“Il canto di Calliope” di Natalie Haynes: l’approccio delle donne nella guerra di Troia

Cantami, O Diva…” è forse uno degli incipit più famosi della letteratura epica. Omero in questo preludio, che dà adito alle future urgenze dettate dalla guerra, dall’angoscia e dalla follia, ci trasporta in quella che fu la guerra più narrata nell’antichità: la guerra di Troia.

Il canto di Calliope di Natalie Hayes
Il canto di Calliope di Natalie Hayes

Le prime parole dell’Iliade sono per l’ira funesta di Achille e tutte le altre sono per gli uomini che, a turno, si sono avvicendati sulla scena di una storia che non è mai stata offerta al pubblico per intero.

Ogni volta che si parla della guerra, ogni scenografia riporta agli uomini e alle loro azioni, alle famiglie che dagli spalti osservano il campo di battaglia e a quelle che vivono lontane e non sono chiamate ad assistere agli avvenimenti che si stanno consumando come onde che si accavallavano sulle spiagge di Ilio per poi rifrangersi negli animi coinvolti.

In una guerra si è tutti vittime e alcune di queste fanno parte dei carnefici a loro volta.

Il canto di Calliope(A Thousand Ships) è un romanzo di Natalie Haynes ed è edito per Sonzogno nel 2021.

Natalie Haynes è scrittrice e giornalista. Di formazione classicista, ha pubblicato romanzi come The Amber Fury e The Children of Jocasta. Inoltre, la Haynes, è conduttrice e autrice del programma della BBC Radio 4 Stands up for the Classics.

Il canto di Calliope è stato finalista al prestigioso Women’s Prize for Fiction 2020 ed è stato segnalato, da testate come il Times e il The Guardian, come tra i migliori libri 2019 anno in cui il libro h visto la sua prima edizione in lingua originale.

Negli ultimi anni si sono visti avvicendarsi diversi titoli di rivisitazione dei poemi epici, alcuni di questi volti a favore di coloro che vengono prese in considerazione solo dai drammaturghi posteriori ad Omero, ovvero le donne. Si vedano le opere di Euripide, Eschilo, Ovidio, Virgilio e tanti altri di cui abbiamo perso la testimonianza, le loro donne sono forti ma sono anche temprate degli avvenimenti che le hanno accomunate tutte davanti alle mura più poderose che l’epica ricordi.

Il canto di Calliope non è il primo testo in questo senso ma è uno dei più sensazionali.

Occorrono delle premesse per leggere questo libro? Qualcuno si chiederà se occorra essere donna per affrontarlo ma la risposta che arriverebbe sarebbe qualcosa di ironico e sarcastico che è meglio apprendere dalla voce della musa che è deputata a guidare le parole di Omero.

La Haynes sferza, attraverso la voce di Calliope, le pagine di Omero con la stessa forza dell’assenza del vento che serviva ad Agamennone. Calliope è molto chiara con il lettore e con il poeta: se vuoi che la tua guerra sia cantata in ogni luogo, c’è un sacrificio di sangue da compiere e come questo sarà fatto determinerà tutto.

Si aspettava qualcosa di diverso da me, suppongo. La mia stessa esistenza dipende dalla guerra. Ma ciò fa sì che io abbia bisogno di capirla. E se vuole scriverne, dovrà capirla anche il poeta. Sta imparando che da ogni guerra i vincitori possono uscire distrutti tanto quanto i vinti. Hanno ancora la vita ma hanno rinunciato a tutto il resto per conservarla. Sacrificano quello che non si rendono nemmeno conto di possedere finché non lo perdono. E quindi l’uomo che vince la guerra raramente sopravvive alla pace. Forse il poeta non vuole imparare questa verità, ma vi sarà costretto.” – “Il canto di Calliope”

Nelle pagine di questo poema epico ribaltato dal punto di vista di coloro che hanno combattuto una guerra, in cui sono state trascinate, con non meno coraggio di coloro che sono stati chiamati eroi, c’è una domanda da porsi: come si misura il coraggio?

Quali sono i criteri che definiscono l’eroismo?

Le muse Urania e Calliope - Painting by Simon Vouet - 1634
Le muse Urania e Calliope – Painting by Simon Vouet – 1634

Ci sono donne che hanno perso il marito senza aver potuto fare nulla per evitarlo.

Donne che sono state accusate di essere la causa di ogni sventura e per questo maltrattate.

Ci sono state regine derubate dei loro re e, come nel caso di Penelope, più volte umiliate da quest’ultimo.

Nessuno parla mai di colei che morì senza che neppure accorgersene mentre cercava il marito. Dopo la guerra lui fondò una nuova Troia e non si parla mai di lei che soffocava nel fumo dell’incendio pensandolo in pericolo.

Dee che pur non volendo avere nulla a che fare con gli umani sono state costrette da volontà già in moto.

Figlie che hanno avuto una voce mai ascoltata dalle loro madri e molte altre.

Si dice che le donne non combattessero, dovrebbe anche essere presente una voce in controcanto che canta le gesta delle amazzoni e di Pentesilea.

La verità è che ci sono molte persone che in una guerra non combattono tra le fila degli eserciti ma che sono comunque partecipanti degli avvenimenti, sopravvivono e tengono in mano i pezzi di una vita che non potrà mai tornare quella di prima.

Chi siamo noi per giudicare la maniera in cui essi la ricompongono? E siamo indegni di affermare che anche questo non sia coraggio.

Come in ogni romanzo, l’autrice ha compiuto delle scelte per raggiungere lo scopo di narrazione che si era prefissata: rendere il dramma nascosto dalla lirica e portarlo a divenire tangibile per il lettore.

Alcuni nomi sono stati modificati rispetto a quelli che sono più comuni al pubblico, in realtà solo due di essi.

Conosciamo il figlio di Creusa con il nome di Ascanio e la moglie di Priamo con il nome di Ecuba. Entrambi i nomi sono traslazioni di traduzioni posteriori. Tra le pagine de Il canto di Calliope, i loro nomi tornano ad essere Eurileone e Ecabe.

In realtà, nella letteratura mitica, non è strano trovare i nomi dei personaggi che conosciamo cambiati. Per esempio, Paride fu conosciuto anche come Alessandro. La motivazione di tutto questo è la onomastica mitica è flessibile per via dei “soprannomi” dovuti alle imprese di costoro, al nome che deriva loro dalla famiglia di appartenenza e, in qualche caso, il nome cambia totalmente nel corso degli anni della loro vita a causa di quello che il personaggio significa per il contesto in cui si trova.

Non è un argomento che si possa trattare in poche righe ma questo è il concetto di base. Quello che, al momento, è importante e che l’utilizzo di questi due nomi in forma diversa non tolgono nulla alla narrazione.

Altro elemento che potrebbe suonare stonato riguarda la lingua parlata dai due eserciti. I Troiani erano greci anche se erano stanziati sulle coste della Turchia da diverse generazioni, loro come altre città, condividevano in toto la matrice culturale e storica con i loro fratelli della Grecia.

Nel libro della Haynes si dice più volte che le troiane non conoscono il greco e non è esattamente la verità. È probabile che nelle loro terre si conoscesse un greco che si era fuso con altri idiomi ma la loro lingue non doveva essere così diversa da coloro che li assediavano.

Natalie Hayes
Natalie Hayes

Ma, in questo frangente letterario, il caso che le donne non siano in grado di comprendere la lingua parlata di vincitori della guerra è un espediente che esaspera volutamente lo stato di smarrimento delle donne, ammassate sulla spiaggia e private di qualsiasi oggetto personale, che conoscono il loro destino ma non sanno né come né per mano di chi arriverà.

Polissena è completamente presa di sorpresa quando comprende quale sarà la sua sorte.

L’espediente funziona e porta il libro ad un livello di dramma ancora maggiore.

Anche la versione dell’incipit ha una piccola variazione che è dovuta alla traduzione del poema in inglese.

Nel poema la parola con cui ci si riferisce verosimilmente a Calliope, la musa del componimento epico, è Thea (ovvero dea) mentre siamo abituati al classico Cantami, o Diva. Nella lingua inglese il tutto è tradotto con Muse e da questo si arriva alla frase che apre il poema della Haynes: “Cantami, o Musa”.

“’Cantami, o Musa’ ha detto, e io ho cantato.
Ho cantato di eserciti e ho cantato di uomini.
Ho cantato di dèi e mostri, ho cantato di storie e di menzogne.
Ho cantato di morte e di vita, di gioia e di dolore.
Ho cantato di vita dopo la morte.
E ho cantato delle donne, le donne nell’ombra. Ho cantato di chi è stato dimenticato, ignorato, non raccontato.” – Il canto di Calliope

 

Wrtitten by Altea Gardini

 

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