“Lo sguardo avanti” di Abdullahi Ahmed: la Somalia, l’Italia, la mia storia
“La via da percorrere non è facile, né sicura. Ma deve essere percorsa e lo sarà”, così recita il manifesto di Ventotene.
Una frase emblematica che fa da apripista al saggio “Lo sguardo avanti” agevole da leggere, non per il suo contenuto, ma per come è stato scritto.
Abdullahi Ahmed ci racconta la sua storia, una storia difficile e dolorosa, eppure, in nessuna riga di questo libro, lo troverete a piangersi addosso. Pare quasi che, nonostante ciò che ci racconta, lo scriva col sorriso.
In questo libro troviamo la storia di uno dei tanti migranti che, costretti a lasciare la loro terra, in questo caso la Somalia, ci racconta del suo viaggio: su mezzi di fortuna, attraverso il deserto. Picchiati dai libici, arrestati e trattenuti in prigioni di fortuna. Per poi arrivare al mare e doversi imbarcare non sapendo se si giungerà o meno vivi alla meta.
Per un puro caso, Abdullahi e alcuni suoi compagni di viaggio non salgono su un gommone che naufragherà.
Scritto in prima persona, lo scrittore inizia dal 2020, dopo essere rimasto in Italia tredici anni ed essere diventato un mediatore culturale, integrato e, ormai, cittadino italiano.
Vorrebbe tornare in Somalia per rivedere la famiglia, visitare i luoghi della sua infanzia e, ora che ha un passaporto regolare e che può viaggiare, si vede annullare il viaggio dal covid.
Con lui entriamo nelle scuole e sentiamo le risposte che Abdullahi dà ai ragazzi. Raccontando la sua storia, quanto ha vissuto, subito, sperato.
Cosa succede in effetti a queste persone che decidono di lasciare la loro terra, non certo per gioco o per caso; ma per guerre, fame.
“È difficile da spiegare, ma vivendo in un mondo di guerra a un certo punto, improvvisa, senti nascere l’idea della fuga verso un altro paese”.
Tutte le torture che subiscono, dove la prima forma di razzismo la incontrano in Libia, odiati e maltrattati perché migranti.
Eppure sono molti che approfittano della loro situazione per guadagnare soldi, e molti. Da chi li accompagna, chi li trasporta, chi li mette in contatto con chi.
Spesso, fra chi fugge, ci si aiuta, perché quello che vedi accanto a te è un fratello che sta vivendo la tua stessa esperienza: “La migliore eredità che i miei genitori mi hanno lasciato è stato il desiderio di accogliere, condividere gli spazi e il cibo, aiutare gli altri”.
Abdullahi ci spiega come stanno veramente le cose, cosa succede una volta arrivati in Italia, quali sono i numeri effettivi delle migrazioni, quali le vere informazioni. Ovviamente non può fare a meno di far notare come alcuni politici e un certo tipo di stampa, usino questi argomenti per scatenare l’odio attraverso la disinformazione e la paura.
Eppure, e questo l’ho appreso anche io leggendo, esiste La carta di Roma che è una sorta di vademecum di come la stampa dovrebbe trattare certi argomenti, quali parole usare e quali evitare.
Vorrei che questo saggio venisse letto dai razzisti, dagli odiatori, ma purtroppo loro non leggeranno mai un saggio che informa su cosa veramente accade. Troppo presi a crogiolarsi nel brodo della loro ignoranza per sforzarsi di informarsi, accontentandosi di una erudizione di seconda mano, spesso fasulla.
La risposta che Abdullahi consegna loro è stupenda: “Ora chiedo uno sforzo a chi sta leggendo: provate a pensare di essere usciti vivi, e da soli, da un inferno, di aver rischiato di morire per giorni, magari dopo essere stati picchiati e privati di tutto quello che avevate. Immaginatevi finalmente davanti alla salvezza e che non dovete far altro che afferrarla per uscirne vivi e fare il primo lungo respiro di sollievo. Ecco, a quel punto, sulla banchina c’è qualcuno che vi urla contro e che non vuole farvi avvicinare. Che si incatena perché ha paura di voi, che alza cartelli in cui vi dice di tornare indietro. Immaginate qualcuno che prova a bucare il gommone su cui siete seduti e che si prende quindici giorni per decidere se farvi scendere a terra”.
Ecco, ci siete riusciti a immaginarlo? Forse non ci riusciremo mai, perché la nostra vita è così lontana dal disagio, dalla paura, dalla povertà.
Ma basterebbe così poco per immedesimarsi in quanto un altro essere umano sta vivendo. Ad esempio leggere, leggere le loro storie, parlare con loro; informarsi davvero, non fidandosi di chi spara numeri e vicende alzando la voce.
Abdullahi ci consegna alcuni strumenti sicuri con cui trovare i veri dati sull’immigrazione: ec.europa.eu/eurostat che raccoglie e analizza dati a livello europeo.
Mentre, per tutto ciò che riguarda il comportamento da tenere di fronte ai discorsi d’odio, ecc. basta consultare il sito cartadiroma.org.
Scrive, nelle ultime pagine del libro Carlotta Sami: “Il lavoro di Abdullahi è un’occasione da non sprecare per costruire insieme una visione diversa del mondo”.
Sono assolutamente d’accordo con lei.
© 2020 add editore
ISBN 978-88-6783-284-2
Pag. 174 € 12,00
Written by Miriam Ballerini
Solo chi ha affrontato un’odissea attraverso il dolore può comprendere questi risvolti. Non dovrebbe, invero, essere necessario raccontare nello specifico le vicende esistenziali perché si possa comprendere un altro essere umano. Ma a causa dell’egoismo e dell’ignoranza dilagante, a questo punto, è bene che questo accada, anche se a leggerlo saranno quasi sicuramente persone sensibili che non ne aceebbero bisogno.