La casa dei Tarocchi #6: le brame degli Amanti
Scrive Giordano Berti nella prefazione a “Vit(amor)te” che senza dubbio “nelle arti tutto si rinnova sistematicamente a partire da ciò che preesiste: nella musica, nella danza, nelle arti visive, nella letteratura. Tra gli esempi più mirabili di questo continuo rinnovarsi, il Gioco dei Tarocchi è assolutamente emblematico”, e rimescolando le carte comprendiamo il Gioco della Vita.

Da dove arrivano i 22 passaggi di questa danza immaginale?
“Volendo datare un oggetto in una forma ben definita” scrive ancora Berti “si può dire con assoluta certezza che i Tarocchi nacquero nell’Italia del Nord nei primi decenni del Quattrocento.
Erano un raffinato gioco di Corte, perché quelle immagini evocavano pensieri lontani dalla gente del popolo. Ben presto divennero un gioco d’azzardo e tuttavia i giuristi lo definivano in modo ambiguo dato che nel gioco dei Tarocchi si può vincere anche con pessime carte… come in guerra”.
L’uomo è il protagonista, l’elemento conteso dalle due donne. Così sembra, a un primo sguardo, se ci si avvicina alla sesta carta del mazzo di ventidue Tarocchi.
Ma chi può dire veramente quale sia la vera storia dei tre personaggi se, come suggerisce Alejandro Jodorowsky, lasciamo che a parlare siano le carte? Quante storie potrebbero narrare i nostri Trionfi, se li si lasciasse… trionfare.
Arcane Storie e intrecci amorosi
Nei Tarocchi Sopraffini stampati da Gumppenberg nel XIX° secolo, è una donna a essere l’oggetto della disputa, elemento centrale nel contrasto tra due uomini.
Chissà quale differente tipologia di amore domina i soggetti in competizione dentro la carta? Forse per uno di loro si tratta di philia, l’amor fraterno, o di storgé, l’amor familiare, quello che può dedicare le sue attenzioni anche a una compagna di lunga data?
Dipende dalle nostre proiezioni: che cosa immaginiamo che dica uno di quei signori sormontati da Cupido, putto intento a scoccare la sua freccia? Il militare parrebbe più arrabbiato del nobiluomo, facendoci pensare piuttosto a una passione erotica, la brama di Ares, un fuoco che si è acceso e va ardendo nei letti e si propaga nei secoli dei secoli ogni volta che giriamo la carta dell’amante.
L’Innamorato attraversa il tempo come ponte che unisce i lati di un triangolo. Uomini e donne abitano mille e mille versioni della stessa carta per raccontare tutte le sfumature del desiderio e del sentimento, tonalità che prendono forma e spazio nella scelta necessaria tra il vizio e la virtù, ma anche tra il vedo e non vedo, tra l’oso e non oso, tra il vorrei e il mi trattengo.
Nell’immagine potrebbe benissimo sostare una Psiche armata di lanterna, sul punto di decidere se lasciarsi andare alla curiosità e svelare l’identità di Eros oppure attendere.
Nei miti sono tante le coppie sbocciate o distrutte a partire dal punto esatto in cui la scelta sta per esplodere. Come non pensare a Persefone e ai pochi chicchi di melagrana che hanno sancito il suo contratto con il regno di Ade?

Se la ragazza avesse ubbidito, se non avesse assaggiato quel frutto, io non potrei immaginarla adesso stampata su un arcano tra il sovrano dei morti e la dea delle messi, la Grande Madre Demetra. Al centro del triangolo dell’Innamorato non so quanto Persefone potrebbe sentirsi comoda. Sono diverse le versioni moderne di questo Tarocco instabile, e in molte ritorna il giardino dell’Eden; mela o melagrana, la scelta ci riporta ad altre variazioni sul medesimo tema.
Potremmo persino tentare di vedere l’ipotesi di un ‘pensiero stupendo’, se volessimo condividere in un Simposio il tema dell’amore omosessuale, dell’intrigo sensuale in cui, dei tre, sono gli elementi simili a incontrarsi per un momento.
“Pensiero stupendo/ Nasce un poco strisciando/ Si potrebbe trattare di bisogno d’amore/ Meglio non dire./ E tu/ E noi/ E lei/ Fra noi/ Vorrei/ Vorrei/ E lei adesso sa che vorrei./ Le mani, le sue/ Prima o poi/ Poteva accadere sai/ Si può scivolare se così si può dire/ Questioni di cuore./ Pensiero stupendo/ Nasce un poco strisciando/ Si potrebbe trattare di bisogno d’amore/ Meglio non dire.”
Sì, perché nell’arcano del desiderio è in gioco la separazione e al contempo l’idea dell’avvicinamento. Se riportiamo la questione al nostro mondo interno, possiamo scovare facilmente l’altalena delle emozioni, il conflitto tra due o più posizioni dello stesso desiderio, come quando, da ragazzi, o anche da adulti, perché no, ci siamo sentiti temporaneamente scissi, presi, tirati, coinvolti da due altrettanto potenti (d)istanze. Ed è proprio lui, il desiderio, a farci lo scherzetto, perché quando stiamo con la carta dell’Innamorato non è ancora ben chiaro chi stia per scegliere e quale sia, tutto sommato, la scelta migliore.
Ci si può ancora innamorare di chiunque, i giochi non sono chiari e nemmeno i gioghi hanno ancora luogo; i lacci stretti intorno alle caviglie della coppia li troveremo tra nove immagini e sarà il Diavolo a intrecciare strettamente le catene della relazione al numero quindici.
Nel sei risplende “Bocca di Rosa” nella sua fulgida bellezza, anche quando la scelta è tra andare e partire:
“E con la Vergine in prima fila/ E bocca di rosa poco lontano/ Si porta a spasso per il paese/ L’amore sacro e l’amor profano”
Amori di oggi, amori di ieri…
Eros saltella e vola di qua e di là nelle diverse versioni dell’arcano. Giunge sino al 2020, fa innamorare l’Innamorato contemporaneo, quello che volta carta andando a cercare l’Altro/a in luoghi impensabili. Molte coppie di oggi si sono conosciute navigando nel web, scrivendo messaggi d’amore nelle chat destinate agli incontri.
La rete è luogo magico per tutti gli Eros e per le Psiche del Terzo Millennio.
Come sono cambiate le coppie di oggi? E i loro criteri di felicità? In “Amori 4.0. Viaggio nel mondo delle relazioni”, Roberto Cavaliere scrive: “Oggi la coppia viene a essere una delle tante aree di soddisfazione e di investimento in cui l’individuo è calato”. Spesso l’amore è indicato come una sorta di “bene di consumo”, con delega all’Altro della felicità, corredato di non-scelta.
Vediamo una non partecipazione a quell’impresa che nella carta numero sei ci richiama invece propriamente a una scelta ‘erculea’ tra vizio e virtù o tra leggerezza e impegno. Nel capitolo che ho curato io stessa all’interno del saggio edito da Alpes Italia, seguo l’idea di Eros e Psiche in un viaggio alla ricerca di un incontro.
Se dovessi indicare i due innamorati come elementi del Tarocco di questo mese, nel triangolo della situazione inserirei certamente Afrodite. Tessitrice di prove per la giovane sposa del figlio, la dea dell’amore renderebbe protagonista della carta l’altra donna, la nuora, la fanciulla che cerca attivamente di rimediare al gesto stolto che l’ha portata alla separazione dall’amato.
Oggi come ieri ci si incontra, si ‘cade’ innamorati: a volte si tratta di un vero e proprio colpo di fulmine. Considerando la mutevolezza che nel mondo occidentale caratterizza i rapporti umani, si può osare dire che gli uomini e donne di oggi abbiano a disposizione maggiore libertà di scelta e possano creare o disfare trame affettive con molta più facilità in tempo, ed è anche vero che, se la libertà di scelta appare come una conquista, questa stessa libertà può anche rivelarsi un ostacolo rispetto al saper stare, al saper costruire una relazione dentro e oltre la carta numero sei, integrandone il senso.
Se la congiunzione tra il maschile e femminile come elementi della nostra anima è resa più fluida, quando non più difficoltosa, estrovertita e a tratti neutralizzata, anche il conflitto sotteso al Tarocco in amore potrebbe quasi apparire risolto in partenza. Con il ‘poliamore’ magari. Non che gli amori del passato fossero meno complessi di quelli attuali. Di certo non mancava il tormento, non si lesinava qualche volta il sangue.
“La frenesia delle pause. Lettere d’amore nella Storia” è il titolo del Reading teatrale che io e Ivo De Palma, doppiatore e attore italiano, portiamo in giro per studi d’arte e piccoli teatri dal 2018 (con letture online degli epistolari ‘all’epoca del Covid’).
C’è Ovidio che scrive alla sua amata Fabia; è in preda alla tristezza perché esiliato a Tomi, sul Mar Nero, a causa di un dissidio con l’Imperatore Augusto. Non sa se credere o non credere al fatto che lei, che si trova in Italia, possa davvero pensare sempre a lui. “Mia sposa dolcissima”, la chiama, invitandola a trascorrere il tempo condividendo la sua sventura, piangendo il suo fato.
Certamente tra vizi e virtù si attanagliava Abelardo, quando, scrivendo a Eloisa, cercava di convincere se stesso che l’essere stato evirato a causa della loro relazione avesse reso il suo spirito più “adatto a ogni attività onesta”. Senza dubbio, potremmo rispondere.
Non pago, il filosofo ricorda alla sua giovane amante, costretta in convento a chilometri di distanza da lui, che nella storia della Chiesa si possono contare diversi beati che si fecero eunuchi per ottenere il regno dei cieli. La risposta di Eloisa è molto chiara: lei desidera il suo uomo, con o senza membro, perché ne brama l’affetto. “Ti prego sorella, non piangere” ribatte l’amato: “Sono anch’io come te sposo di Cristo” – il terzo elemento della carta che in questa storia potrebbe indossare i panni di Eros ma… senza freccia.
E che dire di Enrico Rex, che di sposa in sposa finisce per contarne ben… sei (numero interessante, nevvero?).
Anna Bolena per lui perse proprio la testa, e forse l’ottavo Enrico Tudor, re d’Inghilterra e Signore d’Irlanda, potrebbe svettare nell’oscurità della carta Innamorato. Al tempo in cui ebbero vita e morte i suoi ‘amori’ non si parlava di femminicidio e di violenza di genere ma è chiaro che chi deteneva un certo grado di potere aveva anche la facoltà di scegliere quale arcano introdurre per vincere la mano.
“Nessun principe ha mai avuto moglie più leale di me” scrive Anna, ormai condannata a morte “e mai, nella mia acquisita regalità, dimenticai che tutto sarebbe potuto crollare perché la mia elevazione aveva base solo nel vostro amore, la cui minima alterazione sapevo sufficiente a trasferire quell’amore su un altro più giovane oggetto. Concedetemi un processo pubblico, vi supplico… per quel che c’è stato tra noi. La mia verità non teme vergogna.”
Si sa, purtroppo, come è andata a finire. Tra la Bolena e Jane Seymour vince la seconda; Enrico la condurrà all’altare il giorno dopo la decapitazione della prima.
I dubbi di Napoleone Bonaparte richiamano invece quelli di qualsiasi amante che si trovi lontano dal proprio oggetto d’amore. Giovane e aitante, il futuro Imperatore scrive a Giuseppina di Beauharnais mentre si trova al fronte: le sue missive sono tutte un ‘mi ami o non mi ami’?
“Mi ami o non mi ami? Dimmelo!”
Convinto (a ragione) che lei lo tradisca: “Addio donna, tormento felicità speranze anima della vita mia, donna che io amo, che io temo, che mi ispira teneri sentimenti legati alla natura e moti tempestosi, vulcanici quanto il tuono. Non ti chiedo né amore eterno né fedeltà ma solo verità. Hai cessato di amarmi?”
Per poi ritornare all’assalto, poco tempo dopo: “Spero di tenerti quanto prima tra le braccia e gli coprirti con un milione di baci ardenti come il sole equatoriale.”

Nel 1806, il Bonaparte farà annullare il matrimonio con Giuseppina per risposarsi n seconde nozze con Maria Luisa d’Austria, con la quale darà vita all’agognato erede, il bambino che non nacque dalla prima unione.
La storia, l’arte, la letteratura offrono meravigliosi esempi per una riflessione che amplifichi le virtù e i vizi della nostra carta. Un Karl Marx che scrive a Jenny, compagna di vita e di speranza: “Mio caro tesoro, ti scrivo ancora perché sono solo, perché mi inquieta tenere continui dialoghi mentali con te senza che tu ne sappia nulla, o senza che tu mi possa rispondere. Persino le torri da vicino hanno proporzioni nanesche, mentre le cose piccole e quotidiane considerate da vicino crescono a dismisura. Così è per le passioni, così per il mio amore, e l’amore non per l’uomo di Feuerbach, non per il metabolismo di Moleschott, non per il proletariato (non per il proletariato!) bensì l’amore per te fa dell’uomo un uomo nuovo.”
Nella carta in amore, da una parte Jenny… dall’altra il comunismo.
E voi?
Quali elementi visualizzate nel vostro arcano?
Il mio Tarot numero sei, io l’ho dipinto a fuoco. La coda di entrambi gli innamorati potrebbe rivelare una duplice natura. Se io ho il mio lato oscuro e so tenerlo a bada; se tu hai il potere di ferire ma con me sai trasformare i sensi in significati, allora ti dico che andremo insieme verso il prossimo numero.
Written by Valeria Bianchi Mian
Bibliografia
Carl Gustav Jung, Mysterium Coniunctionis
Alejandro Jodorowsky, La via dei Tarocchi
Riccardo Mondo e Rossella Jannello, Sogno Arcano. Per un ascolto immaginativo della vita onirica
Info
Sito Laboratorio formazione analitica Carl Gustav Jung