Seconda edizione del Contest nazionale di poesia “Free Poetry” – partecipazione gratuita
“Se vostro figlio vuole fare lo scrittore o il poeta sconsigliatelo fermamente. Se continua minacciatelo di diseredarlo. Oltre queste prove, se resiste, cominciate a ringraziare Dio di avervi dato un figlio ispirato, diverso dagli altri.” – Grazia Deledda
Regolamento:

1.La seconda edizione del Contest nazionale di poesia “Free Poetry” è promossa dalla casa editrice Tomarchio Editore in collaborazione con il portale web Oubliette Magazine La partecipazione al contest letterario è riservata ai maggiori di 16 anni.
La partecipazione al Contest è gratuita.
Il tema è libero.
2. Articolato in una sezione:
Poesia (limite 100 versi)
3. Per la sezione A si partecipa inserendo la propria poesia sotto forma di commento sotto questo stesso bando (a fine pagina web su “Lascia un commento”) indicando nome, cognome, dichiarazione di accettazione del regolamento. Si può partecipare con poesie edite ed inedite.
Le opere senza nome, cognome, e dichiarazione di accettazione del regolamento NON saranno pubblicate perché squalificate. Inoltre NON si partecipa via e-mail ma nel modo sopra indicato.
Importante: cliccare su Non sono un robot, è un sistema Captcha che ci protegge dallo spam. Per convalidare la partecipazione dovrete anche voi cliccare sulla casella.
Ogni concorrente può partecipare con una sola poesia.
4. Premio:
“Free Poetry” vedrà un solo vincitore.
Il premio consiste nella pubblicazione di una raccolta poetica di circa 100 pagine, in modo interamente gratuito per l’autore risultato vincitore.
Inoltre l’autore avrà diritto ad una copia omaggio spedita gratuitamente dall’editore Rosario Tomarchio. L’autore avrà diritto allo sconto del 50% su eventuali ulteriori copie ordinate, ed alla percentuale del 10% sulle vendite della raccolta (librerie fisiche ed online).
L’autore vincitore riceverà un contratto regolare di pubblicazione.
L’annuncio del vincitore avverrà il 17 giugno 2021, giorno genetliaco dell’editore Rosario Tomarchio.
“Free Poetry” avrà cadenza annuale.
Nel 2020, la prima edizione del Contest ha visto come vincitore il poeta palermitano Francesco Paolo Catanzaro con la pubblicazione della silloge “Dal profondo dei nostri sospiri”.
5. La scadenza per l’invio delle opere, come commento sotto questo stesso bando alla voce “Lascia un commento”, è fissata per il 31 maggio 2021 a mezzanotte.

6. Il giudizio della giuria è insindacabile ed inappellabile. La giuria è composta dall’editore Rosario Tomarchio e dallo staff della casa editrice Tomarchio Editore.
7. Il contest non si assume alcuna responsabilità su eventuali plagi, dati non veritieri, violazione della privacy.
8. Si esortano i concorrenti per un invio sollecito senza attendere gli ultimi giorni utili, onde facilitare le operazioni di coordinamento. La collaborazione in tal senso sarà sentitamente apprezzata.
9. La segreteria è a disposizione per ogni informazione e delucidazione per e-mail: segreteria@tomarchioeditore.it indicando nell’oggetto “Info Contest Free Poetry” (NON si partecipa via e-mail ma direttamente sotto il bando), in alternativa all’email si può comunicare attraverso la Pagina di Facebook.
10. È possibile seguire l’andamento del Contest ricevendo via e-mail tutte le notifiche con le nuove poesie e racconti brevi partecipanti al Contest Letterario; troverete nella sezione dei commenti la possibilità di farlo facilmente mettendo la spunta in “Avvertimi via e-mail”.
11. La partecipazione al Contest implica l’accettazione incondizionata del presente regolamento e l’autorizzazione al trattamento dei dati personali ai soli fini istituzionali (legge 675/1996 e D.L. 196/2003). Il mancato rispetto delle norme sopra descritte comporta l’esclusione dal concorso.
Buona partecipazione!
Rivoli di essere piovono
Rivoli di essere
Piovono
Nello scorrere
D’un surreale silenzio…
Anatema infranto
È ogni goccia,
Attonita dinanzi
Agli occhi della libertà,
Sofferto e vivo palpito
Che il cielo sfida.
(A. Rossignoli)
accetto il regolamento
Daniela Sannipoli
Accetto il regolamento
NON ERI CADUTA DALLE SCALE
Non eri caduta dalle scale
quando con gli occhi
sei venuta a cercarmi
e il resto di te era
già ostaggio
resa
a un sogno barattato
con l’inferno.
Non eri caduta dalle scale
e avevi
finito le matite
per disegnare un’altra storia.
Dall’armadio dei miei giochi
è stato facile
prenderti le mie.
Dirti che la vita
a volte
è un’altalena rotta
ma basta un niente
per poter volare.
@2019 Daniela Sannipoli
Daniela Sannipoli
Accetto il regolamento
NON ERI CADUTA DALLE SCALE
Non eri caduta dalle scale
quando con gli occhi
sei venuta a cercarmi
e il resto di te era
già ostaggio
resa
a un sogno barattato
con l’inferno.
Non eri caduta dalle scale
e avevi
finito le matite
per disegnare un’altra storia.
Dall’armadio dei miei giochi
è stato facile
prenderti le mie.
Dirti che la vita
a volte
è un’altalena rotta
ma basta un niente
per poter volare.
@2019 Daniela Sannipoli
POROSITA’
Talvolta tutto mi diventa insopportabile.
Allora mi fermo, mi raccolgo,
e smetto di scavare l’immane montagna di dolore,
che con solerzia affronto giornalmente.
E ricomincio a ricordarti,
nel tentativo di colmare la tua assenza,
nel tentativo di dare un senso alla tua inesistenza.
Ma devo velocemente tornare al mio scavo,
che bastano pochi attimi
per vanificare il lavoro di giorni.
Mi manca il sole, mi manca il suo posarsi,
medicine insostituibili per tamponare
la mia nuova porosità.
Tanti sono i vuoti che mi hai lasciato,
mentre spesso nella mia mente corrono le immagini
della nostra simbiotica infanzia.
Il tramonto attraverso i miei occhi
colma quei vuoti con il rosso del cielo,
e per la notte quel colore
rimane a fingere che tutto sia a posto.
Torno a scavare, che lo so che c’è un di là.
So che i tramonti oltre la montagna,
sono in grado di ricostruire.
– accetto il regolamento
ASPETTANDO CHE IL TEMPO SI FERMI
Aspettando che il tempo si fermi
in questo viaggio insolito
poesia che si spezza sulle tavole
sovrappone le parole a sguardi
in un giorno inatteso.
Sui canali il riflesso della mia ricerca
con le strade che si perdono
i cunicoli che nascondono
ed io che cammino riposo le braci sulle labbra
mordendo un desiderio affamato
con gli occhi persi ho trovato il mio tesoro.
Mescolo il sale con la pioggia amore mio
che rilassi le braccia intorno al collo
nel mieloso sole mattutino.
Perchè incompleta nell’abisso immobile
nel riflesso ruggente
soave clessidra di ghiaccio
impietosito dall’amore
morde i crespi passi
e i rintocchi insoliti,
può essere che io non sia sana.
Mi pungo sul dito come un Aurora malmostosa
rileggo i miei abiti al contrario
allungando i versi del cantastorie
con noiosa disciplina
svilendo il mio sesso
a racconti antichi.
Mi provochi con rancore
ed io che non ho che un mazzo di fiori da offrire
ridiscendo dal sentiero saporito
leccandomi le dita
con la grazia di un poeta.
Foglia su foglia
la prospettiva dei colori inverte il tempo
la calca dei rumori echeggia nei corridoi
e noi qui, che stiamo ancora aspettando.
Patrizia Arace -accetto il regolamento
LA BAMBINA E IL RESPIRO DEL MARE
(Alberto Diamanti)
Un giorno, su una spiaggia assai affollata
c’era una bimba buona ed educata
che, con la mamma, nella sabbia assolata
feceva una lunga e bella passeggiata.
Mentre del mar vedean le meraviglie
di sassi, granchi, pesci e di conchiglie,
a un certo punto la bimba udì un lamento,
come un respiro… un soffio di vento.
“Mamma hai sentito?” esclamò la piccina…
“Mi par di aver sentito una vocina
flebile, come un lamento…
… ecco sì… anche or la sento…
… chissà da dove viene…chissà chi è…
…mamma, or la senti pure te ?”
“No piccina mia…” fu la risposta.
Ma all’improvviso, neanche a farlo apposta,
tutto intorno alla bimba tacque
e una voce, salì su dalle acque
del mare, che con le sue mill’onde
colorava di blu quell’orizzonte.
“Ciao piccina…”, esclamò la voce
io son davanti a te… sai…la foce
che acqua mi porta è là, lontana,
e giorno per giorno sai, lei mi avvelena!
Io sono il mare… e quel fiume là,
che vedi lontano, tanto male fa
alla mia acqua, così bella e pulita
che tu stai or toccando con le dita.
Perché nell’entroterra, le fabbriche si sa,
scarican nel fiume una grande quantità
di rifiuti, così che l’acqua alla fonte così chiara
arriva a me maleodorante e scura!”.
“Ma cosa posso far da sola, io, per te?”,
esclamò la piccina … “Ma perché
non facciamo qualcosa, tutti insieme
così che tutti gli uomini, a cui preme
la salute di tutto il nostro mare
possano tutti lor contribuire
a far si che le tue azzurre acque
ritornino pulite come quando la terra nacque?”
“Come sarebbe bello”, esclamò il mare…
… e ad un tratto Dio, con il suo amore
fece sentire magicamente ‘ste parole
a tutti i bimbi del mondo, che con stupore,
per un attimo sentirono l’appello addolorato
del mare, davvero sì inquinato!
E come per magia, tutti i bimbi del mondo
per un attimo sentiron dal profondo
del loro cuor un desiderio:
di aiutare in un modo serio
il mare, gigante buono ma malato,
perché gli uomini lo avevano inquinato.
Si ritrovaron tutti i bimbi, in un momento,
in un’isola, come per incanto,
a decider che potesser fare
per quel mar così malato da aiutare.
“Voi tutti amici miei”, disse la bimba
crescendo dovrete esser tutti in gamba
e far capire ai vostri governanti
che i fiumi ed il mare, sono in tanti
che vorrebbero che fossero puliti.
Ma alle parole, seguir fatti concreti
occorre, perché il futuro è nostro,
e chi di noi non si sente un mostro
deve capir e far capire a tutti
quanto la natura premia gli atti
con cui gli uomini, ma proprio veramente,
si prendon proprio cura dell’ambiente.
Quando tutti voi ritornerete
dalle vostre famiglie, a loro dite :
cari e buoni genitori miei…
il mare sta male… se ora tutti voi
vi passerete la parola,
siamo sicuri che in una volta sola
tutti capiranno quanto sia importante
tener pulito tutto il nostro ambiente,
perché siam noi, questi bambini qua,
il vero futuro dell’umanità!
Lasciateci per favore il mar pulito
impegnatevi tutti… alzate un dito,
una mano, un braccio… fate vedere
che l’impegno vostro sarà di dare
un mondo più pulito a noi bambini…
… noi, che potremo un giorno a dei piccini
come noi, dir con orgoglio, ai nostri figli cari :
“Con impegno ed amore abbiam salvato i nostri mari !
____________________________________________
(ACCETTO IL REGOLAMENTO)
NOSTALGIA DELL’OCEANO
Nostalgia dell’Oceano,
nostalgia di te,
del primo momento
in cui ti ho vista,
del primo momento
in cui mi hai guardato,
del primo abbraccio,
del primo bacio.
Nostalgia dei riflessi
del sole sulle onde,
degli uccellini che cantavano
parlavano
sui rami
intorno a noi.
Nostalgia
degli schiocchi delle palme,
del frinire incessante
delle cicale,
dell’onda di aria calda
che ci avvolgeva.
Nostalgia
della notte stellata,
della scoperta di noi due, soli,
sotto il cielo infinito.
Alberto Arecchi
– accetto il regolamento
La terra, la casa comune
Gaia, in quel scorcio d’infinito avesti origine;
giovincella di natura focosa e inaccessibile,
ma riuscisti a mutare e divenisti,
per incanto, mansueta e praticabile.
Il brodame divenne maggior porzione di te,
il ruggito degli irrequieti ancor scuoteva e si rizzava
e il predestinato era a confinarsi
in disagevoli spelonche, ché pur preda.
Tu non ansimavi quasi più.
Ad un tratto, l’immemore eletto s’issò sulle gambe
e iniziò a pretendere i tuoi servigi da ingordo figliastro.
Abbandonò clave e pietre.
Il comparir di fumanti pipe
episodiche le lucciole all’orizzonte.
Con il collassar dei giganti a settentrione,
il sempre meno lattee le prosperose guglie,
la persistenza di foschia che intrisa l’etere,
il man mano più cagionevole il territorio
su cui non è possibile muovere passi,
se pur sé riuscito a calpestare,
e l’addensarsi dei verdi polmoni,
si assiste al tuo mutare, se pur non l’hai bramato.
Pian piano hai iniziato a divenir nel corso
costantemente meno ubertosa.
Il predestinato, imperterrito, seguita
a considerarti alla stregua di un limone.
Rantolo inascoltato il di tuo,
in frequenza decifrabile;
un omicidio suicidio è a perpetrarsi?
Ai posteri l’ardua sentenza!
Tronfi paperoni son svezzati con Risiko e Monopoly.
Codesto immemore, la sua generazione
e quelle contemporanee,
saranno da tempo tornati a te
per il poter vivere il non perseverare o il perseverare;
due viottoli, con il primo di pochi passi.
Gaia, dimora comune, forse unica del tuo genere,
l’immemore eletto, resa te decrepita bagascia, studia
la maniera per l’abbandono,
per migrar nel luogo rosso-arancio;
ivi, sarà la sua natura piaga-parassita?
Vincenzo Patierno
Accetto il regolamento
CONTRASTI
di Claudia Lo Blundo Giarletta
Silenzi cadenzati
battono il tempo
di una musica
senza suono.
Statica, l’aria
scompiglia pensieri
che
non prendono forma.
Bombe
si bloccano
dinnanzi i cuori
tremanti di paura.
Si fermi il mondo!
Continua allerta
é unica salvezza
contro insidioso
invisibile nemico.
Son solo sogni
che, liberi di vagare,
credono
di cambiare la realtà.
Son solo sogni:
invisibile bacchetta
riporta,
al suo ordinario, la realtà.
Non più silenzi,
non più senza pensieri.
Ignare bombe
colpiscono gli inermi.
Subdolo nemico
infierisce se lo ignori.
Solo l’uomo
costruisce la realtà.
Dichiaro di accettare il regolamento Claudia
Sei spezie
di Angelo Cosentino
Sei spezie
che lasciano ricordi,
si confondono
a granelli di polvere
sollecitati a danzare
nel sole,
dimenticano
le aure soffuse
sulla pelle di grani
d’oro,
eccitano
i ripetuti trascorsi
che sorprendono
la danza
del tempo.
Sei un tailleur
grigio d’ombre,
si rinnovano
al nuovo incontro
spazio d’incanti
attoniti,
ridisegnano le posture
del corpo
che ondeggia
nello stremo dei ricordi.
Sei figura
di partecipazione
amorevole,
incuriosita attenzione
di carnale cedimento,
indulgente malizia
della tua realtà.
Accetto il regolamento.
Angelo
Crescere di Gamba Denise
E capisci che le cose cambiano quando la malinconia ti prende,
magari appena prima di dormire, e non tenti più di strozzarla, di stordirla, d’ ubriacarla.
Lasci che ti si sieda accanto,
che ti prenda per mano, l’abbracci.
Lasci che si sfoghi, le presti ascolto..
..e piano piano si smorza l’impeto che poco prima aveva usato per travolgerti.
La sua stretta diventa un leggero tocco,
la sua voce solo un lieve sussurro,
lasci che diventi un’ ombra al tuo fianco.
Sicuro che si ripresenterà,
consapevole di avere anche tutte le forze,
la pazienza e la dolcezza,
per trasformarla nell’ultima carezza della sera.
-Accetto il regolamento-
Denise
A mio padre
Ho steso un fazzoletto di te sull’erba
Ti ho perduto in una tazza di terra
Ora le margherite ti allacciano le scarpe
– Accetto il regolamento
Dammi un po’ d’amore
So che forse parlo troppo,
perché se ti parlo d’amore,
corri via.
Ho capito cos’è che non va in me.
Ma,
non dovremmo mai essere
tutte le nostre paure.
Però so che è tutto vero,
quando ti guardo negli occhi.
Se ti dono,
le note più belle che ho,
quelle dell’anima,
credo che sia arrivato il momento,
di essere più forte.
Perché valgo molto di più
di ciò che immaginavo.
Ho bisogno di te,
per non rovinare le cose.
Dimentico spesso,
che posso essere irrazionale.
E vorrei non buttarmi,
ma ne vali la pena.
E non posso fare a meno
di pensare a te.
Come quando è tardi,
e mi sveglio per pensarti.
Mi chiedo se anche tu mi hai nel cuore.
E vorrei essere te.
Non posso forzarti ma
se mi darai un po’ d’amore.
Potremmo essere liberi.
Nuotiamo dentro un lago di lacrime salate,
ne abbiamo tante di lacrime non dette.
Le nascondiamo dagli occhi di tutti.
Ma le ferite si curano col sale.
E’ poca l’abitudine di sentirci liberi.
Come me, anche tu sei le cose che non ho.
Ci scrutiamo e non ci guardiamo,
ci sentiamo e ci conosciamo.
Io e te,
attaccati alle persone sbagliate.
Non vediamo il buono,
perché ci brucerebbe l’anima
e non dirmi a cosa pensi,
perché non pensi.
Probabilmente,
non capirai
ciò che sento,
ma sei mi darai un po’ d’amore,
prima che arrivi la sera,
e le sue stelle cattive.
Potrò mostrarti che è tutto ciò di cui hai bisogno.
Quindi lasciami tra le tue braccia.
E vediamo che succede
se mescoliamo le nostre vite.
Voglio restare con te,
e non importa se mi allontani,
non c’è niente che tu possa fare,
voglio restare seguendo le mie decisioni.
Se stai male appoggiati a me,
anche se ho le mie battaglie,
combatterò con te.
Perché tutto ciò che voglio è farti sentire amata.
Tu baciami e respira.
Così quando mi penserai,
tornerai al mio cuore, tutte le volte.
Se mi darai un po’ amore,
ti renderai conto che non mi interessano
i soldi,
le cose,
o i giochi,
perché non mi sono innamorato
della tua pelle,
dei tuoi occhi,
delle tue labbra,
e della tua voce.
Mi sono innamorato follemente della tua anima.
E se inventassero nuove parole,
per dirti quanto ti amo, le userei.
Cammineremo assieme vedrai,
perché non lascerò la tua mano.
E anche se non do tempo alle persone,
per sentire la mia mancanza,
non riesco a fare a meno di te,
sono ubriaco del tuo sorriso
e drogato dalle tue parole.
Non so se andrò lontano,
ma tu dammi un po’ d’amore.
Perché le cose belle non finisco,
si moltiplicano,
si trasferiscono.
E tu sei la mia cosa più grande.
Se mi darai un po’ d’amore,
renderò il tuo mondo più bello.
Tu solo sceglimi.
Dammi la mano,
e andiamo.
L’amico Fedele
Ti raccolsi
presso una pattumiera
piccolo, paffuto
dal pelo corto
di un bianco pulito.
E’ tempo di vacanze
e il padrone
di te si è stancato.
Eri lì inerme
spaventato, incredulo
per la durezza di quei cuori
che pure ti hanno voluto.
Non chiedevi nulla
aspettavi
dentro la scatola
il mondo guardavi.
Mentre la mia mano
su di te si posò,
vidi nei tuoi occhi la felicità.
Ora che sono trascorsi dieci anni
sento la mia vita
legata a te,
compagno
amico fedele,
da quel dì.
Accetto regolamento
Sandro Tiberi
Gravita tra gli astri o mondo gentile
mentre io chiudo gli occhi
e mi abbandono al sonno
tu continua il tuo viaggio discreto
Destinazione mattino.
Andrea Saratoga
– Accetto il regolamento
Quando muore un amore
Immobile, sulla cima del burrone.
Inerme senza soluzione.
Ci sono ma non serve,
rimani tra le belve.
Vorrei poterti salvare,
ma non ti lasci andare.
Io ci credevo,
mio piccolo grande amore,
ma non ti avevo,
ero in errore.
C’ero io,
c’eri tu
ma dove eravamo Noi?
Senza amore
non si può essere eroi.
Volevo poterti amare
all’infinito,
ma tu invece
mi hai colpito.
Abbandonate sulle sponde,
vicine ma distanti,
non le hai mai sentite quelle onde,
invece io vivevo di istanti.
Mi hai detto addio all’improvviso,
nessuna lacrima sul tuo viso,
il tuo cuore già di un’altra,
sei stata molto scaltra.
Ma tu hai l’inferno dentro,
ed io non sono mai stata
il tuo baricentro.
Tu vuoi essere felice,
mi hai detto all’improvviso,
‘perché non lo facciamo?’
ti ho sussurrato piano.
È tardi poi mi hai detto,
non è facile certo,
ma io sarò con te,
allora cosa c’è?
Mi hai detto ancora addio
ma lì non c’ero io.
Tra noi c’era l’amore,
anche se funzionava ad ore.
Tu non sai mai chi sei,
io invece morirei.
Perché tra noi è successo?
Amore perché hai smesso?
Tu non sei mai stata mia,
era pura follia.
Angela Casale
-accetto il regolamento
MI PIACE QUANDO RIDI
Mi piace quando ridi
prima ancora dagli occhi
perchè entro lo spazio
infinito dell’ iride tua
il mio pezzo di cielo
s’ accende, si spegne
su uno spartito di stelle.
Mi piace quando ridi
per i miei pensieri randagi
sopra la curva dei capelli,
per più di un sogno dai tanti colori
che gira e gira sul filo azzurro dell’ orizzonte
come una girandola pazza
soffiata dal vento.
Mi piace lo scintillio del tuo riso
che s’allarga alla pupilla
come un giorno di gran sole,
quella gioia che ti scoppia prima sulle labbra
quando il mondo sta zitto
e forse come me
trattiene il respiro.
Mi piace quando ridi.
E non m’importa se a volte
raccolgo sorrisi stanchi.
Tu mi guardi, io ti guardo.
E credo attorno ci sia più luce.
– accetto il regolamento
Il Dono di comunicare pienezza al Cielo
Mi sento scuotere
dalle foglie malinconiche
in un viaggiare eterno
tra vuoti e dialoghi sussurrati
nel dolce germogliare dell’aria.
– accetto il regolamento
IL RICORDO DI UN AMORE
Grazie oblio che mi vieni in aiuto
Ricordare un sentimento così totale
Potrebbe farmi tanto male
Svegliarmi e non trovarti più
Quando io c’ero solo perché c’eri tu
Respirare un sogno che l’alba si riprende
Il desiderio che cresce ogni volta di più
Ancora più prezioso perché senza futuro
Un universo che implode d’immenso
Il resto che perde ogni umano senso
Senza tempo senza spazio senza proiezioni
Senza pretese e senza rivendicazioni
Che fortuna che niente è eterno
Sentire la tua mancanza per sempre
Sarebbe impossibile da sostenere
Sfuma il tuo ricordo sfuma il tuo profumo
Non so quanti anni hai adesso
ma per me è lo stesso
Avremo per sempre la giovinezza di allora
Dormi memoria strappami le immagini di quella storia
Spogliami dei sublimi ricordi rendimi nudo al futuro
Trasportami rinnovato verso nuove meraviglie
Rendi il mio cuore libero dal paragone
Desidero che ogni giorno tutto sia nuovo
Voglio sorprendermi sempre come la prima volta
Fammi sbagliare sempre
Voglio essere eternamente in conflitto
Voglio una vita sempre in rivolta
E per ogni giorno che muore
Dimenticare e domani ricominciare
Massimiliano Nevisco
– accetto il regolamento
ATTESA
Lascia la porta socchiusa,
forse vorrà tornare
e una lama di luce
gli indicherà il cammino.
Se lo vedrai, lontano,
non corrergli incontro,
forse non è lui:
sorridi solo e tendi le mani.
Quando, nel silenzio,
sentirai vicini i suoi passi
taci e ascolta il suo cuore:
forse è lui il più stanco.
-Accetto il regolamento.
Ultimo gesto
Schiava di cuori avvelenati da ira
e padrona di stille d’acqua che cascano, con lentezza
tanta è la quotidianità del gesto
e colmo il petto di sospiri
da non riuscire a respirare.
Rimpiange lo scrigno
-questo sogno fatto d’inganni-
in cui si perdeva in quel che viene definito privo di toni
ma che si rivela -per chi è perduto-
la risposta a un silenzio insostenibile.
Era vita quella che si nascondeva tra i cassetti, non polvere
e di gigli sapeva quella scrivania su cui china, realizzava nascite
e dichiarava guerre. Lì fioriva tutto,
ed ora che ha tagliato le radici
quell’inno lontano che proviene dal freddo
resta ramificato in speranze,
spezzate dall’odio e dalla brama di avere la chiave
-quella in oro, decorata con inserti-
e lasciar precipitare tutto in un ricordo,
nell’oblio di lei, che si incatena
e in quello di chi ha scolpito nei suoi occhi il suo volto triste.
Se non è questa la fine di un desiderio allora dimmi,
anche se ormai muta perché non vuoi parlare,
quanto duole questa lama sulla pelle
e quanto è aspro il sale
che allontana da te quella sensazione di ciliegia
che hai sempre ricercato e indossato, come ti appartenesse.
Se non è questa la fine di una poesia, allora ingannami
ancora una volta, lasciati amare e distruggi questo sogno,
e sarà dei tuoi resti che si abbevereranno i terreni
e sarà proprio da loro che rinascerai:
ma concedimi la risposta, affinché possa custodirti,
pronuncia un addio, che essenza di un eco divenga.
– Accetto il regolamento
E non saremo mai
Non c’è domanda che io ti possa fare
se mi rispondi sempre
che sei mare.
Del resto il nostro incontro
è stato vento,
vento che urlava
per strettoie e forre.
Mare che invade coste
e le sommerge,
furia, sudore, corpo a corpo.
Non siamo e non saremo mai
pace e silenzio, ferma calma,
la brezza dolce che accarezza
e passa.
Siamo fatti di carne, tu ed io
quella carne che uccide
e che germoglia.
Di pelle che trema per una carezza,
di scuotimenti improvvisi
e terremoti.
Siamo fatti di carne tu ed io
e di natura che non ha domande.
– accetto il regolamento
Sarà la poesia la nostra salvezza
Sarà la Poesia la nostra salvezza,
se sapremo sempre leggerla
nei nostri cuori,
cercarla nei gesti più umili,
trovarla tra le cose perdute
e mai dimenticate.
La Poesia ha parole di pace,
anche quando grida il suo dolore.
Non ha razza, lingua, religione,
ma un unico amore.
E se proprio vuoi trovarle un colore
sarà solo quello dell’inchiostro.
Daniela Giorgini – Dichiaro di accettare il regolamento
A mio padre, a tuo padre.
Nel corso del tempo, nel vortice di emozioni e ricordi mai dimenticati
Sorge e si illumina protettore e serio il tuo viso.
Abbagli i miei pensieri e provo a seguire le tue orme.
Da figlio a padre comincio a capire il tuo duro lavoro di tutti i giorni .
Da figlio a padre, di ricordi in ricordi, da padre a figlio la macchina celeste del tempo prende e da.
Godetevi a vostro padre, persone fortunate, toccatelo, abbracciatelo, vogliategli bene, perdonatelo!
La misera esistenza a volte inganna e muta le sensazioni, trasforma la realtà e nasconde i sentimenti.
Amatelo, coccolatelo, vivetelo!
Oggi lui c’é, ma la sua permanenza è una mera chimera.
Prima di un battito di ciglia, di un strofinare di ali di farfalla, cade il vuoto che tutto avvolge e fa scomparire le cose.
Padre mio, padre nostro
Padre di tutti noi, tienici tra le tue braccia.
Carrezzaci con la mano dura e rugosa per il tuo lavoro titanico di portare avanti la tua famiglia giorno dopo giorno .
Padre mio , ti tengo nella mia mente e nel mio cuore.
Peró oggi non posso festeggiarti …
Oggi non posso abbracciarti e perdermi tra le tue braccia e rimanere tranquillo e protetto da questo vorace e crudele mondo.
Oggi non posso, ma nei miei ricordi,sei sempre nel mio cuore .
Amici , piangiamo il padre perduto,
E che le nostre lacrime riscaldono il nostro cuore.
Alzo gli occhi e mi guardi e sorridi e so que non sono solo
Hai girato il tuo viso verso di me, adesso giro gli occhi e vedo i miei figli, i tuoi nipoti ..e vedo il tuo riflesso nei loro occhi.
Diego Castelbuono
Accetto il regolamento.
Alba sul mare
Impietosa la luce del mattino
trafigge lo sguardo che si apre all’orizzonte.
l’onda si appiattisce e
si frastaglia in infinite lucciole.
Nelle vene lo scorrere del tumulto si placa e
il cuore si allarga di ampia comprensione.
E’ medesimo l’attimo che mi unisce al salmastro profondo respiro.
Tutto esplode di risveglio che si rinnova e
mi sciolgo nell’abbraccio del nuovo inizio.
Lucilla Di Meco
accetto il regolamento
LE CAMPANE DI SAN MARCO
Le campane di San Marco
sono quelle che al semaforo
ti fregano,
troppo strane.
Malinconiche solo in quanto vicine e in verità lontane.
Tutti stanno suonando il grigio,
tutti conoscono abbastanza le rotonde
da sapere come raggirarle.
Chissà cosa sussurra
con la bocca celeste
la ragazza al seggiolino vuoto
come vuoto quel che ora ha dentro.
Ha gli occhi rossi
ma solo finché è rosso il semaforo.
Ma San Marco suona
e nella catarsi implode ipnotico
reggendosi la testa sulle metonimie.
Se piove poco non piove;
se piove troppo non si vede che piove.
Dannati tergicristalli
che non accarezzano mai quando serve.
– Nicola Matteucci
-Accetto il regolamento
“Due minuti per una giustificazione”
In un singhiozzo di antropocene
fu per caso se sortii dal niente.
Ritornerei ad annichilirmi
nel preludio della cosmogonia.
Mi riarmo invece tutti i giorni
per attendere a un almanacco,
un calendario di scelte binarie,
una contabilità da partita
doppia di godere e di dovere
e dentro il conto delle sedute
di terapia con l’umanità.
Sono per quella l’anima medianica
tragicamente sprecata finché
non vedo un dono nell’esistenza,
la scala dall’uomo all’infinito.
Allora mi accomodo compunta,
guadagno del tempo con il lamento
per la mia competenza appena
sufficiente a tenermi in vita
nonostante tanto ottundimento.
Vorrei spiegarle che era previsto
che svanisse l’illusione del mito
e ci si domandasse il perché
nei sette giorni della creazione
non abbia trovato due minuti
per darle una giustificazione,
che fu un caso se sortì dal niente
in un singhiozzo di antropocene.
ELISA MALVONI
Accetto il regolamento del concorso.
EUFORIA
Non so se questo giorno
porterà un nuovo entusiasmo
un raggio di sole
scompiglia i pensieri
impertinente questa brezza
accarezza la mia fronte
di lucida fatica.
Non so …non so se
quello che desidero
sarà o potrà essere,
vivo leggera l’adesso
come un gabbiano
che spiega le sue ali
verso spazi infiniti.
Vivere ancora di noi
vestirmi di stracci
andare scalza in estate
fino all’inverno
…. sono momenti
contemplare più albe
cieli stellati e tramonti
nuotare in acque gelide
mangiare più dolci
… buoni momenti
giocare di più nel sorriso
pieno di un bimbo
che protende le manine
in un abbraccio
….è di questi fatta la vita.
Non so se oggi ci saranno…
cercherò un attimo di allegria
in armonia con me stessa
e con ciò che mi circonda
nel mare della mia libertà.
Antonella Vara
-Accetto il regolamento –
PROETA
È ormai l’ora del mutar dell’era
angeli parano il diaspro e la cornalina
per il tempio e ’l definitivo trono,
poiché l’acque già copron la terra
e bianchi alfieri bussano al nido del corvo.
Erbe mediche e semi di vita
gocce di mondi in gusci di pelle
perle di fiume e diamanti di foglie
legati al mantello del viandante
nel nobile viaggio in cerca di stelle.
Lacrima di mare d’anima privo di rive
stillante linfa che scorre lenta
sorge l’idea atta a generar rime
alito di vento che ‘l mio volo alimenta,
giunto è il tempo opportuno di partire.
Ramingo in volo sognante a mezz’aria
tutto m’abbraccia la natura tutta
e di gioia e maraviglia meco canta,
in un bianco cielo che è bianco foglio
nel mio andar mi fan da ali le parole.
E ‘l vibrar dell’ali mie mi è musica
il poetar m’è verso e nuova rima
le parole son acqua e d’acqua nuvola
come vento nuovo o spiaggia pura
semino luce a fiori per la mia via.
Amo volare in tutto ciò che m’innalzi
e volo, sognando, e sognando narro
ed amo cantare tutto quanto m’incanti,
nasce dai miei passi sana follia
e spesso follie mi trovo dinanzi.
-Andrea Cappelletto-
ACCETTO il regolamento
(Questa Vita)
Questa Vita
così piena di stelle
e di luce
così Abbondante
extralarge
da straripare…
Questa Vita
così potente
nella sua caparbia
volontà
così superba
nella sua visione…
Dove i colori
fuoriescono
dall’orizzonte
per ritrovarsi negli albori
delle prime luci
e pregustarne il giorno
– come il tempo –
mai sazio di se!
Questa Vita
che nel suo sproloquio
apprezza la sua momentanietà…
intrisa così d’arcano
Questa Vita
decantata
smaterializzata
trucidata…
Nulla a che veder con la perfezione
intrappolata com’è
nel tempio delle nostre illusioni…
Questa Vita
è tutta un’avventura…
che affronta ben volentieri
anche senza voglia!
Questa Vita
È come un acquerello
dipinto da occhi che guardano
la profondità di un volto assente
ma reale!
Unico!
Questa Vita
a volte rescissoria d’Illusioni…
va
dove gli orizzonti
fuoriescono dal tempo…
Francesco Bergamasco
ACCETTO il regolamento
In bocca a lupo a tutti i partecipanti
GUERRE
I bimbi giocano
alla guerra
impazienti
nelle strade polverose e vuote
spazzate
da un vento gelido
in squallide periferie
dove vivere è già un miracolo
come oziosa sfida
ribellione di anime innocenti
intrappolate nel buio
allontanate dal bene
giocano con coraggio
nella gabbia protetta
si accordano per fare agguati
quando i sogni sfumano
bisogna finire per amare
il male
che sembra salvare
solo chi è già perduto.
“Questa Vita” è momentanea, imperfetta problematica… ecco perchè è bella…
Alberi. Metafore.
Dalle finestre di casa
contrariata
osservo alcune cime
compromesse
da violente bufere.
In ogni mio scatto
mostreranno l’effetto
di quelle intemperie.
Non si sono spezzate
ma vivranno
per sempre piegate…
Accetto il regolamento
Miriam Bruni
Sei sempre stato il mio punto di riferimento,
quell’abbraccio sicuro in cui potermi lasciare andare,
quel rifugio sicuro sia nei momenti belli che in quelli difficili.
Quel messaggio inaspettato e speciale
che rasserena il mio cuore facendolo tornare a sussultare.
Quella parola giusta al momento giusto che mi fa sentire capita.
Quel dolce buongiorno che mi fa ripartire con grinta
e serenità anche quando sembra che mi stia cadendo addosso il mondo
e il mio unico pensiero come mi sveglio la mattina
e non mi addormento senza averti sentito.
Non sai quanto vorrei essere li abbracciata a te.
Amore mio.
– Accetto il regolamento
SEPARAZIONE
In quel profumo buio che ora aleggia
nei dintorni ed abbrevia l’orizzonte
sto esalando il respiro non sapendo
bene quel che m’attende e non m’importa
forse perché il corpo ha il suo destino.
Le nostre strade stanno per dividersi
a ogni tua parte auguro un buon viaggio
per i nuovi percorsi che le attendono.
Ora mi sto chiudendo come a riccio
e una luce si spegne nella bocca (*).
Di un silenzio divino ho bisogno
un pensiero nascosto che protegga
quella operosa fucina di notti
sospirose per scelte non concluse.
E mentre si avvicina non prevalgono
né ansie né rimpianti e si rimane
in attesa che giunga tempestiva
come nel sogno una definizione.
(*) cit. George Trakl
– accetto il regolamento
Gianluca Lalli cantautore, scrittore e docente italiano
https://it.m.wikipedia.org/wiki/Gianluca_Lalli
Le scrivo per porre alla sua attenzione alcune poesie tratte spettacolo
poetico e musicale “Lisistrata e le altre”
Poesie che si occupano della discriminazione di genere,nello specifico della violenza sulle donne
Le Allego il link della poesia “bambina” che é una delle poesie dello spettac
BAMBINA
Bambina qui mi chiaman tutti
ma vi giuro sul mio cuore
che benché io mi ci sforzi
non ricordo più il mio nome
A 11 anni mi han violata
sul mio corpo come cani
ma io non ho sentito niente
solo il sangue sulle mani
il mio pane è sulla strada
dai miei primi 12 anni
un esercito di uomini
si confondono con gli anni
e scordare è una salvezza
così dimentico le facce
ma l’odore che rimane
non si toglie con le docce
vivon gli uomini di mondo
in simbiosi con il sole
ma per me non c’è speranza
solo tenebre e dolore
e tutti quanti hanno un amore
e molti figli da cullare
io lavoro senza tregua
ma non ho bocche da sfamare
I benpensanti e i moralisti
fanno leggi senz’ appello
ma la notte poi ti pesan
come carne da macello
questa gente menzognera
ci racconta dell”eterno
non sa che la morte consola
paragonata a questo inferno
perché poi sei nei gironi
mi ritocca ancor l’inferno
e mi ributtano qui in strada
poi mi sente il padre eterno.
quante bocche quante mani
dentro questa vita ad ore
cinquant’anni di lavoro
senza fare mai l’amore
ma il mio amore sai è la luna
mi protegge e mi vuol bene
lei mi ascolta e mi sostiene
poi torniamo a casa insieme
Gli anni volan senza sconti
ma io son tale e quale a prima
ho mezzo secolo suonato
ma qui mi chiamano Bambina
– accetto il regolamento
NON SIAMO MACCHINE
Vedo gente che spesso corre
pur se fretta non ricorre
e i neri uccelli nel cielo terso
san che il giorno non è perso;
chi si accontenta gode,
un proverbio tanto si ode,
ma correndo si dimentica
l’essenza vera della vita.
Noi non siamo macchine dure,
l’umano cuore abbiamo pure
e se la sera siamo stanchi
torniamo ai principi Santi,
per cui ogni cosa ha un valore,
ma più di tutte conta il cuore
corriamo rincorrendoci la coda
e del progresso portiamo la soma.
– Accetto il regolamento –
C’è una distanza
protetta dallo sguardo
sfida le incursioni del sogno
dopo le geometrie della luce
neanche le parole arrampicano più
restano sospese fanno velo
Dietro la porta
custodisci pezzi di cielo
di tanto in tanto
inanelli nuvole di fumo
il silenzio penetra da solo
non ha bisogno
di chiedere permesso
– accetto il regolamento
GUARDO LONTANO
Cresco per te,
affinché al fianco tu abbia un uomo,
non un bambito impaurito
che nella sua infanzia ha solo patito.
Cresco con te perché sei un raggio di sole.
Ho succhiato metaforicamente al tuo seno,
siero latteo di intenso e fluido amore.
So che solo guardando la tua figura
aumenta la mia flebile forza
e svanisce, come nebbia al sol,
ogni remota paura.
Sei la stella che guardo nel ciel alla sera,
che osservo chiudendo gli occhi durante Il mattino,
che con la scia di luce attraversa la mente
all’improvviso, senza voler
o consapevolmente.
Amo rinforzare le mie gracili membra
allenare anima e mente
con costanza e determinazione e coraggio
anche se ciò a chi non mi conosce non sembra.
So che il percorso di certo non sarà breve
che forse guardo troppo lontano
ma non sarò da solo a raggiunger quella meta,
con me ci sarai tu e ciò or che faccio,
di certo non è vano.
@ Mario Italo Fucile
accetto il regolamento
ROSA DEI MIEI SOGNI
Ti cercherò, rosa dei miei sogni , ovunque tu sarai,
perché di te conservo il profumo,
gli istanti inventati , le passioni vissute.
Per monti e per valli ti cercherò
e quando sboccerai, accarezzerò i tuoi petali
per riempire di gioia la mia memoria.
Ti racconterò le mie ingiuste crociate
a inseguire paradisi incompiuti,
ti sgranerò il mio rosario di ricordi e di incontri
a costruire fantasie ; poi sfinito ti coglierò
e, come un calice, ti innalzerò per farne un dono.
Per monti e per valli ho viaggiato,
ma non ti ho trovata,
allora ho gridato il tuo nome
e, come un’eco, una voce mi ha riempito il cuore:
“Non cercarla nei giardini profumati
né dentro il roseto dei tuoi desideri,
ma sul ciglio della strada dove sudore
e lacrime le fanno da concime.
Lei è lì a dare respiro alla tua ricerca
e alla fame di ogni uomo
e quando la troverai la sua essenza
si espanderà facendosi sogno.”
Solo allora porterà con sé della natura… la bellezza.
Di Ruggiero Francesco
Accetto il regolamento
Vivere
L’anima ha paura, ma
inizia la minaccia
della pace raffigurata da una goccia di spenti
incubi nelle beffe
dei traumi come
frasi che ti imbrogliano nel ribrezzo irriverente
fuggente e fragile come una spiaggia di gufi che ti lascia
fremente e ingombra la tua
angoscia
da essere vivente.
e ingombra i tuoi
dolori, di essere vivente.
– accetto il regolamento
AMORE GRANDE…
Quel salto nel vuoto con te.
Quel brivido quando mi sfiori la pelle.
Quel speciale momento che ci tiene uniti.
Quando tutto sembra dividerci.
Non malattia,
non distanza possono farcela.
Ma solo la nostra volontà di combattere
può legarci indissolubilmente.
Come il mio bene per te.
Il tuo, indelebile nel mio cuore.
Sei la mia ispirazione.
Il cuore mio è pieno di gioia.
Ora silenziosi ci troviamo assieme
a leggerci in questi versi unici.
Unici come il nostro Amore.
Il tuo brivido, il mio,
Il nostro Amore Grande.
Accetto il regolamento
LA MASCHERA DELLA VITA
La vita mi ha donato
questa maschera che io mi porto addosso
la tengo stretta al viso
e in lei mi riconosco
Quando son triste
ed i pensieri assillano la mente
in lei io mi nascondo
dallo sguardo della gente
Sul palco della vita
l’indosso come attore
proteggendomi da fischi o applausi
quando entro in scena
sotto il riflettore
Al calar della sera
la ripongo sul fondo del cassetto
lo chiudo e poi mi specchio
per osservare i mio viso, le mie rughe
e rivedermi vecchio
Sorrido, piango
e poi sorrido ancora
la tolgo dal cassetto
e poi l’indosso
…ancora come allora…
Non è la maschera
della falsità e dell’ipocrisia
ma è il mio vero ego
qualunque esso sia
Ognuno ne possiede una
E la tiene stretta a se ogni giorno
per tutto il suo cammino
come in un eterno girotondo
Su questo enorme palcoscenico
la tiene custodita
per questo grande spettacolo
messo in scena dalla vita
GIAMPIERO FENU – Accetto il regolamento
POLO ANDREA
ACCETTO IL REGOLAMENTO
20 FEBBRAIO
La’
Le voci del vento
Tra le foglie
D’un bosco arrugginito
Prima della fine
La’
In un fossato
In un rivolo d’acqua
In un prato
Una nuova primavera
La’
Le tombe
Di quelli che sono morti
Per gli altri
Non passate mai più distratti
Davanti a un ospedale
La’
Il dolore degli uni
È l’amore degli altri
Camici bianchi
Visi stanchi
Di occhi
Che non si vedono altrove.
Ti cerco
Ora e sempre
nel bacio del sole
che non fa rumore,
negli occhi di carezze allegre
di una lirica bellezza
dove la poesia stupisce.
Cercando te
sul bianco piumaggio
è notizia del giorno
dove i rami di vita
si abbracciano
spesso
nel tuo azzurro cielo.
Ti cerco
nel mio silenzio dorato
dove una scintilla d’inchiostro canta
prima dell’alba in una ondata sincera
t’aspetto …
Aprire il mio leggero cuore,
saltare di gioia
in fuga …
l’amore che copre noi …
Acceto il regolamento
LACRIME IMPRIGIONATE
Inconfessate paure ti lacerano,
interpretano la precarietà dell’esistere,
ti pongono infinite domande senza risposte.
Una tristezza lieve s’impadronisce di te
al non clemente destino t’arrendi
senza comprenderne il disegno.
S’incatenano i ricordi
lacrime imprigionate trovano un sentiero
ove liberare dolori addormentati.
Una supplica, una preghiera
accompagna questo momento
ove trovare la forza di continuare
il vagabondo viaggio dell’esistere.
Abbandonare ogni resistenza
e accogliere nel cuore
ciò che la vita ti ha riservato,
tenendoti per mano come un’amica preziosa
ha viaggiato con te, conosce ogni segreto
ti ha insegnato a combattere e a lottare,
per ogni sfida un dono,
dietro alle ombre la luce
che riscatta ogni turbamento .
Raccogliere preziose gocce di rugiada
che permetteranno al tuo cuore di non inaridire,
iniziare un percorso nuovo ,
anche se pieno di insidie
quando la debolezza sembra abitarti,
nella forza di combattere
un desiderio nuovo s’accende
ti parla d’amore e tutto si rischiara
in un disegno più grande
si aprono i tuoi occhi a guardare
e a comprendere il dono grande dell’esistere.
— accetto il regolamento del contest
Vascelli ebbri
Sdraiati ancora
sul mio cuore umido
sgranando gli occhi
verso il blu profondo
e cerca sempre un punto d’infinito
dove la luce si riflette in mare.
I nostri sogni erano utopie,
le nostre braccia, propaggini d’artisti,
riflessi d’ombra su parole mute.
Vivi il tuo mondo
e non voltarti indietro
chè del passato nulla è da salvare,
la nostra storia è tutto un divenire
da trasportare su vascelli ebbri
carichi d’ambra e pietre colorate.
Accetto il regolamento
Silvana Sonno – accetto il regolamento
Sono una donna
Sono una donna
la mia situazione è questa
non mi candido all’universalità.
Dal mio gradino mi rappresento il mondo
vedo un’altra e un’altra e altre ancora
non mi fanno da specchio
la mia immagine non ne è ingrandita.
Io sono io e sto qui
nella mia situazione
ma un insopportabile silenzio
accompagna i passi delle donne.
Le loro labbra muovono frasi inespresse:
episteme e violenza che il mondo
mal accorda lungo lo snodarsi delle vite
lacrime calde scendono
ma anche il mio lamento non esce
pur se nel petto cresce l’amarezza.
Sono una donna
la mia situazione è chiara
ora la conosco.
Qualcuno mi ha messa su questo gradino
l’universo non mi rappresenta
ma la Storia mi è stretta
io ho bisogno di largo, invece
e di respiro profondo
e di inspirare nel corpo i tremiti del vento
il rumore che fanno le foglie
ma anche il moto impazzito delle cellule
nel chiasso profondo delle mie emozioni
ha bisogno di aver posto alla luce del giorno.
La mia lingua ha bisogno di tutte le parole
per dire di me e degli altri il romanzo che vive.
Parole di donna che ancora non conosco.
Sono una donna
e i miei bambini sono i pensieri
che il mondo non accoglie.
Da questa situazione guardo alla vita
e scendo il mio gradino
cerco qualcosa che sa di fieno
e voli di rondini e brillìo di stelle
cerco una strada e sono pronta a andare
dove mi condurrà.Il mio piede è libero
le mie mani distese, e da ogni palmo
scivola un piccolo rivo che si spande
e disseta la pelle tra le dita.
Gocce rotonde cadono per terra
e diventano traccia, nella polvere
e fili d’erba.
Non sono candidata all’universale
ma la Storia dovrà ben fare i conti con me.
(in Dissonanze, ed. Era Nuova – 2020)
Pandemia
E’ arrivato in silenzio ignoto
senza chiedere permesso
si è insinuato come una serpe
in molti di noi umani…
Vile cerca i più deboli
dove restarci per sempre
e anche chi è più forte
lo deve subire
con terrore e rabbia e sperare…
Solo nuovi eroi col camice
lo combattono resoluti
comunque vittime
muniti solo d’una mascherina…
E’ un nuovo veleno
che impesta il pianeta
ma non è arrivato da Marte
no è un nostro prodotto
di una umanità beota…
Di chi avvelena la natura
e non la sa rispettare
di coloro che non vivono
in armonia con il creato…
Quegli stessi inesorabili
che anche durante il dramma
cercano il profitto
speculano sul dolore…
C’è anche la corsa al vaccino
e non cambia il metodo
chi più ha più arraffa…
Sopravviviamo in un
baluginio di colori
che ci dicono dove andare
con chi stare…
Si vive e ci si muove
tra il giallo e l’arancio
con il rosso si sta fermi
è il nuovo semaforo
per la vita con il virus…
Di fronte a questa nuova pestilenza
quando ne usciremo
cosa ne trarremo?
Troppo spesso l’umanità
non ha saputo apprendere
dalla storia del suo passato
e continua ebete nell’errare
– accetto il regolamento
Il Tango attraversò la sala e si inchinò
davanti alla Mazurca. «Balliamo?», le chiese.
Lei si alzò e danzò con lui un ritmo ternario,
infilando a gancio la gamba tra le sue.
La Foglia sentì il picciolo che tremava senza sosta
e mentre si staccava disse al Ramo: «Ci spogliamo?»
prima che il vento la volasse via.
Arrivò planando a terra senza udire la risposta.
All’Arancia del giardino, mentre il contadino
appoggiava la scala: «Limoniamo?»,
chiese succoso e temerario il Mandarino.
Si incontrarono, fianco a fianco, nel cestino.
Ancora piegata, la Coperta aprì l’armadio,
si avvicinò al letto e disse al Materasso: «Mi stendo?»
e si andava srotolando profumata, e nel frattempo
una dietro l’altra saltavano le molle, all’impazzata..
Il Piede destro di seta trasparente mise un calzino
e disse alla Scarpa di camoscio: «M’infilo?»
Anche la sinistra allentò la stringa, mentre la destra
piegava la linguetta per l’entrata.
Il Sassofono, mentre il maestro si accingeva
a dare inizio al concerto, fece l’occhiolino
alla Tuba bassa che gli stava accanto
e le chiese col bocchino: «Trombiamo?»
Appoggiata allo stipite della porta, la Scopa
vide disteso il Pavimento della cucina, pronto.
Il tavolo, le sedie e perfino il quadro
della natura morta appeso alla parete
trattennero il fiato. «Sono stanca»,
disse stremata la ramazza, «per oggi ho dato»
Accetto il regolamento
VACILLANO I PASSI
Nei giorni sospesi
attaccati ai ricordi
vacillano i passi
nel creato selvaggio
senza trovare sollievo.
Nei giorni..
bruciati dal tempo
si cerca un messaggio
tra le braccia del vento.
In nuvole di ricordi
vacillano i passi
distratti e confusi.
Un altro anno
è passato con una sfera
di cristallo tra le mani
nell’insonne speranza
che i sogni diventassero
realtà.
Nelle luci soffuse
vacillano le emozioni
per una passione che
fonde mente e cuore
ormai distante anni luce e
s’infrange nel vuoto
più buio.
Si ignora il destino,
balbettando parole scialbe
ci si sente soli in un silenzio
che fa più rumore
tra le voci della gente.
– Accetto il regolamento
BRAMO
A me dinanzi sconfina l’infinito
Scorgo sdraiato su di un fianco
Volgo verso il tuo il mio corpo
D’immagini il baluginare è improvviso:
“Sei come schiuma bianca
Che si increspa sul mio petto
Mentre per te mi faccio mare
Bramo che dentro me tu ti faccia inabissare
Sei come cirro nell’azzurro
Che d’un tratto si incupisce
Mentre repentina ti fai acqua
Bramo che di te io mi bagni le assetate labbra
Sei come sole nel rosso orizzonte
Che si arroventa e tutto scalda
Mentre bruci e ti fai fiamma
Bramo che dalle tue ceneri io felice rinasca
Sei come aria trasparente
Pura essenza che accarezza il viso
Mentre per te mi faccio vento
Bramo di te quel bacio che imprigioni il respiro.”
– accetto il regolamento
IL MARE
L’acqua del mare
è come un eterno viandante,
viaggia all’infinito, mai si stanca,
raggiunge ogni sponda, ogni striscia di terra.
L’acqua del mare
è di tanti colori:
è blu, azzurra, celeste,
cerulea, verde, smeraldina,
talvolta bianca, gialla
ma anche rossa o nera.
L’acqua del mare
conosce tutte le lingue del creato,
parla ai marinai di ogni porto,
gioca con ogni bimbo della terra.
L’acqua del mare
è un mondo a sé, in sé.
È come una grande casa,
ospita i pesci,
trasporta le navi,
rinfresca i bagnanti.
L’acqua del mare
arriva ovunque,
non conosce confini,
non segna barriere,
scorre sotto i ponti.
Seduto sulla mia barca,
mi lascio dondolare
dalle onde del mare.
Con l’acqua gioco,
ora a destra, ora a sinistra
con le mie mani.
Una leggera brezza spira
ed io, abbandonato ai miei sogni,
mi lascio trasportare,
dall’ acqua del mare,
verso sponde lontane.
Fiorella Fiorenzoni
Accetto il regolamento
La psicosi puerperale
Dal ventre della madre
procedevano nefasti nemici.
Irrompevano feraci dalla vagina,
rompendo le acque placentee
con fitte dilatatorie,
contrazioni rapide travaglio
rivoli di sangue sparso
nella più crudele delle guerre:
il parto.
Non il dolore di un figlio ucciso,
non quello di un figlio tradito
non quello di un figlio malato.
Ma quello di aver procreato,
perso per sempre qualcosa di sé
per un altro sconosciuto e nemico.
Succhia vorace il colostro, la forza,
gli anticorpi, l’anima stessa.
Nato all’odio in un funesto giorno
perse il figlio la madre nel gorgo
della disperazione inghiottita,
privata di sé nel latte profuso,
nel mare della solitudine persa.
E’ lui il dolore dell’assenza e della privazione.
Della violenza e della sopraffazione.
Di Lei, l’Invincibile, la Pura,
la Vittima sacrificale: la madre.
– accetto il regolamento
È tutta questione di chimica.
Non leggete.
Non ripetete.
Non ripostate
Non vi sforzate.
È tutta solo chimica.
E se non piange
se piangete voi.
E se non ride
se ridete voi.
E se non sente
se sentite voi.
No.
Allora non è chimica.
(Accetto il regolamento)
NON HO SORRISI
Non ho sorrisi ne lacrime ne parole da spendere
non ho che silenzi verso mete lontane,
troppi ricordi scorrono veloci, lacrime salate
mentre la sera scivola lontana,
il silenzio delle notti, le cicatrici sulla pelle,
passata la tempesta gli uccelli tornano a volare
leggeri nell’aria e la mia mente viaggia con loro lontano
nella memoria del tempo che fu,
poi torna la primavera, rifiorisce il ciliegio,
non fa più freddo ritorna il sole con amore sulla terra
ad ascoltare il mio cuore mentre scende il tramonto sul mare
alla ricerca di un sorriso, ed il passato torna vivo nella mente,
ricordi di casa di giorni sempre in discesa,
la notte ritorna tempestosa, resto solo con i miei pensieri ,
una colomba si posa sul davanzale in cerca di pace,
alzo le braccia e abbraccio la vita,
mi lascio trasportare dal suo tepore
sento che la vita mi scorre dentro
voglio sentirmi vicino al suo richiamo
con la mia pena nel cuore, perche solo in Lei trovo la pace.
Le stagioni passano in fretta
resto solo ospite in casa, la solitudine non mi fa più paura,
l’amore è fuggita come il vento in una notte di tempesta,
non so dov’è, la sua vita è andata oltre i miei occhi,
una lacrima scende lentamente come lo scorrere del tempo
lungo i sentieri della memoria, i giovani e vecchi ricordi
che profumano di un passato oramai sbiadito.
Vorrei rivivere le emozioni di un tempo nella pienezza degli anni
dove ho lasciato parte del mio cuore,
i temporali, le gioie e la tristezza si alternano con gli anni, mi chiedo,
per quanti anni ancora resterà il ricordo senza più repliche!
(Accetto il regolamento)
Chiara Tennant – accetto il regolamento
Mi hai illuso
Di essere creatura
Impossibile da amare
E il tuo abuso
É nuova apertura
Ora, Ho una casa da abitare
Dove sono pronta ad acclamare
Ogni forma di difetto
Per invidia o per dispetto
E a dirti che sono pronta
Nuovamente all’amore
E a ciò che davvero conta
Ad aprirmi ancora allo stupore
Ci manchi
Il tuo giorno qualunque,
il 24 marzo,
cadevano recise tutte le stelle dell’oscurità,
su questo spazio anima che si incendiava del tuo nome.
Un anno,
il primo,
senza grucce,
senza parole
e quante domande mi chiedono di te
che siedi quieta nel paradiso delle ferite.
Ho spento il colore,
tutto quanto ho dentro è nella proiezione di un fiore.
Anche la luna si accovaccia e piange,
l’erba è sbiadita e il giorno non mi guarda,
perché questa è l’ora delle improvvisate,
andarsene per sempre è una meta sicura.
Indago il silenzio, non mi ritrovo,
e certamente piove sangue,
quando la notte inghiotte una madre partorita dal tuono,
e non ho più un cuore
e tutto quello che so di te, è il mio nome.
Resta il tempo della memoria,
buia come la carcassa di un dio,
ma non ti dico addio.
(Dichiaro di accettare il regolamento)
Monia Minnucci
A DAVID
Tante primavere fa
quel corpo passeggiava in riva al mare,
correva per arrivare in orario agli appuntamenti,
danzava alle feste di capodanno
quella bocca parlava in tribunale,
rideva alle battute,
gioiva con le figlie
quelle mani stringevano, salutavano, battevano.
Gli occhi invece…quelli sono rimasti uguali…o quasi.
Quali sono i pensieri che ti affiorano nella mente
mentre le persone attorno parlano tra di loro?
Cosa provi nel guardarli a distanza di anni
mentre tu disteso inerme sul letto riesci solo ad ascoltare?
Quanta sofferenza ho intravisto in quegli occhi attenti!
Non credo sia neanche immaginabile il dolore che provi
sentendoti spegnere ogni giorno che passa.
Non sono riuscita a non pensare tutto questo
mentre chiacchieravo con gli altri
e il pensiero è rimasto costante per parecchi giorni
con un grande senso di colpa e frustrazione.
Spesso si da importanza a stronzate inutili
si perde di vista il vero significato della vita
e solo davanti a sofferenze enormi come la tua
riusciamo a fermarci un attimo a riflettere.
Posso solo trarre coraggio dall’averti visto contento nonostante tutto.
(Dichiaro di accettare il regolamento)
Caterina Muccitelli
Cerchi sul lago
Era giunta a fine
quella storia caduca, fredda
come la stanca senilità.
Senza più colore alcuno,
s’ovattavano di caligine
suoni sbiaditi, incompresi:
un tempo antichi sussurri
di giocosa passione ardente.
E sprofondava inesorabile
il mio amore,
come un innocuo sasso
scaraventato nel cobalto
d’un placido lago campestre.
Annegava il respiro dei sogni,
in un dileguarsi di anelli,
all’inesorabile deriva
su quell’acqua che, scellerata,
si faceva cheta e liscia
come la tua cipria pelle,
ormai insensibile,
alle mie tristi dita puerili.
Si ancorava così, mesta,
l’essenza di un sentimento
sul fondale più oscuro del cuore,
celato in superficie dalla danza
dei rosei fiori dell’oblio
nella brezza gentile
di un’incerta alba nuova …
(Accetto il regolamento)
NEL TEMPO
L’acqua
scorre lenta.
Rosse gocce
d’autunno
salutano la vita.
Maurizio Molinari
(accetto il regolamento)
Anime separate
Forse c’è ancora tempo per trovarci,
anime separate,
che vaghiamo nei giorni ad incontrare
il nostro sole,
forse predestinate alla riunione
in un cielo di stelle,
quando non c’è più speranza
e il nostro mondo procede
verso una solitudine crudele.
Forse c’è ancora un’alba, che cammina
verso le nostre terre,
e ci aspetta
una nuova stagione di bene,
proprio quando la notte
ci ha colti desolati
senza sogni e illusioni.
C’è un bagliore più raro,
che splende stamattina
sui nostri due destini,
e sarà forse un giorno di gioia,
se noi non smetteremo di cercarci
e sapremo sentire
la voce delle foglie
ed il garrire dei passeri,
che frullano d’intorno,
sempre più vicino,
sempre più gai,
mentre la gente dorme
e noi
accettiamo la sfida della vita
e non esitiamo ad uscire,
protetti dalla luce
di questa nuova aurora.
Antonio Pelliccia
ACCETTO IL REGOLAMENTO
Re esistenza
Io non resisto
Faccio resistenza
E resto
Penitenza
Tra le trame
E l’olfatto
Di questo schifo che mi circumnaviga
Feroce.
Ma re esisto.
– accetto il regolamento
IL BAGNO DEL MAGO
Bagnandomi nudo nella vasca
ho bevuto dell’acqua saponata
Verdolivastra all’apparenza
Nutriente rituale
Magia sperimentale.
Stupori sensoriali
di bolle in rapporto di pressione
mi solleticano arcane e
qual gorgoglio di temperato magma
mi fan trattenere la voglia d’orinare.
Allora
Acquezzando i voluttuari
Sogni di banale transitorietà
e di acidula pienezza colorati
ridicolizzo l’immacolata umidità.
Così mi vidi
Occulto e riservato
uscendo (non più in braccio)
freddo gocciolante
di un giorno di piacere
di un uomo di piacere: il mio.
Così lo vidi
Alto taglio da sotto le ginocchia
nella specchiera ovalizzata
esperto bagnerciante
di vapore saturato
indugiante e intemerato.
L’ora richiedeva il tempo ripressava.
Maledicendo infine i benparlanti
e stanco dell’abbraccio
mi decisi e scavalcai la vasca.
Blu nell’accappatoio
e in procinto di spiccare il volo,
(tarocco d’ovvietà),
spalancai le braccia
e nell’ora occulta
palesai l’intimità.
Distratto dal diletto
Sono scivolato sul sapone
Sono morto così
risorgerò presto.
ACCETTO IL REGOLAMENTO
Sceglierò
Sceglierò
dei tuoi capelli i primi bianchi
delle tue vesti l’ultima volata da un letto
dei tuoi fiori quelli che non sfoglierai
dei tuoi sorrisi quello che non concedi
delle tue ire la più invereconda
dei tuoi silenzi quello più ostinato
dei tuoi pianti quello che hai taciuto
delle tue infedeltà la più gelosa
dei tuoi addii quello che più d’ogni altro
hai rinnegato.
ACCETTO IL REGOLAMENTO
Un ricordo
Ho trovato un ricordo
in quattro piegato
sotto il piede del comodino.
Anche il suo cassetto
non chiude più.
(Accetto il regolamento)
Maurizio Ranghino
(Accetto il regolamento)
NOI SIAMO VITA
Non ditemi che ci siamo persi la vita
perché la vita siamo noi.
Ditemi quale diamante più luccicante
può competere con il valore della vita,
vita che ci rimane vicina, ci ascolta
e che ci affianca nell’oggi e ci aiuta a vedere il domani.
Potrà anche essere complicata,
ma sa anche farci sorridere di nuovo.
Non ti toglierà l’abbraccio di tuo figlio,
non ti farà scordare i ricordi di gioventù
l’odore di salsedine del mare
o l’aria pungente delle montagne.
Vita che ci farà crescere,
che affrontiamo ogni giorno
così come si presenta davanti,
ed affrontiamo con tutte le tribolazioni
e le pagine grigie.
Non ditemi che ci siamo persi la vita
perché la vita siamo noi.
ERAVAMO INNOCENTI
Stare dentro perimetri,
razzolare in cortili
storditi da ambizioni,
remigare a pelo d’acqua,
smuovendo ragioni
che non menino il fondo.
Coltivarsi il proprio orto
dove un tempo piantarono croci,
seppellirono figli disobbedienti.
Prendersi cura di una rosa,
con spine assertive,
carezzando solo il velluto.
E io ricordo com’era essere innocenti;
della neve, cogliere solo il bianco,
per non saper ricondurre il gelo,
non saper accusare nessuno.
E andare sempre più colpevoli,
fare di uno schiaffo ricevuto
una carezza di cediglia,
ma sentire dentro
il freddo della neve.
Accetto il regolamento
Monica Messa
(Accetto il regolamento)
MIA MADRE
Mia madre ha il nome di una montagna.
È nata su un’isola
di vento e carbone.
Occhi colore fondo del mare
quando è agitato,
mani piccole,
sorriso un po’ spento.
Mia madre è una barca.
Ci ha portato a largo
ma è rimasta sola,
sola a dondolarsi
e a chiedersi
che senso abbia
ancora navigare.
Mia madre è una bambina.
Nasconde le lacrime,
prepara il caffè,
tiene i conti a matita,
sistema le foto per casa,
non apre gli armadi,
combatte per esserci,
anche a metà.
ROMA MIA
Guardate Roma mia quanto sei bella a notte fonda
quanno er Tevere silente scorre lento lungo la sponda
come la vita de quei due barboni che se scaldano intorno ar foco
raccontandosi le loro vite andate, un po’ per droga un po’ per gioco.
E i lampioni proiettano coni di luce su strade deserte
un volantino si posa su un piede, in grande riporta le ultime offerte
poco lontano un gruppo di ragazzi fanno caciara con le birre in mano
uno se gira e accenna un saluto poi ricomincia a fare baccano.
Un battello naviga piano e sembra raggiungere er cuppolone
bello come quando la radio trasmette il ritornello della mia canzone
de sta città me piace er silenzio de quanno in giro non c’è più nessuno
e cammino tra i vicoli bui, per poi fermamme al civico uno.
Na signora affacciata ar balcone me chiede ‘ndo vado a quest’ora de notte
me sorride, ma è un sorriso triste come quello delle mignotte
Je tremano entrambe le mani, mentre co’ una tiene ‘na sigaretta
suo marito se n’è andato da anni, ma lei ogni notte s’affaccia e l’aspetta.
Je risponno che non c’ho sonno, poi la saluto co’ un gesto veloce
a volte il destino t’è amico, ma il più delle volte sa esse feroce
un gabbiano vola felice garrendo sui tetti di questa città
fortunato ammira dall’alto la storia di Roma nell’eternità.
E ritorno verso casa, felice come prima non potevo da esse
in capoccia mille emozioni, immagini che rimarranno impresse
Grazie Roma mia pe avemme dato le parole pe scrive sta poesia
pe essece stata sempre, quando avevo bisogno de compagnia…
– Accetto il regolamento
DOLCE SOLITUDINE
In questa gelida notte,
Non vorrei altro che calore.
Un corpo steso accanto a me
Con le sue mani tese sul mio viso,
Mi accarezza dolcemente
Senza sapere chi sono.
Fisso il vuoto più vasto
Panorama senza costo,
Mordo labbra carnose
Incatenato a questo letto.
Caldi i suoi palmi sulla pelle mia,
Ma freddo il cuor suo,
Spinto da fame e sete
E un eterno bisogno di denaro.
Uomo senza età
Uomo senza amori
Uomo senza valori
Uomo senza pietà
Ecco chi sono
E nel buio di una stanza, si é perso ancora quest’uomo.
Andrea Tosches
(Accetto il regolamento)
Sez. A
Poesia – accetto il regolamento
Titolo
“La mia ora”
La mia ora è arrivata.
Non temo il peccato.
Il Giudizio Divino
con la spada sguainata.
Il dolore al centro del cuore
si è fatto casa.
Nido per anime disperate,
dal destino stuprate,
violentate, assassinate
per trenta miseri denari.
Vittima ignara del fato,
son stata crocifissa
sin dal primo vagito.
Bianchi corridoi di paura,
dove la diversità, veniva
derisa, calpestata, umiliata.
Odore di solitudine,
di privazione, entravano e
uscivano da grandi finestre,
spalancate al cielo.
Di notte, le lacrime
inzuppavano il cuscino
e le ombre che percorrevano
le stanze, accendevano:
illusioni, vane speranze.
La mia ora è arrivata.
Ancora una sigaretta.
Una boccata di vento.
Quell’azzurro troppo
distante.
Madre Mia, son qui,
ti sono accanto!
IL MIO PRIMO PENSIERO
Quando al mattino,
timidamente il sole sorge
e la luce si fa giorno
ogni cosa illuminando intorno
per far tutto brillar del suo splendore;
Quando al mattino
Il cinguettar degli usignoli
È un inno al nuovo giorno
Che sveglia la natura sonnolenta
Dal torpore della lunga notte;
Quando al mattino
La gioia inonda come una marea
Ciò che sembrava prima fosse morto
Dando la vita alle anime sopite.
Quando al mattino
Il mio primo pensiero
È sapere che ci sei.
Quel pensiero
è il mio sole che sorge,
è il cinguettar d’usignoli,
è la gioia che inonda.
… è la mia più bella giornata
Per quanto inclemente
Il tempo sia lì fuori.
– accetto il regolamento del concorso
Ragozzino Andrea accetto il regolamento
titolo: Primavere
Sono tante quelle che si rincorrono anno per anno, si ricordano e si contemplano come gli anni che scorrono, e si ripetono anno in anno.
il 21 marzo, equinozio che si reitera gli anni che si susseguono nel precedente, eppure accade diversificandone ogni modo e luogo, con colori e temi diversi.
Il vento ne è complice, i colori e gli odori si moltiplicano, e si innescano quelle sorsate di gusti che si rincorrono nel risveglio dei sensi annichiliti.
Il letargo si adagia e risveglia e i sensi che si riaccendono, illuminando quel contesto su un palcoscenico di rami che sbocciano tra fiori e gemme, che suffragano il motivare della naturalezza nell’essere natura.
Gli ormoni si estasiano e i sensi si acclamano, nel torpore di un calore che a singhiozzo fa fatica a scostare il freddo e tenue inverno, che abbandona il tempo e da spazio alle primule.
Si respira e si ammira un nuovo che non è più vecchio, ma è solo l’inizio di una nuova rinascita in molteplici suoni e colori in un torpore di sensi.
Marzo 2020
Ho sentito odore di gelsomino tra vicoli deserti
no, non erano balconi di begonie fiorite affacciate traboccanti di primavera
erano i tuoi occhi stanchi abbassati sul dolore.
Ma non dire parole di morte, soltanto pensieri d’amore
per l’ultimo soldato in trincea
per un solo nemico senza volto.
No, non raccontarmi la guerra, non hai armi da mostrare,
parlami del tuo respiro affannoso blindato,
del tumulto del tuo cuore
e del suono dei mille passi concitati… ed è subito Vita.
Non odo campane suonare
ora è tutto sospeso,
non è tempo di vivere canzoni,
è tempo di inni stonati e violini accorati.
Stasera che sera di freddo qualcuno ha perso qualcosa,
non è tempo di pianti e preghiere, di corpi stretti, avvinghiati nel dolore.
E’ tempo di attesa,
di guardare lontano tra paradisi
di gente assopita,
tra un biglietto scaduto e un lasciapassare,
tra frontiere chiuse
e chilometri d’amore impercorribili,
che scorrono tra le linee telefoniche intasate,
soltanto per frasi non dette o espresse a metà,
col rumore assordante del tutto di un fiato: “Io sono qui ma tu come stai”.
@graziella di bella2020
Accetto il regolamento
Non c’è poesia
non c’è bellezza
ritmo e musicalità
in questa brutta realtà
non c’è libertà.
Libertà dalle mafie
da un potere di massoneria
e corruzione
da un’economia
che di pochi fa gli interessi
inquina la terra e le coscienze.
Raffaele Di Palma
Accetto il regolamento
A CAROLINA
Piccola, te ne stai tranquilla nel tuo mondo di attesa
E sogni già, lo vedo, tutte le cose belle che avrai.
Te ne stai tranquilla aspettando che i tuoi petali fioriscano
e intanto dormi
e sbadigli
e i tuoi passi risuonano silenziosi
nel ventre di tua madre.
Ti ho sussurrato piano
parole antiche all’orecchio
e le hai sentite, dondolandoti appena
nella tua liquida culla.
Ho avvicinato il mio viso al tuo dolce profilo
e ti ho consegnato felice ciò che siamo stati
affidandoti insieme il nostro futuro.
Vedremo con i tuoi occhi
sentiremo con le tue orecchie
e il mondo sarà giovane ancora per noi
come quando eravamo bambini
e i fiori ci sbocciavano tiepidi sulle labbra di corallo.
Come le tue…
Come le tue…
Le nostre braccia si aprono
quasi senza volere
aspettando di sentire il tuo calore.
Ma finché il momento non verrà
riposa tranquilla sul cuore della mamma
e cullati
e sogna,
ché il nostro amore è paziente.
accetto il regolamento
Un rombo gira
sopra un filo di seta,
sbocciano le rose paglierine immense di petali.
Sento l’ oblio
sciogliermi le vene,
dense di silenzi,
si rompono le corde
del mio fiato,
arranco nell’insidia
di un ricordo.
Le nuvole roteando
sconvolgono il cielo
d’ebbra bellezza,
l’ aria fuori si muove,
scuote gli spazi…
un suono di latta
s’ infrange fra mille risa.
Congiungo i punti che ho distribuito sul foglio,
il taglio rugginoso
del muricciolo sghembo
s’inchiostra di acerbi viticci.
Si mesce al moto rallentato
d’ un soffio di mimosa
il repentino meriggiare.
Thea Matera
Accetto il regolamento
Io sono l’acqua
tempo
per respirare dalla bocca
fame, sazio e vagito
terra di pioggia
culla o altalena
come un’onda
un pezzetto di cielo
quello spicchio d’arancia
la tua pelle
Odorano di te le mie parole
sanno di quel sale nel mio piatto
del mio posto accanto al tuo
Nessun balcone ci separa…
tu ci sei
Scrivimi di te, se sei felice
se anche li
la notte sboccia fiori, sorrisi e
lune dritte come fari
Scrivimi
di colline color oro
del sole quando va a dormire
del fumo per le zanzare
di edere e gelsi bianchi
Di questa porta aperta sul mondo la fuori
in cui non so andare a tempo
mentre ridi ed io m’incazzo
e poi mi baci
e poi noi…
e ti amo
in questo guaio che é poi un’imbroglio
in questo schiaffo
in questo broncio
«hai d’accendere?»
Binario 1. Vagone 3.posto 36
(io sono l’acqua)
incandescente
spenta
saliva e sete
sangue che ora bevo
trasparente
IN-pertinente
IN-dentro
IN-vero
IN-esistente
presente a te che non ti dico
di un silenzio
del tuo sbadiglio
del mio risveglio
(dell’acqua che è poi pioggia
e poi terra, e poi passa…)
un lampo-abbaglio
shhhh
qualcuno dorme e si frantuma
lasciali andare
scivolare
lavare gli occhi da quaggiù
dove non passa miseria
e non posso
(luna e tu…amore.così.)
( io sono l’acqua)
nessuna lettera scarlatta
ricamerò sul mio cuore
( la devianza è figlia della norma)
Segreto per protezione
il mio amore avrà tutte le tue parole
e non chiede, non vuole
che un cielo libero da ristrettezze
carne e uomo
dono e meraviglia
stupore della mia pelle
dolce veleno
dannazione e vita
dispetto della regola
tienimi tra le tue dita
quando passi dalla bocca alle ciglia
in quel profumo di caldarroste
nel natale dei bambini
tienimi nei fogli a righe della scuola
tra le matite colorate
nel giocattolo rubato
nella disubbidienza
in questa alternanza.
sono solo un sogno
( io sono l’acqua)
il dubbio
il sogno trattenuto dalla bocca alle ciglia
il silenzio di chi dorme e si frantuma
sono l’edera trasparente
terra e luna
e nell’insonnia di queste lancette
c’è la tua mano forte sul mio ombelico
il tuo respiro culla del mio affanno
e quel frastuono che non riconosci
(cuore)
Stay with me
in questa notte senza nome/
quando resistono i cespugli all’ingerenza del pettine/
stay with me
nel verde rame che ti respiro dalla
bocca agli occhi e
dentro un dono donato per-donare
un senso a questo gioco di mani
spoglie di pugnali, poteri e recinzioni/
stay with me
quando “la morte esiste i vivi” e non sente ragioni sull’oppio naufragato su di noi
Noi
siamo
vivi!
ce lo ricorda il firmamento, il terzo occhio e un dardo
e qualunque cosa tu veda
(Autunno)
qualunque cosa tu creda
(col mio nome)
l’Autunno chiude tutte le porte
spoglie di verde e sabbia
per quell’altro ancora possibile
c’è un resto che non torna corrispondenze.
e tu
chiamami solo col mio nome
misura dell’esattezza che è
Il troppo silenzio da questa parte
non mi dice chi sono
Sai
l’aria non ha più quel sapore
di quando eravamo bambini
vado a cercarmi un altro baratro da
nel contraddittorio di un pensiero IN-differente.
Ogni cosa ritornerà al suo posto
anche se fosse diverso
ma mai quello di un altro
C’erano due occhi
tre pezzi di pane
un accendino
Mancavano libertà e coraggio:
il divorzio gli aveva fatto vedere il dopo,
l’aldilà della deriva
tutta la povertà del capitale
(la solitudine dei numeri primi)
Non me ne volere
Perdonami se puoi
Non posso arrestare le foglie d’Autunno
Ho solo un po di cielo, io,
in questa cornice sempre uguale
abitata da sguardi immobili
sui cuscini dei passanti
Non è detto che torneremo
Cadremo e basta
e come la pioggia alla terra
respireremo fango e Dio sulle dita di cemento
Ora va
che ti racconto di una rima nuova
l’Autunno è già qui
e noi non siamo ancora pronti
*
Santina Lazzara
accetto il regolamento
Accetto il Regolamento
– non contattatemi per pubblicazione a pagamento.
Lettera a…
Il mio cuore piange
inerte e non ha forza
sa capire il dolore
ma non lo può calmare.
Il mio cuore ricorda
la storia di noi due
è così lontana che
l’assenza la reclama.
Non mi sopporti più
Tu, non mi vuoi vedere.
Io so la verità
Tu, non la vuoi sentire.
Sento il suo calore
e nell’abbraccio sogno
quell’eterno amore
che sconvolge il mondo.
Sento il silenzio strano
di quel giorno lontano.
Dove ho lasciato la tua mano
E: Ti ho perso dentro.
Qui scende la neve
quando li c’è il sole.
Questa mano sul cuore
cerca la tua comprensione.
Piango con il sole
e prego con la neve.
Con questa mano sul cuore
creo una canzone.
Non mi sopporti più
Tu, non mi vuoi vedere.
Io so la verità
Tu, non la vuoi sentire.
I FOGLI DELLA STORIA
Scricchiolano
accartocciati
al tocco umano
segnano il tempo
e mi ricordano
qui e ora
il prima e il dopo
le conseguenze delle cose.
Nei fogli
il profumo dei secoli.
– accetto il regolamento
Lasciate vi prego fiori di acciaio
No, non pregate
Non riepite i cimiteri
Restate in silenzio
E mettete fiori d’acciaio sui loro respiri
Morti, morti di noia
Figli del lavoro
Morti, per un errore ortografico
Tra un ponte che cade
Una pressa che schiaccia
Uno schiavo crepato in un maggio assolato
Poi andate,
Cercate la frutta a poco prezzo
Investite dove tutto rende di più
E poi lamentatevi del prezzo delle patate
Al mercato delle braccia
Qualcuno si offre al prezzo più basso
Nel nome del padre
Della madre
E Dio dei peccati
– accetto il regolamento
Le azalee che ho comprato per Charlie sono senza tempo l luoghi lo stesso Tutto per vestire una parte d’inverno e dire: amore caro -non pensare alla strage delle cose- guarda il battesimo del cuore La luna sta segnando un altro tempo-il brivido del fondale In questo spazio vorrei la festa dei tuoi piedi A piccoli soffi Da prendere in alto -tra le cosce larghe Mi sembra chiaro: le occhiate fatte di sperma allentano le belle particelle del pensiero Nella noia lenta A noi risalita dall’intingolo della bistecca che in fretta cavalchiamo ogni giorno dai piatti azzurri Ah -il vuoto – qualcosa di strano – un fiume aperto di corpi Di voci e di stupro Di pazienza e di fili erotici Ieri una puttana ne aveva proprio due sul rossetto Erano rughe raggirate dal wireless…
Accetto il regolamento
Come d’autunno soffiare
Ti ho vista
assorta, poggiato il capo
sugli avambracci, colonne – sghembe –
d’un tempio in rovina.
Per fortuna non piove
sugli appunti della tua vita
stropicciati fogli dove tardano
parole, come i treni a Minsk
quando c’è neve.
Conosci – di noi – tutte le storie
i racconti non richiesti
e stancamente ti concedi
senza più fingere l’amore.
Scrivere vorresti – di te –
la storia, ma c’è
ghiaccio nel cuore
e tutti i giorni s’assomigliano.
Sono acqua corrente
le tue lacrime adesso e restano
le carte giocate sul tavolo,
sotto la luce intermittente
d’un lampione.
Ed è come cosa rotta il tempo,
nel vortice di polvere e di foglie
mentre sfilano di lato
le macchine e i pensieri.
Ti rimane il viaggiare, di notte
nei sogni, verso la luce: che non sia
vano, come d’autunno soffiare
sul frutto del tarassaco.
Stefano Peressini
Accetto il regolamento
So che ti troverò,
in attesa,
come sempre…
Mi verrai a prendere
per togliermi le paure,
come facevi…
Ti vedrò col tuo sorriso,
con ancora quegli occhiali
che avresti dovuto rifare…
Mi chiederai di loro
anche se le avrai seguite
un minuto prima;
mi guarderai le braccia
ma i miei tatuaggi
li hai già visti…
Mi farai la predica
per qualcosa che ho fatto,
ti lamenterai,
ancora,
per quella poesia
in cui ti ho chiamato
“Madre”,
mi toccherai i capelli e,
come allora,
ti toglierò la mano…
Mi abbraccerai,
poi un bacio
e mi prenderai per mano
per togliermi tutte le paure,
come facevi…
20/04/21 h 14,21
accetto il regolamento
DI RADICI E DI SPUMA
Scompaiono le floreali stelle dietro la luna,
fantasmi danzanti nel cielo glaciale,
e con guaito ovattato pungono la notte
che non è sveglia, né dorme.
Io, come densa nebbia attorciglio spire,
allungo le voraci mani nodose
sull’ombra vaga che davanti mi corre,
le pupille asciutte, piene di cenere.
L’ora di piombo è cappa di dolore
che nulla può mitigare, e pesante schiaccia,
batte sugli spigoli d’un presente disfatto,
alla porta del tempo aperta sul passato.
Il respiro m’avviluppa le labbra di rame,
il tacito lamento di radici e di spuma,
la tigliosa carne schiava marchiata a fuoco
che, a poco a poco, va morendo e mi fa tremare.
Il grido roco è solo un colpo di tosse,
una risata amara, lume acceso nella tempesta,
ma la mente cattura minuzzoli di pensieri,
si stacca con ali librate su scorno e pietà.
Fiaba triade d’intessuto tremore,
al crepuscolo offro anni d’un mondo di larva,
sgrano l’armonica corona dei ricordi,
il cuore perno a forma di vermiglio fiore.
Accetto il regolamento
Le onde
Le onde del mare si frantumano
Sulle nude rocce e la notte si profuma di salsettine.
Mentre tutto tace,
il rumore del mio respiro
si confondono con il lento andar
del mio camminare lento
sulla pungente sabbia
dove un troco sbiadito dal tempo
mi fa compagnia e nelle sue rughe
vedo il gentil tempo passato
fiorito e strappato
come un u inutile
foglio di carta
che raccoglie
i miei pensieri
di una vita passata.
Danila De Tomasi
Accetto il regolamento
“Suonare”
Un pianoforte abbandonato
Sul ciglio del mare,
Le uniche le onde ed il vento
A poterlo suonare
Non un pianista,
Una donna senza voce
Perduta per la seconda volta,
Rimane a guardare
Come il tempo rovina
La rotta della sua scelta,
E quell’enorme rumore
Che tacendo
Riusciva a fare,
Si disperse con dell’altro rumore
Più forte,
E adesso il suo nessun più
Lo può sentire.
Ad esprimersi tentò comunque
Con una musica inventata sulla
Semplicità di un tavolo di legno,
Per le sue mani
Esperte nel loro muoversi,
Uno spiacevole inganno.
E ancora oggi
Nell’oceano c’è un pianoforte
Respinto
Che nessun più potrà suonare,
Abbandonato un tempo
Quando la sua voce
Non poté più a nessuno servire,
Non poté più nessuno
Con la sua dolcezza aiutare,
La corrente sfiora i suoi tasti
La musica ,spiega
Non si può sprecare.
– accetto il seguente regolamento
6 maggio 2021
I campi di papaveri fluttuano
come un manto già lambito dal vento
questo dominio ampio, che teme l’empio
carattere teatrale del tempo,
contrasta molesto col grano acerbo
e papaveri tingono di sangue
la striscia ove la memoria s’infrange.
Marisa Amadio
Accetto il regolamento
Vento
Vento alza il canto
là dove si mollano le cime
e le vele gonfiate
si svagano tra i gabbiani
là dove s’intrecciano le onde
perché ha nome il mare
dove ha nome un dio…
vento alza il canto
e tempra la risacca
che vasta d’ogni cosa
vestita d’argento
sfiora conchiglie sulla sabbia
legni corrosi dal tempo
e orme assopite
nelle notti di luna piena…
vento alza il tuo canto
in quei giorni celati alle tempeste
nella vita taciturna
delle mani fra le ciglia
sotto le finestre poco illuminate
tra i rumori dell’anima
dove le metafore hanno vita breve
quando hai visto l’alba davvero…
e poi taci
se il tuo canto non somiglia
all’abbraccio di una madre
mentre fischia l’ultimo treno.
Angie Patti
Accetto il regolamento
A bassa voce
Coloro che scrivono versi intrecciandoli di speranze
come alberi sontuosi e sottane di luce
e augurano a tutti una vita assolutamente nuova
parlino pure a voce alta.
Tu che sei arso dal lungo fuoco del disinganno
che sei meno di quel che pensi
e sei meno di te stesso parla a bassa voce.
Ancora non sai
cosa sia l’assenza, la paura, l’ansia.
Parla a bassa voce.
Un’acqua che brucia scende dagli occhi
un’aria fetida nei polmoni ha invaso
lunghe file di uomini poi svaniti
lungo corsie desolate.
Sai cos’è il dolore la disperazione il lutto?
Parla a bassa voce.
Il silenzio tesse trame di panico e d’angoscia.
Affondano le unghie nel petto
soffocano i battiti di coloro
che sono separati per sempre
condannati
nelle prigioni fredde vaganti nell’infinto.
Parla a bassa voce. Usa la poesia
per consolare le lacrime
di coloro che guardano le lunghe file dei morti.
Scrivi pacatamente.
Fai trasparire dai versi una stella a coloro
che sono rinchiusi
nella scatola delle quattro pareti
con le mani e il cuore legati
dalla disperazione e dal lutto.
– – – – –
MARCELLO COMITINI
dichiaro di accettare il regolamento
SCUSAMI SE TI HO GUARDATO DENTRO
Scusami
se ti ho guardato dentro,
non avrei voluto ma
ho scoperto una breccia nel tuo sguardo,
credimi, è stato solo un attimo,
ho visto un’innocenza ferita,
ho visto dolore e forza,
c’erano dolci gesti d’amore
lungo i sentieri di antiche cicatrici,
c’era una bianca luce intermittente
che proiettava ombre alle pendici dei tuoi pensieri,
c’erano alberi piegati dal vento
e foglie ingiallite sul terreno del cuore,
sono caduto in un fiume di emozioni
che scorreva lungo la montagna dei tuoi sentimenti,
in quelle lacrime ci stavo per annegare anch’io, sai,
sul fondo ho visto un cimitero di rimpianti,
ma sopra vi era riflesso un cielo stellato di sogni,
tutto questo proprio lì, dietro ai tuoi occhi,
nascosto alla vista del mondo
ma non al mio spirito attento.
Scusami se prima non ho bussato
ma non mi avresti aperto.
Enrico James Scano
Accetto il regolamento del concorso.
EJS
Bogdana Trivak, Dichiaro di accettare il regolamento
L’USIGNOLO
Toni carezzevoli e
amabili nella
Melodia armoniosa,
Nostalgia della memoria.
Fischiettio gioioso
Elettrizzante, felice
Suono palpitante
Richiamo e sibilo,
Consolazione
Orchestrale
Delizia e amore
Dell’usignolo
Cuculo e
Picchio canoro
Nella memoria o
Il canto del cuore…
Diego Civita-16/05/2021. (Accetto il regolamento)
“Dell’Amore”
Non è bastato un nome,
per sedermi accanto a te,
Venere e traiettoria dei pensieri,
son salito sul monte,
e ho ritrovato di te:
ogni segno,
ogni gesto,
degno,
d’una natura madre, compagna e amica.
Hai fermato il tempo
e congelato il mio sangue
e insieme siamo andati a dipingere la storia.
Un epigrafe ti ho già scritto,
per sempre…
sul letto dell’amore!.
il nero è entrato dentro
le labbra a farsi sete
sapevamo di non tornare
le mani strette appena
alle mie
**
Accetto il regolamento
Matteo Piergigli
Fabiola Murri
accetto il regolamento
Come chicchi di melograno
Come chicchi di melograno
Come chicchi di melograno
stretti al mondo,
mortali segmenti di eternità,
siamo vene dello stesso universo,
rovinosamente in caduta,
eppure ci è dato vivere
contro ogni attesa di infinito,
oltre le nostre stesse ossa, ,deposte, composte,
le vesti nuove sfiorate come sante reliquie.
Non possiamo spiegare il sacrificio
dell’ape ingegnosa, ne il miracolo del miele,
soave, ambrato, puro amore,
non possiamo spiegare Dio.
VOLA LIBERA
Vola libera sopra una nuvola,
la pioggia non ti bagnerà.
salta con un guizzo, sul carro dell’arcobaleno ,
come quando saltavi dal ramo di quella vecchia pianta ormai secca, sulla gronda color di creta.
Mi sembra di vederti ancora su quel tetto, dove la luna disegnava la tua sagoma fiera,
o sul muretto di cinta, sotto l’ombra della grande ortensia, ad aspettare il mio ritorno.
Terapeutiche le carezze sul tuo manto grigio e benefico il suono delle tue fusa al cuore di chi sa ascoltare.
Cammino in giardino e mi sembra di sentire i tuoi passi leggeri, che spesso mi seguivano fino in fondo al vialetto, dove poi desistevi, per tornare indietro.
Ti rivedo dormire serena, al sicuro, sulle mie gambe piegate, sulla poltrona del riposo serale.
Anima consolatoria, con unghie e occhi felini, dipinti con il verde delle foreste, è vero, tu percepivi i moti dell’anima mia.
Nel silenzio lo sento il tuo sguardo, vorresti consolarmi lo so, anche se non ci possiamo vedere, mi basta sapere che viviamo in vite parallele.
*****
accetto il regolamento
Partecipo con tanto interesse grazie!
MELBOURNE BELLA
Melbourne brilla sotto il sole cocente
di questa estate a puntate.
Melbourne è rinomata per il suo clima
capriccioso e pazzerello,
si passa dall’estate all’inverno in un baleno
e bisogna avere sempre pronto l’ombrello.
Due, tre giorni col caldo e i sudori
che colano a fontane,
il solo rinfresco è l’aria condizionata,
poi, come per magia, ecco il fresco,
la pioggia e il vento, sempre così,
si passa facilmente dal caldo al freddo
e i raffreddori si appiccicano addosso
ed è difficile abituarsi al caldo,
e quelle giornate non facciamo altro
che stare al fresco con l’aria condizionata
e mangiare gelati.
Melbourne, sei troppo bella,
per sette anni di seguito hai avuto l’onore
di essere la Città più vivibile al mondo.
Ora anche la più felice.
Splendi di verde, di fiori e di profumi,
fai innamorare tutti quelli
che hanno la fortuna di visitarti,
e affascinati, non vogliono più andare via.
Sei attraente, sei maestosa,
sei meravigliosa, sei la mia città,
ma il mio pensiero vola sempre aldilà,
dove mi aspetta sempre un’altra città,
che con prepotenza è sempre nel mio cuore
e nella mia mente e qualche lacrima
oscura un po’ la mia felicità.
Giovanna Li Volti Guzzardi
accetto il regolamento
Grazie di questo bellissimo concorso, partecipo con grande interesse. Complimenti e auguri di grande successo.
QUELLA FOTO
Ricordo quella foto strana in bianco e nero, era in 3D,
sembravi un bimbo fatto
meravigliata dissi somiglia a me
ma era il cuore che parlava.
In allarme per ogni movimento
ancor di più se non percepivo movimento.
Venne il giorno che odiai il mio corpo
vedendolo sformarsi
fino a quando ho deciso
di spostar lo specchio.
Da quel momento cambiò tutto
t’accarezzavo come solo le mamme sanno fare
scivolando a mano piena sulla pancia deformata
Era quello che desideravi, il mio cuore accelerava,
tu reagivi mai sazio di carezze.
T’allungavi e ritraevi per non parlar di capriole …
la mia pancia un gran tamburo.
Di fronte al dolce volavi come in una giostra
pagliaccio dall’umore pazzo
Veloce come un lampo arrivò il momento
ero impaurita che non ti sentissi rifiutato
mi sentii più mamma con te sopra il mio seno
e ne avremo certo per una vita intera.
– accetto il regolamento
I PASSI SPEZZATI
[Alla memoria di Giulio Regeni (1988-2016), che attende ancora giustizia]
Abbandonato, com’estremo inganno
nell’umiliata nudità delle tue spoglie
lungo l’indifferenza della strada in corsa
ai margini d’un deserto divorato
da frastuoni di solitudine antica
là dove s’infrange la vita
sugli sguardi acuminati del sospetto
Avvolto con disprezzo
in quel sudario rappreso e maledetto
che stilla ancor silenzio e sangue…
Quale strazio ha mai patito la tua carne
precipitata negli inferi del mondo?
In quale inatteso feroce disincanto
è scivolato il sorriso del tuo sguardo?
Pari a prolifici fantasmi
troppi perché galleggiano inevasi
nella veglia senza requie del tempo
in ascolto inquieto e inerme
dei muti sussurri del tramonto
tra le arcane voci dei muezzìn d’Oriente
ch’esplodono all’unisono la sera
Ma svuotati ormai d’ogni preghiera
andiamo in cerca del tuo nome
e di quei giovani tuoi passi spezzati
in quest’abietta landa di disumanità
su cui invochiamo cieli tersi di giustizia
mentre le loro più torbide menzogne
impietosa han già raccontato la verità.
Laura Vargiu
– Accetto il Regolamento.
L’ALBA OLTRE
Ci sono parole da pronunciare
e onde da cui scappare
Ci sono carezze da celebrare
e braccia lunghe nelle quali annegare..
Ci sono parentesi aperte nelle quali cercar gli sguardi
punti fermi e labbra mute
che t’inchiodano i piedi
Ci sono antichi luoghi a cui ritornare
e nuovi mondi da esplorare
L’oggi ..è già domani
e l’accumularsi di troppe stagioni ormai
hanno scardinato le ossa da quel vigor del corpo lesto d’un tempo
Quell’alba che mi vide bambina
è già oltre
è come un frammento di vetro levigato dalle onde
dal colore opaco
rinvenuto sulla sabbia
e il perdersi e il ritrovarsi
è solo un battito di ciglia
è un respiro corto che fa trasalire il cuore
Ci saranno giorni dove il sole non attraverserà le persiane
e altri dove ritroverai il sentiero di casa tra le secche sterpaglie
e se pur già la chioma è imbiancata
ci saranno sempre momenti da ricordare
e altri
dai quali imparare..
accetto il regolamento
Un tutto in divenire
Tra noi e il futur divenire
È un lungo lento fuggire
Nel mio scomparire
Tutti se ne vanno a dormire
Mi ricorderò la strada
Ovunque tu vada
Le onde portano le navi per mare
Le portano lontane
per il loro fare
In questa vita complicata
Una decisione bisogna esser fatta
Tu ritornerai da me
Io ritornerò da te
accetto il regolamento
Pola 6 Giugno 1946
LA BAMBINA CON LA VALIGIA
E’ uscito con due signori, mio padre,
senza far ritorno. La sua sciarpa grigia,
adesso abbraccia il collo di un titino.
Il pericolo si è introdotto nella mia casa.
Con enormi zampe nere cammina sulle pareti.
Il suo smisurato corpo invade le stanze.
Percepisco il suo fiato alitare sopra le nostre teste.
Allarmi, fughe, rifugi:
falene impazzite che volteggiano nella mente.
Negli occhi dei miei cari la paura
soffio gelido che inghiotte ogni mio piccolo sogno.
E’ uscito con due signori, mio padre,
senza far ritorno. La sua sciarpa grigia,
adesso abbraccia il collo di un titino.
Indosso l’abito nuovo confezionato
con lo scampolo di seta dalla zia.
Aggrappata alla valigia mi metto in posa,
seduta, sui gradini della mia dimora, per l’ultima volta.
I petali della mia pianta di geranio presagiscono
l’epilogo della cura e la sua conseguenza.
Ancora le mie gambe conservano
la struggente sensazione della pietra accogliente.
Ancora i miei occhi ospitano la sagoma dell’amata casa.
Il mio mare infinito mi abita e nelle vene ancora scorre.
.
E’ uscito con due signori, mio padre,
senza far ritorno. La sua sciarpa grigia,
adesso abbraccia il collo di un titino.
Oggi che tra le mie vuote mani, stringo
la foto della bimba con la valigia, che fui
Esule Giuliana n° 30 001.
Penso a mio padre scaraventato nelle fauci della terra.
E neppure il sole riesce a sciogliere il gelo che mi pervade.
Né il tempo, a tamponare il sangue, che sgorga dalle mie lacerate radici.
Accetto il regolamento
Tempo al tempo
Vorrei fermare il.tempo
Per un attimo
Solo un attimo
Per sognare
I desideri nel tempo
Non si trovano
Mai.
Lo vorrei con il tempo
Correre in riva al mare
Senza fiato
Sulla sabbia
Senza traccia.
Lo vorrei senza tempo.
I miei ricordi
Non hanno tempo
Solo immagini e parole
I miei ricordi
Escono e lasciano
Il.tempo amaro
Della dolcezza
Del piacere
Della solitudine
Nel tempo.
Simonella Ugo
Accetto il regolamento
VEDERTI
E subito mi ritornò in mente
il primo raggio di sole
che all’alba, da una foglia,
lasciò cadere una goccia di rugiada
e lì rimasi d’incanto.
ACCETTO IL REGOLAMENTO
Marco Fregonese, accetto il regolamento.
IL DEMONE
Convivo con un demone
Siamo rinchiusi entrambi
Nella grotta del mio cervello
E ci fissiamo
Come si fissa uno specchio.
Certi giorni, quando fuori piove
E nelle profondità della caverna
Si sente una nenia d’acqua
Mi credo così identico al riflesso
Che, paradosso, faccio di tutto
Per somigliargli.
A volte mi sorprendo nel disgusto
Come se soppesassi la mia vita
Su di una qualche bilancia morale;
Ma a ben guardare, le mancano i piatti
E davvero non sembra importante
Quando l’esistenza è leggera.
Allora siedo e, quasi, sento un emozione
E dietro di essa
L’urlo del demone
Che mi rivuole tra i ghiacci.
L’AMORE
Lasci troppo spazio quando te ne vai,
il tempo che resta senza di te è immenso,
unica compagna è l’ansia che chiude la gola.
I battiti sordi del cuore, si sentono dolorosamente forti,
dilatando la difficoltà d’accettazione, dei passi futuri,
inutili, silenziosi, desolante l’incapacità a rassegnarsi,
lasciando che una marea di sentimenti contrastanti,
ti sommergano e t’allontanino sempre di più dalla vita,
che trascorrendo inesorabile, tutto travolge e cancella,
solo i ricordi rimangono aperti, come ferite incurabili.
Allora provi timidamente a sorridere al sole, all’aria tiepida,
alle nuove gemme, ai fiori che sbocciano, per quell’amore
che coraggioso e impavido rimane fermo sul cuore, tenero,
sacro, come sacro è tutto quello che si fa nel suo nome.
– accetto il regolamento
Nell’impronta
I
Per quell’ora incerta
distaccata dalla vita
senza tregua un profumo
di canti mi insegue
nel volo delle rondini.
II
Le stagioni
non ci avvisano più
nei versi stanchi
si sono ammutinati
i sogni:
III
Le lettere smarrite
confondono i ricordi
e tremano i confini
sulla soglia canuta
degli autunni
Fiammeggiante cielo
che ci turba
nell’ingorgo di memorie
audaci
IV
Lascio che il mio cuore
si disgeli
e in questo mio passare
muore il giorno
Seduto nell’ombra
di architetture azzurre
divento un frammento
sospeso
di silenzio
V
Affido queste mani
alla memoria della terra
al suo canto umile
di un’età contadina
VI
Ascolto la risacca
di voci e passi
nell’inganno del vento
nell’attesa del cielo
quando s’incrina l’anima
VII
I passanti si dilungavano
vestendosi
di parole inutili
Il rito borghese
della gente perbene
parlare di altro
che non sia il loro male
VIII
Fingo di ascoltare
queste anime di pietra
come un esiliato
inadeguato
a questa vita
IX
Cadono le idee
in queste ore randage
un divagare consueto
di parole
per l’inganno.
X
Nella luce nuda della sera
navigano le ombre
di petrolio e catrame
lasciano pallide tracce
aspettando che la notte
le nasconda
XI
La luna in questa pagina bianca
diventa il sole per una falena notturna
mi addormento
e non mi ferisce più la parola.
XII
Polvere luminosa di lucciole
che migravano dai miei occhi
ai tuoi
dovevamo solo abbandonarci
alla vita
XII
Assalirò l’anima
con parole sorde
ad ogni richiamo
non le darò udienza
sarò sangue nervi
muscoli e dolore
lascerò ai poeti
l’amore
XIV
Distratto scrivo pagine
parole che nessuno
leggerà mai
versi dimenticati in un baule
cibo per topi
coperta di polvere
per ogni mio dolore.
XV
Il destino di ritrovarci
nei disavanzi della memoria
quando il richiamo degli anni
si distende come fuliggine
su tutte le nostre croci
XVI
Per quell’ora incerta
distaccata dalla vita
senza tregua un profumo
di canti
mi insegue
in questo cielo di rondini
XVII
Nell’impronta di destinazioni opposte
come un attore del cinema muto
sono invecchiato con la fretta negli occhi
XVIII
Una valigia da acrobata di parole taciute
… ma tutto questo non prova niente
— accetto il regolamento
Lavanda
Un calice di ore che precedono il mattino,
Pistilli d’alba,
Polvere di nuvole accartocciate.
Di modesto armadio l’odore,
Note di candidi corredi antichi,
Di vita pulita e sincera giovinezza l’aroma,
Profumo di carezze antenate.
Un mestolo di vento
Rende pungente l’essenza,
Ammorbidisce il colore
E sussurra parole di vita.
Così spighe di lavanda
Ondeggiano, ronzano, inebriano
E dipingono l’arido cielo di agosto
Con ricordi di floride estati lontane.
****
Belotti Gloria
Accetto il regolamento.
NELLA SUA VOCE
Il volto si contrae come per un pianto,
ma resta immobile.
Ascoltavi all’ombra Battiato,
quando suonava ad ogni ora
e io danzavo libera per casa;
mai compresi quelle melodie
poggiate sul fondo dell’oblio.
L’ultima volta, quando fu?
Presto un refolo primaverile
mi piegò per sempre:
il corpo sofferente spirò,
– hai portato via con te un pezzo
dal petto che non ho trovato più –
il mio vagava distrutto e molle,
solo rovine sull’erba bagnata.
Sfumano nel presente
i tuoi occhi spenti per questa vita,
loro non potranno darmi più niente;
e quante cose avevo io ancora da dirti,
– sono troppo lontana dalla tua mano –
la tenerezza si è fatta polvere,
fredda patina sul marmo lucido.
Non riesco a star dietro al maestro,
le labbra silenziose,
l’anima persa dentro a contare le sue lacrime.
Sei rimasto incastrato nella sua voce,
ad ogni ora del giorno,
ma io non riesco più a ballare.
Solo vorrei non finisse
e conservarti come un profumo caro,
ché c’è poco come lui
che ti riporta vivo davanti a me,
Papà,
come se neanche un giorno fosse passato mai.
Gabriella Tomarchio – Dichiaro di accettare il regolamento
È COSÌ CHE IL CIELO…
… perché è così che il cielo si fa vicino
mentre io a misura di pelle ascolto
la pietra fredda ai miei piedi nudi.
e piango le carezze che non mi dai
e le carezze che non so dare.
– Linda Motti – accetto il regolamento
Volontariamente
Volontariamente si possono fare molte cose
senza necessità che ce lo dicano gli altri …
È abbastanza guardarsi attorno ogni giorno …
é abbastanza avere rispetto
di tutto ciò che abbiamo a noi attorno …
Ci vuole poco per aiutare la gente …
é sufficiente fermarsi un attimo
quando vedi che c’è chi è nel bisogno …
Quindi non è proprio niente !
È solamente il voler dare una mano a chi lo si deve …
che può essere una persona anziana
che vuole attraversare una strada trafficata …
Può essere anche solo un bimbo che piange
perché si è lussato un gomito
cadendo dalla sua bicicletta …
Può anche essere solamente il fare una frenata
per non investire un gatto che attraversa la strada …
Anche liberare un posto sul bus é un aiutare le genti …
e lo si può fare volontariamente …
senza che ce lo dicano gli altri con le loro menti …
Quindi ci vuole poco per fare bella figura …
ci vuole solo un pochettino di educazione
usando bene i propri sentimenti !
– accetto il regolamento
Mia nonna che prende le pastiglie
Per non agitarsi mai,
Perché è convinta
Che solo con la calma
Si vinca contro i guai..
Mia nonna non ha mai intenzione
Di arrabbiarsi con la gente
E se lo fa,
dopo un poco,
non si ricorda niente.
Lei che se me la immagino,
mi viene in mente l’arancione,
un po’ per i suoi capelli,
un po’ perché , quel colore
mi descrive l’emozione.
Mi racconta tante storie
Che poi son sempre le stesse
Ed io le ascolto,
sono importanti,
sono quelle che ha più impresse.
Mia nonna che con il fiato
caccia l’angoscia dal petto,
in quei suoi sospiri forti
c’è quello che non ha mai detto.
Mia nonna non capisce
Il senso del troppo vagare
Da sempre preferisce non spostarsi,
e le fa paura il mare.
Eppure non lo sa
Che il mare è proprio come lei,
trasparente e immenso,
a volte un po’ nervoso,
ma utile ad ogni senso.
Mia nonna è premurosa
E ha solo un desiderio:
che la gente che la circonda
sia felice per davvero.
Ha un sorriso che mi ricorda l’allegria,
una canzone sempre in testa
da intonare ogni momento.
E’ bella perché è folle e
di rado ha il viso spento.
Le piace dormire,
forse per non pensare,
o forse per prendere energie,
in modo che da sveglia
sia capace di brillare.
E la luce la diffonde bene
come una finestra
su cui batte il sole
e il suo sorriso è ancora perfetto
nonostante il tempo che va..
.Mia nonna è un’opera d’arte
che rimane immutata malgrado l’età.
Elena Papa
Accetto il regolamento
canto a Maria
nel ventre d’onda
scivolo nel profondo
sulla riva
l’ultima marea
cancella il graffio
sulla sabbia
la melodia
pizzica la mente
svegliando
ultime fantasie
rumori di fondo
inconsciamente
parole di piacere
Maria
dal cono d’ombra
traspare
le forme
a questa luce
offrendo nuda
una voglia di si
Maria
lecca le labbra
del marmo
che non vuol baciare
Maria
ama senza guardare
Maria
abbraccia
con lunghe gambe
corpi di solitudine
nelle rughe *
dell’età gentile
Maria
dell’abbandono
racconta
la sua storia
a chi le vuole bene
a chi l’ascolta
a chi non l’ama
le sere della voglia
a chi l’ha masturbata
nella mente
preparandole il sesso
per qualcuno
ora il tempo
attraversa il ponte
la strada
riconosce il posto
lettighe
di selce consumata
sbrecciata
dalle posizioni
dagli schizzi
della giovinezza
e fuoribè freddo l’alito
io non respiro
Maria
io non respiro
adesso come allora
allora maggio
Maria
Maria
era di maggio
negli echi
lontananze d’amore
correvano le notti
al tuo calore
tra fredde fantasie
di un bambino
smarrito
nelle tenerezze
ferme
all’odore del sogno
che sussurrava
tornerò
un’altro maggio
con le rose
e un alito per te
Maria
quei fiori ombre
calpestio
di petali sfogliati
marionette snodate
di ricordi
l’alito
illude il tempo
respira
apnee nascoste
nel vento
abbracciate nostalgie
soffocano
note di pensiero
in una melodia
senza spartito
che ascolterò con te
Maria
che ascolterò da te
– accetto il regolamento
Le case senza amore sono tristi.
Ci trovi lettere spacciate
per poesie
sabbia nel letto
ossa tritate
cristi dubbiosi appesi alle pareti.
Tutto prende un senso:
la polvere
il rubinetto gocciolante
le guarnizioni consumate,
gli spifferi al cuore..
Inglese Roberto
Accetto regolamento
Eloquente silenzio
di Cinzia Proietti
Nell’ombra glaciale
delle mie stanze,
come una stoffa
tarlata da dissidi e ostinate perfide,
piego a meta’ l’esperienza di vita,
non la gettò,
la ripongo nel cassetto dell’anima
per sedermi un giorno
a ricucire i tanti buchi
creati dai mali del mondo.
In eloquente silenzio,
ricamero’, su quella stoffa tappezzata,
un prato verde-speranza
con profumate margherite bianche
dal cuore giallo-chimera,
mascherero’ lo strappo più grande
con un tarassaco giallo-amore,
aspettero’ fin quando sfiorira’,
senza far rumore.
Un alito di vento
lambira’ quel soffione,
esprimero’ un desiderio
affinche’ acheni di vita vissuta,
dopo aver danzato con nuvole
e rondini solitarie,
ricadranno per rinascere
su un più fertile terreno
ad esaudir il mio sogno.
– accetto il regolamento –
Cinzia Proietti @cinziamariadriana
Per questo sentiero
sconosciuto
saliremo
passo dopo passo
scostando
pietre e sassi
lo sguardo fisso
oltre il raggio
di luce
non sprecheremo
un solo sorso
di vita
lungo il cammino.
– accetto il regolamento
Il caleidoscopio della vita
Da spiragli di caos di vita,
lirici momenti, d’inaspettata
bellezza crepuscolare, intrisi
di semplici emozioni e di stupori
infantili, rievocano incantevoli
mondi di piena magia esplodendo
in chimerici colori caleidoscopici,
meraviglia della vita, essenza
dell’incantesimo del continuo
stupirsi nel guardare oltre a ciò
che occhio non vede, in quello
smarrimento leopardiano
dell’infinito, caleidoscopio
della vita.
Lasciamoci stupire dalla bellezza
di quella cascata di mutevoli e
poliedrici cristalli colorati
nel continuo divenire, che ci
trascina nell’immaginario
dell’infinito che va oltre quella
siepe, dando il tempo alle immagini
di scomporsi e ricomporsi in nuove
forme, dell’affascinante mistero
di ciò che avviene nel mondo interiore
silenzioso e lento, primigenia
necessità di equilibrio dello spirito
che unici ci rende, e ci unisce
all’Universo nella consapevolezza
che esiste qualcosa di più grande
che ci sostiene e al quale possiamo
affidarci.
– Accetto il regolamento
Autore: Giuseppe D’Agrusa
Titolo: Lineamenti
Infuria la tempesta,
vento forte e pioggia battente.
L’ombrello non ripara,
quasi vuol volare,
ed il tuo viso dietro un vetro
che si gusta la scena
con un accenno di sorriso
che cerchi di coprire con la mano
mentre ti allontani.
È durato tutto un attimo,
non avrei dovuto nemmeno vederti,
eppure prenderei acqua per ore
attendendo un tuo ritorno.
Autore: Fabio D’Alessio. Dichiaro di accettare il regolamento del Contest.
Non opere grandiose
E’ il pitòsforo
che profuma l’aria
di ricordi,
oppure il glicine,
gonfio di
dolcezza violacea
che invade di viola,
anche i pensieri.
E il gelsomino poi,
tanto impregna le sere estive,
da darmi certezza che
le menti di ogni essere umano
siano invase
dal suo profumo,
così tanto,
da fargli compiere,
sempre,
cose grandiose.
Non c’è uomo uguale a un altro,
però,
sulla terra.
E nulla ci accomuna.
Lucia D’Aleo
Accetto il regolamento
AVREI DOVUTO
il primo sorriso del mattino
una carezza da vicino
uno sguardo compiacente
una parola che non mente
una certezza nel mio cuore
un rifugio dell’amore
il piacere di ascoltare
il vento caldo di fronte al mare
una mano fra i tuoi capelli
i tuoi occhi sempre più belli
si sono chiusi quella sera
ed è arrivata la notte nera
fiumi di lacrime a distanza
il mondo chiuso in quella stanza
taglio la nebbia e non vedo niente
ora io un’isola fra il mare di gente
davanti un oceano di inutilità
tutta in un attimo la mia fragilità
c’è la tua foto di qualche anno fa
mi dice “sapevi che il tempo va”
ora ricordo quando le sere
delle migliori tue primavere
trasportato dall’emozione
tu canticchiavi quella canzone
e la risento ovunque eri tu
avrei dovuto abbracciarti di più
Mario Luisi
Accetto il regolamento
Alban Alessandro Alexandr, accetto il regolamento
Damné Génération
Viviamo l’incertezza
Dei sogni più selvaggi
Non c’é alcun bisogno di chiarezza
Basta mollare gli ormeggi
E visitar strane terre
Ubriacarsi di nuova acqua
E sfamarsi con sberle
D’innocenza innocua
Quando ci si brucia tristi
O ci si riscopre sereni
Negli abbracci guasti
Di pazzi alieni
All’unica mercé del vento
Che lenisce ed abbandona
Il tormento
Melis Katia Debora
Accetto il regolamento
“Eilat”
Quanto è profondo il tuo fondale
che di te non conoscevo affatto
né i mille volti che di te
fece la Storia.
Quanto è profondo
il tuo mare,
tanto antico il battito
del tuo ricordo,
tanto sgomento il mio sguardo su te
che non riconosco, non più di pietre
e deserto
non più certo di beduini
non di stanchi guerrieri,
ma di cieli immensi
che si tuffano tra i coralli.
Tra le tue montagne
ho smarrito lo sguardo
a seguire il sole declinare.
Quanto di me, di noi,
del mondo intero
si può annidare qui,
tra queste sperdute bellezze.
Cosa cercavo non lo ricordo più.
Ho trovato un porto
per attraccare con un
bagaglio fatto d’inquietudini.
Ho trovato un deserto
di risposte fatte polvere
dispersa dal vento.
Ho creduto che l’infinità
del mondo possa essersi rifugiata una sola notte
qui, per ripartire. Dove?
Non ho trovato il miele di favo
selvatico. Mi sono smarrita
di nuovo. Ho ripreso il mio viaggio.
Sulla testa una Corona.
L’anima arpionata al lento sfogliare
dei petali di una primavera consunta,
smembrate brame di gloria al volo
radente del pettine di Acheronte,
sferrando colpi di lama ha distolto
noi Atropo dal sonno dell’incanto,
in lacerante squillo di spirotrombe!
Le nebbie malsane di un Purgatorio
ad attraversar versiamo oneri e onori,
veementi e queruli di rivelate verità,
fervidi adulatori di quella scienza già
misconosciuta e orfana: ora oranti giganti
ceri a Cerere innalziamo, del cuore
la pace a numerici presagi deleghiamo.
Facili speranze rimbalzano oltre il gioco
delle stagioni, pretendono le rondini trovare
ricorrenza, ma insiste il morbo col suo morso,
restiamo attinti alla povera ignavia con cui mal
misuriamo della primavera gli ariosi auspici,
chiniamo torvi lo sguardo e mal prestiamo
il braccio per la griffa della speranza.
Dal più profondo e silenzioso abisso
l’oceano madre un grido eleverebbe,
se le nostre orbate membrane ancor
potessero vibrare all’atavico richiamo.
Dal più rarefatto empireo un acuto
riflesso alle sinapsi raccogliendo emozioni
e arcobaleni potrebbe sintetizzar bellezza.
Da tutta Gaia vulcani e tuoni, valanghe e
traumi, slavine e alluvioni, minacciano
la nostra disattenzione. Dalle faglie i continenti
aprono bocche grondanti fuoco e lapilli; parlarci
vorrebbero: silenti invece restano. Noi
siam delegati a capire: d’intelligenza eletti,
distinti per immaginare, invece che distruggere.
Con grande ala ci invita la natura a considerare
la fragile possenza dell’opera al suo insieme: polvere
o pietra d’angolo? Il fermento di vita che copre
ogni sasso di questo mondo in cammino alita
ossidazioni e cicli di carbonio, diversificazione
e mutua concorrenza: oltre due gradi e infranto
il meccanismo potrebbe andare. Una rapida scelta!
— CONTEST TERMINATO —
I finalisti ed il vincitore saranno contattati su e-mail.
Vi ringraziamo per la numerosa partecipazione!
— RISULTATI CONTEST —
ECCO I 12 FINALISTI E LA VINCITRICE:
https://oubliettemagazine.com/2021/06/17/vincitrice-e-finalisti-della-seconda-edizione-del-contest-di-poesia-free-poetry/
VI RINGRAZIAMO PER LA PARTECIPAZIONE!