“Donne di Conoscenza” di Haria: alcune citazioni tratte dal libro edito da Rupe Mutevole Edizioni
“Donne di Conoscenza” è il primo libro di Haria, pubblicato da Rupe Mutevole nel 2004 nella collana Letteratura di confine, con seconda edizione nel 2009. “Donne di Conoscenza” è la rivelazione di un mondo magico, ancestrale eppure reale e accessibile.
Nella profondità dei boschi di castagni, sulle rupi e sulle vette dei monti Penna, Tomarlo e Nero l’autrice ha trovato una nuova, esaltante solitudine: la meraviglia. Meraviglia per un mondo ormai ignorato, sconosciuto alla gente delle città: lo spirito della natura.
Haria percepì che lo spirito della natura era pura energia, un’energia immensa, coinvolgente. La bellezza era la più pura energia della natura, una magica dimensione dove una giovane donna di conoscenza poteva inoltrarsi es, al termine di un lungo apprendistato di consapevolezza, spiccare il balzo nell’intensità, per divenire essenza energetica conservando la consapevolezza umana.
Haria cominciò a scrivere del suo cammino di conoscenza per donare la possibilità a coloro che necessitano di accedere alla meraviglia. In pochi anni pubblicò con Rupe Mutevole: “Donne di Conoscenza”, “La luce negli occhi”, “Il respiro della bellezza”, “Piante di energia”, “Estensità”, “Anzol”, “La via dell’ignoto”, La mappa delle antiche donne di conoscenza”, “Restare sospese”, “Eventi di bellezza”, “L’altra estensità”, “Castagni e Trasmutazioni”, “Il magico cammino”.
Si presentano alcune citazioni tratte dal libro “Donne di Conoscenza” e si anticipa l’appuntamento mensile con Haria così da mostrare la particolarità di ogni libro menzionato poc’anzi.
Citazioni da “Donne di Conoscenza”
“Una donna di conoscenza cerca la libertà. La cerca attraverso la bellezza. La bellezza è il territorio di sfida, di potere e di energia del proprio intento.”
“Chi mi ha chiamata donna ha ottenuto la mia attenzione, chi ha urlato ‘strega!’ ha conosciuto il mio lato oscuro, chi mi ha maledetta si è smarrito in incubi, chi mi ha perseguitata non ha vissuto per raccontarlo.”
“La via per la libertà è il cammino di conoscenza che nella bellezza attraversa le tre dimensioni di energia: estensità, luminiscenza, intensità.”
“Mia madre mi avviò all’arte della consapevolezza e mi insegnò a percorrere i sentieri della bellezza; fu la sua parte. Anni dopo mi predisse che un giorno avrei reso giustizia al sogno delle donne che mi avevano preceduta.”
“Una donna di conoscenza percorre la via per la libertà con abbandono, sobrietà, determinatezza e impeccabilità, i quattro attributi di energia della consapevolezza.”
“Il mio sguardo vagava fra le forme, si perdeva fra i vuoti, percepiva per frammenti. Non era uno dei luoghi di bellezza che mi erano familiari, ma un labirinto di inafferrabili realtà.”
“La chiamarono Drusca, nome antico e nuovo in un mondo vuoto di memoria. Celebrarono la bellezza del suo sguardo e il suo incantevole sorriso, le offrirono una solida parte in un destino riuscito, ma lei liquidò quel loro bene prezioso, rise dei loro occhi costernati e si dileguò là dove era detto assurdo entrare.”
“Ogni donna di conoscenza sulla via per la libertà trova un essere cui insegnare i lemmi della regola – affinché questa sia tramandata – e la via della consapevolezza. L’essere è una bambina di quattro anni, smarrita o abbandonata. Il suo sguardo è puro, il suo spirito è libero.”
“L’intensità mi chiamava, le Rocce Aguzze erano alle mie spalle. Discesi l’altura in un tramonto umido, entrai nelle solidità di castagni rugosi di tracce, fermi di attese. E ancora l’acqua, acqua del nord, fredda di ombre fredde, custodi di silenzi.”
“Avanzai scoprendo uno dopo l’altro veli dell’incanto e mi ritrovai presso una grande roccia piatta sotto cui il torrente si restringeva a rio e si biforcava; scelsi il nord lontano, il nord opaco, misterioso, scuro.”
“La vecchia era una donna di conoscenza o, come più tardi mi confidò, una Via dell’ignoto. Mia madre mi aveva affidata a lei consapevole che l’Era Aurea – così gli uomini chiamavano il mondo in cui formicolavano – stava per essere spazzata via.”
“L’ignoto è il sorriso della vastità. L’ignoto era un’incessante molteplicità di informi eventi di bellezza. Attraversammo luoghi accennati, frammenti di mondi appena nati, dove dettagli di realtà condividevano il sacro ritmo della vita; entrammo in vasti orizzonti, vagammo in pieni e vuoti che si rincorrevano.”
“Presto fui l’ombra che entra nelle case. Ogni sera la gente tornava a casa con un velo di follia in più nello sguardo e a notte fonda, nelle stanze assopite, gli occhi si spalancavano, scrutavano le ombre del buio e urlavano l’orrore che li aveva svegliati.”
“Il ricordo di una silenziosa notte d’autunno affiorò: mia madre, sorridendo di quella storia tramandata dal tenace timore degli uomini per l’incanto, mi stava raccontando come la bellezza avesse concentrato in una doppia immagine purissima il proprio potere e due sorgenti fossero scaturite dalla roccia diramando la magia che le solcava; una era questa, l’altra sgorgava dal Lago Nero, nell’enigmatico nord ovest.”
“Molte vite sostarono fra noi; qui donne di conoscenza trovarono rifugio, altre abbandono e sobrietà, altre perfezionarono l’arte del presagio, altre ancora si lanciarono in sfide di libertà. Di ognuna conserviamo memoria e ci è grato il ricordo del loro potere, che ha arricchito il nostro intento.”
“Sognami.
Vidi la donna.
Guardami.
Era vecchia, non lo era. Mi fissava, confusa con la penombra di una vasta fessura nella roccia.
Raggiungimi.
Antica negli occhi, mutevole il suo sguardo. Mi vidi varcare la soglia della fessura; dentro, il freddo velo che ricopriva la roccia si adattò al mio corpo.
Io so la tua storia, ascolta la mia.”
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