“L’Odissea raccontata da Penelope, Circe, Calipso e le altre” di Marilù Oliva: le donne dell’eroe che ideò l’inganno dell’ἵππος
“O insensato, io no sono superba o sprezzante
né tanto stupita; so bene com’eri d’aspetto
quando sul mare via te ne andasti da Itaca.
Suvvia, Euriclea, apprestagli il solido letto
fuori dal talamo, già da lui costruito;
portate qui fuori il solido, e gettatevi
sopra coperte e pelli e guanciali lucenti”. – Odissea, Omero

C’è un uomo di cui si canta da qualche millennio, sapete di chi sia?
È uno di quegli uomini che sarebbero in grado di far fare alle persone tutto quello che desiderano.
Questa sua dote deriva dalla magia, avranno pensato alcuni. Affermazione che peraltro è vera solo in parte.
Ci fu un tempo in cui gli uomini camminavano sulla terra al fianco degli dei e solo alcuni di essi erano meritevoli dell’attenzione degli ultimi.
Ripetiamo spesso questo concetto quando si parla di mitologia, vero?
La mitologia, con le sue storie, nasce per spiegare l’uomo all’uomo. Mi state per dire che si parla spesso di dèi anche; lo so bene ma avete mai osservato gli dèi dell’Olimpo?
Bambini capricciosi, incoerenti, incostanti e con l’eternità d’avanti.
Altro non sono che lo stereotipo della loro amata umanità.
Torniamo all’inizio.
È esistito un uomo, al tempo degli dei, che era in grado di essere così scintillante agli occhi degli dei che è riuscito a farsi odiare da Poseidone, a farsi proteggere da Atena e a farsi amare da ogni figlia di titano che il Mediterraneo abbia accolto come esule nelle sue isole.
L’uomo di cui parlo era Nessuno, cento e centomila.
La sua intelligenza era tanta che la sfida per la vittoria sulle mura di Troia era per lui più importante di qualsiasi cosa questa potesse portargli via.
Era il re della scacchiera, colui che tutto doveva conoscere e che ogni cosa nascondeva, anche la sua profonda crudeltà. Talmente convinto di essere un eroe afflitto dalla sfortuna che non faceva nemmeno caso a chi manipolava, purché questo servisse a tessere le sue lodi e renderlo la vittima innocente.
Non sto qui a giudicarlo, certo che no.
Chi di noi non avrebbe voluto essere colui che ideò l’inganno dell’ἵππος di Troia?
Scusatemi se non ho usato la parola Cavallo ma non è affatto certo, almeno non per tutti ed è comunque in via di attestazione, che fosse un cavallo ad aspettare fuori dalle mura i Troiani. Ma, questa, è un’altra canzone per un altro aedo.
Ormai, avete compreso che di tratta di Odisseo.
Le sue avventure le conosciamo tutti, anche solo per sentito dire. Le sue gesta sono talmente famose che hanno travalicato la fantasia.
Ma che cosa ne è delle donne?
Le donne che hanno fatto la sua storia. Le povere donzelle che prima di incontrarlo erano felici o quantomeno non si ponevano il problema di dovere accontentare lui e gli dèi loro pari. Dove sono le donne?
A questa questione pone un rimedio una scrittrice che ho scoperto da poco: Marilù Oliva.
Qualche tempo fa, ho trovato un titolo che mi ha molto incuriosita: “L’Odissea raccontata da Penelope, Circe, Calipso e le altre” edito Solferino nel 2020.

Marilù Oliva insegna lettere alle superiori, si occupa di saggistica e critica letteraria e tra le sue collaborazioni troviamo quella con Huffington Post e Thriller Magazine.
Che Marilù Oliva insegni lo si capisce attraverso il suo approccio all’Odissea e al tono di questo volume. Tra le già citate dal titolo, troviamo anche Nausicaa e Atena.
L’autrice ha una profonda conoscenza dell’opera e ha saputo integrare all’interno del volume le nuove scoperte che si annidano dietro a questa opera letteraria che ha, più che abbondantemente, superato qualche millennio.
Mi è molto piaciuto il fatto che abbia fatto il tentativo di mantenere un’eco poetico nelle pagine del suo scritto, qualcosa che ricordi al lettore il canto antico delle voci del coro del teatro greco.
Le protagoniste di questa Odissea sono le donne.
Tutte le donne di Odisseo. Alcune sempre folli di smanie per questo individuo che era un piacevole seduttore ma anche un narcisista manipolatore. Al mondo ci vogliono anche costoro.
Altre, fiere sostenitrici del loro paladino dalla scintillante intelligenza. Ci credo che Atena ne fosse fiera, lei non era una donna come le altre e così si può dire di Penelope, che tutto era tranne che una donnicciola in attesa piangente del marito: certo, avrà pianto la mancanza di protezione ma provateci voi ad essere l’unica donna nella società di quel bronzo antico. Entrambe erano creature fiere come leonesse, dea una e discendente di semidèi l’altra.
Come avrete capito, io non sono una sostenitrice di Odisseo ma ho rispetto di quello che rappresenta. Fu un genio e, come tutti quelli della sua risma, non si può certo aspettarsi che non avesse delle inclinazioni patologiche.
Quelle di cui dovremo aver rispetto sono le donne di questo decennale viaggio di ritorno a casa. Esse sono ninfe, maghe, sirene, mostri marini, dee e la Donna che, sopra ogni ragionevole dubbio, era la sovrana di Itaca e del re di quest’ultima: Penelope.
Written by Altea Gardini
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