“Black Star” di Ambra Mattioli: alla ricerca del Fato perduto
Dentro ognuno di noi esiste un ricordo di quel che è accaduto, sta accadendo e accadrà.
È un fenomeno inconscio che talvolta riaffiora all’improvviso, recando una consapevolezza che, solo in quell’istante unico e irripetibile, appare per quello che è: un evento certo, che non deve essere interpretato, ma vissuto nella sua nudità.
Cessato quell’attimo, tutte le realtà sono di nuovo immerse in quell’Infinito Mare Nostrum, che pare non più appartenerci, perché non sappiamo gestirlo.
“Che vuol dire gess-tire, nonno?”
Rufo sa quel che esiste in quel momento nella sua testa perché lo percepisce dall’avo.
Gestire significa assimilare a sé la realtà esterna. Una verità che non si comprende equivale a una menzogna.
Rufo è consapevole del fenomeno ed è in grado di riprodurre il processo, di rappresentarlo. Come se fosse un film.
“Vuol dire che esistono tante verità quanti sono gli abitanti della terra; ma la menzogna è solo una: quella che deliberatamente scegliamo di raccontarci.”
Nessuna interpretazione è menzognera, ognuna è possibile e legittima. Fuorviante è affermare che essa sia l’unica possibile.
Rufo è un essere sinestetico, che ha la possibilità, che diventa aspro dovere, di mischiare tutte le percezioni, al fine di creare un’unità, una solidità, una perfezione solidale, da cui soltanto si può attingere una nuova realtà.
In tal modo riuscirà a fondare alcune altre realtà, nate percorrendo nuovi tragitti esistenziali.
Rufo non è un creatore di cosmi, ma un ri-scopritore di realtà. Egli non deforma le coordinate spazio-temporali, tornando nel passato e nel futuro, bensì riesce a infilarsi dentro di esse.
S’aggrappa a un fluido di particelle, in un’onda che conduce in un Altrove che, pur celato, già esisteva come eventualità.
Il fisico americano Hugh Everett II scoprì che, partendo da una combinazione di autostati, il sistema opera una scelta su quale sia lo stato in cui la particella collasserà, e ad ognuno di queste scelte corrisponde un unioverso possibile. Non si realizza una sola fra le varie possibilità, ma ognuna di esse ha la usa dignità esistenziale.
Frank J. Tipler, ne La fisica dell’imortalità arriva a considerare che, se ad ogni stato quantico di ogni particella del cosmo, dall’inizio alla fine, s’intende, non quello di poco fa e di far poco, ma di tutti i poco fa e fra poco immaginabili, fosse abbinata l’informazione di sé, ecco che potrebbe essere riprodotta da un Divino Lettore che potrebbe creare e ricreare, ad libitum, in eterno, l’esistenza del tutto.
Di quel libro, ricordo una formidabile intuizione: se F = ma, allora F-ma =0; se E = mc2, allora E – mc2=0. Tutto, nel cosmo, è azzerabile, tutto, non solo il tempo, lo spazio, le interazioni, l’energia e la massa. Esiste in tante società il mito del cosmo come gioco cosmico.
Il fisico inglese Julian Barbour, in “The end of time”, rappresenta un’allegoria del tempo, ridotto ad un insieme di cartoline stese e appese con una molletta ad un filo indefinibile, che rappresentano una serie di configurazioni di stati fisici, i quali formano a loro volta una specie di unità.
Il tempo è un mistero che non ha tempo, imperituro, non soggetto all’entropia, perché è l’entropia. Il tempo inteso come la quarta dimensione dello spazio è una finzione come lo spazio stesso, un’allegoria anch’essa, una nostra rappresentazione, senza di cui non sappiamo esistere.
Rufo ha un sogno, anzi, ne ha parecchi. Ma uno domina sugli altri: far rivivere colei che non c’è più, che c’è ancora, ma Altrove.
Non sa mutare il Fato, neanche gli dei ci riuscivano, ma è in grado di sceglierne uno, quello che si confà a lui, in quell’intrico di fili che reggono gli infiniti mondi possibili.
“Quindi, in un’altra realtà, Iole non sarà mai sola, io le rimarrò accanto…”
Rufo è “maestro e discepolo al contempo”, sempre capace di sorprendersi, e cercando umilmente e con ossequio dentro di sé sarà in grado di percepire la scelta giusta, che gli donerà una realtà che esiste soltanto per lui. Non giusta o sbagliata in senso assoluto. Ma conforme a lui e a lui solo.
“Le lancette erano ferme alle 19 e 34. Ma ebbero un sussulto.”
Il romanzo psico-scientifico di Ambra è una metafora della scrittura.
Anche lei ha scelto il percorso da seguire, le variabili da amministrare, le biforcazioni dei sentieri da seguire, le coscienze da ridestare dall’oblio.
Dentro di noi coesistono tutte le storie possibili di questo mondo, che sono già accadute e che forse accadranno, e prima o poi saranno tutte riemerse, una alla volta, una per volta.
Il compito dello scopritore di storie è far riemergere quello che è celato in quell’orrido da cui siamo venuti. E soltanto in esso (e in infiniti altri) sapremo ritrovarci. Forse.
Il titolo richiama l’ultimo lavoro di David Bowie, di cui l’artista è una fedele interprete, una specie di riproduttrice del suo essere, in spettacoli che hanno la forma del rito. Non è un semplice clone, ma un Essere che riproduce l’essenza di qualcun Altro. Che la fa rivivere, rimettendola in pista ogni volta sul palco.
Un David ormai prossimo alla fine sembra promettere una pur distopica speranza, a metà strada fra U-topia ed Eu-topia, un non luogo, che potrà diventare un bel luogo, in cui il seme per sempre è destinato a rivivere.
Affermare che il tempo possiede almeno due direzioni, dove il prima e il dopo si alternano, significa che, come diceva l’Eccelsiaste, non c’è Nulla di nuovo sotto il sole e che Tutto è vanità, non essendo altro che un contenitore immutabile di elaborazioni, ogni volta rinnovabili, riproducibili, di rinnovate esistenze, che si replicano in maniera eternamente caduca.
È il senso che mi pare si voglia offrire al lettore coi brevi e significativi dialoghi immaginari fra otto personaggi celebri e i loro nonni, i quali riescono a trasmettere alla generazione futura quel seme che permetterà alla specie di evolvere, riproducendo in modo originale ciò che di per sé è eterno.
Questo, si spera, sarà il compito di ognuno: comunicare agli altri la parte più significante della nostra anima.
E se fosse solo un sogno, un mito, una poesia, un simbolo di ciò che non esiste? Non sarebbe il peggiore fra quelli ipotizzabili, né il più improbabile.
Written by Stefano Pioli
Bibliografia
Ambra Mattioli, Black Star, Printed by Amazon, 2020