“Roma e le sue province” di Cesare Letta e Simonetta Segenni: dalla prima guerra punica a Diocleziano
Parlando di Impero Romano, a meno che non si sia addentro all’argomento, difficilmente si ha un’idea chiara su come questa enorme creatura storica e mitologica vivesse.
Tutti hanno ben presente le vestigia che il mondo romano ha lasciato ai posteri e la fascinazione per questi ultimi crea una discrepanza di percezione tra la realtà e quella che è stata la reale vita storica della grande macchina dell’aggregazione di territori che condusse all’assetto politico e amministrativo dell’Impero.
È noto che, ad un certo punto, il vastissimo territorio fu diviso in parte orientale e parte occidentale e governato prima con un sistema tetrarchico e poi, di nuovo, con un sistema accentrato su di un unico imperatore o due.
In una data nota e stabilita in maniera convenzionale per facilitare la discussione accademica e scolastica, la parte occidentale dell’impero è definitivamente “morta”.
Nel 476 d.C. Odoacre depone Romolo Augustolo e tutto quello che fu il sogno di Roma sembra svanire in una bolla di sapone, almeno per quello che riguarda le pubblicazioni scolastiche fino a che non si intraprendono studi universitari.
Ma tornando alla nascita di questo vastissimo territorio che fu l’Impero Romano, come si è originato?
All’inizio dell’espansione di Roma all’interno della penisola italica, Roma stipulava con le popolazioni aggiunte al suo controllo un contratto di federazione.
Ma nel 241 a.C. la Repubblica di Roma decise di istituire la sua prima provincia di Sicilia. Prima di questa data il termine provincia stava ad indicare un determinato territorio che il magistrato amministrava e che, talune volte, coincideva con un’area geografica definita.
Negli ultimi anni la ricerca storica e i ritrovamenti archeologici hanno reso necessaria l’elaborazione una visione di insieme su come le provincie romane venissero inquadrate nel sistema statale e su come fossero amministrate. E sembra scontato dirlo ma l’amministrazione di questi territori era il risultato del lavoro di una macchina burocratica più o meno complicata a secondo del territorio interessato.
Non bisogno inoltre dimenticare che, una volta che la “nazione” era stata assoggettata e ridotta a provincia romana, il suo assetto, durante i secoli, a seconda dell’epoca storica e dell’assetto politico all’apice, poteva mutare più volte.
Per fare luce su tutto questo sistema, Cesare Letta e Simonetta Segenni hanno curato un volume di saggi concernenti gli argomenti principali costituenti della querelle sulle province romani.
Il volume dal titolo: “Roma e le sue province. Dalla prima guerra punica a Diocleziano” è edito per Carocci editore nel 2015.
Gli autori si occupano dapprima di spiegare al lettore come Roma si è avvicinata al concetto di unire la penisola sotto un unico stendardo iniziando dalle prime province frutto delle vittorie nelle guerre puniche.
Il passo successivo, per l’amministrazione politica ed economica di questi territori, fu la grande riforma di Augusto al termine delle guerre civili che dettò grosso modo le linee guida di un assetto politico che vide soccombere la Repubblica e nascere l’Impero: era divenuta necessario una ristrutturazione sia del territorio sia degli equilibri politici al loro interno.
Il volume tratta anche le singole realtà territoriali perché ognuna di loro, nella grande macchina politica di Roma, era una pedina da manovrare con la cura che derivava da diversi fattori.
Un esempio su tutti è rappresentato dall’Egitto. Augusto lo tenne fuori dalla divisione, in questo frangente riduttiva, di territori di rango senatorio e territori di rango equestre. Per quale motivo?
L’Egitto divenne proprietà privata dell’imperatore. Il legato pro pretore che ivi esercitava il suo comando, era alle dirette dipendenze della parola di Augusto. Le ragioni potrebbero sembrare ovvie: l’economia, la struttura socio economica di un territorio che fu sempre più tumultuoso di quello che si può ricordare, la sua straordinaria ricchezza.
Il territorio conservò anche gran parte della sua burocrazia di stampo alessandrino.
La struttura concepita da Augusto è davvero più complessa di come è su stata descritta per anticipare fatti illustrati ampiamente nel volume. È fondamentale aggiungere che anche all’interno dell’assetto principale stabilito ci furono realtà a sé stanti che costituirono eccezioni: i regni clienti, come sono stati chiamati classificati in maniera impropria.
Durante il susseguirsi degli imperatori e delle dinastie le province subirono diversi cambiamenti. Alcuni territori, a causa di ribellioni o problemi sui limes, cambiarono tipo di ordinamento e composizione. Queste modifiche furono accompagnate anche da diversi tipi di incarichi affidati ai loro governanti.
Nel volume si parla ampiamente anche della scala gerarchica, sensibile alle sfumature di incarichi, presenti all’interno dei terrori e permette di avere uno sguardo ampio e variegato sulla moltitudine di presenze e ingranaggi che permettevano a Roma di governare ogni singolo territorio.
Come già accennato, il volume si compone di due parti. La prima si occupa di addentrarsi negli argomenti generali che hanno permesso lo svolgimento della funzione amministrativa dei territori a partire dall’epoca repubblicana per poi arrivare all’assetto precedente alla ristrutturazione ad opera di Diocleziano.
La seconda parte analizza ogni singolo territorio. Dall’ambito puramente geografico, passando dalla sua storia e arrivando a come Roma lo condusse attraverso la sua romanizzazione e poi alla riduzione a provincia o altro assetto socio politico.
Come ci si aspetta, non è facile capire ogni sfaccettatura di un mondo complicato come l’amministrazione di una complessa entità territoriale ma il volume in questione è un ottimo mezzo per farlo.
La trattazione degli argomenti anche se di stampo accademico non scoraggia gli amanti della storia che decidono di addentrarsi nell’impresa di comprendere la macchina amministrativa dell’Impero.
Infine, nell’appendice del volume, è presente un excursus sulla figura di Theodor Mommsen e di come dalla sua enorme opera sulla storia romana sia partito l’interesse in merito alla costituzione del suo intero. Ogni territorio assoggettato e romanizzato va trattato con singolare interesse, evitando di trasformare in un fascio ogni singolo filo d’erba e, come chi scrive ha avuto modo di apprezzare in questa pubblicazione come nelle altre affrontate per gli studi in ambito archeologico, è necessario tenere a mente l’idea generale di come una provincia romana doveva essere ma comprendere il territorio e la storia in cui Roma portava le sue infrastrutture. Questo tipo di considerazione, anche se non senza difficoltà o difetti, fece grande Roma.
Written by Altea Gardini