“Sogni di Grande Nord” docufilm di Dario Acocella: Paolo Cognetti e Nicola Magrin, due viaggiatori
“E alla fine eccomi lì. La vita a volte è incredibile, dopo lunghissimi giri ti porta al centro esatto della tua storia. Il Magic Bus se ne sta in quella collinetta a ricordare la … sera, a testimonianza di ciò che è stato…” – Paolo Cognetti

Prodotto da Samarcanda Film in collaborazione con Feltrinelli Real Cinema e Rai Cinema, per la regia di Dario Acocella, Sogni di Grande Nord è un docufilm presente nelle sale cinematografiche il 7-8-9 giugno 2021.
Distribuito da Nexo Digital, Sogni di Grande Nord è un viaggio compiuto dallo scrittore Paolo Cognetti, che ha partecipato alla scrittura del film, in compagnia dell’illustratore Nicola Magrin.
Come dichiarato da Paolo Cognetti, la solitudine è stata sua compagna troppo a lungo per poter affrontare da solo un viaggio così impegnativo. Ha quindi scelto, decisione condivisa con Magrin, di partecipare l’altro a un’esperienza molto coinvolgente da un punto di vista emotivo.
Viaggio sui generis, Sogni di Grande Nord ha portato i due viaggiatori a spostarsi dal paesaggio montano delle Alpi alla volta di Vancouver, per poi raggiungere l’Alaska. Qui, hanno preso in affitto un camper per visitare luoghi che hanno richiamato alla memoria di Cognetti intramontabili maestri di scrittura. In un percorso che li ha portati a cercare le loro tracce, soprattutto emotive.
Scrittori americani che hanno calpestato questo territorio alla ricerca forse di ispirazione, oppure di una dimensione altra lontana dal grido delle grandi metropoli americane.
Narratori amati da Cognetti e per lui fonte d’ispirazione: Ernest Hemingway, che andava a pesca in prossimità di questi luoghi, Raymond Carver, Jack London autore de Il richiamo della foresta, che ha visto proprio in queste zone la sua realizzazione. Inoltre, Herman Melville e il filosofo e naturalista H. D. Thoreau, personaggio suggestivo e illuminante per Cognetti.
Durante i quali i due hanno vissuto momenti emozionanti anche attraverso dialoghi e scambi di vedute, il cui scopo per Cognetti era andare alle proprie radici come uomo e come scrittore.
“Senza mappe, senza orologio, senza niente. Montagne innevate, fiumi, cieli stellati. Solo io e la natura selvaggia” – Christopher McCandless
Un momento particolarmente intenso è stato il rinvenimento del Magic Bus, ormai ridotto a un rottame, che ha rappresentato la casa di Chris McCandless, la cui vicenda umana è dolorosa. Nel suo viaggio, rappresentativo di libertà, e determinante al fine di rintracciare un rapporto strettissimo con l’ambiente attraverso luoghi incontaminati.
Incontro, che ha rappresentando per Cognetti, anche se non in maniera propriamente esplicita, l’identificazione dello scrittore con McCandless, personaggio atipico che si è allontanato volontariamente dalla città per vivere in isolamento. Che ha percorso chilometri e chilometri nell’ovest degli Stati Uniti alla ricerca non soltanto di solitudine, ma anche per rispondere a domande circa il senso della vita, che lo sollecitavano da tempo. Raggiungendo infine le terre selvagge dell’Alaska.

Purtroppo la sua avventura si è conclusa tragicamente, quando due cacciatori hanno trovato il suo corpo, ridotto a un peso di soli 30 Kg, nel Magic Bus, diventato simbolo della sua triste vicenda. Si presume sia morto di stenti, o forse intossicato da vegetali recuperati in zona.
Abbandonato fin dal 1961, il bus è stato rimosso di recente, poco dopo che i due protagonisti de Sogni di Grande Nord ne hanno preso visione.
È il 1993 quando lo scrittore John Krakauer pubblica la storia di McCandless e dei suoi viaggi, che gli hanno ispirato il libro Nelle terre estreme. Libro poi ripreso dall’attore e regista Sean Penn, che ne ha fatto un adattamento per realizzare il film Into the wind.
“Uccidere quell’alce è stata la più grande tragedia della mia vita. Vorrei non averlo fatto” – Christopher McCandless
In un percorso originale, da definirsi anche un viaggio on the road, i due viaggiatori hanno incontrano una coppia di conoscenti che, incuranti dei giudizi di figli e parenti, si sono stabiliti in una zona per molti aspetti impervia e di non facile abitabilità. Ma per loro vivere in un ambiente altro, alieno dal caos delle grandi città è emblema di quella libertà a lungo agognata. Una libertà vera e non posticcia; libertà, che spesso tanto declamata a gran voce, può assumere il significato di uno stereotipo.
I due hanno dato conferma allo spettatore, che solo vivendo in un ambiente il più possibile a contatto con la natura che, seppur brulla e apparentemente inospitale, da un punto di vista interiore può diventare di assoluta ospitalità. Laddove in quel luogo, anche se abitato dal nulla, i due hanno trovato una dimensione di vita autentica, quella che non avevano nella loro quotidianità italiana.
Un’altra testimonianza è venuta da Kate Harris, scrittrice, giovane donna che ha stabilito la sua residenza in prossimità di un bosco e vive avvolta da un totale isolamento. Pronta anch’essa a dichiarare il benessere fisico e mentale proprio di una vita vissuta in solitudine, lontano dal grido di metropoli troppo affollate.
“La felicità è reale solo se viene condivisa.” – Christopher McCandless

Il viaggio compiuto da Cognetti e Magrin, che si è snodato fra paesaggi naturali dal fascino indiscusso, e spostamenti da un luogo all’altro alla ricerca di tracce significative oltre che di un percorso esistenziale alternativo, ha presentato anche intenti speculativi sviluppati fra i due. Tesi a sottolineare la differenza tra vita vissuta in solitudine e dedita alla contemplazione e il naturale desiderio di relazionarsi con gli altri.
“L’essenza dello spirito dell’uomo sta nelle nuove esperienze.” – Christopher McCandless
Sogni di Grande Nord non soltanto è un viaggio fisico, ma anche metaforico. Soprattutto per il recondito contenuto custodito in sé.
Un viaggio di esplorazione, per meglio comprendere la relazione fra uomo e natura attraverso i luoghi che hanno visto scrittori straordinari alla ricerca di una pacifica convivenza con l’ambiente. Che può anche rappresentare la ricerca di un altrove, un luogo dove la dimensione umana, per trovare il proprio profondo sé, si può intendere anche come entità mistica. A dare spessore alla narrazione è una voce fuori campo, recitata in prima persona, che si alterna a una presa registica diretta dominante sulle immagini.
“Vivere, soltanto vivere, in quel momento, in quel luogo.” – Christopher McCandless
Film, il cui contenuto ha anche un intento pedagogico, in quanto va oltre il significato più elementare che può scaturire dalla sua visione, dotata di immagini spettacolari. Che sottolineano l’armonia insita in una natura intatta dove, in mezzo a elementi propri di un ambiente suggestivo, trovano spazio anche realtà del mondo animale partecipi di una natura primitiva.
Una natura che non è quella proposta da immagini di riviste patinate, dove luoghi da sogno sono calpestati indiscriminatamente da un ossessivo turismo di massa, volgare in molti casi, pronto a insozzare un patrimonio che è bene di tutti. E non dei pochi che possono permettersi di soggiornare in luoghi bellissimi spesso oltraggiati, senza tener conto del bene prezioso di cui sono al contempo oggetto e simbolo.
Sogni di Grande Nord può essere inoltre motivo di sollecitazioni e di apprezzamento anche da coloro che non condividono lo stile di vita proposto dal film di Paolo Cognetti. In quanto, realtà, con tutti gli elementi che ne fanno parte, è esempio di un mondo primordiale da non sottovalutare.
Docufilm, Sogni di Grande Nord, durante il quale vengono messi a confronto valori andati perduti nel tempo, quali appunto lo stretto legame fra l’uomo e un mondo arcaico, con altri, considerati più effimeri e lontani dalla vera essenza dell’uomo.

In conclusione, si può interpretare il docufilm come un’occasione per ringraziare la natura, che insieme alla letteratura è sempre stata per Cognetti fonte di ispirazione.
Realizzato grazie anche a strumentazioni tecnologiche moderne; per alcune riprese, infatti, si è fatto uso di un drone. Inoltre, nel docufilm si è messa a punto un’innovativa tecnica registica, che ha alternato campi lunghi a piani ravvicinati, durante i quali i viaggiatori percorrevano tratti del percorso a piedi o attraversando un fiume, oppure parlottando fra loro davanti a un fuoco.
Ospite al Trento Film Festival, la più importante rassegna internazionale di cinema e cultura di montagna arrivata alla sua 69a edizione, Sogni di Grande Nord ha ricevuto una calorosa accoglienza.
“Il Magic Bus sta là a veder scorrere le stagioni, senz’altra compagnia che quella degli orsi e gli alci di passaggio” – Paolo Cognetti
Written by Carolina Colombi
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