“Alessandro Magno” documentario di Bernard George: tra storia e leggenda
“Ero nato ed ero già affamato, e ho dovuto attendere e poi attendere per guidare gli uomini in battaglia, l’attesa mi è sembrata interminabile…” – Alessandro Magno

Realizzato grazie anche a scoperte archeologiche avvenute nel 1977, la piattaforma Nexo Plus on demand della Nexo Digital ha destinato ad Alessandro Magno un eccellente documentario, in cui la figura dello straordinario condottiero emerge con forza ad aggiungere conoscenza su di lui: più di quanto in passato se ne sapesse.
Diretto dal regista Bernard George, Alessandro Magno – Tra storia e leggenda merita particolare attenzione per l’accuratezza e l’approfondimento con cui è stato realizzato, che aggiunge ragguagli apprezzabili su di un personaggio le cui gesta sono state modello per altri grandi condottieri. Napoleone Bonaparte e Scipione l’Africano, fra questi.
“Alessandria, la mia offerta agli dèi, testimonia al mondo che non sono solo un signore della guerra… io stesso ho disegnato la città, un faro che si vede dalla lontana Creta… sono l’architetto del futuro continente…” – Alessandro Magno
Alessandro Magno nasce a Pella, un antico sito, nel 356 a.C. Seconda capitale del regno macedone, la città, situata a nord-est della penisola ellenica è governata dal re Filippo II, padre di Alessandro, il quale concepisce un ampio disegno di sottomissione ed egemonia sulle polis greche. L’opportunità di espandere i suoi già ampi territori gli si presenta in occasione di una crisi tra Atene e Sparta. Il cui risultato sarà la conquista, da parte di Filippo II, delle miniere d’oro della Tracia, dalle quali trae notevoli risorse.
L’espansionismo macedone, però, desta preoccupazione in Atene; tale da suscitare un dibattito politico tra Demostene e Isocrate; da cui Demostene, di orientamento democratico, esce vincente.
Con l’intento di sollecitare gli Ateniesi a resistere ai macedoni, ritenuti barbari e lontani dalle tradizioni della Grecia. E, con l’auspicio di una rinascita della supremazia ateniese, prende forma una coalizione di varie città guidata dalle forze militari di Tebe.
Ma, quando sulla scena politica irrompe Filippo II, l’aspirazione di Demostene non trova corrispondenza, in quanto il re macedone, a capo delle sue falangi, sconfigge l’esercito riunito sotto l’egida delle polis greche. Scontri violentissimi in quella che verrà ricordata come la battaglia di Cheronea (338 a. C.).
All’epoca, Alessandro, è soltanto un diciottenne schiacciato dalla voglia di conquista; e spinto da essa partecipa alla campagna denotando coraggio e attributi militari non comuni. Ciò, a riprova di quanto sia il degno erede di suo padre.
Filippo II, uscito vincitore dallo scontro, da condottiero dotato di grande acume, non mortifica i vinti; ma in accordo con essi fonda la lega di Corinto, un’alleanza panellenica, a esclusione di Sparta, di cui diventa capo. Assicurandosi così la collaborazione delle polis, che si impegnano ad aiutarlo militarmente in previsione di un suo attacco contro i persiani.

Ma i suoi ambiziosi progetti di conquista non hanno un seguito, perché nel 336 a. C. muore, ucciso da una congiura di palazzo. Inevitabilmente, è Alessandro il destinatario che deve portare avanti l’opera di conquista intrapresa dal padre.
Come già detto, il Magno, grazie alle sue notevoli capacità militari e politiche, dopo essersi distinto nella battaglia di Cheronea, e in virtù anche del suo carisma, è assegnatario del ruolo già occupato dal padre a capo della Lega.
In seguito, nel 335 a. C., l’occupazione militare macedone non è affatto gradita a Tebe, e la sconfitta di Cheronea suscita una sollevazione di popolo, che per liberarsi dal giogo macedone si ribella. Sollevazione che costa cara a Tebe e ai suoi abitanti, in quanto Alessandro la soffoca nel sangue, distrugge la città e riduce in schiavitù la sua gente.
Dopo aver assoggettato Tebe, il progetto di Alessandro è dare guerra ai persiani, secondo quelle che già erano le intenzioni di suo padre.
Mettendosi a capo di una spedizione di oltre 3000 fanti e 500 cavalieri sconfigge il re dei persiani Dario III, che ha sottovalutato la potenza militare dei macedoni.
Sono altre le battaglie intraprese da Alessandro nella sua avanzata verso Oriente da cui esce vittorioso. Granico e Isso sono nomi di luoghi in cui si consumano scontri che disseminano il suo cammino. Che non si arresta, ma prosegue verso l’Egitto, dove fonda la città di Alessandria e viene incoronato faraone. Desideroso di diffondere il sapere e la civiltà greca, ad Alessandria realizza il sogno della più grande biblioteca del mondo allora conosciuto.
Come sottolineato dal documentario, se la sua sete di conquista l’avesse portato verso l’Europa dell’epoca, forse, l’oscura età del Medioevo, in virtù della sua smania di divulgare la conoscenza, non avrebbe visto la luce.
Ripresa la marcia verso est, il Magno sconfigge nuovamente Dario presso Gaugamela, sito collocato lungo l’alto corso del Tigri.
Dopo di che conquista Babilonia, Susa e Persepoli, mettendosi a capo di tutto l’impero persiano.
Un successo dopo l’altro, per Alessandro si susseguono altre imprese che lo portano verso l’altopiano iranico e le province orientali, fino a raggiungere la valle dell’Indo dove sconfigge il re indiano Poro. Costretto ad arrestare la sua corsa, a causa delle condizioni fisiche delle sue truppe, stremate ed esauste, il Magno ferma la sua avanzata ritirandosi a Babilonia, con l’intenzione di unificare i suoi immensi territori dichiarandola capitale del suo regno.
“Dopo Tiro volevo che il mondo credesse che non solo un flagello. Siamo scesi verso il delta del Nilo e ho scelto in questa terra di gettare le fondamenta della mia città: Alessandria…” – Alessandro Magno
Dopo aver fatto un rapido excursus sulle imprese militari di Alessandro, occorre chiedersi quale fosse la sua concezione politica, quella che lo ha spinto a essere protagonista di gesta memorabili, rimaste nell’immaginario comune come simbolo di conquista. Senza dubbio, quella inaugurata da Alessandro è una nuova concezione di attribuirsi il potere politico.

La sua educazione, affiancato dal filosofo Aristotele, lo ha impregnato di quella cultura e civiltà greca definita ‘ellenizzazione’, a cui occorre aggiungere una personale sete di conquista che non conosce confini. Come viene ben esplicitato nel documentario.
In quanto spinto dall’ambizione di costruire un immenso impero universale, determinato dall’unione dei popoli da lui sottomessi.
Ed è adottando il fasto dei sovrani persiani, dai quali eredita la simbologia del potere: abiti, diadema e trono, che mette in pratica la rappresentazione plastica dell’idea di ciò che un sovrano dovrebbe essere. Oltre, naturalmente, alimentando la leggenda a proposito della propria origine divina, e l’obbligo per i sudditi di prostrarsi ai suoi piedi e baciarne le vesti, quale segno di adorazione.
La sua è un’immagine del potere che include l’assimilazione delle popolazioni orientali, un’idea però osteggiata dai capi militari macedoni, i quali cercano di ordire una congiura contro di lui. A cui però Alessandro reagisce con un’imponente epurazione dei capi dell’esercito.
Quello di una nuova spedizione verso l’Arabia, suo ultimo ambizioso progetto, non si compie a causa della morte che lo coglie a causa di febbre malarica, probabilmente. O, verosimilmente per avvelenamento. Morte in giovane età, che genera una dura lotta fra i suoi generali per la successione.
“Volevo mettere al riparo migliaia di libri, tutto il sapere dell’uomo al riparo fra le mura della biblioteca di Alessandria…” – Alessandro Magno
Mentre sullo schermo, a fare da sfondo alla narrazione, scorrono paesaggi che hanno visto le leggendarie gesta di Alessandro, è in un’alternanza di voci che viene ampliata la conoscenza del Magno in un racconto davvero emozionante.
Da una parte i commenti di archeologi e di esperti d’arte dell’università di Salonicco, che si avvicendano a una voce fuori campo, aspra e veemente, che dà conto in prima persona delle sue imprese oltre che del proprio sentire.
Ma non è soltanto l’intervento espresso dal Magno a fare del documentario un prodotto di pregio e assolutamente apprezzabile, sono anche gli interventi degli addetti ai lavori a essere valore aggiunto di un documentario dotato di eccellente chiarezza.

Motivo di assoluto interesse è il focus che riguarda le scoperte archeologiche su cui i relatori si soffermano. Scoperte, in verità piuttosto recenti, datate 1977, a proposito del ritrovamento della tomba di Filippo II, circostanza che segna una svolta epocale nelle esplorazioni archeologiche su quel territorio.
Il ritrovamento di alcuni suoi effetti personali ha aperto uno scenario del tutto nuovo riguardo la civiltà macedone. A conferma che i macedoni non erano affatto barbari, come confermato da un illustre esponente dell’università di Salonicco.
Dal momento del ritrovamento, sottolineatura del commentatore, ogni informazione fino ad allora conosciuta sul popolo dei macedoni è stata stravolta, per lasciare spazio a una nuova concezione sul grado di sviluppo raggiunto da loro.
Al momento della sua morte, accanto al suo letto sono stati deposti oggetti personali legati alla consuetudine macedone.
Inoltre, nel sito dove è stato recuperato il letto, è stata rinvenuta la presenza di alcune pitture rupestri che mostrano scene di caccia, all’interno delle quali si può rintracciare un Alessandro appena giovinetto. Realizzate con strati di colore sovrapposti che, come riferito, tanto ricordano tecniche pittoriche sperimentate in tempi moderni. Anche l’impiego del chiaroscuro e dell’abbozzo di prospettiva, da definirsi atmosferica, denota notevole padronanza artistica appartenente alla civiltà macedone.
Nel sito della città di Anfipoli (in greco: Αμφίπολη) sono stati recuperati i resti di un’antica palestra, che richiamano attività sportive praticate dai giovani, quali la corsa o la lotta. Palestra dotata di luoghi dove praticare l’igiene corporale, a dimostrazione dello sviluppo avanzato della civiltà macedone.
A proposito della tomba di Alessandro Magno, invece, le notizie sono poche e sommarie.
Si narra che al momento della sua morte, uno dei suoi generali ne abbia sollevato il corpo e deposto in luogo sicuro per sottrarlo agli occhi degli altri generali. Ma a tutt’oggi, il sito che custodisce i resti mortali di Alessandro rimane avvolto dal mistero.

In un quadro d’insieme quanto mai ben costruito ed esaustivo, il documentario Alessandro Magno – Tra storia e leggenda presentato da Nexo Plus, ha il pregio di portare lo spettatore ad approfondire la conoscenza di una figura di spessore storico, che ha dedicato l’intera vita all’arte della guerra.
Un modello per altri condottieri, dalle capacità strategiche e militari impareggiabili.
“Quello che mi piace in Alessandro Magno non sono le sue campagne militari che non possiamo nemmeno concepire, ma i suoi metodi politici… Aveva avuto modo di farsi amare dai popoli vinti. Ebbe ragione a far uccidere Parmenione che, come uno stolto, disapprovava che lui avesse abbandonato i costumi greci” – Napoleone Bonaparte
Written by Carolina Colombi
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