Intervista di Emma Fenu a Luisa Gasbarri: sulla storia delle donne e sul loro potere
“La storia è la versione di eventi passati che il popolo ha accettato di comune accordo.” – Napoleone Bonaparte
E se la storia non fosse quella appresa sui banchi di scuola e contenuta nei testi più divulgati? E se ci fossero figure femminili di cui si è taciuto ma che hanno avuto un peso rilevante in momenti strategici?
Ne dissertiamo oggi su Oubliette Magazine con Luisa Gasbarri, saggista, sceneggiatrice, studiosa di storia delle donne e docente di creative writing.
Ha inaugurato il genere noir shocking con il romanzo L’istinto innaturale; è autrice di manuali alternativi di successo e suoi articoli e racconti compaiono in diverse antologie, anche tradotti.
Nel suo ultimo romanzo, Il male degli angeli, edito per Baldini Castoldi nel 2020, ci racconta della Società Vril, l’ordine esclusivo e segreto del Terzo Reich che negli anni Quaranta concentrò a Berlino le medium, donne che sono rimaste nell’ombra, donne che attinsero a risorse ancestrali, ispirando tuttavia ai gerarchi nazisti l’esperimento peggiore.
E.F.: Le donne sembrano aver avuto ruoli marginali nella Storia, ma è davvero così?
Luisa Gasbarri: Bisogna sempre considerare di quale Storia stiamo parlando. In genere la nostra percezione del passato risente dell’impostazione scolastica che per ovvie ragioni risulta piuttosto didattica e schematica. Ma il percorso dell’essere umano vanta tante sfaccettature, muta in relazione al contesto geografico, antropologico, sociale… La donna non ha mai avuto ruoli marginali, sul suo lavoro silenzioso si è andato a erigere l’Occidente quanto l’Oriente; tuttavia, poiché le furono prevalentemente affidati compiti inerenti la sfera del privato, il silenzio storico che pesa sul suo operato è quello che stride più di tutti. È per esempio indubbio che l’universo femminile si sia fatto vero e proprio motore di civiltà quando gli uomini furono tenuti lontani, impegnati in crociate, guerre, campagne militari… Sul finire del Medioevo le donne diventarono le dominae cantate dai trovatori, assumendo un ruolo culturale e di prestigio che portò alla nascita di quei valori cortesi da cui s’irradia buona parte della moderna fenomenologia dell’amore; durante la Seconda guerra mondiale in particolare, a loro toccò mandare avanti l’economia nazionale, quando le fabbriche si svuotarono: le donne assunsero tutti i ruoli maschili rimasti scoperti, continuando intanto a occuparsi delle famiglie, e anzi sperimentando spesso una gestione della prole allargata e comunitaria, splendida dimostrazione di solidarietà femminile.
E.F.: Che caratteristiche hanno le protagoniste del tuo nuovo romanzo “Il male degli angeli”?
Luisa Gasbarri: Le donne di cui racconto sono alle prese con il mistero più profondo e meno esplorato che le riguarda: la natura del potere femminile. Nel libro sono pertanto al centro degli eventi: agiscono, prendono l’iniziativa, tradiscono, vengono usate e a loro volta manipolano l’avversario, vittime e carnefici a seconda delle circostanze. Studio la storia delle donne da tanti anni, ma non per questo ne idealizzo necessariamente le protagoniste. Nei loro confronti non ritengo sia infatti necessario essere generosi, basterebbe essere giusti, considerare con più consapevolezza e oggettività il loro ruolo.
Se attraverso il senso femminile della vita di cui le donne sono appunto portatrici ho voluto raccontare il presente, e al tempo stesso un passato scomodo come quello della Seconda guerra mondiale, è perché penso che sarà tale potenzialità finora solo parzialmente espressa a cambiare il mondo, e il mondo che ora abbiamo davanti ha un disperato bisogno di cambiare. Volevo mostrare come la determinazione in una scelta individuale anche dolorosa, anche compiuta da una ragazza con ben poche libertà, persino in un ambiente terribile come fu la Berlino degli anni Quaranta, possa sempre fare la differenza. Nei contesti estremi basta una semplice amicizia a condannarci, e qui tutto parte infatti dall’amicizia tra un’adolescente ariana e una coetanea ebrea. Niente di più banale, ma la Storia s’innesta sulla vita ordinaria e, con buona pace di Hegel, dalla quotidianità trae in definitiva le sue follie più profonde. Naturalmente questo è comunque un romanzo, per cui qualcosa di speciale nelle donne che vi compaiono dopo tutto si manifesta: penso che scoprirlo, e poi verificare che di inventato non c’è poi molto, sarà la sorpresa maggiore per il lettore.
E.F.: Perché hai scelto di ambientare una storia nel periodo del nazismo?
Luisa Gasbarri: Il nazismo visto dal di dentro, nei suoi meccanismi più subdoli e pericolosi, nelle sue oscure convinzioni, lo conoscono ancora in pochi. Confrontarsi con certi argomenti è tuttora scomodo, sgradevole affrontare un tema forte come quello del Male, perché il Male non è mai leggero, per quanto sappia farsi insinuante. Nella sua essenza di regime totalitario e gerarchico, inoltre, il Terzo Reich è quanto di più antitetico al pensiero femminile si possa immaginare. Quando ho scoperto dunque l’esistenza di un’associazione di donne che ruotava intorno agli alti vertici del partito e intratteneva rapporti inquietanti con un alleato davvero insolito, ho capito che si trattava di una storia nella Storia degna di essere raccontata, pur nella sua ambiguità estrema, fosse solo per la censura cui questa vicenda viene sottoposta da decenni. La velocità con cui oggi il mondo cambia, sotto i nostri occhi, ci chiede del resto di fare uno sforzo, di provare a interpretare il presente e quindi il passato in modo nuovo, meno condizionati dai vincoli delle consuetudini. In fondo a Hitler c’è mancato poco per vincere la guerra, ma siamo poi così sicuri che i fatti andarono come siamo abituati a pensare? Che i bianchi e i neri si dispongano netti sulla scacchiera, che non siano state le zone grigie a fare in realtà la differenza?
E.F.: Esiste, a tuo avviso, una letteratura al femminile?
Luisa Gasbarri: Disquisire sull’esistenza di una letteratura al femminile, al di fuori del genere rosa che di norma si ascrive quasi per definizione alle scrittrici, è in ambito letterario un po’ come interrogarsi sul sesso degli angeli. Forse è inutile, ma si finisce per farlo con grande facilità, e le risposte sono sempre piuttosto soggettive. Se vedo un film o leggo un romanzo opera di una donna, in genere me ne accorgo. Ma non è quasi mai una questione di alterità nella scrittura, né si tratta d’un uso alternativo della telecamera, come superficialmente si potrebbe credere. È lo sguardo sul mondo a essere diverso. C’è in genere nelle artiste un’attenzione al dettaglio, alla sensorialità in tutte le sue estensioni, al non detto e al sottinteso che in uomo non ha mai lo stesso peso. La donna si è abituata da tradizione alla comunicazione cifrata, è lei la regina del sottotesto, del paratesto, dell’allusione. La donna è tanto vicina alla creatività artistica in tutte le sue forme, oggi che finalmente le è dato d’esprimersi più liberamente, perché dell’arte le appartiene per intima inclinazione la caratteristica più elusiva: il mimetismo, l’ambiguità. Per sopravvivere in un mondo fatto dagli uomini, l’ambiguità e la sfumatura sono state infatti per secoli preziose, indispensabili compagne.
Written by Emma Fenu
Approfitto di questo articolo per inviare il messaggio che avrei voluto postare l’ 8 scorso.
8 marzo 2021
ecco puntuale è tornato l’8 marzo
il giorno della donna
quando si deve magnificarne le virtù
esaltarne le capacità sopportarne i difetti…
un giorno in cui l’uomo è buono,
comprensivo fa mostra di saper amare
anche le donne più fragili
e persino apprezzare l’altra metà del cielo
ma domani? in questi tempi chiusi
tornerà il quotidiano modo
di non saper accettare e capire
le sue esigenze di donna…
ci saranno sempre uomini
che sanno solo comprare
o vendere la merce donne
che le considerano cosa mia
inalienabile se non con la morte
che le batteranno abitualmente
per confermarne il possesso…
ci saranno sempre maschi stupidi e arroganti
con la virilità al posto del cervello
e la smania di dominio innata
gratificata dalla cultura del potere
che pretenderanno sesso come una collezione…
e ci saranno sempre, uomini solo di nome
gonfi di un ego smisurato ma belve feroci di fatto
incapaci di sensibilità e confronto
che oseranno ahimè violare e uccidere
la loro stessa origine