Trieste Film Festival 2021: tutti i vincitori della trentaduesima edizione
Anche la trentaduesima edizione del Trieste Film Festival si è presentata ricca e variegata. Un successo, nonostante la variante online imposta dall’emergenza sanitaria.

Direttori artistici dell’evento, che ha preso il via il 21 gennaio 2021 e si è concluso il 30 gennaio, sempre 2021, sono stati Fabrizio Grosoli e Nicoletta Romeo.
La visione di tutte le performance, adeguate a soddisfare le sensibilità più diverse, e trasmessa sulla piattaforma Mymovies, si è dimostrata di assoluta fruibilità dal grande pubblico.
Anche in quest’edizione, come da tradizione, la programmazione del Festival di Trieste si è focalizzata sui concorsi dedicati ai cortometraggi, ai lungometraggi e ai documentari. Prima di descrivere in breve il piano filmico del Trieste Film Festival 2021, un accenno alla nascita dell’evento, organizzato dall’associazione Alpe Adria Cinema, e che a tutt’oggi suscita grande interesse.
Nasce nel 1988 alla vigilia della caduta del Muro di Berlino con una finalità ben precisa: essere funzionale all’osservazione delle produzioni cinematografiche dell’Est Europa.
Poi, in seguito ai mutamenti politici dei paesi dell’Est Europa, la manifestazione prende il nome di Trieste Film Festival; senza cambiare però la sua essenza, ma rivolgendo uno sguardo ad ampio spettro su altre realtà, fino a comprendere nel variegato panorama filmico del Festival anche alcuni paesi dell’Asia Centrale. E diventare, attraverso un attento occhio cinematografico, mezzo per raccontare le trasformazioni geopolitiche e i conflitti di cui alcuni luoghi sono stati purtroppo protagonisti.
Nel 2011 viene poi istituito il Premio Corso Salani, in omaggio al regista scomparso prematuramente; dedicato al cinema italiano indipendente, quale contributo a un film ultimato in tutte le sue fasi, ma non ancora distribuito nelle sale.
I concorsi internazionali, i quali hanno visto un’ampia partecipazione, sono stati tre. A proposito dei lungometraggi, vi lasciamo alcuni titoli, soltanto qualche esempio preso qui in considerazione per opportunità di spazio, sebbene ogni proiezione sia importante, e in sé contenga un valore intrinseco tanto da farne un’opera unica e altamente significativa.
Panoramica sufficiente a dare la misura della qualità del Trieste Film Festival, a prescindere dalla quantità del materiale selezionato dagli organizzatori.

Ad aprire il Festival il lungometraggio Underground di Emir Kusturica. Già vincitore della Palma d’oro a Cannes nel 1995, è rappresentazione simbolica, alquanto surreale e fantastica, della decadenza della ex-Jugoslavia, avvenuta dopo la sanguinosa guerra dei Balcani degli anni ‘90. Se ad aprire è stato Underground, a chiudere il Festival è stato Lo sguardo di Ulisse di Theo Angelopoulos, anch’esso presente a Cannes nel 1995.
Altri lungometraggi dal contenuto formativo sono stati Otac (Father) di Sdran Golubovic e Andromeda galaxy di More Raca, entrambi sono racconto di paternità negata.
Inoltre, Exile, di Visar Molina, il quale inquadra una problematica importante e fondamentale per una buona convivenza civile: la discriminazione subita dal protagonista.
I never cry, di Piotr Domalewski, offre uno sguardo a proposito delle difficoltà che incontrano le famiglie costrette a separarsi per motivi legati alla migrazione.
Fear, di Ivaylo Hristov, anche questa storia tratta di immigrazione; in questo caso è una donna a lottare contro il suo stesso paese perché intenzionata a offrire ospitalità a un migrante.
In the dusk, di Sarunas Bartas, film di formazione nel quale si racconta di un giovane che partecipa alla Resistenza lituana contro l’invasione dell’Unione Sovietica.
A Frenchman, di Andrej Smirnov, film in cui la protagonista è Mosca del 1957 vista attraverso lo sguardo di un ragazzo francese.
The campaign, di Marian Crisan, offre una visione del comportamento di un politico che vuole accaparrarsi i voti per essere eletto a Strasburgo. Cattiva condotta di propaganda politica.
My morning laughter, di Marko Dordevic, grazie a elementi autobiografici si assiste a un coming of age di un trentenne.

Sweat, di Magnus von Horn, racconta di una fitness-influencer, che da star di Instagram diventa vittima di uno stalker.
Beginning, di Dea Kulumbegashvili, narra di una donna che fa parte di una comunità di testimoni di Geova, motivo per cui viene attaccata da un Gruppo estremista.
So she doesn’t live, di Faruk Loncarevic , è racconto drammatico di uno dei casi di omicidio fra i più efferati avvenuti in Bosnia.
Film fuori concorso è stato In between dying di Hilal Baydarov (Azerbaijan); è viaggio sull’acquisizione di una consapevolezza interiore.
Quanto ai cortometraggi sono 16 i titoli proposti; tutti dotati di un contenuto importante. A rappresentare l’Italia è stato Illusione di Lorenzo Quagliozzi e La tecnica di Clemente De Muro e Davide Mardegan.
Della sezione documentari, composta di 10 titoli, si menziona:
Acasa, my home, di Radu Ciorniciuc, è la storia di una famiglia rom la quale ha sempre vissuto in un’area disabitata alla periferia di Bucarest, nei pressi di un bacino idrico abbandonato; e costretta a trasferirsi altrove perché la zona dev’essere trasformata in un parco nazionale.
Blockadedi, di Hakob Melkonyan, attraverso i il racconto familiare si mette in luce un conflitto etnico.
Landscape zero, di Bruno Pavic, di tema ambientale, mostra un tratto di costa devastata a scopi industriali. In discussione è il rapporto tra uomo e natura.
A seguire, oltre ai tre concorsi tradizionali due nuove sezioni.
Una, Wild roses, dedicata al cinema tutto al femminile riservata a cinque registe polacche. Attraverso le loro opere si riscoprire uno sguardo attento alle realtà del loro paese.
“Wild Roses: registe in Europa è uno spazio dedicato alle donne dell’Europa centro orientale, individuando ogni anno un Paese diverso cui dedicare il nostro focus…” – Fabrizio Grosoli, Nicoletta Romeo
L ’altra sezione, dal titolo Fuori dagli sche(r)mi, è così raccontata dai direttori artistici del Festival Fabrizio Grosoli e Nicoletta Romeo:
“Con fuori dagli sche(r)mi abbiamo voluto creare una vetrina dedicata alle nuove prospettive e alle nuove forme cinematografiche…”
Ad affiancare queste performance, altri eventi collaterali a incrementare un Festival già colmo di appuntamenti. Valore aggiunto di un evento di per sé diversificato.
Masterclass, mostre e concerti, e non ultimo uno spazio dedicato all’enogastronomia.
Da segnalare, a corollario, Eastweek, un workshop di alta formazione della durata di una settimana. Che ha visto giovani registi, sceneggiatori e produttori approfondire alcuni aspetti del mondo cinematografico: sviluppo, produzione e promozione di un’opera prima.
A proposito dei Premi.

In questa trentaduesima edizione del 2021 il Premio Trieste è andato al lungometraggio Beginning. Anche i film Exil, My morning laughter e So she doesn’t sono stati premiati con menzioni speciali.
Il premio Alpa Adria è andato ad Acasa my home e a Beyond is the day. Con una menzione speciale a Goads.
Il premio Fondazione Osiride Brovedani è andato a Beyond is the day, con una menzione speciale a Goads.
Il premio Corso Salani è andato a Ultimina.
Il premio Sky arte è andato a Le Regard de Charles.
Il premio CEI è andato a Otac (Father).
Il premio Cineuropa è andato a Sweat.
Il premio Osservatorio Balcani e caucaso Transeuropa è andato a Once upon a youth.
A UNITA (Unione nazionale interpreti teatro audiovisivo), associazione che si presta per la promozione cinematografica è andato il premio Cinema Warrior. Con una motivazione del tutto condivisibile: per il suo impegno nella promozione del mestiere dell’attore nel panorama artistico, culturale e sociale italiano, con attenzione per le questioni di genere e con un codice etico che ne garantisce la serietà, professionalità e una centralità di temi: lavoro, accoglienza e sostenibilità.
Infine, previsto dall’evento è anche il Premio del Pubblico, nel quale è stato raccolto l’apprezzamento di coloro che hanno espresso le loro preferenze.
A Otac (Father) è andato il riconoscimento quale miglior lungometraggio.
A Town of glory è stato riconosciuto come miglior documentario
Love is just e A death away sono riconosciuti come i corti più meritevoli.
Per concludere, anche in questo 2021 il Trieste Film Festival ha corrisposto pienamente alle aspettative di una platea curiosa e ben nutrita, nonostante la visione in streaming avrebbe potuto far pensare a un calo di pubblico.
Mantenendo così fede a quella che è sempre stata la funzione storica del Festival: quella di portare alla ribalta il cinema dell’Europa centro orientale attraverso il cinema, potente mezzo per mantenere accesi i riflettori su realtà difficili, ma non trascurabili da un punto di vista mediatico, perché inserite a pieno titolo nel contesto europeo.
Written by Carolina Colombi