoni, i quali fanno da contorno a una narrazione tutt’altro che banale.

“Lucy la salutò seccamente, sfilando verso il lato opposto della sala, in direzione del buffet. Emanuelle ci rimase male…”

Infine, una breve riflessione su alcuni temi sfiorati dalla narrazione e nascosti fra le pieghe del romanzo, da interpretarsi, da parte del lettore, come momenti di sollecitazioni. Temi ricorrenti, che spesso si possono rintracciare nelle profondità dell’animo umano. L’esasperata ambizione, per esempio, con il conseguente desiderio di affermazione. Oppure, oscure aspirazioni che trovano posto nell’indole malvagia di alcuni e talvolta fanno il paio con la follia presente in fragili menti.

Questioni a cui il benefattore vorrebbe dare una spiegazione, o forse dar loro una soluzione.  Fatto questo però di impossibile realizzazione: perché, quasi sempre, ciascuno è responsabile delle proprie azioni e dei propri conflitti, interiori o esterni al proprio sé che siano.

“Il faro era stato eretto nella parte sud dell’isola, a costituire l’ultima roccaforte europea prima del Sahara, probabilmente una delle prime a venire alla luce. Lo aggirarono a est, giungendo all’unico ingresso, sul versante sud…”

 

Written by Carolina Colombi

 

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