“Il quaderno delle parole perdute” di Pip Williams: l’altra metà del cielo sta anche nelle parole
Pip Williams è una scrittrice e giornalista londinese, cresciuta a Sidney, vive e lavora tuttora in Australia.

Nel 2012 è stata coautrice del Time Bomb: Work Rest and Play in Australia Today (New South Press, 2012); nel 2017 One Italian Summer dedicato alla sua famiglia in viaggio per trovare una vita migliore e più felice.
Ha scritto anche articoli su riviste e poesie. A maggio di quest’anno il suo romanzo d’esordio, The Dictionary of Lost Words, è uscito in Italia, edito da Garzanti, nella traduzione di Stefano Beretta, col titolo Il quaderno delle parole perdute. Un libro pieno di fascino, che fonde sapientemente il fatto storico della nascita dell’Oxford English Dictionary, con una storia romanzata, ma piena di riferimenti concreti, con personaggi reali e d’invenzione, in un mix ben riuscito, anche grazie all’attitudine dell’autrice alla ricerca storica.
Scritto da una donna, con una protagonista, Esme, che spenderà la sua vita a fare un lavoro meticoloso tra le parole, per ridare con esse voce, consistenza, memoria e storia alle donne, cui una società segnata dal maschilismo dilagante ha per troppo tempo e con vari strumenti, anche culturali, tentato di porre veti, limiti e silenzio.
La piccola Esme, senza più la madre, vive col padre Harry Nicoll, un lessicografo, e lo aiuta nell’arduo lavoro di ricerca di nuove parole, da vagliare, scegliere o scartare, per far nascere, insieme al gruppo di lavoro guidato dal professor Murray, la prima edizione del Dizionario della Lingua Inglese, OED, Oxford English Dictionary.
Ogni comunicazione, ricevuta via posta, di un termine veniva letta ad alta voce, col suo significato, prima di essere destinata alla memoria o all’oblio, perché “un nome deve avere un significato per far parte del Dizionario”.
La bambina non capisce perché il termine Lily, giglio, che è un fiore e che pure ricorda la sua mamma, sia ritenuto incompleto e vada per questo bruciato nel camino. Solo più tardi capirà, crescendo nello Scriptorium, lo Scrippy, che “certe parole sono più importanti di altre”.
Visto e descritto con lo sguardo di Esme, la Williams ci ricrea un’ambientazione suggestiva e minuziosa, persino dell’aria che si respirava tra pile di libri, “vecchi dizionari, storie e racconti di molto tempo addietro”. E schedari e schede.
Una parola cade tra le mani di Esme, che ancora non riesce a leggerla con sicurezza: bondmaid. Ne scoprirà poi il significato di giovane schiava e anche che questa, come altre parole, rimarrà fuori dal dizionario. Ma perché? Perché certe parole “non sono abbastanza solide”, risponde il padre. “Troppo poche persone le hanno usate per iscritto”.
Inizia così una missione segreta per Esme, salvare dalle fiamme i bigliettini con le parole escluse, raccoglierli, conservarli. Passano gli anni, nuove parole su foglietti di carta, nuovi segreti da custodire, condividendone la scoperta con Lizzie, la donna a servizio in casa sua, che un giorno le chiede: “Perché collezioni tutta questa carta, Essimay?”. “Non è la carta che colleziono, Lizzie; sono le parole”.
Nasce così il Dizionario delle parole perdute, da un piccolo baule nascosto sotto il letto.

Perché ci sono parole più importanti di altre? È davvero così? Le parole possono dividere, discriminare, escludere. Così sembra avvenire nella cernita del primo grande e prestigioso Dizionario OED. Vi sono parole scartate, eliminate dalla consacrazione scritta, rese più volatili e vulnerabili, tabuizzate.
Esme scoprirà poi che queste parole sono tutte in qualche modo legate alle donne. Ciò porta con sé la presa di coscienza dell’ingiustizia di un’azione, intenzionalmente e sistematicamente compiuta, e della sua enorme ricaduta che, lungi dall’essere unicamente linguistica, è culturale e sociale. Se una parola definisce e di conseguenza, nella visione di una società, include e conclude il suo referente, ecco che allora declassando, obliterando, distruggendo il significante, si operano di conseguenza le stesse azioni sul significante.
Un cammino lungo quello delle donne, irto di ostacoli di ogni genere, difficoltà e umiliazioni, ma anche di scelte difficili quanto coraggiose.
“Tutti i giorni trascorrevano secondo lo stesso schema, anche se le parole li coloravano in maniera diversa”.
Sono le azioni che cambiano le persone e ne cambiano le parole e, con esse il mondo. Così la vita di Esme prende un’altra direzione e lì, la scoperta di una femminilità anche fisica, legata a doppio filo con le “sue” parole. Non aggiungerò nulla di più sulla trama, lasciando a chi legge il gusto di scoprire come e se la protagonista riuscirà a compiere la missione di salvare, in un dizionario tutto femminile, non solo le parole, ma anche il significato del femminile nel mondo.
Written by Katia Debora Melis