“Memorie di vite perdute” di Mattia Rondinelli: sulle spalle dei giganti per trarre dal passato insegnamenti per il presente
Mattia Rondinelli, classe 1998, è un giovane autore calabrese esordiente, nato a Soriano Calabro (VV) e residente a Caria di Drapia.
Dopo brillanti studi liceali, è ora studente in Medicina e Chirurgia presso l’Ateneo La Sapienza di Roma. Appassionato di letteratura, si dedicata anche alla scrittura, giungendo a pubblicare nel 2021 il suo primo libro Memorie di vite vissute, Mario Vallone Editore.
Siamo di fronte a una voce, narrativa e poetica insieme, col sapore d’antico e senza tempo, che pone l’accento sulle alterne vicende umane, con un’attenzione particolare per le storie d’amori perduti, mancati, con tristi e malinconici personaggi.
Undici scritti in versi, ognuno preceduto da un’introduzione in prosa con funzione didascalica, un rivisitato prosimetro certo, in via immediata, di dantesca memoria, ma con illustrissimi esempi nella tarda latinità e nell’alto medioevo.
Tanti sono gli stimoli letterari e le non velate filiazioni, da un tono esopico, alla costante di una Natura Matrigna e indifferente di stampo leopardiano, a passaggi di eco pascoliano. Molte delle storie in versi presentate sono ascrivibile all’ambito medievale sia di leggende che scritti più noti, ma ogni tanto ci si volge anche al mondo classico, all’antica Grecia.
Attraverso la lettura di Natura, Come il paggio (o anche di più), Ometto, 1384, Leopoldo, La vergine del lago, Pittorello, Album fotografico, Anna, Ernesto, Invito, ci si muove in un’atmosfera resa familiare dall’impronta lasciata dalle nostre radici letterarie. Ma sempre un qualcosa di nuovo ci sorprende, nella sfida, certo non sempre perfetta nel verso, ma certo nuova e interessantissima perché viene da un autore giovane che guarda alla tradizione come a uno scrigno di ricchezze inesauribili che ha certo sempre qualcosa da dire e continua a parlare all’uomo d’ogni tempo.
Infatti, se da un lato i protagonisti sono vieppiù oppressi e comunque sconfitti, non manca nella nota dell’autore un’esortazione alla speranza, a porre la propria attenzione su ciò che è o può essere positivo nella vita, anche dopo cocenti delusioni. La vita così sfaccettata va vissuta pienamente, consapevoli sia del bene che del male, ma non sconfitti, mai arresi.
Siamo tutti “Chiamati a fare i conti con noi stessi, spesso ci confrontiamo con il fardello di logoranti scelte passate ed attimi preziosi lasciati sfumare sperando, illudendoci (…)”
La Natura segue perenne il suo corso, incurante delle vicende umane, del dolore. L’uomo vive “in questo oppresso mondo marcio”, mentre “la luna, alta nel buio, brilla”.
La vita umana resta in balia del Cosmo e delle sue regole, come delle convenzioni sociali e dei condizionamenti familiari, “nel fosco teatrino dell’universo”. A poco servono i rimpianti, solo il coraggio di vivere, ma di vivere pienamente la vita, può dare senso e valore all’esistenza, come sembra gridare accoratamente l’autore con l’apostrofe al “piccol uomo”.
Vale la pena di leggere questo libro di Mattia Rondinelli?
Direi di sì, purché lo si faccia liberi da giudizi preformati e condizionamenti, perché l’autore non fa una gara con gl’illustri modelli, non cerca se non la loro guida per una comprensione e interpretazione del mondo e dello stare al mondo, in questo tempo che come sempre “scorre e non si cura / della fragile e umana natura”.
Una prova coraggiosa quella di Mattia Rondinelli, che aspettiamo di leggere ancora in quelle opere future che sicuramente verranno.
Written by Katia Debora Melis