Poesia classica greca #2: Semonide, il poeta misogino

Il più gran male che Dio fece è questo:

le donne. A qualche cosa par che servano,

ma per chi le possiede sono un guaio.– Semonide

Poesia classica greca - Semonide
Poesia classica greca – Semonide

I generi della lirica greca arcaica si distinguevano tra la lirica monodica e la lirica corale. La parola “lirica” indicava una poesia destinata al canto con l’accompagnamento della lyra (o cetra). La lirica monodica era eseguita da un unico cantore, oltre alla lira si poteva utilizzare anche l’aulos; nella lirica corale, invece, come ben si intuisce per la recitazione dei versi era previsto un coro.

Semonide (Σημωνίδης) nacque nell’isola di Samo nel VII secolo a.C. ivi morì nel VI secolo a.C., l’isola fu la patria di Pitagora, Epicuro, Melisso, Aristarco ed Escrione. La tradizione lo definì “di Armogo” perché fu attivo nella fondazione di una colonia nell’isola di Amorgo, descritta da Omero come “l’isola nuda” perché molto arida. In età antica fu considerato precedente rispetto ad Archiloco ma considerando proprio la sua partecipazione alla fondazione della colonia si pensa che egli sia di poco posteriore al poeta di Paro.

La tradizione ha conservato 200 versi del poeta di componimenti giambici in dialetto ionico. Il giambo fu uno dei metri che utilizzò maggiormente. L’etimologia della parola è ignota sin dall’antichità, taluni la accostano a “Ἰάμβη” ed alla storia di una serva che fece ridere la dea Demetra, oppure dal nome del figlio di Ares “ Ἴαμβος”; altri fanno risalire la parola dal verbo “ἰαμβίζω” che ha propriamente il significato di “scherzare” od anche dal verbo “ἰάπτειν” con il significato di “colpire”. Che poi giambo sia accostabile a ditirambo ed al culto di Dioniso ed a Demetra non è di sicuro casuale tanto che bisogna sempre tenere a mente la tradizione dei misteri eleusini.

Forse è stato solo un caso che siano stati conservati quaranta frammenti in cui Semonide mostra una satira di tipo sprezzante e fortemente anti-femminista o forse è proprio la caratura di questo poeta ionico.

L’indole della donna Dio la fece
diversa. Una deriva dalla scrofa
setosa; la sua casa è una lordura,
un caos, la roba rotola per terra.
Lei non si lava; veste panni sozzi
E stravaccata nel letame ingrassa.– Semonide

Bisogna tener conto del periodo in cui agisce il poeta ed in una letteratura perfettamente in tradizione misogina. Omero narra di una donna fonte di ogni male che fece addirittura distruggere un regno ed un intero popolo: la bella Elena. Esiodo racconta di un’altra donna che creata dal maestoso dio dell’Olimpo Zeus portò negli uomini ogni sorta di male, Pandora. E così Semonide non è da meno e racconta di ogni tipo di donna creata esaltandone i difetti.

Un’altra Dio la fece dalla volpe
Matricolata; è quella che sa tutto;
non c’è male né bene che le sfugga.
Dice, sì, bene al bene e male al male,
ma s’adegua agli eventi e si trasmuta.– Semonide

Certo è che oltre alla tradizione bisogna tener in considerazione il luogo nel quale si recitavano questi canti. Il simposio (συμπόσιον, composto di σύν «con» e πόσις «bevanda») era una sorta di banchetto di soli uomini nel quale si beveva, si mangiava e si recitavano poesie. Dunque, un luogo nel quale le donne erano escluse fisicamente ed allo stesso tempo oggetto di derisione, anche e solo per far ridere i commensali.

Una gli dèi la fecero di terra
E la diedero all’uomo: minorata,
non ha idea né di bene né di male.
Una cosa la sa: mangiare. E basta.
Se Dio manda un dannato inverno, bubbola,
ma lo sgabello al fuoco non l’accosta.– Semonide

Cartina Grecia antica
Cartina Grecia antica

Non sono esclusi anche oggi, raggiunta parità di genere nella società (o perlomeno così siamo soliti dire anche se i dati sulle presenze femminili in mansioni dirigenziali o il corrispettivo di stipendio annuo dicono tutt’altro), toni scherzosi sia da uomini sia da donne per esaltare una particolarità femminile e maschile o per disprezzarla. Con questo ragionamento non si vuole attenuare la misoginia di Semonide ma non la si condanna proprio perché non si può essere certi dell’intenzione del poeta: l’utilizzo del giambo propriamente portava a schernire chiunque fosse oggetto del canto, non possiamo escludere che Semonide abbia scritto e recitato anche contro tiranni, marinai, agricoltori, filosofi, poeti rivali, etc.

Viene dal mare un’altra, e ha due nature
Opposte: un giorno ride, tutta allegra,
sì che a vederla in casa uno l’ammira
(‘non c’è al mondo una donna più simpatica,
non c’è donna migliore’). Un altro giorno
non la sopporti neppure a vederla
od ad andarle vicino: fa la pazza,
e a chi s’accosta, guai! […]– Semonide

Non si può negare la grande fantasia del poeta di Samo che intento nell’esplicare le varie tipologie di caratteri della donna ne trovò anche una da elogiare.

Una viene dall’ape: fortunato
chi se la prende. È immune da censure
lei sola; è fonte di prosperità;
invecchia col marito in un amore
mutuo; è madre di figli illustri e belli.
E si distingue fra tutte le donne,
circonfusa d’un fascino divino.
Non le piace di stare con le amiche
Se l’argomento dei discorsi è il sesso.
Fra le donne che Dio largisce agli uomini
Ecco qui le più sagge, le migliori.” – Semonide

La donna che proviene dall’ape ci fa comprendere che in antica Grecia c’erano donne che amavano parlare di sesso fra le amiche, lo si vuole sottolineare per sfatare un poco la narrazione della donna costretta in casa e devota all’uomo. Una narrazione che è stata fatta nei secoli da parte di uomini che così avevano inteso il mondo greco o che volevano giustificare la loro volontà di rinchiudere la donna dentro le quattro mura. Vero è che la donna non partecipava ad alcune faccende della società, ma è anche vero che quando si è imposta come la celebre Olimpia d’Epiro, madre di Alessandro Magno, ha potuto modificare le usanze e presenziare al pari degli uomini nelle occasioni di incontro per le discussioni delle problematiche della guerra e della società macedone.

Saffo
Saffo

L’esempio che sempre dobbiamo tenere a mente è la poetessa Saffo (Eresos, 630 a.C. circa – Leucade, 570 a.C. circa) e la scuola che istituì nell’isola di Lesbo. Le donne avevano un ruolo nella vita culturale dell’epoca, non ne erano totalmente escluse. Ed è illogico pensare che lo fossero: un altro esempio è l’importanza della donna nella sfera religiosa, basti pensare alle sacerdotesse ed alle vestali dei templi. I celebri re della Grecia, prima di qualsiasi azione importante, richiedevano consiglio alle sacerdotesse che avevano il ruolo di fare da tramite dal divino all’umano. Ruolo che solo nella religione monoteista divenne esclusivamente maschile.

Nell’Ottocento Giacomo Leopardi si interessò ad altri frammenti del poeta di Samo in cui viene tratteggiata una visione pessimista della vita per la brevità della stessa.

C’è una gran frase dell’uomo di Chio:
«Qual delle foglie, tale è la vita mortale».
L’hanno sentita tutti con gli orecchi,
pochi l’hanno nel cuore: con ciascuno è la speranza,
connaturata all’anima dei giovani.
Finché si gode il desiato fiore dell’età,
il cuore è lieve, e la mente fantastica:
non ci s’aspetta d’invecchiare e di morire,
e chi è sano non pensa a malattie.
Mentalità d’idioti: ignorano che agli uomini
il tempo del rigoglio e della vita
è scarso. Tu lo sai. Presso la soglia estrema
resisti al male e, delle gioie, godi.– Semonide

 

Written by Alessia Mocci

 

Info

In foto: Dettaglio del dipinto “Un musicista” di Albert Joseph Moore (1841-1893) e dettaglio di una statua di un suonatore di lira, copia romana di un’opera di Pitagora da Reggio, scultore attivo tra il 480 ed il 450 a.C. Alcuni studiosi ritengono che il soggetto della statua sia proprio il poeta Semonide.

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