“Il taccuino d’oro” di Doris Lessing: la libertà è un abisso di solitudine

Reagisco immediatamente alla frase che sorge da un bisticcio intersessuale fra Molly e Richard: “No, non è facile per le donne. Ma noi almeno abbiamo tanto buon senso da non usare parole come fisico ed emotivo quasi non fossero interdipendenti.”

Il taccuino d’oro di Doris Lessing
Il taccuino d’oro di Doris Lessing

Quindi per loro (le donne) non sono interdipendenti. Suggerisco a tutti i maschi maschilisti (il cui numero non scarseggia) di leggere il più possibile libri scritti da donne, perché se ne impara di tutti i colori, dal rosa fucsia all’indaco scuro, ed anche oltre.

Anna si chiede: “… se conduciamo una vita libera, ossia viviamo come gli uomini, non dobbiamo usare il loro stesso linguaggio?”

Beh, saremmo quantomeno ad armi pari.

Anna, l’avatar dell’autrice si pone un problema:Un romanzo su mille ha i requisiti che fanno d’un romanzo un romanzo: la qualità filosofica.” Come si può essere speculativi quando si scrive di fatterelli?

Il discorso chegli artisti perché sono incapaci di vivere” le dà la nausea.

Perché “… la personalità umana, quella fiamma insostituibile, è così sacra per me, che tutto il resto diventa irrilevante?” – forse perché non abbiamo di meglio?

Gli uomini sono molto meno coscienti delle donne nell’usare il proprio sesso: molto meno onesti.” – il fatto si ricollega al discorso di prima.

Lei si accorge del suo “tono cinico e contrito. Eppure com’è confortante questo tono, come un impiastro sulla ferita.” – che reca sempre con sé un segno di qualcosa, come un cippo che delimita uno spazio.

C’è una cavalleria femminile, da donna a donna, forte come qualsiasi altra forma di realtà.” – esiste anche fra uomo e uomo, t’assicuro, ma dura solo per tutta una serie di scopo unici (conoscersi, fare all’amore, convivere, formare una famiglia, lasciarsi).

Anche la vostra, come la nostra, si deposita giorno dopo giorno, ma un giorno può corrodervi l’anima.

La signora Boothby “era affascinata da Willi. E proprio per gli aspetti che noi odiavamo in loro…– in loro maschi:l’insolenza e l’arroganza che si nascondevano sotto la fredda educazione.”

Certi discorsi non si danno mai per scontati:Mio marito e io pensiamo che i negri debbano essere trattati bene. È un fatto di giustizia.” – e io che addirittura credo che le donne, non solo le negre, abbiano un’anima!

Ma disse Paul, “E poi, certo, ci sono secoli di civiltà fra noi e loro. In fondo non sono che babbuini.Anzi, “babuini” nella traduzione di Marialivia Serini.

Quando una femminuccia piace a noi maschietti, può scapparci detto: “Maryrose, Maryrose, sei troppo buona per essere anche vera.” – la classica eccezione che conferma una regola non ferrea, bensì d’acciaio.

E l’omino continua il corteggiamento:Perché non ti sei innamorata di nessuno di noi? Perché non permetti a nessuno di noi di amarti?– il motivo è tragico: “il suo cuore era morto quando il fratello fu ridotto in poltiglia da un carro armato.” – ignoro se occorra esistere da donna sensibile, o basti agire da bestia virile che soffre, per avere tanta urgenza d’amore.

Che ragione ha un narratore d’aggrapparsi al ricordo d’un sorriso o d’uno sguardo, conoscendo così bene le complessità che nasconde?– scrivendole si possono semplificare, ma non è facile.

In quel tempo della mia vita, per ragioni che capii solo più tardi, non mi concedevo d’essere scelta dagli uomini che mi desideravano davvero.” – concetto chiaro per te, io, nemmeno 300 pagine dopo, ho capito.

A chi le ricorda, ad Anna, a Doris, che una donna della sua posizione eccetera eccetera… lei risponde: “Quale posizione?” e “di colpo diventai furiosa perché tutte le donne che si sentono in trappola lo diventano.” – questo pregiudizio appartiene a un io narrante femmineo.

Il mondo è creato su un abisso d’immoralità:Ho detto che era un imbroglione, ma naturalmente è una sciocchezza. Era uno che aveva capito dall’inizio che c’è una legge per i ricchi e una per i poveri.”

Ma c’è una speranza che cova sotto la cenere:Se qualcuno di noi comincia a preoccuparsi degli altri, allora può cambiare tutto. Non capisci?

Pare proprio di no.

Quel che più mi stupisce è che c’è gente, come te ad esempio, che crede davvero di poter cambiare il mondo.”

Tanti problemi ci sono in questo mondo tapino: “… qualsiasi comunista occidentale che rimanga nel partito dopo una certa data ci resta soltanto in virtù di un suo mito personale.” – ognuno ha il mito che si merita.

E ciascuno possiede due personalità: “la donna politica, asciutta, saggia, ironica, o la fanatica di partito che parla come una maniaca.”

Poi si finisce per frequentare sempre dei compagni comunisti rossi: “È questa la vera ragione per cui lascerò il partito.”

Anche se: “non sopportiamo di dire addio ai nostri ideali di un mondo migliore.”

Prima di iscrivermi in me “… c’era un bisogno d’interezza, di farla finita con la frattura, la divisione, l’insoddisfazione in cui tutti viviamo. Eppure l’iscrizione al partito aveva approfondito la frattura…”

Per cui “mi sentii solo confusa ed esausta…”

Il suicidio a volte è una soluzione: “… per molti deve accadere proprio così. Si ritrovano a mettere ordine nelle loro carte, a scrivere lettere d’addio, persino a telefonare agli amici, in un modo allegro e cordiale…” – così morì nella primavera del 2000 Gino, amico del mio cuore, depresso fin quasi all’ultimo, che mi parve gioviale e sicuro di sé quando lo vedi di sfuggita, due giorni prima del non lietissimo evento.

Che strani animali sono le donne… per non parlare degli uomini…

Sapeva che le occhiate che le lanciava Paul erano piene di colpa e d’affetto, e provò una gran simpatia per lui, per l’interesse che le dimostrava.” – lo scrive una tale di nome Doris.

Ma non era, e lei lo sapeva, il tipo di uomo che paga una donna. Eppure gli sembrava di vederlo chiaramente, mettere del denaro sul caminetto.” – nel testo c’è gli, ma è un refuso, forse un laspus freudiano: nella stanza c’è solo un uomo e lei, una donna chiamata Ella.

L’uomole chiese se era libera per il pranzo ed Ella disse che lo era, ascoltando dentro di sé la parola libera. Negli ultimi dieci giorni non si era sentita libera.” – kam’a, passione.

“Ora si sentiva non tanto libera, ma disinnestata, come fluttuante sulla libertà di un altro.” – non lo era nemmeno lui, credo: la libertà prevede un abisso di solitudine.

Dopo l’ennesima maschilata, “in quel punto impreciso dentro di lei s’era messo in moto un meccanismo per impedirle di ascoltare quando Paul faceva osservazioni che potevano renderla infelice.” – indeterminazione quantistica e null’altro.

Ormai stavano insieme:quel che provavano l’uno per l’altra rendeva gli altri irrilevanti.”

Lei è così folle d’amore chefinisce per rendersi conto che s’aggrappa all’immagine dell’altra donna…” – ce n’è sempre una a disposizione. – “come a qualcuno che potesse proteggerla e salvarla.”

Ora è difficile interpretare chi e perché:… il fatto che trasformo tutto in finzione è semplicemente un mezzo per nascondere qualcosa a me stessa.”

Un giovane innocente (ce ne sono ancora, spero!) le chiede perché ha disseminato tutto in quattro taccuini di colore diverso. Risposta: “Te l’ho detto, il caos.”

L’abisso, dunque. Per quanto il discorso che ho riportato possa appare ordinato, non lo è affatto, perché Doris confonde tutto, mischiando il romanzo, con dei sottopassi strani, che contengono altre narrazioni. Si fatica a seguire, ma non è del tutto impossibile.

Due persone, ossia due individui, per tradizione critica, discutono di politica come ne parlano quelli che non sono comunisti.” Quei due invece lo sono. “… ma quando si è un po’ più di due, si entra subito in uno stato d’animo del tutto diverso.” – capita anche a due seminaristi quando accennano alla solita, ma che si zittiscono all’istante, quando incontrano un loro compagno di preghiera. E cominciano a parlare di Dio, oppure di Stalin.

“… l’ironia, che è la difesa degli omosessuali, è in sostanza quello che in un ‘vero uomo’ è la compita galanteria, ciò che l’uomo normale adopera per disarmare più o meno inconsciamente una donna. Di solito inconsciamente.”

La falsità, dunque? Ne esistono di tanti tipi? Virile, gay, transgender, femminile?

Ieri sera ne parlavo con una mia congiunta, la quale è convinta che anch’io, essendo uomo, sia colpevole di quel che è occorso nei secoli, ultimo complice di infinite menzogne, portatore di un peccato maschilista originale. Esiste un’ipotesi di battesimo in questi casi? Ma diverso da quello di Origene, mi auguro!

Ma potrebbe piacermi. Se riuscissi a scacciare l’ombra di Paul.” – colui che diceva che alcuni uomini non sanno amare le donne. Lui se sa far soffrire e poi, come il covid, gli effetti rimangono tutta la vita: “… non provo interesse per nessun uomo dal momento che non faccio che pensare a Paul.”

Ma poi ci ripensa a metà: “Ella va a letto con Jack. Lo classifica il tipo di amante efficiente. L’uomo non sensuale, che ha imparato a far l’amore su libri…”, come me che tento d’imparare il francese ascoltando La beau Navire su Youtube.

“Adesso non riesce a dormire e si masturba seguendo le sue fantasie, piena di odio per gli uomini.”

Cerca storie “dento di sé”. Ma “non scrive questa storia. Ha paura che scrivendola diventi vera.” – la verità ci fa tanto male e poi diciamo che è fuggevole. Ma siamo noi a tagliare la corda…

“Prende lo spunto” da un tipo, “dal suo atteggiamento di amante freddo con la maschera.”  

Doris Lessing
Doris Lessing

Paul diceva che “non esiste una donna frigida ma solo uomini incapaci.” Frase che nega alle donne persino il diritto di aver mancanze, oltre che qualità. A me sembra un discorso negativo più di quello di chi afferma che le donne sono esseri inferiori. Significa donna = nullità assoluta.

Anna parla col padre, che davvero non sa o non vuole comprenderla.

Dice lui: “Parli come se… Una persona è una persona. Un uomo è quello che è. Non può essere un’altra cosa. Non puoi cambiare la realtà.” La sua replica:Sai, sai penso che questa sia la differenza che c’è fra noi. Perché io credo che si possa cambiare.”

Ti chiedo, Ella, ti chiedo Anna, ti chiedo Doris: io = una donna, oppure io tout court? Qualunque sia la Natura?

Torniamo ai tuoi taccuini, Doris-Anna. “È probabile che per mantenere in vita l’amore, il sentimento, la tenerezza, sia necessario sentire queste emozioni in modo ambiguo, e così anche per ciò che è falso e avvilente e per ciò che è ancora un’idea, un semplice fantasma dell’immaginazione…” – stupende credenze umane, direi anche religiose.

“Più tardi è entrato nella mia stanza e abbiamo fatto l’amore. Ma non è stato proprio un fare l’amore, aveva deciso di fare l’amore.” – Dominus Deus!

“La creatura che è dentro di me e che è la donna innamorata non ne era coinvolta, rifiutava di lasciarsi ingannare.” – però ci stava a farsi fare l‘amore.

“… non vi possono esser dubbi attorno a quella nota che oggi suona nei libri scritti dalle donne, in tutto ciò che dicono, dovunque, in qualsiasi momento: una specie di solenne nota d’organo, che esprime autocommiserazione, che esprime il senso di essere tradite.” – il problema è sempre quella Credenza che non ha riscontri con la Realtà.

“Stavo mettendo via tre dei taccuini. ‘Perché ne hai quattro, a che ti servono?’ domandò. ‘Evidentemente’ risposi, ‘avevo bisogno di suddividermi; ma da questo momento in poi ne userò uno solo.”

Taccuino nero: Anna in Rhodesia (paese natale di Doris).

Taccuino rosso: Anna comunista e poi ex comunista.

Taccuino giallo: il romanzo di Ella, alter ego di Anna, alter ego di Doris.

Taccuino blu: diario personale di Anna.

Ognuno di essi sarà utilizzato quattro volte, sempre preceduti da un episodio della serie Donne libere, assai poco libere però.

Ora Anna ha acquistato un costoso taccuino color oro vecchio, che tanto vorrebbe per sé un ignobile quanto amato omaccione yankee. Ma non glielo vuol dare. Lui insiste! Lei nega! Non te lo do!

Speriamo che non glielo conceda, alla fine! Chissà!

“Perché non vi possono essere dubbi attorno a quella nota che oggi suona nei libri scritti dalle donne, in tutto ciò che dicono, dovunque, in qualsiasi momento: una specie di solenne nota d’organo, che esprime autocommiserazione, che esprime il senso di essere tradite.”

Quel che amo in Doris, e in Anna, è questo dire la verità camuffandola di esagerazione e d’ironia. Come quando si provoca qualcuno e poi gli si dice: Dai! Scherzo!

Il discorso precedente vale per tutte le donne? O solo per talune? O solamente per i personaggi del romanzo? Non è chiaro, perché è tutto avvolto nel raggio splendente di un sole abbagliante.

Dice Anna: “Io non gli credevo, ma l’Anna stretta tra le sue braccia gli credeva, riuscivo addirittura a vedere quei due recitare le loro parti, e non riuscivo a credere che potessero essere così melodrammatici.”

Così ci scrisse l’ometto bello bello nel taccuino d’oro vecchio, senza averlo ancora ottenuto:

“Chiunque guardi queste pagine

sia maledetto,

perché così voglio.

Questo è il libro di Saul Green (!!!)”

Mi sentirei di aggiungere un ugh!

“Saul, ti rendi conto che ci influenziamo a vicenda anche quando siamo in due stanze diverse?”

E qui dovrei tirar fuori per l’ennesima volta il mai troppo celebrato, ma un po’ logoro entanglement, per cui due particelle che, venendo a contatto nella loro nascita, come due cuori che rinascono quando s’innamorano, rimangono per la (loro) eternità correlate, entangled, l’una all’altra, fino a quando la particella cessa di esistere, ridiventando energia, quando si re-innamora, insomma.

“Cosa pensi che sia che induce le persone come noi a provare tutto? C’è qualcosa che ci spinge ad essere tutto e tutti?” – è la mancanza di un ideale, oppure credere che un ideale inglobi ogni cosa? o è il fatto di credere?

“Sono stata così felice nella cita che non devo preoccuparmi di invecchiare. Ma il momento stesso in cui lo dicevo la sicurezza svanì di nuovo. Era tornato il disgusto.”

Cara Anna, tu passi spesso, senza apparente soluzione di continuità, fra sentimenti e stati d’animo, rabbie, dolori, pianti, sorrisi, ilarità improvvise, risate, incazzature improvvise, ironie eccetera. C’è una cosa che non ti vedo mai fare: l’ammiccare come fa un complice.

Ma quante Anna coesistono in te!

Una di loro ti dice: “Anna, tu stai tradendo tutte le cose in cui credi; stai affogando nella soggettività, in te stessa, nei tuoi bisogni.”

Lei ti vuol bene, Anna…Ma Anna, che voleva lasciarsi andar giù nell’acqua buia, non rispose.”

Sei così fragile, Annina, leggera, come la piuma che esce da tuo cuscino: “L’aria era troppo sottile, non m’avrebbe sostenuta.”

Saul richiede per l’ennesima volta (l’ultima?) il taccuino d’oro vecchio, dolcemente, ed è quasi un aut aut.

“Ed ora era terribile perché dovevo affrontare lo sforzo di ridare un ordine al caos che era diventata la mia vita.” – al caos si può soltanto cascarci dentro, come in un ordinatissimo buco nero.

“… e piangevo per l’inutilità dei miei sforzi, mentre scrivevo nello stile della più stupida e insulsa rivista femminile: ma quel che mia agghiacciava era il fatto che quello stile insulso era dovuto ad un’alterazione minima del mio stile, una parola qua, una là.” – ognuno ha lo stile che si merita, l’importante è averne uno solo.

Doris Lessing
Doris Lessing

Saul di secondo nome fa: ioioioioioio: “Sì, ero io, erano tutti, l’io, io, io, io, io sono, io faccio, io non voglio. Io sarò. Io voglio. Io.” – un’agguerrita tribù di Io pellerossa (molto bellicosi).

“Poi, dopo un attimo di esitazione, ecco di nuovo il pazzo, ed ora non era più soltanto un io, io, io, ma un io contro le donne.” – ti sei allevata in casa (e gratuitamente) un branco di io che finiranno forse con l’azzannarti.

“Saul sorrise: ‘Io lo posso scrivere, ma tu no.’

‘E allora scrivilo.’

‘Se mi dai il tuo taccuino.’

‘Perché?’

‘Mi serve.’”

La risposta quale sarà?

“Si disse: non so perché trovo ancora difficile accettare il fatto che le parole sono imperfette e per loro natura imprecise…” – e ci differenziano dalle bestie.

“Anna si sentì d’improvviso furiosa, tremava di rabbia.”

Quasi subito dopo: “Anna rise. La rabbia scomparve. La risata di lui fu improvvisa, forte, piena di sollievo.”

Interessante questione:

“‘Apri una porta e dietro ci trovi qualcuno nei guai. Tutte le volte che apri una porta, c’è qualcuno a pezzi.

Forse scegli bene le tue porte.’”

Ancora: “Come ti dicevo, è il mistero del nostro tempo. Nessuno ne parla, ma tutte le volte che si apre una porta si è salutati da un grido acuto, disperato e insostenibile.”

Questa tesi è stata avanzata da un maschietto, nuovo ma tutto sommato solito, di cui forse ci si può anche innamorare e andare a letto, così saggi e necessari questi omarini.

Dai, è un libricino di sole 721 pagine, con 5 registri narrativi e infinite voci che escono dal coro e che ci rientrano subito dopo, infondo è una bazzecola.

Un po’ mi sono innamorato di questa Anna, magrolina, graziosa e occhialuta, tanto capace d’amare, così bisognosa di dare, non so se stessa, ma quel che forse non esiste ma che manca sempre: il suo tempo.

Ha scritto un romanzo che ha avuto un notevole successo non solo in patria, e vive dei suoi proventi, ma quando essi cominciano a calare, non se la sente di scriverne un altro, e rifiuta persino di cederne i diritti. È la persona meno economica che si possa immaginare. Tanto cara, tanto amabile, tanto un po’ di tutto.

Non so dire se le strategie narrative di Doris siano tutte azzeccate e quanto lo siano. Uno si dice, alla fine di tanto durevole travaglio, che forse sarebbe bastata la metà, e anche meno, per aver alla fine un’idea della cosa. Di quale cosa? Di quella!

Chi pensa in questo modo probabilmente sbaglia.

I taccuini rappresentano per le due protagoniste, la scrittrice Doris Lessing e il suo personaggio Anna Wulf un potente mezzo per poter meglio organizzare, frammentandolo, il proprio pensiero. Al lettore occorre abituarsi al libro, e non è facile, specie nelle prime duecentotrentadue pagine. Sorprende però che, man mano che cresce la fatica della lettura, meno la scrittura pare quello che non è mai: eccessiva. Essa è essenziale, come in pochi altri libri. Non sono stato capace di rinvenire una sola parola inutile. Ma io non faccio testo (mi limito a leggerlo e a mutarlo), non è mica il mio mestiere. E qual è, allora? Boh!

Anna e Doris sono determinati, in quanto mirano allo scopo di comprendere un fatto, dopo averlo sottoposto ad analisi.

Alla fine non si coglie una risposta, perché essa non c’è. O se c’è, è relativa.

Si raggiunge la consapevolezza che essa non potrà mai esserci, in modo assoluto, e che forse non servirà ad alcun scopo pratico.

Non è poco.

Una brutta notizia per le femministe: le donne, in qualità di umani, non saranno mai del tutto libere.

Ma ce n’è anche una buona: si potranno un giorno affrancare dalla paura di non esserlo.

 

Written by Stefano Pioli

 

Bibliografia

Doris Lessing, Il taccuino d’oro, Feltrinelli, 2007

 

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