“Vivi di sogni” di Cinzia Perrone: cammini che si intrecciano verso la realizzazione del sé
Cinzia Perrone (Napoli, 1973) è laureata in Giurisprudenza. Nel 2008 si trasferisce nelle Marche, a Jesi, dove vive con marito e figlia.
Si dedica da diversi anni alla passione della scrittura, pubblicando nel 2017 il romanzo d’esordio Mai via da te (Montedit editore) e la silloge poetica Capelli al vento (Eracle edizioni). Nello stesso anno pubblica il suo secondo romanzo, L’inatteso, con Del Bucchia Editore. Nel 2018 pubblica la raccolta di racconti e poesie Annotazioni a margine, edita da Lfa pubblisher. Quest’anno è tornata alla sua passione per il romanzo con Vivi di sogni.
È molto attiva nel mondo del volontariato, socia-donatrice dell’Avis di Jesi, ed effettua con altri soci anche campagne divulgative nelle scuole.
L’ultimo libro di Cinzia Perrone, Vivi di sogni, edito nel 2020 da PlaceBook Publishing nella collana Gli Aedi, con una breve nota introduttiva di Marco Torcoletti, è un romanzo di formazione fresco e attuale per tematica e modalità narrativa che ben si avvicina al linguaggio colloquiale con modalità comunicative di immediatezza ed efficacia.
Tutto sembra incentrarsi attorno alla figura del dodicenne Luca, con le sue difficoltà in ambito familiare e affettivo, i suoi interrogativi tra carenze affettive e ricerca di equilibrio e di risposte ai suoi ‘perché’, tuttavia il romanzo si dipana in un intreccio di personaggi che condividono pagine di vita importanti, come pure difficoltà, dubbi e angosce.
Dunque un romanzo che si rivela corale più di quanto potrebbe apparire. L’infanzia, l’adolescenza, le relazioni familiari, il mondo della scuola e del lavoro.
Le difficili dinamiche psicologiche che un giovane padre vedovo, nonostante le ostilità e la chiusura della famiglia dei suoceri, tenta di affrontare con amore e abnegazione, con la forte passione per ciò che fa, fanno da leitmotiv al cammino di crescita di Luca e, nel contempo, del cugino Pietro, nemico-amico fraterno-confidente “oltre ogni incomprensione o malinteso”.
Dentro il libro si sviluppano differenti immagini e concetti di famiglia: quella formata da Eduardo e dal figlio Luca; quella dei nonni materni; quella di Pietro con lo zio materno Alessandro, la zia Claudia e Lauretta; quella della vicina Teresa e del figlio Fabrizio. Su ognuna di queste configurazioni la presenza o l’ombra di qualcuno che non c’è più. I vuoti, le mancanze, le malinconie e le rinunce.
Tra giornate tutte uguali o quasi, gite inaspettate, domande che infine trovano le risposte a lungo nascoste, rapporti ricuciti con caparbietà, Luca e Pietro crescono, ma insieme a loro anche gli adulti fanno scelte importanti. Si cambia luogo, si cambia stile di vita, cambiano i propri sentimenti e affetti.
Cinzia Perrone continua a dirci da ogni pagina del libro che non bisogna mai smettere di credere in se stessi, che i sogni sono scogli sicuri per aggrapparvisi in ogni tempesta, sono porti verso i quali tendere ad approdare dopo lunghi e perigliosi viaggi. Sono lo stimolo continuo, il motivo del proprio esistere: realizzare qualcosa e qualcuno, ovvero il proprio sé.
“I sogni appartengono solo a chi li porta nel cuore e li coltiva, come si fa con una piantina che si cerca con tutte le forze di tenere in vita e di alimentare.”
Le problematiche personali e sociali dei nostri protagonisti sono immediatamente coinvolgenti perché possono investire ogni individuo, così personaggi e lettori possono facilmente entrare in sintonia. Il narratore onnisciente non disturba, ma guida, con qualche flashback e limitata, ma efficace prolessi, anticipando solo di quando in quando, con brevi cenni, ciò che in breve si verificherà.
Non tutto va bene. Non tutti riescono nel difficile intento di costruirsi una vita a misura dei propri sogni, non tutti sono in grado di difendersi dalle offese della vita e degli altri perché “vivere senza sogni da realizzare e con una paura costante, è come vivere a metà; una parte è già morta”.
Colpi di scena in un crescendo di emozioni sul finale del libro, quando qualcuno soccombe. Agli altri il compito di superare il dolore e di credere ancora in se stessi, di continuare a lottare per realizzare il proprio finale positivo, “per non perdere la rotta, per non perdere di vista la vita”.
Written by Katia Debora Melis