“Penser droit” di Paolo Bartolomeo: dall’attenzione alla musica

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Sappiamo tutti che il nostro cervello è diviso in due metà, due emisferi tra di loro collegati.

Penser droit di Paolo Bartolomeo
Penser droit di Paolo Bartolomeo

E anche che le funzioni psicofisiche del nostro corpo vengono regolate da centri cerebrali deputati che i neuroscienziati, nel corso degli ultimi secoli, hanno cercato di mappare con sempre maggior precisione.

La vulgata riporta che l’emisfero destro – che analizza o regola ciò che succede dalla parte sinistra del nostro corpo – sia soprattutto sede dei centri che governano il lato “emotivo/intuitivo/creativo” della nostra personalità, lì dove l’emisfero sinistro, collegato alla parte destra del corpo, governi soprattutto il lato “logico/analitico/razionale”.

Per quanto, molto in soldoni, questo assunto non sia completamente erroneo, tuttavia l’emisfero destro del nostro cervello riserva paesaggi più complessi e affascinanti per lo studio e la comprensione delle facoltà umane.

Ce lo racconta in questo libro di facile e piacevolissima lettura – uscito in Francia pochi mesi fa – Paolo Bartolomeo, neurologo di fama internazionale, nato in Italia, ad Avezzano, ma da molti anni residente oltralpe.

Laureato all’Università “Cattolica” di Roma, attualmente direttore di ricerca all’INSERM di Parigi (l’Istituto nazionale francese per la ricerca sulla salute e la medicina, presso la Sorbona), autore di numerosi saggi pubblicati sulle maggiori riviste scientifiche, e infine musicista dilettante di alto livello (un dato che ha il suo peso all’interno di questo libro), Bartolomeo ha da molti anni concentrato le sue ricerche sull’emisfero destro del cervello, e la sua équipe all’ICM (Institut du cerveau et de la moelle épinière) ha acquisito rinomanza mondiale negli studi sui disturbi dell’attenzione.

Penser droit – questo il titolo del volume – è un gioco di parole che combina le parole “pensare” e “destro” in una frase che può anche significare “ragionare”, “pensarla giusta”.

In dieci agili capitoli, dopo una descrizione del cervello e della distribuzione, al suo interno, dei centri collegati alle diverse funzioni (si tenga presente che non si tratta di “compartimenti stagni”, ma di centri che ovviamente comunicano tra di loro), l’autore traccia una breve storia degli studi di neuroscienze, a partire dalla cosiddetta frenologia ottocentesca, e di come il funzionamento “a mosaico” di questo nostro organo sia stato man mano compreso (e l’autore, in piena onestà scientifica, riconosce quante siano ancora le cose in attesa di spiegazione).

Un ruolo centrale, nello sviluppo degli studi neuroscientifici, è giocato dai casi clinici.

I pazienti, presentando lesioni di origine traumatica o degenerativa in aree ben precise del cervello, possono manifestare sintomi sorprendenti se non talvolta addirittura bizzarri, pur nella loro gravità. Ed è proprio attraverso questo tipo di sintomatologia che i neuroscienziati – grazie anche alle tecnologie avanzatissime di cui la moderna medicina può oggi usufruire, come il neuroimaging funzionalesono riusciti negli anni ad orientarsi e a comprendere sempre più profondamente il funzionamento e le connessioni tra le varie tessere del mosaico cerebrale.

Descrivendo alcuni di questi casi Bartolomeo ci conduce man mano nei meandri – è il caso di dire – dell’organo in questione, focalizzando l’attenzione principalmente sul suo emisfero destro.

Penser droit di Paolo Bartolomeo
Penser droit di Paolo Bartolomeo

Una parola chiave è proprio questa: attenzione. L’emisfero destro gioca infatti un ruolo importante nei processi collegati all’attenzione, intesa come capacità di selezionare in tempo reale le informazioni importanti derivanti da stimoli del mondo esterno, mettendo in secondo piano automaticamente la parte non rilevante del contesto.

Prendiamo ad esempio un avvenimento imprevisto che richieda una reazione immediata e urgente, diciamo un’automobile che non rispetti il semaforo rosso mentre stiamo attraversando sulle strisce pedonali: la nostra risposta istintiva è (auspicabilmente) il blocco immediato della nostra attività motoria per evitare di essere investiti.

All’attenzione è immediatamente subentrato quel che si chiama controllo inibitore: i differenti tipi di inibizioni – cognitive, motrici e di risposta – fanno capo a parti distinte del cervello, tuttavia tutte queste attivano, anche in questo caso, una regione dell’emisfero destro.

Cosa può succedere quindi nello sfortunato caso di lesioni in quella zona del cervello?

Le conseguenze possono arrivare ad essere la scomparsa totale, dalla nostra coscienza, della metà sinistra del mondo: una negligenza spaziale unilaterale – in termini scientifici – statisticamente molto più comune in relazione appunto al lato sinistro (derivante quindi da problemi all’emisfero destro) che viceversa.

Tornando all’esempio del semaforo, se il pericolo arrivasse da sinistra non saremmo assolutamente in grado di accorgercene (a meno che, voltandoci di oltre 90°, l’automobile finisse col rientrare nella parte destra del nostro campo visivo!).

Esistono anche casi di pazienti che, per esempio, si radono o si truccano solo la parte destra del viso senza esserne coscienti, oppure calzano solo la scarpa destra… Fortunatamente in molti casi la negligenza rientra almeno parzialmente con il risolversi della situazione clinica relativa alla lesione cerebrale, ed esistono numerosi test per valutare la gravità della negligenza e il suo eventuale miglioramento.

Questi progressi sono spesso dovuti alla compensazione del deficit da parte dell’altro emisfero cerebrale, ed è ormai assodato che il nostro organo possegga una plasticità tale da permettere l’aiuto – per così dire – dell’emisfero non dominante quando si crei un danno in un centro deputato nell’emisfero opposto (dato essenziale per guidare le rieducazioni post-traumatiche).

L’emisfero destro del nostro cervello gioca un ruolo estremamente importante anche nella definizione dell’identità, ovvero nella coscienza (anche in senso corporeo) e nell’immagine di sé, come pure nell’orientamento e nella memoria spaziale.

Molti anche qui i casi clinici sorprendenti, incluso quello dello scrittore anglo-americano Henry James che, dopo un duplice incidente vascolare cerebrale che lo lasciò paralizzato nella parte sinistra del corpo, scrisse due lettere credendosi, apparentemente, Napoleone (la seconda delle quali firmata però col suo vero nome).

James in seguito soffrì anche di paramnesia reduplicativa, una sindrome caratterizzata dall’alterata identificazione dei luoghi: lo scrittore credeva di trovarsi a New York, o in California, o in Irlanda, talvolta mescolando i luoghi nelle sue descrizioni, senza riuscire a credere di trovarsi in realtà a Londra.

Non è, a questo punto, del tutto sorprendente che un’altra funzione principalmente collegata con l’emisfero destro del nostro cervello sia la capacità di riconoscere i volti e le fisionomie, e percepire le emozioni che essi esprimono.

Paolo Bartolomeo
Paolo Bartolomeo

Anche qui il malfunzionamento di alcuni centri può comportare sintomi talvolta classificati nel quadro delle malattie mentali, come nella sindrome di Capgras – dal nome dello psichiatra francese che per primo la descrisse nel 1923 –, in cui visi familiari, anche di parenti stretti, vengono sì riconosciuti ma attribuiti a sosia che si siano sostituiti agli “originali” (il contrario quindi della prosopagnosia, in cui il paziente non è in grado di riconoscere neanche la propria fisionomia allo specchio).

Sono ancora molti e affascinanti i paesaggi che si dischiudono dalle descrizioni del funzionamento del nostro cervello presentate in questo libro: si arriva anche ad esaminare il meccanismo della produzione delle emozioni, non senza prenderlo in considerazione da un punto di vista filogenetico-evoluzionistico.

E si arriva infine alla percezione della musica – dicevo all’inizio che Bartolomeo è anche un ottimo musicista –, vista come comunicatrice di emozioni, ma anche come linguaggio vero e proprio, alla cui decrittazione sono deputate precise aree cerebrali.

È ormai provato, inoltre, come l’ascolto della musica possa beneficamente influenzare il recupero di determinate funzioni dopo un danno cerebrale, aiutando la riattivazione di determinate zone colpite – ulteriore esempio della plasticità del nostro organo cui si accennava sopra.

L’indagine scientifica e la casistica vengono descritti in questo libro in maniera piana e scorrevole, appassionata e appassionante (indubbiamente per Bartolomeo Oliver Sacks[1] – più volte citato – ha costituito una fonte d’ispirazione): auspichiamo senz’altro una futura edizione italiana del volume.

 

Titolo: Penser droit

Autore: Paolo Bartolomeo

Lingua: Francese

Casa Editrice: Flammarion

Anno di pubblicazione: 2020

Pagine: 256

Prezzo: € 20

ISBN: 9782081484832

 

Written by Sandro Naglia

 

Note

[1] Oliver Wolf Sacks (Londra, 9 luglio 1933 – New York, 30 agosto 2015) è stato un medico, chimico, scrittore e accademico britannico, dal 2012 docente di neurologia alla New York University School of Medicine. Tra il 2007 e il 2012 è stato docente di neurologia e psichiatria alla Columbia University, dove tra l’altro era riconosciuto come un Columbia Artist. Precedentemente aveva trascorso diversi anni nella Albert Einstein College of Medicine della Yeshiva University di New York ed era stato professore esterno all’Università di Warwick nel Regno Unito. Durante la sua vita Sacks ha sofferto di prosopagnosia, malattia che causa difficoltà nel riconoscere i visi delle persone. Sacks ha spesso parlato pubblicamente delle sue patologie, anche di quelle più particolari. Nel dicembre del 2010, ad esempio, ha descritto come perse la visione binoculare l’anno precedente a causa di un tumore maligno che ha colpito il suo occhio destro. Questa perdita viene descritta anche nel suo libro L’occhio della mente, pubblicato nell’ottobre del 2010. Fonte Wikipedia.

 

 

Info

Sito Flammarion

 

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Un pensiero su ““Penser droit” di Paolo Bartolomeo: dall’attenzione alla musica

  1. Testo molto interessante. A proposito del fenomeno dell’inibizione, segnalo un volume molto recente sempre in francese del neuroscienziato Alain Berthoz: L’Inhibition créatrice, Odile Jacob. Anche questo non è stato ancora tradotto, ma è sulla stessa linea di “Penser droit”.

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