“Mia madre” di Li Kunwu: la Cina e la storia dell’emancipazione femminile di Xinzhen
Li Kunwu è un fumettista cinese nato nel 1955 nella provincia dello Yunnan.
Ha pubblicato vignette di propaganda e si è fatto conoscere al grande pubblico con la trilogia “Una vita cinese”, successo internazionale tradotto in sedici lingue, pubblicata in Italia da Add Editore.
La storia della sua famiglia si intreccia con quella della comunità e di tutta la Cina. Lo Yunnan è un territorio che ha subito ripercussioni economiche e sociali in seguito ai cambiamenti politici e nelle pagine dei suoi fumetti, l’autore riesce a ripercorrere i grandi cambiamenti con leggerezza tipica di chi ha sentito le storie dei nonni e dei propri genitori e con uno sguardo del tutto personale lontano da quello che un occidentale potrebbe pensare.
“Mia madre” si colloca temporalmente prima di “Una vita cinese” in quanto le vicende iniziano negli anni ’30 quando la rivoluzione del 1949 era ben lontana e i cinesi erano vessati da una politica imperiale e cercavano una propria identità come nazione.
La madre di Li Kunwu nasce in un villaggio nelle campagne, la città più vicina è Kunming dove lei si trasferisce per studiare incoraggiata dal padre, ma osteggiata da sua madre che cerca solo di farle trovare un buon marito.
Xinzhen è molto amata e la sua curiosità la spinge a voler imparare, ama la scuola e sarà l’unica a rimanere fino alla fine delle lezioni del maestro Lu, fino ai bombardamenti della città da parte dell’aviazione giapponese.
Questa è la parte più drammatica in cui il segno grafico fluido e mutevole dell’autore riesce perfettamente a ricreare il caos della guerra, il clima di paura e la profonda delusione di una bambina che cercava fino a quel momento di proseguire la sua vita nel migliore dei modi, pur nell’incertezza di un paese ancora in divenire.
La parte iniziale è quella più cruda dal lato umano e piccoli gesti come la masticazione del cibo da dare ai malati riescono con vignette mute a ricostruire la povertà.
L’evoluzione della Cina è anche il cambiamento della madre dell’autore che riesce grazie alla sua forza di volontà e alla sua tenacia. Dal 1937 anno in cui la Cina era divisa e il Giappone e altre potenze avevano concessioni nelle principali città, passando per l’invasione giapponese e poi per la guerra civile interna, soltanto nel 1949 la Cina si trasformò in quella nazione che ancora oggi conosciamo.
Lo Yunnan è stato liberato nel 1950 e proprio in quell’anno la madre e il padre di Li Kunwu si conobbero ad una assemblea politica. Le didascalie riescono a far capire l’evoluzione storica cinese con date e piccole indicazioni senza pedanteria. In questo modo le vignette raccontano la vita di una bambina anche nei suoi momenti di svago, ci sono passaggi ironici e capaci di farci entrare in punta di piedi nella cultura orientale, così diversa dalla nostra.
Lo scontro tra vecchio e nuovo nelle generazioni, quella dei nonni e della madre, passa da piccole cose: la voglia di lasciare il piccolo villaggio contadino contro la mentalità di chi non vuole cambiare, la volontà di studiare contro le derisioni di chi ha sempre e solo lavorato, la voglia di creare una nazione che passa anche attraverso il canto di canzoni popolari mentre si raccoglie il riso.
La scelta intima del matrimonio con chi si vuole è un passo in avanti per Xinzhen, va oltre alla tradizione di una Cina feudale e al matrimonio dei suoi genitori.
La nonna dell’autore era stata una Tongyangxi, le famiglie povere cedevano una bambina ad una famiglia ricca che gli permettesse il sostentamento e poi il lavoro presso di loro. Il marito era scelto dalla famiglia ricca e combinato con altri di pari livello. Cambiamenti politici sembrano non influire nella vita privata mentre in Cina a partire dal matrimonio e poi nella politica demografica (un figlio a famiglia), solo per fare degli esempi, i cambiamenti sono stati una vera e propria rivoluzione sociale.
In questa ottica la dittatura di Mao è ancora oggi agli occhi degli orientali un passo in avanti e non un limite per il popolo cinese.
Al di là delle vicende politiche e della visione culturale, il volume riesce a portarci in quel mondo così lontano da noi, in quella mentalità e soprattutto a farci vivere l’emancipazione femminile di Xinzhen.
I disegni non sono accurati, ma riflettono emozioni e poche parole riescono a dare profondità alla storia.
I disegni fluidi a pennello con chiari e scuri sono impreziositi dalla carta del volume. La sensazione del passato e della storia data dal colore crema e dalle pagine spesse fa entrare ancora di più nel passato che non è poi così lontano.
Una storia di un figlio con una dedica speciale a sua madre senza essere sensazionalista o ricorrere alla mistificazione del genitore. La realtà dei fatti anche cruda è posta in evidenza senza sentimentalismi, con grande sincerità sia nel modo in cui è strutturata che nel segno grafico.
La china acquerellata trasmette sia l’esigenza di un racconto senza filtri, in velocità senza tanti ripensamenti, sia l’emotività rispetto ad una storia personale che ne abbraccia una più grande e non il contrario.
Written by Gloria Rubino
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Link Approfondimento Yunnan e la storia del Tè Pu Erh