Igor Borozan: l’omaggio al mito di Nera e Velino presso le Cascate delle Marmore
Non poteva che essere Terni, città di San Valentino, location migliore per una storia così avvincente e senza tempo.

Il mito narra che la nascita della Cascata delle Marmore sia stata opera stessa degli dèi. Una nascita, non poteva che essere così, legata ad un grande amore.
Nera era una bellissima ninfa, figlia del Dio Appennino. Il fato volle che Nera si innamorasse di un giovane pastore di nome Velino. Appartenendo a due mondi differenti, il fatto scatenò l’ira e lo sdegno della dea Giunone. Nera fu così condotta in cima al monte Vettore e venne trasformata in un fiume che prese il suo stesso nome.
Le ricerche forsennate di Velino risultarono vane, così il giovane si rivolse ad una sibilla che gli svelò quanto accaduto. A quel punto il pastore prese la decisione più estrema, raggiunse la rupe, luogo del loro primo incontro, e decise di gettarsi nel vuoto. I due giovani, abbandonato il loro corpo fisico, finalmente si ritrovarono.
Quel salto d’acqua, oggi la Cascata delle Marmore, è il simbolo dell’energia del cuore umano, metafora della potenza verticale dell’amore e della sublimazione dell’essere.
Da allora le acque del Nera e del Velino, scorrono unite, impetuose e travolgenti.
Il coraggio dei due innamorati aprì una breccia nel l’argine del tempo, consacrando all’eternità quella che è la perla più preziosa della Valentina: la Cascata delle Marmore.
Ed è proprio dall’archetipo del femminino sacro, trasmutato in acqua spumeggiante, che ha tratto ispirazione il maestro Igor Borozan.
Per Borozan questo è un ritorno. Nel 2009 infatti, l’artista ha realizzato una delle sue opere più stupefacenti, una camicia bianca dalle dimensioni titaniche omaggio al genio Nikola Tesla, esposta in uno dei sentieri lungo il grande salto della Cascata.
Un’istallazione dall’impatto visivo straordinario, in perfetto connubio con il luogo, la storia e le acque. Proprio l’acqua è il fulcro del suo modus operandi, sulla scia delle ipotesi del ricercatore giapponese Masaru Emoto, secondo il quale esiste una interazione tra la memoria dell’acqua e il suono.

Un ritorno che è ricordo. ’Re-còrdis’, ritorno al cuore in quanto sede della memoria, alla riscoperta di un messaggio antico che proprio l’acqua custodisce, decodificato magistralmente dall’artista attraverso il suo eclettismo carismatico nel suo progetto itinerante ‘Water Memory’.
Il battesimo del Piazzale della Ninfa, avvenuto lo scorso 4 ottobre, è stato consacrato da un’opera ‘live’ realizzata da Borozan sulle note di un pezzo musicale inedito, scritto appositamente da Željka, figlia d’arte del noto musicista e compositore Goran Bregović. Un vibrante acquerello su tela che rimarrà in esposizione ad arricchire i locali della Cascata.
Ad un anno esatto dal Terni Falls Festival, per il quale Borozan ha coordinato l’evento ‘Water Color’ che ha coinvolto pittori professionisti ‘en plein air’, l’arte torna ad essere il cuore pulsante alla Cascata delle Marmore.
A breve anche il parco delle rocce avrà un nome, si chiamerà Piazzale Velino e il battesimo avverrà con un secondo rituale artistico, omaggio stavolta al personaggio della leggenda innamorato della Ninfa Nera.
Il progetto, fortemente voluto e coordinato da Daniele Garrasi responsabile dell’area, è sostenuto da David Montagna Baldelli con il supporto di AppKeep. Il settore visual ha visto coinvolti, per il reportage fotografico Amedeo Cavani e per il video making Kamai Younes.
Storicamente, a partire dal XVII secolo, l’Italia è stata una delle tappe imprescindibili per i viaggiatori del Grand Tour. Artisti dell’aristocrazia nordeuropea intrapresero lunghissimi viaggi alla riscoperta dell’arte e della cultura.
La Cascata delle Marmore, la più alta d’Europa con il suo salto d’acqua di ben 165 metri, è stata una delle stazioni prescelte da scrittori e pittori plenaristi che, nel loro pellegrinaggio artistico, hanno raggiunto la ‘valle incantata’.
Tra mito e storia, tra sacro e profano, la Cascata delle Marmore, è da sempre simbolo di congiuntura. Non solo in quanto punto di snodo dei bacini idrografici dei più importanti fiumi del centro Italia, quali il Velino, il Nera e il Tevere, ma anche come metafora di unione degli opposti, cielo e terra, materia e spirito, energia in movimento nell’eterna danza cosmica.
Innumerevoli sono le opere realizzate dagli artisti approdati in Valnerina, affascinati dalla sua bellezza mozzafiato e da una natura prorompente e incontaminata. La Cascata delle Marmore, oggi come ieri, continua ad essere propulsore di creazione e Borozan, con le sue opere, rappresenta il fil rouge tra storia e contemporaneità.

Vi lascio con i versi tratti dal quarto canto del poema “Childe Harold’s Pilgrimage” scritti da Lord Byron nel 1816 quando, all’età di soli ventotto anni, intraprese il cammino del Grand Tour, visitando l’Umbria e le Cascate delle Marmore.
Parole che ben descrivono le contrapposte sensazioni di orrore e bellezza, di morte e vita, sigillate da un improvviso arcobaleno, denso di ancestrali valori simbolici.
“Vedi, dove esso si avanza
simile ad una Eternità, quasi che dovesse spazzar via
tutto ciò che trova sul suo cammino, affascinando
l’occhio col Terrore – impareggiabile cateratta,
orribilmente bella! ma sul margine, da una parte
all’altra, sotto lo scintillante mattino, posa un’iride
tra gli infernali gorghi, simile alla Speranza presso
un letto di morte, e, inconsunta nelle sue fisse tinte,
mentre tutto là attorno è dilaniato dalle acque
infuriate, innalza serenamente i suoi fulgidi colori
con tutti i loro raggi intatti, e sembra, tra l’orrore
della scena, l’Amore che sorveglia la Follia
con immutabile aspetto.”
Written by Katia Pangrazi