“Fan Girl” di Antoinette Jadaone: Far East Film Festival 2021, Sezione Competition
Degli 11 lungometraggi diretti da Antoinette Jadaone a partire dal 2011, “Fan Girl” è probabilmente il più maturo e premiato (ben 8 i riconoscimenti ricevuti al prestigioso Metro Manila Film Festival).
Chiaro fin dal titolo, l’intento è proporre una riflessione sul fenomeno del divismo cinematografico, assai diffuso nelle Filippine e alimentato con ardore da folle di teenager.
Fra questi c’è Jane (Charlie Dizon), studentessa 16enne che si considera la fan numero uno di Paulo Avelino, conoscendone approfonditamente la filmografia e numerosi aspetti della vita pubblica e non.
I due giorni più importanti della sua vita iniziano con la partecipazione entusiastica alla presentazione del nuovo film in cui la star duetta con Bea Alonzo, altro volto ben noto del mondo dello spettacolo; la ragazza, marinata la scuola, potrebbe accontentarsi di una foto o un autografo ma, eludendo i controlli della sicurezza, si intrufola nel pick-up di Paulo, senza conoscerne la destinazione né riflettendo un solo istante sulle conseguenze della propria risolutezza.
È facile dunque immaginare come la scelta di avvicinare in tal modo un attore, abituato a vestire i panni di un personaggio anche al di fuori dello schermo ma solo in ambienti ben definiti e limitandosi ad adempiere ai doveri contrattuali, invaderne cioè la sfera privata mancando di chiedere il permesso, possa riservare sorprese che andranno ben al di là delle aspettative.
Se già il soggetto in sé risulta pruriginoso, ad acuirne la sensazione è la presenza di Avelino che non interpreta altri all’infuori di se stesso, o meglio un “se stesso” studiato a tavolino in maniera da rovinarne l’immagine idealizzata: trasandato, volgare, sgarbato e violento, con la tendenza ad attaccarsi alla bottiglia in qualsiasi momento e a coltivare altri vizi, quali il fumo e l’assunzione di stupefacenti.
Nonostante i segnali siano ben riconoscibili, Jane quasi non si lascia intimorire, troppo eccitata al pensiero di trovarsi lei, unica eletta in virtù della caparbietà dimostrata, al cospetto del proprio idolo, il più carino e bravo di tutti, sia nella recitazione che, naturalmente, nell’ars amandi.
Sovrapponendo realtà e sogno, come altre donne che l’hanno preceduta, incasserà mille ingiurie senza accusare il colpo, divenendo ogni volta più audace e provocante, sino ad abbandonarsi completamente a un abbraccio che in breve muta in amplesso.
Essendosi la notte rifiutata di portare consiglio, l’avvento della lucidità si manifesterà al più tardi, nel momento in cui le parole a lungo ripetute da Jane, “non sono più una ragazzina”, invece di riferirsi alle trasgressioni compiute al buio di una villa disadorna, più simile al covo di un brigante che alla residenza di una stella, acquistano un rilievo profondamente differente: l’autodeterminazione non motiva più un viaggio rocambolesco e dissennato, bensì la denuncia dei soprusi vecchi e nuovi di cui la giovane è resa testimone.
Benché “Fan Girl” sia segnato da una regia tendenzialmente esile e tutt’altro che determinante, l’esito complessivo è abbastanza robusto, merito senz’altro dell’impegno profuso dai due primattori ripresi per una durata sufficiente a convincere che, presentandosi simili circostanze, un divo e una ninfetta possano davvero spingersi a tanto, per ogni verso.
Voto al film:
Written by Raffaele Lazzaroni
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Rubrica Far East Film Festival