“Il mare degli dei” di Giulio Guidorizzi e Silvia Romani: guida mitologica alle isole della Grecia
«Nel tempo del mito solo gli dei potevano sorvolare il mare di Grecia, trapunto di isole e scogli […] Ora lo possiamo fare tutti, quando dal finestrino dell’aereo guardiamo quella ghirlanda di terre, disseminate sulla distesa viola, che Omero chiamava “il mare colore del vino”» – Giulio Guidorizzi e Silvia Romani
Se vi piace viaggiare, sia realmente che con il pensiero, vi propongo una lettura recente, fresca, estiva in questi giorni roventi non solo per il clima, ma anche per le notizie che vengono dal Medio Oriente. Le vicende afghane da un lato e quelle dei roghi dall’altro all’interno del Mediterraneo, sono in certo senso il segno del fallimento dell’Occidente.
Come non avere a mente, in questi momenti, Il tramonto dell’Occidente di Oswald Spengler?
Eppure ci rimane la possibilità di recuperare un passato glorioso in cui il Mediterraneo, lungi dall’essere il mare della vergogna, fu Il mare degli dei. Questo è il titolo del recente saggio di Giulio Guidorizzi e Silvia Romani, pubblicato per i tipi, sempre pregevoli, della Raffello Cortina Editore di Milano.
Il sottotitolo è Guida mitologica alle isole delle Grecia. Mi permetto di sottolineare che il volume è molto di più che una “semplice” guida mitologica.
Giulio Guidorizzi, grecista e antropologo di lunga fama, ha insegnato nelle Università di Milano e di Torino; Silvia Romani, studiosa di Mitologia, Religioni e Antropologia del mondo classico, insegna alla Statale di Milano.
Il libro è diviso in sette parti, ciascuna concernente un raggruppamento ben preciso delle isole elleniche, spaziando dall’occidente fino all’oriente, passando per il nord e per il sud, senza però rispettare quest’ordine.
Ogni sezione presenta la descrizione non solo mitologica ma anche storica, geografica, religiosa delle isole coinvolte, accompagnata spesso da citazioni letterarie e sempre da un apparato iconografico e fotografico di primo pregio.
Il tutto in poco meno di trecento pagine, comprensive di una sezione di Crediti fotografici.
Lo stile dell’esposizione passa dal registro descrittivo a quello lirico soprattutto nei momenti in cui si esprime il confronto tra l’antico e il moderno: colpisce, in tal senso, ad esempio, il caso dell’isola di Delo, a proposito della quale troviamo scritto quanto segue: “Aveva ragione Delo a temere che Apollo si stancasse di lei e con un colpo di piede potesse sprofondarla sul fondo del mare: ancora non l’ha fatto, ma non è detto che questo non accada prima o poi, se solo si guarda all’erosione incessante del mare lungo le sue coste”.
Il libro è stato stampato all’inizio di questa estate, ma come non pensare, per analogia, agli incendi che in questi giorni devastano la Grecia?
Risaltano all’attenzione i dettagli che spiegano, a partire dal mito, alcuni retaggi del nostro linguaggio, come il caso dell’isola di Nasso: lì Teseo avrebbe lasciato Arianna, da qui l’espressione “lasciare in Nasso” e, per semplificazione, “lasciare in asso”; oppure, nel caso dell’isola di Samotracia, il riferimento alla sua Nike e all’omonima marca di scarpe.
Altrettanto importanti sono le ricostruzioni di isole particolarmente significative per l’espansionismo ellenico come Eubea ed Egina; oppure quella di Cos, “L’isola della salute”, dove operò e visse il padre indiscusso della medicina, Ippocrate: “Lo chiamavano per consulti anche altrove: quando a Atene, nel 430 a.C., scoppiò una pestilenza, fu invitato a intervenire. L’opera più famosa furono le Epidemie: cartelle cliniche di malati di cui osservava e registrava i sintomi perché potessero servire ad altri medici. Così procede da allora la medicina, passo dopo passo, attraverso i secoli, tra errori e successi, ma sempre con il metodo rigoroso che Ippocrate aveva inaugurato”.
Non può non affascinare Lesbo, per moltissimi motivi: per la bellezza delle sue fanciulle; per Saffo “la poetessa più grande di ogni tempo, la Decima Musa come pare la chiamasse Platone”; per “la sua posizione strategica di terra di mezzo fra un mondo e l’altro” da cui derivava “la sua inclinazione all’accoglienza”; per il mito concernente Orfeo a proposito della sua testa e della lira rinvenute sull’isola.
Tappa conclusiva, per valore simbolico e non certo per ordine di merito, è Itaca, non a caso denominata nel capitolo ad essa dedicato “L’isola delle isole”, piena di infiniti misteri: “Sarebbe bello sognare, come fece Schliemann, che un giorno si troveranno i resti del letto di Ulisse fabbricato nel tronco di un ulivo, dove lui e Penelope si riabbracciarono infine”.
Written by Filomena Gagliardi
Bibliografia
Giulio Guidorizzi e Silvia Romani, Il mare degli dei. Guida mitologica alle isole della Grecia, Raffaello Cortina Editore, Milano 2021, 299 pagine, 20 euro