“La ruggine del tempo” di Dario Galimberti: un passato irrisolto si sbraccia per trovare spazio e farsi udire
Dario Galimberti è un architetto che vive a Lugano, da sé stesso ha attinto a due cose: la conoscenza dei palazzi e della geografia del posto.
Personalmente consiglio, laddove non si tratti di libri fantasy o di fantascienza, di scrivere di ciò che si conosce; su questo Galimberti ci ha preso in pieno con La ruggine del tempo!
Infatti, tutto questo rende credibile la storia.
Una vicenda ambientata nel 1931-32 dove un poliziotto, Ezechiele Beretta, viene coinvolto in una vecchia storia da una sua conoscenza, la signora Liside, che in punto di morte gli svela un particolare di un delitto avvenuto nel 1881 rimasto per ben cinquant’anni irrisolto.
La storia si svolge a Lugano, e cita posti che io conosco molto bene, pertanto mi sembrava quasi di vederli! La ricerca storica, accurata, svela strade che all’epoca si chiamavano in altro modo, palazzi che non esistono più, come il castello di Trevano, dove è accaduto il terribile fatto del passato.
Galimberti scrive in modo semplice, accattivante, costruendo un giallo ben congegnato.
I suoi personaggi sono gente alla buona, Liside, ad esempio, parla in dialetto (per chi non lo conosce, nelle ultime pagine trova tutti i riferimenti, sia per quanto riguarda la lingua, che per le varie vie).
I suoi protagonisti sono citati usando un lombardismo, non so se voluto per integrarsi con la loro semplicità, oppure no… ad esempio: “la Liside”, “il Beretta”…
Ci sono dei personaggi secondari che sono quasi delle macchiette, come: Martinpicc. Cioè quegli individui che vengono coinvolti nelle indagini, e che, nella società in cui vivono, vengono citati per soprannome, per una loro qualche particolarità.
La lettura è gradevole, per via delle battute di spirito che spezzano l’atmosfera e rendono i protagonisti più “umani”, non semplicemente poliziotti, indagatori, ma persone.
Mentre Beretta e i suoi collaboratori indagano sul delitto avvenuto 50 anni prima, scoprono dapprima che, i crimini, furono in realtà costellati da tre morti e un furto; inoltre, vengono distratti da uno strano incidente stradale avvenuto nella notte di Capodanno del 1931… ha qualcosa a che fare con i delitti del passato?
A quanto pare qualcosa di scomodo hanno smosso, se pure loro sono vittime di uno strano agguato.
La furbizia, la perseveranza, porterà comunque al risultato sperato: la cattura del colpevole.
Ecco che Galimberti, anziché fare spiegare al criminale quanto accaduto, preferisce inserire due spaccati storici: quanto accaduto nel 1881 e quanto accaduto nella famosa notte di Capodanno.
Mi ha fatto sorridere che, addirittura, lo scrittore sia riuscito a portare degli esempi architettonici anche nella quotidianità: “… fette di salame nostrano… tagliato in diagonale a formare perfette ellissi euclidee”.
Ho apprezzato molto l’inserimento di un ricordo storico sui nostri migranti che partivano con la valigia di cartone per raggiungere altri stati in cerca di fortuna. Un accenno sociale è sempre utile anche se non inerente al genere letterario; personalmente ritengo che uno scrittore valido debba lanciare messaggi positivi.
Un libro semplice, agevole, piacevole, scritto in modo quasi inclusivo, nel senso che ci sembra di fare parte anche noi della famiglia creata dallo scrittore.
“Aveva anche voglia di ascoltare i racconti e udire le voci che avevano popolato la sua infanzia, di sentire i pettegolezzi della gente comune con quella nenia che sapeva di casa”.
Se devo trovare qualcosa che non mi ha convinta è, probabilmente, la presenza dei tanti personaggi secondari, tutti corredati di nome e cognome e descrizione. A volte si fa fatica a seguirli tutti. Sarebbe stato più semplice accennarli solo in modo superficiale.
Comunque il parere del testo rimane positivo. Per chi ama i gialli un’indagine da seguire.
© 2021 Dea Planeta libri s.r.l.
ISBN 978-88-511-9520-5
Pag. 287
€ 12,90
Written by Miriam Ballerini