La casa dei Tarocchi #14: la cura della Temperanza

Scrive Giordano Berti nella prefazione a “Vit(amor)te” che senza dubbio “nelle arti tutto si rinnova sistematicamente a partire da ciò che preesiste: nella musica, nella danza, nelle arti visive, nella letteratura. Tra gli esempi più mirabili di questo continuo rinnovarsi, il Gioco dei Tarocchi è assolutamente emblematico”, e rimescolando le carte comprendiamo il Gioco della Vita.

La casa dei tarocchi 14 - La Temperanza
La casa dei tarocchi 14 – La Temperanza

Da dove arrivano i 22 passaggi di questa danza immaginale?

Volendo datare un oggetto in una forma ben definita” scrive ancora Berti “si può dire con assoluta certezza che i Tarocchi nacquero nell’Italia del Nord nei primi decenni del Quattrocento. Erano un raffinato gioco di Corte, perché quelle immagini evocavano pensieri lontani dalla gente del popolo. Ben presto divennero un gioco d’azzardo e tuttavia i giuristi lo definivano in modo ambiguo dato che nel gioco dei Tarocchi si può vincere anche con pessime carte… come in guerra”.

Madama Alchimia è in piedi davanti al fornello. Va cuocendo i principi opposti a fuoco lento: Sole e Luna, Zolfo e Sale, Re e Regina – va mescendo le sostanze, il Vino e l’Acqua.

La Tesi e l’Antitesi rimescola nel continuo travaso; da giustapposti, i termini si fanno dinamicamente più vicini, si compensano, abbozzano un relazione, approcciano quella sintesi che è e sarà sempre in fieri. Madama Alchimia si dà da fare, dosa i liquidi con maestria. Eternamente ha cura di noi, è capace e attenta. Virtù tra le virtù, è lei che non ha fretta (sa procedere lenta).

Comincia lo spettacolo della carta numero quattordici!

La Temperanza è oggi protagonista sul palco dei Tarocchi. Lei conosce la qualità attiva del Bagatto, è parente della saggia Papessa, conduce al mezzo i destrieri platonici, le nostre tensioni, equilibrando gli estremi come l’amico Carro – ma è nel laboratorio alchemico che s’impegna – Angelo paziente, dotato di una sapienza particolare. Le sue ricette non sono perfette, eppure il risultato è sempre “quel che di meglio siamo riusciti a combinare“.

Somiglierebbe un po’ alla Stella, la bella Temperanza, se non fosse per la differenza nel movimento dei fluidi. La sua è una comunicazione efficace tra la destra e la sinistra, una danza armoniosa che va in cerca della giusta composizione, mentre l’altra, la giovane desnuda, versa le sue acque in altre acque – come fa la pioggia sul mare, come lacrime di gioia o di dolore nell’oceano di sale.

È cura dell’Anima, Madama Alchimia. “Ti proteggerò dalle paure, dalle ipocondrie” dice, perché lei avrà cura di noi.

Franco Battiato
Franco Battiato

Ti solleverò dai dolori e dai tuoi sbalzi d’umore
Dalle ossessioni e dalle tue manie
Supererò le correnti gravitazionali
Lo spazio e la luce per non farti invecchiare
E guarirai da tutte le malattie
Perché sei un essere speciale
Ed io, avrò cura di te

Temperanza canta il brano di Franco Battiato, mentre le note rimangono a circolare nel sangue di tutti coloro che l’hanno ascoltata almeno una volta, questa meravigliosa canzone.

“La cura” è un brano dedicato alla nostra più profonda umanità – l’icona numero quattordici saprebbe, se la ascoltassimo, medicare anche la Terra che noi tutti stiamo distruggendo giorno dopo giorno.

Ti porterò soprattutto il silenzio e la pazienza
Percorreremo assieme le vie che portano all’essenza

A chi è dedicato questo brano, se non alla perla profonda, alla creatura vitale che abita dentro di noi e ci connette in Anima Mundi?

Mi prenderò cura di te” è l’invito del cantautore da poco scomparso, ed è un augurio che Temperanza ci dedica. Ricordo un breve scritto del giornalista Massimo Gramellini, il quale tantissimi anni fa indicava nel testo di Battiato un memento psicologico per il Millennio che doveva ancora arrivare.

Temperanza è uno sguardo che tiene conto d’ogni cosa, l’approccio olistico nella visione ippocratica della medicina.

Descrivere il passato, comprendere il presente, prevedere il futuro: questo è il compito. Tendere nelle malattie a due scopi, giovare e non essere di danno. L’arte (medica, ndr.) ha tre momenti; la malattia è il malato e il medico. Il medico è il ministro dell’arte: si opponga al male il malato insieme con il medico.” – Le epidemie, I, 11, Ippocrate

È necessario diventare strumenti di salute per noi stessi e, di conseguenza, dell’ambiente. Nella visione ippocratica, la cura ha inizio proprio dal malato – che solo temporaneamente ha perduto la via – ed è una collaborazione, un modo per riequilibrare gli elementi, per non fossilizzarsi nella unilateralità. Se recuperassimo questo tipo di approccio alla vita e alla morte, sono convinta che anche il contesto ne guadagnerebbe in salute.

La Temperanza – Tarocchi di Oswald Wirth

Attuare un ascolto poliedrico del linguaggio di Psiche, aprirsi alla molteplicità armonica, a. dialogo tra inconscio e coscienza, non lasciare che si cristallizzi il fisso e non disperdere il volatile: l’equilibrio è sempre dinamico, così come operativo è il nostro benessere.

Temperanza assomiglia un po’ a Igea (o Igieia, Ὑγίεια – rimedio, salute) la dea greco-romana che risplende in rosso nel dipinto di Gustav Klimt, nel bozzetto de “La Medicina” per l’Aula Magna dell’Università di Vienna (1900-1907).

È fiera è abile nella sua professione; sa utilizzare le qualità del serpente distinguendo il veleno dal balsamo, abbinando gli ingredienti. La figlia di Asclepio e di Epione è la dea dell’igiene, l’artista della salute. Virtù, potremmo dire, come la Forza, la Giustizia e, naturalmente, la Temperanza, Igea viene invocata per prevenire i danni. Se avesse un ruolo tra i medici di oggi, sarebbe probabilmente una bravissima epidemiologa che si occupa di comprendere come migliorare la qualità della vita, anziché correre ai ripari quanto è troppo tardi.

Angelo androgino, la Temperanza dei classici marsigliesi non si stanca di mediare e collegare. Lei arriva a noi dopo che abbiamo fatto i conti con la carta Senza Nome con il suo ritmico falciare che è memento mori. Ci accorda. Ci amalgama. Ci riconnette al senso del percorso. Ci intona. Ci coniuga. Viene prima del Diavolo, prima della Torre che ci porterà su nel cielo fino agli astri redenti. È l’alchimia pratica e trasformatrice capace di fare i conti con il passato e con quel che ci permetterà di proseguire la storia.

La incontriamo nel campo dell’amore, quando è necessario compiere il travaso di energie da una relazione poco soddisfacente a un’altra, da una fase di vita a un’altra, per la creazione di un rapporto che possa essere più consono, più adatto alle esigenze del profondo.

La scoviamo anche nelle storie di formazione, quando l’arte del giusto dosaggio ci occorre per uscire dalle tempeste, perché Temperanza è una cuoca, uno chef che conosce gli ingredienti giusti e le temperature adeguate per cuocere le pietanze della vita, per comporre il nutrimento con acqua aria terra fuoco, ed è così che ci prepara affinché si possa mettere sul fornello la carta seguente.

È lei Maria la profetessa, la Giudea, filosofa e alchimista che andava tra mito e storia distillando e trasmutando, sublimando e creando la Pietra Filosofale in quel di Alessandria d’Egitto. È lei la donna scienziato, la saggia signora citata da Zosimo di Panopoli, quella che ha preso “allume, gomma bianca, gomma rossa, che è il Kibrich dei filosofi, il loro oro e la loro più grande tintura” e ha congiunto in matrimonio il bianco e il rosso (in “Dialogo di Maria e Aros suo Magistero dell’Alchimia”).

È lei che ha trovato la quadra anzi il quarto elemento, la quarta fase, il colore della totalità oltre l’incompletezza del tre, prima di Ipazia, prima di Cristo.L’uno diventa il due, il due diventa il tre e per mezzo del terzo si compie L’unità”.

La Temperanza - Tarocchi di Valeria Bianchi Mian
La Temperanza – Tarocchi di Valeria Bianchi Mian

Capacità di mediazione è quella della nostra amica, nell’impresa che compie quando un’energia che tende all’estremo si oppone ad un’altra: lei arriva e con coscienza opera.

Penso al prozio Biffi, missionario del P.I.M.E. che nella seconda metà dell’Ottocento si piazzò in mezzo alle contese tra i nativi armati di machete guadagnandosi un posto tra gli eroi di famiglia e una statua a Cartagena.

Penso agli psicodrammatisti. Tra i maestri, abbiamo con noi quelli che si sono dati da fare a Gerusalemme nella mediazione tra gli israeliani e i palestinesi, avviando gruppi di psicodramma quando ancora era possibile trovarsi dal vivo.

Insomma, che Temperanza sia virtù anche per voi, cari lettori, e che gli esempi delle sue opere siano innumerevoli.

 

Written by Valeria Bianchi Mian

 

Bibliografia

Alejandro Jodorowsky, La via dei Tarocchi
Claudio Widmann, Gli arcani della vita

 

Info

Rubrica La casa dei Tarocchi

 

2 pensieri su “La casa dei Tarocchi #14: la cura della Temperanza

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