“Hail, Driver!” di Muzzamer Rahman: Far East Film Festival 2021, Sezione Competition
L’ultimo titolo scelto da Oubliette Magazine per questo 23esimo Far East Film Festival di Udine è uno dei 17 candidati al Gelso bianco per il miglior film di debutto; di per sé il primo lungometraggio di Muzzamer Rahman a uscire in sala è stato “Takut ke Tak”, ma ciò è dipeso esclusivamente dalle difficoltà finanziarie che ha incontrato il progetto “Hail, Driver!”, avviato nel 2017 e ancora in attesa di una data di rilascio in patria.
La vicenda si svolge interamente a Kuala Lumpur, capitale della Malesia e polo attrattivo per molti turisti e immigrati, destinazione da sogno in cui fuggire da condizioni precarie e farsi una nuova vita, giorno per giorno.
La dura verità è però che i costi degli affitti sono troppo alti e la maggior parte dei trapiantati, invece di raggranellare soldi facili, finisce per tirare meramente a campare.
Anche Aman, rimasto orfano e sfrattato dall’appartamento di sua sorella, si arrangia come può, spacciandosi per un dipendente di un’azienda che fornisce un servizio di trasporto automobilistico (una sorta di Uber), pur senza disporre di un mezzo adeguato né avendo mai conseguito la patente.
Fra i vari clienti, una donna cinese di nome Bella lo contatta spesse volte, facendosi scarrozzare di quartiere in quartiere a “rendere felici le persone”; i due iniziano a frequentarsi anche al di fuori dell’orario lavorativo, scorgendo l’uno nell’altra una figura amichevole che diventa nel giro di poco assai preziosa, specie in una città profondamente diversa dai territori periferici che hanno allevato entrambi e rivelatasi avara di opportunità di relazione.
Sotto questa prospettiva, Kuala Lumpur ricorda molto da vicino la Macao di “Madalena”, love story firmata da Emily Chan e presentata in questa stessa edizione del FEFF: due centri popolosi (ma non troppo) che, nonostante il passare degli anni o proprio a motivo di ciò, al posto di favorire l’integrazione crescono dei disadattati, le cui frustrazioni nel caso di “Hail, Driver!” vengono filtrate attraverso le alienanti scale di grigi incaricate di riprodurre il daltonismo del protagonista.
A differenza di quanto accade nel film di Chan, lo script di Rahman suggerisce un’ulteriore chiave di lettura per l’analisi del disagio sociale, introducendo sullo sfondo una campagna elettorale la quale a ridosso dell’epilogo riconfermerà al potere, con grande rammarico di Bella, un uomo che la Malesia “non si merita”.
Ma l’immobilismo politico non ha nulla a che vedere con l’immobilismo discorsivo di cui soffre anche il presente racconto: riconosciuta la bontà delle intenzioni (al proprio pubblico l’autore comunica un benché limitato spettro di emozioni con costante sincerità, e una certa dose di ingenuità), resta la percezione dei vuoti lasciati da determina(n)ti eventi drammaturgici che mettano realmente in moto la narrazione.
Volendo anche accogliere la tutt’altro che prevedibile elusione della liaison fra Aman e Bella, mai ripresi in atteggiamenti intimi, non è tuttavia scusabile la monotonia della performance, segnatamente maschile: portare sullo schermo un personaggio introverso, modesto e perlopiù retto, non implica renderlo, per volontà o negligenza, ordinario al limite del soporifero.
Voto al film:
Written by Raffaele Lazzaroni