“Zardo” di Tiziano Sclavi ed Emiliano Mammucari: a volte ritornano… questa volta a fumetti
Le storie nascono per essere raccontate.
I mezzi di espressione sono vari e il fumetto è sicuramente quello in cui Sclavi ha dimostrato maggior innovazione sia per i temi che per la sua personale visione narrativa. Per questo la sceneggiatura di un suo fumetto, rimasta nel cassetto per oltre trenta anni, doveva essere riportata ai lettori.
Sembra che Sclavi non solo sappia resuscitare i morti come nelle molte storie di Dylan Dog, ma addirittura riesca a dare tre vite ai suoi personaggi. Zardo ne è l’esempio: racconto pubblicato nel 1992 (Nero. Camunia editrice), film con la regia di Giancarlo Soldi (tra gli interpreti Castellitto) e infine fumetto pubblicato per la collana Audace da Sergio Bonelli editore a giugno 2020.
A dare vita su carta al personaggio ci hanno pensato le matite di Emiliano Mammucari e i colori di Luca Saponti.
Chi è Zardo? Difficile dare risposta a questa domanda, visto che colui che viene ritrovato cadavere ha proprio quel nome, ma la sua identità viene rubata dal protagonista del racconto che da quel momento in poi sarà Zardo per tutti i personaggi che incontrerà nella storia.
Entrambi avevano in comune la stessa donna, Francesca, una ragazza dall’aria semplice, ma che rappresenta la figura della donna fatale, personaggio chiave del noir classico. I due amanti diventano complici, l’assassino non avrà volto, ma entrambi sono decisi ad eliminare il cadavere e a nascondere le loro colpe.
I nuovi personaggi che entreranno in scena saranno coloro che minacciano di rivelare la verità e verranno risucchiati dal vortice nero della coppia ormai proiettata verso un crescendo di emozioni forti.
Il legame d’amore si rafforza man mano che si scende nell’abisso della morte e le tavole finali (che non svelerò) ne sono il culmine anche a livello visivo.
Il supplemento finale al volume, con inserti di sceneggiatura originale e bozzetti, riesce a far luce sulle operazioni nascoste che stanno dietro alla creazione di una pagina ed è la parte che apprezzo maggiormente rispetto ad una semplice intervista.
Come si intuisce dagli appunti di Sclavi, il disegnatore sarebbe dovuto essere Casertano e il progetto sarebbe dovuto essere seriale con episodi autoconclusivi e non unico volume come in questo caso. Non a caso, tra i personaggi appena accennati ci sono le figure del commissario Straniero e del vice Scalas, in vista di una serialità avrebbero avuto maggior rilievo nei successivi numeri.
Il disegnatore è riuscito a variare il rigido schema bonelliano e ad usare una grammatica delle vignette in stile francese, scandendo il ritmo narrativo in modo serrato, con variazioni alla sceneggiatura originale che rendono più dinamiche le scene.
Ad esempio la scena con la corda è sicuramente diversa rispetto a come ideata da Sclavi nella composizione, ma il particolare che unisce disegno e scrittura sono le mani sulla corda sanguinanti. In ogni scena dinamica c’è un particolare che inquieta, oggetti d’uso comune sembrano avere nuovo significato macabro, oscuro: telefono, frullatore, la cerniera lampo (ritorna più volte), la banconota e non ultima la mano.
I colori variano dal freddo azzurro al rosso intenso nelle scene in cui il protagonista ha forti emozioni, i toni freddi stridono al rosso del sangue e i contrasti di colore fanno recepire ancora di più la tensione e l’angoscia.
Mammucari riesce ad essere un ulteriore regista della storia apportando novità e anche maggior spessore ai personaggi altrimenti idealizzati in archetipi narrativi. Penso soprattutto alla ragazza che ha il giusto mix di innocenza e di ambiguità.
Le espressioni dei personaggi la fanno da padrone e rendono le vignette realistiche ed emozionanti, anche loro hanno un cambiamento repentino nella stessa pagina e riescono a coinvolgere il lettore.
Il colpo di scena dell’ufo è forse la chiave di lettura dell’intera vicenda.
Tutto ciò che vediamo succede davvero? L’omicidio di Zardo c’è stato realmente? Ciò che accade successivamente è conseguenza del primo atto di violenza oppure solo un gioco di due amanti?
Nel vortice del dubbio e del mistero si cala anche il lettore e la fine infatti è scritta col punto interrogativo.
Written by Gloria Rubino