“Dormi stanotte sul mio cuore” di Enrico Galiano: ricordati di fare ciò che ti fa sentire vivo
“Dormi stanotte sul mio cuore” è stato una piacevole sorpresa.
Solitamente non amo molto leggere autori italiani, di Enrico Galiano mi ha colpita la sua originalità: una bella trama e parecchie frasi originali che si fanno strada in chi legge.
Scritto in prima persona dalla ragazzina Mia, una adolescente affetta da Afefobia che lei chiama, quasi con affetto, fefo. Questa fobia consiste nella paura di avere contatti fisici con le altre persone.
Mia scrive in un diario la sua storia, ha quasi trent’anni, ma la sua vita pare essersi fermata a quando ne aveva dodici e, i suoi genitori, portarono a casa un ragazzino albanese in affido. Dicono si chiami Mario, ma lei lo chiama Fede, non come diminutivo di Federico, ma proprio come fede. Non parla, ha circa tredici anni, ha vissuto la guerra.
I due dormono nella stessa camera e lei, con ostinazione, cerca di farlo parlare; di insegnargli parole in italiano, servendosi di un dizionario italiano – albanese.
Mia ci riesce: Fede inizia a parlare, ma solo con lei. Non vuole che i suoi genitori lo sappiano. Fra i due si instaura un rapporto davvero speciale, lui la difende: le notti di temporale entra nel suo letto, abbracciandola, le dà il primo bacio.
Il padre di Mia va nell’orfanotrofio all’estero che aveva ospitato Fede e scopre una terribile verità: il ragazzino aveva violentato una giovane.
Lo caccia di casa, lo allontana da Mia che, all’oscuro di tutto, rimane coi suoi giovani anni: tante domande, una lacuna indescrivibile da colmare. Questo vuoto viene riempito dalla fefo, la sua malattia.
La più grande confidente di Mia è la sua maestra elementare: una donna forte, tipica toscanaccia che non si risparmia tante espressioni colorite del suo dialetto.
Quando Mia ha qualche problema va da lei, che la ascolta: estrae un quadernetto pieno di strane nozioni e sceglie quella che faccia al suo caso, che cada a puntino per regalarle un consiglio utile.
L’unica cosa che posso dire che mi ha scocciato un poco era proprio, il ripetersi, in tutto il libro, della solita formula:
Margherita, la maestra, legge dal quadernetto.
Mia chiede: Embè?
Margherita risponde: embè iccheccosa?
Ho apprezzato, invece, il fatto che un uomo sia riuscito così bene a calarsi, non solo nei panni degli adolescenti, ma di una adolescente femmina.
Che abbia una sensibilità particolare, unita a una fantasia non comune, per tracciare e costruire frasi intense, come ad esempio: “Da qualche parte una volta ho letto che per capire chi sei devi prima perderti, e io stavo cercando di fare proprio quello…”
“… è adesso che mi sto accorgendo quanto diversi sono per davvero, i secondi e gli attimi, adesso che lo vedo che le nostre vite sono due o tre attimi buttati lì in mezzo a un mare di secondi …”
Ho ritrovato la ricerca di quando scrive del passato, anche se è un passato recente, narrando di eventi accaduti in quell’anno. Ed è importante che si ubichi l’attimo, per renderlo più credibile.
Questo romanzo è come una matassa: tanti fili che si avvolgono su se stessi. Si comincia a leggere e li si segue, cercando di capire a cosa condurranno: ma loro si arrotondano su se stessi, formando un unico cerchio.
Mia, adulta, narra della Mia adolescente; racconta la storia sua e di Fede. Quei tanti insoluti, quasi punti di domanda, sparsi fra i capitoli.
Poi ci sono quelle risposte, gettate a caso qua e là, ma che in realtà conducono all’insieme: al non detto, al non saputo, al non capito.
Infine il cerchio si chiude.
Written by Miriam Ballerini
Bibliografia
Enrico Galiano, Dormi stanotte sul mio cuore, Garzanti, 2020